UN LUNGO VIAGGIO IN TRAM ALLA SCOPERTA DI MILANO
Tram in via Tommaso Grossi |
osservano le bellezze della città. Prefazione di Ferruccio De Bortoli, testi di autori di altissimo libello, immagini di maestri dell’obiettivo: Mario De Biasi ed altri.
FRANCO PRESICCI
Tram colorato in piazza Duomo |
ponti, di pietra e di ferro. I ragazzini viaggiavano gratis, sul predellino, fino a quando il controllore non li sorprendeva, costringendoli a scendere in corsa. Il binario era unico, con quello di scambio in via di Palma, di fronte al Teatro Odeon, dove chi veniva da un capolinea aspettava l’altro, per proseguire. Arrivava all’arsenale, percorreva via Leonida, svoltava a sinistra, in piazza Ramellini, continuava su via Cesare Battista andava vicino allo Stadio Corvisea. Il birichino prendeva al volo anche la carrozza e si accovacciava nella parte posteriore; il solito giocherellone urlava una frase fatta e il clandestino si beccava un paio di frustrate mentre abbandonava la... postazione. Ma questa è un’altra storia.
Quando giunsi a Milano non sapevo niente della città. La stazione centrale mi sembrò il ventre di una balena d’acciaio e rimasi esterrefatto, abituato a frequentare lo scalo di Taranto per andare a Martina Franca, dove la locomotiva a vapore cambiava binario per collocarsi sulla piattaforma girevole che le faceva cambiare senso di marcia. Tutta lì la mia esperienza ferroviaria.
E c’era il tram, che nella Bimare era scomparso da tempo. Nel capoluogo lombardo ci fu un periodo in cui si discuteva sull’utilità di questo mezzo di trasporto. Scrivevo sullo storico quotidiano “L’Italia” e una sera Graziano Motta, un pilastro del giornale, mi mandò a seguire un dibattito tra l’assessore Crespi e i cittadini: uno di quelli che hanno il peperoncino piccante nella testa, sosteneva che era necessario smantellare i binari, perché secondo lui ostacolavano la circolazione ed erano brutti, Non c’era verso di accorciare la sua tiritera, fino a quando si sentì una voce tonante venire dalle ultime file: “Dobbiamo ascoltare la sua filastrocca o lasciare che anche l’assessore esprima le sue idee?”. Ma anche questa è un’altra storia.
Tram affiancati in via Tommaso Grossi |
I tram sono ancora lì che percorrono le vie della città, incrociandosi, affiancandosi, sostando uno accanto all’altro, tagliando quando possono la circolazione, facendo bella mostra di sé, nuovi e vecchi imbellettati come donne anziane che curano ancora la loro bellezza.
Se sono a piedi, io li fotografo con il telefonino agli incroci, alle fermate, durante il tragitto: i tram sono belli a vedersi, dentro e fuori, soprattutto quelli che sembrano appartenere ad altri tempi. Se dovessi contare le ore passate sui tram, seduto o aggrappato alla maniglia, il risultato sarebbe lungo e complicato. Ci salivo, in viale Fulvio Testi, prima della Manifattura Tabacchi, per scendere in piazza Cavour, dove aveva sede il mio giornale, “Il Giorno”, nel Palazzo dell’Informazione. A volte dava un colpo di campanella, altre volte più d’uno, con rabbia, quando qualche automobilista faceva una manovra azzardata.
I miei viaggi in tram erano spesso divertenti. Ascoltavo le conversazioni e frenavo spesso una risata quando sentivo le asinate; per esempio, il giorno in cui una persona non tanto anziana, controfigura di Gèrard Depardieu, disse al vicino che se nel suo giardino appassivano i fiori la colpa era tutta “della bomba tonica”. Una scena poco spassosa fu quella di un vecchietto che voleva convincere il conducente… ad iscriversi alla mafia e arzigogolava sulla formula. Ma la bellezza dell’andare in tram non è solo quella di ascoltare i discorsi della gente, ma quella di vedere la città attraverso i finestrini. Lo dica chi pensa che questa città sia brutta, idea che balla nel capo di chi non la conosce. E’ brutta una giovane che non si trucca perché vuole mantenere genuina la propria bellezza?
E’ brutta quell’altra che non eccede con il rossetto per provare ad essere sensuale? Che non si pompa le labbra come uno pneumatico? Dite, dite pure: la parola è lecita anche se il contenuto è sbagliato. L’ho ammirata tante volte Milano dei tram. Via Manzoni, per esempio, piazza Cordusio, via Torino, piazza della Repubblica, con le sue quattro braccia: Vittorio Veneto, via Montesanto, via Vittor Pisani, via Turati. Sul tram si raccolgono tante storie, come quella del veicolo che a Baggio si rifiutava di avviarsi nonostante i tentativi del conducente, perché aspettava el pret de Ratanà, che stava arrivando “lento pede” e si mosse soltanto quando il reverendo salì e si mise comodo. Sono tanti i motivi per cui amo i tram. Li amo anche perché chi ne ha voglia può godere un tessuto urbano che non ha niente da invidiare ad altre città più elogiate. Per non dire del tram belvedere, dove puoi cenare, conversare e sbirciare la città di notte: il tram atmosfera.
