S E R V I Z I O S P E C I A L E
“MINERVA
NEWS HA COMPIUTO 7 ANNI: 369 servizi giornalistici documentati con foto inedite, oltre 100.000 accessi, consensi nazionali e internazionali. Merito di un grande giornalista che, dopo aver dedicato la sua vita a testate di rilievo nazionale, ha accettato di collaborare con "Minerva", scrivendo un articolo settimanale, senza mai far mancare, il mercoledì, un suo "pezzo", molto atteso dagli affezionati Lettori.
"Brevissima" biografia di Franco Presicci
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Franco Presicci |
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Alla cerimonia di Consegna del Premio a Dall'Ora |
Quando nel novembre ‘62 arrivai a Milano, scrivevo su due giornali di Bari, “Sette Giorni”,
“Bari Sport”
e “La tribuna del Salento”, di Lecce. Una mattina andai alla Philips a prendere i dischi da recensire e il capo ufficio stampa della casa discografica, Graziano Mottola, m’invitò a scrivere per il quotidiano “L’Italia”. Dopo un paio d’anni ero vice critico teatrale e in questa veste fui mandato a San Miniato, a Campione d’Italia, a Bergamo, a Genova, a Stresa, a Lido di Spina, a Miradolo Terme, dove conobbi Pippo Baudo… Intanto scrivevo qualche pezzo per “La Notte”, quotidiano del pomeriggio, per “La Gazzetta di Reggio”, una volta per “Il Mattino di Napoli”. Nel ’66-’67 la mia firma compariva su “Stop” di Alberto Tagliati (allora due milioni di copie la settimana), scrissi un paio di articoli per “Bolero”, tra cui un’intervista a Bologna a Luc io Dalla, e uno sullo scrittore Piero Chiara di 19 pagine per “Play Boy”.
Fui anche capo ufficio stampa della Bruber, la casa discografica di Annarita Spinaci, cantante che ebbe un grande successo con “Quando dico che ti amo” al Festival di Sanremo nel ’67. Al Festival del clown, a Campione d’Italia, incontrai Domenico Modugno, a Pallanza Corrado, a Salice Terme iannacci, Aldo Fabrizi, Bice Valori, Paolo Panelli; in Friuli, a un Festival al Ponte del Diavolo, conobbi Mina, Claudio e Villa, che intervistai al Teatro Carcano di Milano, avendo un rapporto cordiale. Conobbi anche Tino Scotti, il simpaticissimo e bravo attore che faceva tra l’altro, se non ricordo male, la pubblicità di un digestivo. All’”Italia” ebbi molte soddisfazioni, ma aspiravo, ma aspiravo alla redazione di cronaca nera de “Il Giorno”.
Lavoravo freneticamente. Notte e giorno. Intervistai i Beatles, scrissi un lungo Articolo sul Teatro sovietico in occasione di una mostra a Palazzo Reale; uno sul Museo dell’ombrello di Gignese... Per dieci anni scrissi per “La Gazzetta di Mantova”, il più antico quotidiano d’Italia. Poi consegnai un bel malloppo di articoli a Ugo Ronfani, vicedirettore de “Il Giorno” con il mitico Angelo Rozzoni e lui mi aiutò a realizzare il mio sogno, affidandomi servizi per le sue pagine speciali.
Al “Giorno” continuai a lavorare senza risparmiarmi, inanellando “scoop” e facendo spesso l’inviato (ad Ancona, Ginevra, Lugano, Zurigo, Tunisia, Usa). Nell’85 la Stramilano e la Rand Xeros mi premiarono con un milione in monete d’argento coniate in occasione delle Olimpiadi di Los Angeles. Quando andai in pensione, il direttore Enzo Catania mi dedicò un elogio su giornale, titolando “Franco, grande giramondo della nera”. Fui festeggiato dai carabinieri e poi dal questore Carnimeo ed ebbi il premio alla carriera Guido Vergani. Scrissi due libri e capitoli su Milano in grossi volumi della Celip.
Potrei essere contento di quello che ho fatto. E di aver lavorato con colleghi bravissimi, avendo come direttori Gaetano Alfeltra, personaggio straordianio; Guglielmo Zucconi, già direttore de “La Domenica del Corriere” e scrittore, Lino Rizzi. Ho conosciuto o intervistato nomi eminenti dello spettacolo, da Pippo Baudo a Gastone Moschin; da Gian Maria Volontè a Barbara Bouchet; da Enrico Maria Salerno al capo dell’Fbi William Webster, nell’85; da Corrado, spiritoso e dalla battuta fulminea, a Enzo Tortora, gentiluomo di antico stampo dalla cultura sconfinata., e tantissimi altri Ho tenuto l’ufficio stampa per le manifestazioni a bordo della Raffaello e della Michelangelo, che nel ’75 m’ispirarono un articolo di cinque pagine e foto a colori su “Novella 2000 “, all’epoca diretta da Paolo Occhipinti, Jhon Foster nella precedente veste di cantante. Ho partecipato a trasmissioni televisive sulle reti Rai, con Corrado Augias, Giancarlo Santalmassi , Giancarlo Magalli e sulle antenne lombarde.
