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Franco Bompieri |
E’
ANDATO IN PENSIONE
IL
BARBITONSORE SCRITTORE
Nel
suo salone di via Morone
arrivavano
Cuccia, Montanelli,
Bettiza,
Calvi, Visconti, Gaber.
Mastroianni
quando si trovava
a
Milano, Montanelli, Romiti…
Franco
Presicci
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Tellaro |
Volta Mantovana è un
paese di oltre 7mila abitanti a una quindicina di chilometri dal lago
di Garda.
Ha un castello medioevale, Palazzo Gonzaga, del XV secolo,
e la chiesa parrocchiale, dove venne battezzato Franco Bompieri, il
famoso barbitonsore-scrittore dell’Antica Barbieria Colla di via
Morone, a Milano.
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Via Morone |
Una via silenziosa e tranquilla di borgo antico che
sbocca nella bellissima piazza Belgioioso, dove ancora echeggiano i
passi cadenzati di Alessandro Manzoni, che aveva casa all’angolo,e
le voci del salotto della famosa contessa ClaraMaffei.
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Mario Soldati di Carmine La Fratta | | | | |
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Ernesto Calindri |
Fino a poco
tempo fa sulla soglia della barbieria a volte si stagliava il
“comandante”, sorridente, le braccia conserte in attesa di uno
dei suoi importanti clienti: Indro Montanelli, Gianni Brera, Cesare
Romiti, Tronchetti Provera, Raffaele Mattioli, Ferruccio De Bortoli,
due volte direttore del “Corriere della Sera”, Enzo Jannacci,
Giuliano Gramigna, Adriano Olivetti, Roberto Calvi, Gad Lerner,
Ernesto Calindri, Franco Zeffirelli, Enrico Cuccia, il “dominus”
di Mediobanca, sede in via Filodrammatici, Carlo De Benedetti,
Roberto Mazzotta, Luigi Visconti, duca di Grazzano, Luchino Visconti,
il grande regista, Marcello Mastroianni, quando entrambi e tanti
altri venivano a Milano, e il primo ci veniva spesso…. E una sera
di settembre ’66, mentre stavano per chiudere la barbieria, si
disegnò nel riquadro della porta d’ingresso la figura del principe
Filippo di Edimburgo. Quando
era ancora giovane Franco Bompieri fece la barba a Totò all’albergo
Continental di via Manzoni. Enzo Bettiza, che dopo essersi fatto
sbarbare cambiava ogni volta la camicia e la cravatta nella saletta
riservata, un “gentleman” del giornalismo, gli scrisse una pagina
intera su “La Stampa” degli Agnelli. Un pomeriggio Bettiza, penna
d’oro del “Corriere”, alto, elegante, modi signorili,
carismatico, seduto sulla poltrona girevole in attesa di essere
insaponato, vide Bompieri deporre un vassoio sul bordo del lavandino.
Mentre il grande giornalista si accingeva a prendere la tazzina di
caffè, il vassoio cadde proprio sulla camicia e la macchiò.
Bompieri sbiancò e l’altro, con molta calma: “Non c’è
problema, tanto devo tornare a casa per cambiarmi d’abito per un
appuntamento”. Io, seduto in un angolo all’ingresso, assistetti
alla scena, mi alzai e mi presentai all’autore di “Via Solferino”
e di altri libri, e rimasi di stucco di fronte alla cortesia del
mito, che mi trattava come se fossi al suo livello.