Tram ai bastioni di Porta Venezia |
E’ brutta quell’altra che non eccede con il rossetto per provare ad essere sensuale? Che non si pompa le labbra come uno pneumatico? Dite, dite pure: la parola è lecita anche se il contenuto è sbagliato. L’ho ammirata tante volte Milano dei tram. Via Manzoni, per esempio, piazza Cordusio, via Torino, piazza della Repubblica, con le sue quattro braccia: Vittorio Veneto, via Montesanto, via Vittor Pisani, via Turati. Sul tram si raccolgono tante storie, come quella del veicolo che a Baggio si rifiutava di avviarsi nonostante i tentativi del conducente, perché aspettava el pret de Ratanà, che stava arrivando “lento pede” e si mosse soltanto quando il reverendo salì e si mise comodo. Sono tanti i motivi per cui amo i tram. Li amo anche perché chi ne ha voglia può godere un tessuto urbano che non ha niente da invidiare ad altre città più elogiate. Per non dire del tram belvedere, dove puoi cenare, conversare e sbirciare la città di notte: il tram atmosfera.
Ed eccomi intraprendere un delizioso viaggio scorrendo le pagine di “Milano in tram, alla scoperta della città”, della Celip di Nicola Partipilo. Si inizia da una veduta notturna di viale Regina Giovanna all’incrocio con corso Buenos Ayres, luogo sacro per l’editore, perché lì, a due passi, aveva la sua famosa libreria, che suscita ancora oggi nostalgia negli ex avventori che passano per viale Tunisia. Un libro delizioso, in cui ogni pagina ha il suo tram: largo Cairoli nei presi del Castello Sforzesco, fra un’esplosione di colori: cespugli arrotondati di un verde punteggiato di ocra; e poi a un tiro di fionda da dal Duomo, superbo con i suoi ricami architettonici e il sagrato pieno di turisti; un altro ancora mentre sfiora l’arco di Porta Ticinese…
Arco di Porta Ticinese |
Tanti di questi tratti affascinanti di Milano li offre Marco Partipilo, che come fotografo ha l’occhio magico, e si diverte, passione a parte, a riprendere “gioielli” all’altezza dei bastioni di Porta Venezia, dove qualche secolo addietro c’era il parcheggio delle carrozze.
E’ bravissimo, Marco, ha talento, sensibilità, sa cogliere l’attimo fuggente. Si fa pellegrino di Milano e ovunque scopra un tesoro punta l’obiettivo. Ed eccole in questo stupendo volume le sue foto scattate a Porta Garibaldi con i grattacieli di Gae Aulenti sullo sfondo.
Una passeggiata dai grattacieli al Castello Sforzesco la compie anche Roberta Cordani anche per mostrare ai forestieri angoli nascosti di Milano che i più, per pigrizia o indifferenza, non vedono. Roberta ha occhi di lince e una cultura doviziosa, per cui sa dove andare a cercare. Le sue foto incantano e i suoi testi seducono anche per i dettagli. Ama sorprendere le pedalate sulle piste ciclabili con tetti vegetali, gli archi, i monumenti, i giardini, i laghetti. Oltre ai tram, che scampanellano ad ogmi imprevisto, i palloncini policromi che danzano tenuti dal filo del venditore. Subito dopo alberi di gelsi a baldacchino. Roberta Cordani va dove la portano i suoi sentimenti e le sue conoscenze: una miriade. Altri cacciatori d’immagini fanno di questo volume un tesoro.
Monumento a Garibaldi |
Roberta Cordani e Marco Partipilo si ritrovano di fronte alla stazione Cadorna e colgono la scultura “Ago, filo e nodo”. Quante cose si possono ammirare dopo essere scesi dal predellino o passando in tram. E in questo libro eccezionale, arioso, ricco di colori. Tanti tram hanno le fiancate colorate: “murales” come sulle facciate di certe case. Il libro sprigiona gioia. Dev’essere stato gioioso anche per chi lo ha concepito e realizzato. Nella prima pagina uno scritto esemplare di Ferruccio De Bortoli, intitolato “Milano sound”. Nella seconda, Giulia Ghezzi, presidente dell’Atm. Seguono riflessioni della stessa Cordani, Pietro Ichino, Giovanna Mori, Rosa Teruzzi... Titolo “Milano in tram, alla scoperta della città”. La parola viene data anche a due tranvieri, ed era proprio il caso. Sono loro che guidano le vetture, ci sia o no la “scighera” (la nebbia), il sole o la pioggia, la neve, il freddo, l’acqua che deborda dal Seveso o dal Lambro. E quando si snodano i cortei di protesta, che tappano la circolazione fino a quando non si raggrumano in piazza Duomo. Per i tranvieri quelli sono momenti delicati e sicuramente qualcuno di loro sogna di essere mandato alla guida dei treni del metrò.
Tram in via Dante |
Per me il tram è una platea che consente di godere,lo spettacolo di questa grande, bella città, che è Milano. Soprattutto oggi, con i giardini pensili, i grattacieli con la parte superiore a punta come la bocca del pesce-spada, Affascina anche l’interno dei depositi, con tutti quei binari che s’intersecano per far posto ad ogni tram a riposoa. Come sarebbe Milano senza tram? Non me lo immagino., Ho sempre viaggiato in tram. Ricordo l’1”, quando aveva il capolinea in viale Lunigiana; il “2”, quando aveva la fermata in viale Fulvio Testi all’incrocio con la via che porta alla Bicocca; il “5”, che mi portava in viale Tunisia alla libreria di Nicola Partipilo. A proposito, glielo hanno dato l’Ambrogino d’oro per i meriti acquisiti come editore di straordinari volumi su Milano, la città con il cuore in mano? Lui ha il cuore d’oro, oltre all’intelligenza, la sensibilità, l’amore per la città del Porta, che conosce come pochi. Conosce anche il dialetto, ma non lo usa per pudore, e anche per non confondersi con quei pugliesi che vogliono farsi passare per meneghini..
(Le foto sono di Marco Partipilo)
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