Avrei da aggiungere tanti fatti, ma devo fermarmi qui per ragioni di spazio.
GRAZIE AMICO FRANCO, "LA REDAZIONE" SI AUGURA, ANCORA PER MOLTO TEMPO, DI POTER CONTARE SUL TUO PREZIOSO E INSOSTITUIBILE CONTRIBUTO PROFESSIONALE E, IN SEGNO DI OMAGGIO E COME RINGRAZIAMENTO ANCHE DI NUMEROSI LETTORI, PUBBLICA "LO SPECIALE" CHE SEGUE, CON GLI ARGOMENTI TRATTATI FINORA E MEMORIZZATI, A BENEFICIO DI QUANTI VORRANNO ATTINGERE "ALLA FONTE DEL SAPERE":
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Presicci con la moglie irene verso Casablanca
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ALTRA
CREATURA DI
MICHELE ANNESE
In
questi anni ha pubblicato 369 articoli sugli
argomenti più vari: il giardiniere che trasforma
in opere d’arte i tronchi degli alberi
morti; la Sagra “d’u diavulicch ascquànde”; il presepe vivente di Crispiano; una
giornata con Gorbaciov; i poliziotti dalla
carriera brillante, il collezionista di
cartoline d’epoca e dei calendarietti dei
barbieri.
Franco Presicci
Un compleanno comporta sempre
emozioni. E quando Michele Annese, direttore di “Minerva News”,
il giornale da lui fondato, mi ha comunicato che la sua creatura in
questi giorni compie sette anni, l’emozione mi ha colto subito.
Sette anni non sono tanti e non sono nemmeno pochi.
In questi sette
anni su “Minerva” ho scritto 369 articoli, senza mai venir meno
nei giorni festivi, nelle ricorrenze, senza insomma mai saltare una
settimana. Il primo, il 20 dicembre del 2015, giorno di battesimo
della rivista, lo dedicai al compianto Dino Abbascià(in foto), un
imprenditore ortofrutticolo di Bisceglie arrivato a Milano quando
aveva solo 13 anni e lavorando con zelo, affrontando sacrifici,
rinunciando a riposi e divertimenti, era diventato un “vip”,
impegnato anche nella beneficenza (tra l’altro aveva costruito in
Kenia una scuola con le sue stesse mani).
Annese,
uomo intelligente e generoso, attento ed eclettico, mi incoraggiava e
io andavo a pescare gli argomenti in luoghi anche lontani: il
giardiniere valtellinese che tagliava gli alberi defunti facendo
sculture con la stessa motosega; l’ultraottantenne che realizzava
bastoni con i pomi a testa d’aquila o di lupo; il coetaneo che
costruisce casette per gli uccelli con una minuziosità e capacità
artistica esemplare; i collezionisti di tarocchi storici, di treni,
di cavatappi, di macchine per scrivere, di ricetrasmittenti militari,
raccontando la storia e le curiosità, la personalità dei
personaggi.

Ho parlato del museo della civiltà contadina di Casasco;
di quello degli ombrellai di Gignese; degli spazzacamini che stanno
tornando e del particolare dialetto che un tempo usavano questi
lavoratori, il “tarusc”, per non farsi capire dagli estranei e
della vita grama che conducevano lontani da casa; del pittore Filippo
Alto al quale a Locorotondo hanno intestato una via; dei raccoglitori
dei calendarietti dei barbieri, delle cartoline d’epoca, dei
soldatini di piombo (c’è chi ne ha 40mila)... Prendendo spunto dai
loro libri, ho ritratto gli autori, le loro esperienze, i loro gusti,
i loro “hobby”. Nelle pagine di “Minerva” è finita anche la
storia dei due amici meridionali che fecero il tragitto Londra Foggia
in taxi; il giornalista che pedalò da Varese al suo paese natìo, la
Sicilia; la Milano-Taranto nei ricordi di un ragazzo non ancora
ventenne che si appostava sul lungomare della Bimare per vederla
arrivare; la Stramilano dei cinquantamila, con le madrine, le figure
caratteristiche, il quasi novantenne Samuele Jiannucci, di Barletta,
“Speedy Gonzales” anche alle Poste dove lavorava; le imprese di
Benvenuto Messia, martinese attore, fotografo di eccellenza,
corridore, che portò all’altare la figlie in bici…
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Non
ho trascurato i cacciatori d’immagini di prestigio, come Carmine La
Fratta di Taranto, cattedrale delle cozze, che hanno scovato bellezze
nascoste della Bimare; Alda Merini, che trascorse quattro anni nella
città cara al poeta Raffaele Carrieri e a Domenico Porzio; la gente
che negli anni Cinquanta abitava sui Navigli (quasi tutti
meridionali) e i laboratori e gli studi dei pittori
che vi avevano sede; i Natali, i presepi, i giorni di Pasqua e i
cenoni, il Barbapedana, i teatri, gli attori e i cantanti (Eduardo De
Filippo, Pasquariello Gino Bramieri, Piero Mazzarella, Milly) più
celebrati, il dialetto, i Premi, come quello della “Porta Rossa”,
il ristorante di Chechele e Nennella; l’anno, il ’29, in cui a
Milano arrivò la pizza e il ristorante che ebbe l’iniziativa
d’inaugurarla.
