Nicola Partipilo |
MILANO AIUTA I FIGLI
IN QUELLA DI VIA SODERINI
Amareggiati tutti i suoi clienti. Da Nicola
Partipilo sentivano aria di casa e venivano
serviti con solerzia. E potevano incontrare
scrittori, vip del giornalismo, personalità
della televisione, Se c’era da aspettare,
potevano accomodarsi su una poltrona e
bere una tazza di caffè.
Franco Presicci
Giorni addietro, mentre con amici prendevo una bibita nel bar di viale Tunisia quasi all’angolo con corso Buenos Ayres, ho lanciato uno sguardo malinconico di fronte, dove fino a qualche mese fa si apriva la libreria internazionale Partipilo, e ho osservato alcune persone che arrivavano con passo spedito e si fermavano davanti alle vetrine vuote. Le raggiunsi e chiesi loro come mai non sapessero della scomparsa di quel “tempio”, noto in tutta la Lombardia. “Non lo sapevo – la riposta di uno del gruppetto, un signore elegante, gentile, loquace, evidentemente amareggiato – Sono venuto per fare una scorta di libri, prima che il “Covid 19” provochi una nuova clausura, ‘in primis’ ‘le Confessioni di Sant’Agostino, ‘Il Rosso e il Nero” di Stendhal, la versione in prosa de l’Iliade’; ed eccomi qua, sorpreso, addolorato e deluso”.
Esterno della Libreria Partipilo |
Tornai al bar dagli amici, e li trovai intenti a commentare la chiusura di tante librerie e di questa soprattutto, dalla quale si rifornivano di testi scolastici le più piccole sparse in diverse zone della città. C’era gente che ci veniva anche dall’hinterland: un avvocato, per esempio, che usava dire: “Da Nicola vengo, sì, per acquistare un libro, ma anche perché posso sedermi sulla poltroncina di vimini, sorseggiare un caffè e conversare”. E’ noto e apprezzato in tutta Milano Il nome del titolare, un barese dalle eccezionali doti umane, che aveva cominciato come fattorino in un altro negozio, che mandava i testi anche a domicilio; e a portarli era lui, in sella a una bicicletta. E tra una consegna e l’altra imparava le vie e tutto quello che contenevano. Era svelto, appassionato, curioso, premuroso, e così è rimasto con il passare degli anni. La libreria di viale Tunisia era un luogo d’incontri: amici che non si vedevano da anni; conoscenti, scrittori, tra cui Carlo Castellaneta (“autore del “Dizionario di Milano”, “Viaggio col padre”, “Tracce dell’anima”, di vari volumi con la Celip, casa editrice dello stesso Partipilo…);
Partipilo e Enzo Biagi |
Serata culturale |
lo storico Guido Lopez (“Milano in mano”, “Navigliando”…); l’architetto Empio Malara, con anni di militanza in favore della riapertura dei navigli e scrittore; mezzibusti della televisione, tra i quali Andrea Bosco, anch’egli autore della Celip; Mario De Biasi, che con la Celip ha pubblicato volumi di immagini spettacolari, già fotografo giramondo per il settimanale “Epoca”; il veneziano Fulvio Roiter, grande artista del “clic”, che quando puntava la macchina fotografica tirava fuori l’anima del soggetto, e per coglierlo dal punto di vista voluto per il libro sui cortili fece – a detta dello stesso Nicola, che lo accompagnava - imprese rocambolesche sul Naviglio Grande. “In alcuni momenti ho temuto di vederlo cadere in acqua”. E l’ingegnere che da pellegrino amante della natura acquerellava le località di mezzo mondo e mandava i “cartoncini” a parenti e amici al posto delle cartoline. Tanti illustri personaggi frequentavano dunque questa libreria con oltre sessant’anni di vita. Una libreria storica. Come storica è la bottega di Giuseppe Rossicone, che della Partipilo parlava con rispetto ed entusiasmo. E storico il Bar Magenta, data di nascita 1907, quando a Milano circolavano centinaia, migliaia di carrozze. Storico il Cinema Centrale, stessa età del primo, sede nella bramantesca Casa de’ Grifi, sorta nel 1480. Storica la Finart, fondata il primo luglio del 1957. E storica l’Osteria del Giardinetto, di via Tortona, che emise i primi profumi nel 1949. E la Fornace Curti, che ha percorso diversi secoli prima di arrivare in via Walter Tobagi, nei pressi del Ticinello e della chiesa di Santa Rita. Milano spesso perde pezzi. Non si contano le librerie che hanno spento le luci. All’ospedale di Niguarda per esempio la Mondadori, in questi giorni sostituita da Giunti. Le librerie sono luoghi di cultura e andrebbero tutelate soprattutto dagli affitti esosi e dai colossi che fanno piazza pulita. Partipilo ce l’ha messa tutta, ma alla fine ogni sforzo, ogni sacrificio, ogni impegno è naufragato come un bastimento contro gli scogli. Ed è andato a dare una mano ai figli Andrea e Marco nell’altra sua libreria, in via Soderini, dalle parti di via Lorenteggio, anche quella molto ben frequentata. Anni fa, una signora ottantenne, bassa, carina, pelle come i petali di una rosa, occhiali spessi, tunica scura, mi raccontò che Partipilo sull’insegna aveva fatto sistemare un faro che dava luce all’isolato e i vigli urbani lo multarono perché irregolare.
Reparto sconti |
Interno libreria Partipilo |
La libreria Partipilo era la mia meta preferita. Se dovevo andare a fare quattro passi in Galleria, passavo da Nicola, che m’invitava a bere un bitter al bar di fronte; e così se avevo un appuntamento con Francesco Lenoci nel suo studio alla Terrazza Martina, le cui finestre danno su piazza Duomo. Ci andavo quando un mese prima di Natale usciva uno di quei libri della Celip che attraverso i testi, autorevoli, e le foto, meravigliose, invogliavano il lettore ad un viaggio verso le bellezze della Lombardia. E ogni volta incontravo un personaggio. In questo tempio conobbi Annibale del Mare, il giornalista che nel ’43 pubblicò un articolo su “La Gazzetta del Mezzogiorno”, in cui annunciava il ritorno della libertà di stampa.
Piero Colaprico |
Don Lurio |
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