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Lalla Pedroni |
Ora
Bompieri è andato in pensione. E anche Lalla Pedroni, che per 39
anni è stata la preziosa collaboratrice del titolare dell’Antica
Barbieria Colla, ha lasciato per lo stesso motivo via Morone, con
tanta nostalgia. Bella, distinta, riservata, delicata, mai una parola
di troppo, parla con affetto del barbiere-scrittore. “Era un padre
per me. Uomo di gran cuore, altruista, umano. Era affezionato ai suoi
lavoranti, li rispettava, li difendeva. Se uno di loro commetteva un
errore, lui s’infuriava, ma poi la sera lo abbracciava: ‘Tu lo
sai che ti voglio bene’. Lo fece con un giovane, bravissimo ma
lento, il giorno in cui con un cliente era stato più lento del
solito”. Ne
avrebbe episodi da raccontare, Lalla. Ma mi dà l’impressione di
temere di dire innocentemente qualcosa che possa risultare poco
riguardoso per Franco, che aveva il rispetto, l’amicizia e la stima
di tutti quelli che lo conoscevano. Moliti cittadini avevano soltanto
sentito parlare di lui o avevano solo letto i suoi libri. Lo
conobbi negli anni Settanta, quando uscì da Longanesi il suo “Il
freddo nelle ossa”, recensito su “Il Giorno” da Marco Nozza,
giornalista esemplare, esperto di terrorismo. Mi invitò subito a
dargli del tu. Si comportò come se fossimo in confidenza chissà da
quanto tempo. Lalla mi dice: “Non voglio che si parli di me. io
devo restare in un cantuccio. Sono contenta che si parli di lui”.
L’ho incontrata giorni fa, questa signora molto educata che non ama
la ribalta. Devo incalzarla per farle ripercorrere i passi di un uomo
che ha trascorso notti e notti a scrivere. Il suo “Arriva il
principe”, poi presentato in un locale molto ben frequentato da
personalità rilevanti (Natalia Aspesi, l’editore Scheiwiller, Il
sindaco Carlo Tognoli, Enzo Jannacci … ).
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Copertine |
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Pieghevole natalizio di Bompieri | |
Il principe, in quelle
pagine, doveva arrivare in una cittadina della terra di Sordello - il menestrello che per ammirazione abbraccia le ginocchia di Virgilio
nel VII canto del Purgatorio - un certo giorno e a una certa ora;
invece comparve con molte ore di ritardo, di notte, quando i
cittadini erano già a letto, stanchi di tutti i preparativi e i
restauri agli edifici e alle strade che avevano eseguito per fare
bella figura. Grande,
Bompieri. Era anche un uomo di compagnia. A Tellaro, dove ha una
bella casa, giocava a carte con Mario Soldati, atro personaggio
memorabile, di cui ho letto quasi tutti i libri e i racconti surreali
su “Il Giorno”. Lo intervistai nel suo studio milanese, quando
nel ’76 vinse il Premio Bagutta e non riuscivo quasi a seguire il
ritmo delle sue risposte. Simpatico, amabile nel suo stile di
scrittura e nei suoi modi, quel pomeriggio parlava con la velocità
di una locomotiva a vapore. Ora
che Franco Bompieri diserta il salone di via Morone (ha lasciato la
conduzione alla figlia), mi capita di rileggere stralci della sua
vita privata. “Sono partito dal mio paese, Volta Mantovana, il 20
settembre del 1949. Era domenica, avevo una valigia di legno tinta in
color pelle e cinquemila lire in tasca. Tutto quello che mio padre
poteva permettersi”. Aveva quindici anni e sei di lavoro alle
spalle. “Facevo, come tuttora faccio, il barbiere nella migliore
barbieria del paese…Milano mi faceva paura…”. Una sera lo
accompagnò a casa in auto un amico e lui gli raccontò un po’
della sua storia. E allora l’amico gli consigliò di scriverla.