E
poi i fatti accaduti, i luoghi, gli ambienti, i protagonisti, le
vittime degli anni in cui lavorai al quotidiano “Il Giorno”, il
giornale di Mattei dalla lunga vita gloriosa, e i tipografi, i
giornalisti che lo tessevano e i piloti, da Italo Pieta a Gaetano
Afeltra, a Guglielmo Zucconi ad Angelo Rozzoni, a Ugo Ronfani. Il
giornale era casa e bottega: non si guardava agli orari, eravamo
sugli avvenimenti in ogni festa comandata, a Pasqua e a Natale, il
Primo Maggio. E fu proprio la notte della vigilia di Natale che mi
telefonò uno sconosciuto per raccontarmi che durante la guerra aveva
ucciso in Emilia due soldati tedeschi. Gli chiesi un incontro, che
accettò dopo molta resistenza, quando gli assicurai l’anonimato.
Andai poi sul posto con il fotografo, interrogai le persone,
individuai la sepoltura, scavarono e saltarono fuori i corpi.
Ho
riversato su “Minerva” tanti ricordi professionali: i miei
interventi nelle bische clandestine al chiuso e all’aperto al
seguito della polizia, che ogni volta cercava si strapparmi la fonte
della segnalazione e ogni volta pregavo il richiedente di
considerarmi un prete tenuto al segreto confessionale. Quindi ho
visto da vicino giocatori e tenutari, lanciatori di dadi e
vivandieri, che facevano affari d’oro, vendendo caffè, whisky,
bibite, panini e altro; le stragi, come quelle del Lorenteggio
nell’81 e di Moncucco nel ‘79; le rapine clamorose; le persone
prese in ostaggio, come in via Santa Sofia nell’80; gli scontri in
piazza tra polizia e teste calde.

Insomma,
ho snocciolato anche un po’ della mia vita di cronista uso a
mangiare pane e polvere, consumando scarpe a furia di percorrere
strade a piedi, spesso di campagna, come quando sull’erba di via
Cascina Barocco un meccanico che portava a spasso il cane trovò un
cadavere che bruciava. Tutti episodi che si possono considerare
capitoli di un libro da leggere vicino al termosifone, che
sostituisce prosaicamente il braciere di un tempo e il camino che
regna nelle case di chi può permetterselo.
Michele
Annese mi ha dato la più ampia libertà, oltre alla fiducia e alla
stima. Io gli ho sempre anticipato e sommariamente descritto il tema
che desideravo affrontare e lui si è sempre trovato d’accordo.
Abbiamo lavorato in comune accordo, ci siamo scambiati idee e dalle
sue parole ho sempre tratto una spinta a non mollare, neppure quando
la mia salute vacillava. 
Quando
andai in pensione, due anni dopo il momento prescritto, pensai:
“Basta con gli articoli, adesso devo soltanto leggere. Ma poi
arrivò l’invito da Gianni Spartà, “dominus” della redazione
di Legnano de “La Prealpina”, storico giornale di Varese, a
buttar giù i miei “amarcord”; si rifece vivo Enzo Catania, mio
ex capocronista assurto all’incarico di direttore, e ripresi a
frequentare le pagine de “Il Giorno”, dal ’95 al 2015. Mi
sembrava di essere tornato ai tempi in cui scrivevo su “La Gazzetta
di Mantova”, dove il direttore Giancarlo Eramo metteva in pagina
tutto quello che gli mandavo: tra cui la mia navigazione a bordo di un
aerostato a oltre mille metri d'altezza e in seguito di una
mongolfiera. Poi arrivò la chiamata di Michele Annese, che già
faceva un giornale, prevalentemente un notiziario. E a quella
chiamata non potetti dire di no, come non lo si poteva dire alla
chiamata alla leva.
