E’ MORTO CARLO TOGNOLI GIA’ SINDACO DI MILANO
Presicci con Tognoli |
era cordiale, irreprensibile e
disponibile. Se qualcuno lo
fermava per strada, non si
negava, ma lo ascoltava. Era
amato, rispettato, stimato.
considerato un’ottima guida.
Il Covid se l’è portato via.
Franco Presicci
Ho saputo da Facebook che il Covid si era portato via Carlo Tognoli, che fu sindaco di Milano dal ’76 all’86. Lo ha spento a 82 anni tra il dolore di tantissimi cittadini, socialisti come lui e non, che lo consideravano, non a torto, una guida sicura, intelligente e irreprensibile.
Tognoli al Giorno |
Una persona affabile, alla mano con tutti. E se qualcuno lo fermava sulla strada per Palazzo Marino, sede del Comune, lui lo ascoltava, con interesse, con pazienza. Persona rispettata, anche da chi nell’urna non gli dava la preferenza. Una mattina mi telefonò alle 7 per dirmi che un fatto che avevo pubblicato non si era svolto nei termini riferiti dal protagonista: non aveva occupato il suo ufficio, si era fatto ricevere per protestare contro un’ingiustizia che a suo dire aveva ricevuto, alla fine aveva ricevuto la promessa che il sindaco avrebbe accertato subito i fatti e eventualmente avrebbe provveduto; e lui, lasciato l’ufficio, si era fermato per un po’ di tempo nel corridoio senza far rumore. Quindi nessuna occupazione.
Di Bella e Tognoli |
Tognoli e Presicci |
La mattina dopo alle 7 ricevetti la telefonata di Carlo Tognoli desideroso di mettere le cose a posto. La conversazione durò una mezz’ora e si concluse com’era iniziata molto gentilmente. Io non avevo verificato i fatti dove si erano svolti, nel timore che saltando di orecchio in orecchio l’onda potesse finire in quelle sbagliate, cioè della concorrenza. La mania dello “scoop” a volte è fuorviante. Da allora me sono passati di anni. Quasi una vita. Vidi Tognoli nell’86, al giornale, che da via Fava era passato in piazza Cavour, nel Palazzo dell’Informazione. Venne a trovarci in Cronaca, dove trovò ad accoglierlo quasi tutta la redazione: Giorgio Guati, Piero Lotito, Maurizio Acquarone, Gigi Gervasutti, Gino Morrone, Giampiero Grecchi, il direttore Lino Rizzi, Roberto Bagnoli, Roberto Bagnoli, il vicedirettore Guido Gerosa. Lo avevo incontrato la prima volta nel ’76, quando accettò il mio invito alla cerimonia per la consegna del premio “Milano” di giornalismo a Franco Di Bella, direttore de “il Corriere della Sera”, e ad Aberto Cavallari, corrispondete da Parigi dello stesso quotidiano. La festa si tenne al ristorante “La Porta Rossa” di Chechele e Nennella, alla presenza di tante personalità della cultura, della carta stampata e delle televisioni, di critici d’arte, di Gino Palumbo, direttore della “Gazzetta dello Sport”, di Giovanni Testori, giornalista e scrittore (“Il Ponte della Ghisolfa”, “La Gilda del Mac Mahon”…)…
Tognoli, Chechele, Presicci |
Tognoli con il gallerista Nencini. Alle sue spalle Del Mare e Vernola |
Il sindaco lo rividi in un’altra mostra di Alto, in un’altra galleria, dove fra gli altri c’erano Annibale Del Mare, il noto giornalista che fece parte dell’ufficio stampa del Governo Badoglio e pubblicò un articolo in cui annunciava il ritorno della libertà di stampa, il ministro Vernola e altri. e il Ministro VernolaUna domenica il capo cronista Enzo Catania si stagliò davanti alla mia scrivania e alla presenza di tutti mi disse che non mi avrebbe più dato la sua stima se io non fossi riuscito a ad intercettare il presidente Sandro Pertini che era in visita privata a Milano (aveva saputo la notizia dal Quirinale, aggiunse). Una tegola mi stava cadendo in testa. Era quasi mezzogiorno, dove andavo a pescare il Presidente in una città grande come Milano? Chiamai il fotografo, che era al decimo piano, scesi di fretta dal quarto piano, nell’atrio chiesi all’autista di portarci in un “tour” per la città, senza avere una metà, la benchè minima indicazione.
Pertini al ristorante Al Grissino |
Non si dice che la fortuna aiuta gli audaci? A volte anche quelli che tali non sono. E infatti mentre attraversavamo via Manzoni all’altezza del Teatro La Scala, vidi chi? Carlo Tognoli che andava verso Palazzo Marino. Imposi all’autista di fermarsi, scesi come un fulmine e corsi verso il sindaco. “Carlo, mi devi aiutare: dimmi dov’è Pertini. Tu non puoi non saperlo. Se non mi dai una mano, ci rimetto la reputazione!”. Lui finse di cadere dalle nuvole per tenermi sulle spine, ma cedette alle mie suppliche rivelandomi che Pertini era andato a pranzare al ristorante “Al Grissino” e che fino a qualche ora prima aveva passeggiato lungo la Galleria Vittorio Emanuele, dove alzando lo sguardo e vedendo alcuni vetri rotti sulla cupola aveva detto che se avessimo avuto bisogno di un vetraio, lui avrebbe potuto parlare con suo amico.
Altra foto di Carlo Tognoli |
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