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Giuliano Gramigna |
Come accadde a Piero Chiara, al quale fu, se non ricordo male,
Vittorio Sereni a suggerire di scrivere le storie che raccontava così
bene a voce. Fu
così che Franco Bombieri, abile con il pettino e il rasoio, lo
diventò anche con la penna. “Dormiva poco – dice Lalla - e
scriveva”. I suoi editori: prima Longanesi, poi Rizzoli, poi
Scheiwiller, Feltrinelli, Sugarco, Mondadori. Io ho frequentato poco
le barbierie. Da ragazzetto i miei capelli ricci per mia madre erano
intoccabili. Da grande me li potava in casa qualche parente
volenteroso, oggi me li cura mia moglie. In famiglia non ho avuto
parenti sia pur lontani con i volti incorniciati da barba e baffi
simili a quelle di Cavour, Freud o Carlo Marx. Soltanto nonno
Francesco vantava baffetti alla David Niven. Io non ho mai avuto
propensioni per l’onor del mento. Da
Bompieri non mi sono mai seduto sulla poltrona girevole, nonostante
gli inviti ripetuti. Non me la sentivo di accularmi sui soffici e
comodissimi sedili di solito occupati da persone illustri. Ci andavo
perché mi piaceva parlare con Franco, mi piaceva l’atmosfera del
luogo, il silenzio quasi religioso che vi regnava. La Barbieria di
via Morone non era un locale di simposio come nell’epoca
alessandrina (e anche in tempi recenti in altri) o approdo di
pettegolezzi. “Quando incontrai Franco in casa di suoi cugini io
lavoravo a Lissone saltuariamente dopo aver fatto la scuola di
estetica a Monza. E lui mi disse: ‘Se hai voglia, vieni a Milano’.
Seguirono anni meravigliosi”. Batto sul chiodo: “Lalla, non vuole
proprio strappare alla sua memoria qualche particolare carino?”.
Eccolo: “Un giorno Alfio, un lavorante, dimenticando il carattere
del banchiere Enrico Cuccia, che entrando scuciva appena un
“Buongiorno” e poi un ”Grazie” appena percettibile (si faceva
radere e sistemare i capelli nella saletta subito a sinistra rispetto
all’entrata), gli chiese: “Dottore. Ho un gruzzoletto da parte,
che cosa devo fare?”. “Se lo mangi”, fu la risposta secca. E
Ranco? “Lui stava sempre in bottega. A mezzogiorno andava a
mangiare qualcosina dal suo amico Paolo Brioschi, il titolare del
ristorante “Boeucc (sorto nel 1686: n.d.l.). Attualmente in bottega
si faceva il pisolino”. Qualche
volta schizzava il ritratto di qualche cliente, poi riportato in
“Presi per i capelli” (Mondadori): “Non chiedetemi perchè, ma
per me Enzo Bettiza è la reincarnazione di un principe russo. Me lo
ricordo sin dai tempi in cui lavoravo alla barbieria dell’Hotel
Continental.Alto, bello, capelli corvini, indifferenza per il costo
delle cose, veniva già considerato un giornalista eminente,
specializzato in politica internazionale, in particolare dell’aria
orientale…”. Per i capelli lo scrittore ha preso anche Emanuele
Pivella. “Il più inglese dei miei clienti”. Lalla
rompe i miei pensieri sulla bottega di via Morone: “Franco era
molto attivo, andava alle mostre, dove osservava attentamente i
quadri, incontrava gli amici pittori e a volte qualche cliente che
aveva appena ‘curato’”. Qualche
volta ho avuto la tentazione di fare un salto a Tellaro con mio
figlio e la sua compagna, che ha lì una casa. Ci volevo andare per
fare una sorpresa proprio a Franco, magari intercettato per strada,
mentre si faceva una breve passeggiata salutare. Quanti ricordi di
via Morone custodisco nella memoria. Il giorno in cui il mio
direttore Giovanni Morandi mi chiese un articolo sui calendarietti
dei barbieri, per esempio, una telefonata a Bompieri, un salto da lui
ed ecco la storia di quei quadretti profumati che distribuivano i
tonsori a Natale e alcuni esemplari con poesie stampate sulle pagine,
i baci cinematografici, le guerre d’Africa, le gare ciclistiche…
“Sono contento, un bel pezzo”, mi disse Giovanni, sporgendosi
dalla scrivania impilata di libri. Ricordo
il giorno della festa per i cent’anni del salone. Il Comune
concesse la chiusura della strada per accogliere i vip. C’erano
quasi tutti: Romiti, Tronchetti Provera, Jannacci, Gad Lerner…
Durante la cerimonia venne consegnato il libro “Antica Barbieria
Colla: 1904-2004”, di Franco Bompieri, che nelle prime righe
scrive: “E’ motivo d’orgoglio poter festeggiare oggi quello che
Guido Colla prima e Guido Mantovani poi hanno fatto per tenere alto
il prestigio di questa bottega”.
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