REALIZZA I SUOI ICASTICI LAVORI NEL SILENZIO DELLA SUA ABITAZIONE

Salvatore Barino presepista
Una passione che si accresce sempre di più. Ha iniziato sagomando la Maternità. Ha fatto mostre in molte città, riscuotendo l’apprezzamento dei visitatori. Lavora nel silenzio della sua abitazione.

FRANCO PRESICCI
Natale è ormai passato da quasi quattro mesi e adesso si pensa alle feste pasquali, ai riti e alle tradizioni, ai dolci, come il panettone, di cui gli esperti ci stanno riproponendo la storia. Ma agli artisti non si può imporre una scadenza: loro scolpiscono, dipingono, disegnano quando sentono il bisogno di farlo. E ogni volta che si scopre un virtuoso dell’argilla o del gesso o del sughero o di qualche altro materiale che serve per far emergere una figura, grande o piccola che sia, è giusto farlo conoscere almeno agli appassionati, che amano ammirare, per esempio un presepe e i suoi abitanti, pastori, lavandaie, pizzaioli, pescivendoli, calzolai, falegnami, fabbri, maniscalchi e via dicendo. Li ritrovi nei pressi o lontani dalla grotta della Natività o su un sentiero in alto o in basso, in un recinto oltre il quale c’è il pollaio o in un anfratto con una donna che cuce, non si riesce a staccare lo sguardo dalla questa scenografia sacra.
Ho visto presepi fatti con pane o biscotti scaduti, a Crispiano, per esempio; e presepi realizzati con il cartone o con il sughero. Comunque siano eseguite, le rappresentazioni che ricordano la nascita del Bambinello hanno fascino e sanno di magia. Ci sono persone che il presepe lo tengono esposto tutto l’anno, anche se lo accendono nei giorni di Natale, quando fa trepidare il cuore per le sue luci che illuminano non solo la grotta con San Giuseppe, Maria, il Bambino e i due animali e ogni sentiero, ogni spelonca.
Non c’è bisogno di andare fino a Pietraperzia - borgo nel cuore della Sicilia, in provincia di Enna, animato da tempi remoti - per imbattersi in Salvatore Barino, 50 anni appena suonati (lui lo dice con soddisfazione). Le sue opere campeggiano su Facebook anche nei profili dei suoi amici e di altri patiti del suoi manufatti. Barino modella soprattutto statuine di 2 centimetri e mezzo o tre e presepi persino nell’incavo di una pietra di qualunque forma, ovunque possa arrivare il suo occhio d’aquila. Non c’è bisogno – precisa – di ricorrere ad una lente d’ingrandimento, “perché i miei lavori si vedono benissimo ad occhio nudo”.
Salvatore ha sempre avuto la passione di sagomare e di dipingere, passione che non ha ereditato da nessuno. Ed evita ogni definizione. Si è cimentato in ogni forma d’arte, affascinato specialmente dal modellato, dalla decorazione, con inclinazione per la scultura in miniatura. Non realizza figure in serie. Nel 2017 ha fatto un presepe nel guscio di una noce e in seguito uno in un cucchiaio. Usa l’argilla o una pasta polimerica. Ha iniziato plasmando la Maternità; poi si è dedicato ai pastori, sempre in quelle misure ridotte. Non ha un laboratorio, una bottega: è a casa sua che dà sfogo alla sua vocazione.
Per 15 anni ha lavorato come formatore professionale di indirizzo informatico, grafico e artigianato artistico. E’ scapolo, quindi non ha bambini intorno che possano distrarlo: crea un guardastelle, personaggio indispensabile nei presepi, un vecchio con una pecora sulle spalle, una lavandaia e poi lo guarda e riguarda. Barino esegue anche Santi (Sant’Elena, Sant’Arcangelo… e San Francesco, a cui si dà il merito di aver inventato il presepe, a Greccio, nel 1209).
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Barino al lavoro |
Si fa fatica a tirar fuori le parole a Salvatore Barino. E’ misurato, sereno, riservato, preciso nelle date e negli eventi, descrivendo quello che fa senza enfasi. “Mi dedico a opere decorative e pittoriche su tela, su pietre, su tavola, stoffa e quant’altro; ed eseguo anche corredi liturgici, tipo balze per altare, tendaggi processionali, casuli dipinti”. Fino al 2015 frequentava attivamente l’oratorio dei Salesiani di Pietraperzia, facendo animazione in gruppi giovanili e corsi di decorazione, pittura per i ragazzi; e lavori di grafica con il computer. Quanto impegno. C’è una sua architettura in miniatura nel Museo del presepe di Giarre, in provincia di Catania. “I miei presepi sono eseguiti con materiali poveri e le statuine in abito tradizionale. Utilizzo anche il polistirene. Oltre che presepi tradizionali confeziono palestinesi con paesaggi dei luoghi di Gesù e qui i personaggi indossano le tuniche.
Mentre la conversazione volge alla fine guardo i suoi don Bosco, il Cristo con la corona di spine, i dipinti sul pelo delle pennellesse, di quelli che usano i restauratori di mobili antichi.
Salvatore ha poco tempo, eppure risponde puntualmente alle domande senza dare l’impressione di volersi sottrarre. Anzi si sofferma sui particolari, soprattutto quando accenna ai presepi palestinesi, ai suoi panorami e ai materiali che usa nella lavorazione. Gli va bene anche quella pasta che usano i bambini per i loro giochi: il “das”.
Mi è piaciuto conversare con Salvatore Barino, come mi piacciono i suoi pastori così piccoli. Non si trovano da nessuna parte ed è per questo che lui decise di farseli da solo. Un figulo di Grottaglie, in provincia di Taranto, un giorno che mi accolse nella sua bottega nel Quartiere della Ceramica” per un articolo che dovevo scrivere per “Il Giorno” di Milano, mi disse che creare pastori e pastorelli in dimensioni ridotte è molto difficile, a parte il tempo necessario per modellarli; per questo nessuno li produce. Salvatore Barino ha la mano felice e tanta voglia di fare, la capacità, la tenacia, la pazienza nella creazione dei lavori; e i risultati sono icastici. Se ne sta seduto ad un tavolo per ore, aiutato da una lampada e dal silenzio. Occhiali, barba e baffi neri, dipinge mani che tendono una verso l’altra, a simboleggiare il desiderio di un incontro, di un’amicizia; volti di Madonne, nella tranquillità della sua abitazione di Pietraperzia, luogo che sta in alto con oltre 6 mila abitanti, a un bel po’ di chilometri dalla città, detta la più alta d’Italia, che offre una vista meravigliosa, d’incanto.
Un mio amico che viene a trovarmi tutti i giorni osserva che adorando i presepi e le statuine destinate a quel paesaggio, ne parlo e ne scrivo anche fuori stagione. Gli rispondo che Natale è sempre nel nostro cuore e che, se siamo sempre pronti ad andare verso l’altro, se sappiamo donare, accogliere il povero, si apprezzano i simboli del presepe: l’acqua, la luce, il fuoco. L’altro è tuo fratello. Se la pensi così, Natale è sempre Natale. “Lo vedi quel presepe sulla mensola della libreria? E’ di argilla, che non ha bisogno del forno, come quella che usava lo scultore Giuseppe Gorni, autore del monumento alla donna, in piazza Cavallotti a Mantova, e del monumento al capolega, a San Rocco della stessa città di Virgilio. E’ un regalo ed è sempre lì a testimoniare l’amore per gli altri”. ![]() |
Barino al lavoro |
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