LA RACCONTA SANDRO RAVAGNANI
PER 40 ANNI SUO ADDETTO STAMPA
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| Moira legge la lettera di Tortora |
Donna
autorevole, generosa, cortese,
puntuale, nel suo circo pretendeva
ordine e disciplina. Scopriva e lanciava
talenti, amava i gelati e il cinema,
bella, elegante, “la Moira degli
elefanti” era una regina della pista.
Franco Presicci
I circhi che sono venuti a Milano li ho visti tutti: gli Orfei, i Togni, il circo americano… Al Campo Giuriati, al Giambellino, alle Varesine… Lavoravo allo storico quotidiano “L’Italia” e mi occupavo di spettacoli. Andavo anche in giro per il Paese: Bergamo, San Miniato, Genova, Miradolo Terme, Monticello d’Ongina… Una sera piombai nei pressi di Pavia, dove i titolari di un piccolo circo familiare erano disperati: la tigre aveva azzannato il compagno e bisognava eliminarla. Occorreva spegnere per sempre le luci e afflosciare il tendone. Già gli incassi piangevano. Bussai alla porta della roulotte dei proprietari e raccolsi il loro dolore. Dolore che fu anche il mio, appassionato di piste e chapiteaux. Ebbi un’altra brutta esperienza quando un temporale abbattè il tendone del circo Togni e un gruppo di artisti improvvisarono una “performance” all’aria aperta per rimetterlo in piedi. C’erano il maestro Giovanni D’Anzi, Febo Conti, Roberto Brivio, Liliana Feldman, Evelina Sironi e qualche altro. Correvano gli anni Sessanta.
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| Moira intervistata |
Durante le mie frequentazioni di domatori e trapezisti conobbi Orlando Orfei, alto, solido, le gambe con i segni dei morsi delle jene, la testa leonina, intervistai Liana Orfei e scambiai due parole con Moira, che mi sembrò una signora autoritaria, ma cortese, precisa. Mi sono spesso fatto domande sulla vita quotidiana del circo. La mia innata curiosità, senza la quale non avrei potuto esercitare il mestiere di cronista, mi spingeva ad indagare, ma non riuscivo a individuare un buco, una breccia in cui infilarmi per poter “fotografare” i gesti, gli impegni, le abitudini di un “cow boy”, di un funambolo, di un acrobata, di un “clown”. E questa curiosità mi ha accompagnato per anni. Amavo e amo tuttora il circo, e di questo “villaggio” rutilante volevo conoscere non soltanto quello che vedono tutti dopo aver pagato il biglietto.
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| Ravagnani - Premio Telegatto |
Finalmente, grazie ad un amico ispettore di polizia, investigatore dal fiuto potente, Alberto Rocco Maria Sala, sono entrato in contatto con Sebastiano Sandro Ravagnani, 67 anni, che per 40 è stato capo ufficio stampa del circo di Moira Orfei. E’ stato per me come vincere un terno al lotto (si fa per dire, naturalmente). Non è stato necessario stuzzicarlo. Quando Ravagnani parla di circo corre come una locomotiva a vapore su binari degni dell’uso e a volte bisogna indossare il cappello rosso del capostazione per regolare il ritmo: la penna ha le sue esigenze. E si prova imbarazzo nel farlo: i suoi ricordi cadono come le ciliege. Faccio poche domande, la narrazione la gestisce lui senza deragliare: è una sorgente cristallina, un serbatoio di ricordi, uno scrigno, un cassettone della nonna custodito in solaio, pieno di oggetti cari e intoccabili: una reliquia. Aprite le orecchie. “Nel circo di Moira Orfei ho cominciato a la lavorare come capo ufficio stampa. Era appena tornata dall’Iran, dove era rimasta bloccata dalla guerra, per circa un anno. Il debutto avvenne a Napoli, dove era approdata con i resti del circo grazie all’armatore Achille Lauro, che aveva mandato una nave per riprenderla. Io per la prima volta entravo a far parte dell’ambiente, dove misero a diposizione una roulotte per me e mia moglie.
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| Il clown e Ravagnani |
Ogni mattina organizzavo la rassegna stampa, rispondevo ai quesiti dei colleghi giornalisti e provvedevo alle ospitate di Moira in televisione. Un giorno, essendo io anche conduttore di programmi per ragazzi, mi presero come presentatore di uno spettacolo con Rita Pavone al circo, con la regia di Romolo Siena. Dopo questo lavoro, in attesa della mia prima figlia, Emma, nata nella roulotte, dopo tanti spettacoli anche all’estero, decisi di mettere su due uffici, uno a Napoli e uno a Milano, tenendo i contatti tra il circo e la stampa”. Nell’86 con Silvio Berlusconi Ravagnani ideò il programma su Canale 5 “Sabato al circo”, (durato 5 anni), con il quale vinse il Telegatto, come migliore spettacolo d’intrattenimento televisivo”. “Torniamo a Moira”. “Già.
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| Moira Orfei |
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| Moira e Ravagnani |
E’ cortese, colto, disponibile, informatissimo. Nel circo si è dato tanto da fare. “Un giorno mi chiamarono da Uno Mattina, il programma condotto da Piero Badaloni e mi comunicarono che, avendo riservato uno spazio per Moira, la volevano in trasmissione. Ma era impossibile svegliare la signora alle 5 del mattino. Così partimmo da Firenze a mezzanotte e aspettammo poi in auto fino alle 5 e mezzo per la diretta delle 6. Di solito Moira dormiva dalle 5 del mattino alle 11. Amava guardare la Tv di notte e quando scoprì che si potevano fare acquisti si divertiva a chiamare per comprare di tutto, chiedendosi il giorno dopo chi le avesse spedito il pacco. Quando andava al cinema nel tratto tra il parcheggio e l’ingresso del locale dava dei soldi a tutti i poveri che incontrava”. Era molto generosa. Ascolto come quando da ragazzo m’incollavo alla radio per seguire le commedie o “la Caravella” con Coline Mariette, due attori impagabili nell’uso del dialetto, su Radio Bari.
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| Ravagnani con Nando Orfei e Pertini al circo |
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| Moira con gli artisti del circo di Mosca dal Papa |
“Parliamo degli artisti?”. “Tutti di grande valore. Il circo di Moira Orfei – che, nata come trapezista, continuò con il numero dei colombi, poi con quello degli elefanti, proseguendo con le foche e in un gala di Natale con le tigri -- è stato il primo a vincere il ‘Clown d’oro’ a Montecarlo, consegnatole dal principe Ranieri”. “Lei com’era?” “Molto severa: voleva che tutto fosse sempre in ordine. Nel circo erano impegnate 300 persone e c’era anche una carovana adibita a scuola e la falegnameria, l’officina meccanica per la riparazione dei mezzi del circo, con dieci operai, il ristorante con ‘chef e camerieri e tutto l’occorrente per la ristorazione, la lavanderia con annessa tintoria, la sartoria, dove si confezionavano e riparavano i costumi, l’ufficio amministrativo, l’ufficio acquisti, la chiesetta con due suore e le stalle con stallieri, addomesticatori, il veterinario.
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| Moira e la tigre |
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| Moira e i colombi |










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