![]() |
Francesco Liuzzi con la moglie Chiara Mazzoccoli |
UN ALLEVAMENTO DI
LUMACHE CHE SORGE,
CRESCE E MUORE PER
COLPA DELLA SICCITA'.
Nel 1999 nella masseria
“La Pizzica” della famiglia
Piangerino, si svolse un
convegno, che stimolò alcuni
giovani di buona volontà a
impegnarsi in questa
attività, che non va svolta
con leggerezza.
Franco Presicci
Fino al 2001 la culla delle lumache in Puglia era a Crispiano, cittadina in provincia di Taranto, ricca di iniziative realizzate sempre a regola d’arte. Ad avere l’idea era stato il dottor Francesco Liuzzi, che all’età di cinquant’anni aveva perso il posto di lavoro perchè l’azienda in cui lavorava aveva chiuso definitivamente i battenti; e siccome in queste situazioni se non spremi il cervello sei perduto, il dottor Liuzzi, pensa e ripensa, si impegnò con coraggio e determinazione in questa lodevole impresa, denominandola “L’oasi delle chiocciole”.
![]() |
Campo allevamento chiocciole |
![]() |
Franco Presicci,Francesco Liuzzi,Chiara Mazzoccoli |
![]() | ||
insegna del convegno |
![]() | |||||
Pasquale Miccoli,Antonio Gentile,Michele Annese, Oronzo Perrone,Luca Ficco e Franco Liuzzi |
Ed era sorridente, sempre nel maggio del 1999, al convegno, nella struttura rurale “La Pizzica” della famiglia Piangevino, sull’”Allevamento delle lumache da gastronomia in Puglia, situazioni e prospettive”. Un incontro molto interessante, al quale presero parte oltre 450 persone e sei relatori: Antonio Gentile,
commissario straordinario della Comunità Montana Murgia tarantina; Pasquale Miccoli, assessore all’Agricoltura del Comune di Crispiano; lo stesso Franceso Liuzzi, Oronzo Perrone, esperto regionale di elicicoltura; Luca Ficco, titolare dell’azienda “Tecnoelix” di Lecce (conservo una “brochure” e gli atti). Si parlò a lungo di lumache, tra l’altro un piatto tipico delle mense dei buongustai pugliesi. ”Ma purtroppo – sottolineò Ficco - il loro consumo si mantiene attualmente quasi esclusivamente concentrato in certi periodi dell’anno”. Questo perchè la specie di chiocciola “più fortunata” è la “Helix Aperta”, altrimenti detta “monacella”, che viene messa in commercio specialmente nel periodo estivo per il semplice motivo che solo allora forma l’opercolo, quella lamina bianca che si stende sulla bocca della chiocciola. “Quindi soltanto una vasta diffusione dell’altra specie, la “Helix Adspersa”, potrà ovviare all’inconveniente potendosi questa riprodurre in cattività con sistema a ciclo biologico completo”.
![]() |
Confezioni di chiocciole pronti per il mercato |
![]() |
Cestini di chiocciole |
Come si è visto, scrivendo questo articolo ho dato ampio spazio al dottor Francesco Liuzzi e al suo allevamento di lumache. Encomiabile e sfortunato. L’ho sentito giorni fa ed era amareggiato, come lo sono le persone che vedono le loro opere ridursi in cenere non per loro colpa. La Regione avrebbe potuto dargli una mano. “Pensi che in Sicilia questi allevamenti stanno prendendo piede”. Non me la sono sentita di dirgli una parola di vicinanza, perché spesso queste parole vengono bollate come retorica. Ma da quel dialogo sono uscito sconcertato. Mi viene in mente che avevo raccontato a un mio collega del “Giorno”, Piero Borsotti, laurea in geologia, dell’impresa di Francesco Liuzzi, e lui, che nel tempo libero non riusciva mai a starsene con le mani in mano, e curava l’orto, creato per scopi didattici, della scuola della figlia, decise di mettersi a studiare per dar vita a un allevamento, in miniatura, prendendo esempio da Liuzzi. Non si dovrebbe mai lasciar morire un’opera dell’uomo che è costata sacrifici, impegno, fatica. La siccità ci viene dal cielo avaro di pioggia e quando arriva produce danni., provocando spesso lacrime e sangue. Quella di Francesco Liuzzi è stata un’idea bellissima, avviata in un momento particolare: la perdita del posto del lavoro. Per realizzarla non aveva chiesto niente a nessuno. Ricordo la sua contentezza quando invitò me e tanti altri a vedere il luogo in cui crescevano le sue bestioline e i commenti delle persone presenti. Un signore anziano continuava ad esaltarlo perché aveva installato questa “fattoria” nella città delle cento masserie. Crispiano è un paese laborioso, con la voglia di migliorare e realizzare. Quando Annese era alla guida della biblioteca vedevo tanta gente, giovani e vecchi, con il capo chino su un libro o un giornale. Gente che voleva arricchirsi dentro. Un esempio oggi è l’Università del Tempo Libero e del Sapere, direttrice Silvia Laddomada, dove si discute, s’informa, si costruisce, avendo sempre un pubblico attento. Sere fa ho ascoltato una conferenza dell’avvocato Tommaso Chisena su Moro. Ho sempre apprezzato lo spirito d’iniziativa di Crispiano (il presepe vivente, la sagra del peperoncino piccante, tutte le iniziate forgiate nella biblioteca: una fucina di idee). Ma non si può fare tutto e sempre da soli: una mano deve venire anche dall’esterno, soprattutto quando un edificio crolla, una conquista svanisce. Quel giorno del 1999, si respirava aria di ottimismo e me la portai fino a Martina, dove vado a villeggiare ogni anno. Adesso quell’aria, anche per altre ragioni, si è attenuata. E sono davvero dispiaciuto che quell’allevamento non ci sia più, anche se il mio dispiacere non risolve niente.