La
mia vita professionale è stata costellata di esperienze: due volte
in televisione da Corrado Augias, una volta da Giancarlo Santalmassi,
poi da Magalli per parlare di un grosso boss della mala, poi ancora
su Rai due per Terry Broome, l’aspirante fotomodella americana che
aveva ucciso un re dell’ippodromo; quindi su Telelombardia a
recensire libri su Milano o a partecipare a trasmissioni su
Antenna 3, il cui telegiornale, diretto da Aldo Catalani, veniva
confezionato dalla cronaca del “Giorno”.

Non
avevo mai scritto su un giornale on-line, e quando mi telefonò
Michele fui davvero contento. Lo sapevo uomo serio, saggio, colto,
dinamico, con tante idee nella testa, non avvezzo alle chiusure
improvvise, e accettai senza esitazione. Era stato segretario
generale della Comunità Montana, aveva diretto in modo esemplare la
Biblioteca comunale di Crispiano e quando naufragò istituì
l’Università del tempo libero e del sapere, diretta magistralmente
dalla moglie Silvia e – pensai – questo giornale non poteva
essere un fuoco di paglia, come dimostrano oggi i suoi sette anni di
attività prestigiosa (non perché ci scrive il sottoscritto). Lo
provano i tanti lettori che ci seguono con puntualità, non solo
nella cittadina a due passi da Taranto e abitata anche da parecchi
delfini erranti di Taranto, come dice Antonio De Florio, comandati su
facebook da un gruppo, “Foto Taranto com’era”, che mostra ai
locali e ai turisti le bellezze della città dei mari, i tramonti, le
“strittele”, le barche, via D’Aquino, diventata un salotto,
quasi come via Monte Napoleone a Milano, le vie, i palazzi, il
Castello aragonese, i ponti…
Anche
questa Taranto, la mia culla, “’a nache”, “’nu tresòre”,
“’a capetàle de le còzze ca crèscene indr’a Mare Picce” ho
ricordato tante volte su “Minerva”, esaltando i poeti, come
Marturano, De Cuia, Majorano, Caforio, Diego Fedele, gli scrittori
come Giacinto Peluso; ricordando la figura di Marche Poll; alcuni dei
giornalisti del vecchio “Corriere del Giorno”, Ventrelli,
Casulli, Petrocelli, De Gennaro, Scardillo, Di Battista, Mandrillo,
De Luca, abruzzese emigrato da Milano a Taranto e settimanalmente da
Taranto Brindisi per impaginare il periodico “il Meridionale”
dell’avvocato Margherita, che anch’io raggiungevo con la
littorina (una volta viaggiai accanto al conduttore per il gusto di
vedere i binari ingoiati dal trenino).
Potevo
trascurare il grande fisarmonicista e macchiettista di Crispiano Vito
Santoro, che sprizza simpatia e passione? Maria Matarrese di
Alberobello e la sua bottega di fischietti in terracotta? E il
presepe vivente nelle grotte basiliane? La festa della Madonna della
Neve?
Le iniziative della Biblioteca (gli incontri con gli scrittori
come Alberto Bevilacqua, le conferenze, i libri nei condominii, i
libri in vetrina…). Non maledico chi decise la chiusura di questa
chiesa della cultura, ma non gli batto le mani. So che per lui con la
cultura non si mangia.
I
ricordi erano impazienti di essere tirati fuori dal baule in cui li
custodisco come un patrimonio: ed ecco la giornata con Gorbaciov, i
poliziotti che hanno lasciato tracce indelebili del loro lavoro: Vito
Plantone, Mario Nardone, Antonio Pagnozzi, Enzo Caracciolo, Paolo
Scarpis, Ferdinando Oscuri… un capitano dei carabinieri che ha
trascorso le sue giornate fra inchieste internazionali sulla mafia e
sui narcos, tra pericoli e agguati.
Ancora
adesso vado estraendo da quel baule o archivio mentale, come si
preferisce, tanto di quel materiale che irrorano i miei racconti su
“Minerva”. Ho in coda un articolo su Giuseppe Marotta e il suo
amore per la Galleria Vittorio Emanuele di Milano; uno sul pittore
Ibrahim Kodra, che fu il protagonista di Brera negli anni Cinquanta;
uno sul carcere di San Vittore, che visitai tante volte, facendo la
conoscenza personale di tanti detenuti, che mi raccontavano le
proprie storie… Lunga vita a questo periodico, “Minerva News”,
che ha come padre un uomo che ha energie intellettuali e una volontà
inesauribili. Lunga vita a “Minerva News”.