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BOLLATE, A NORD-OVEST DI MILANO
L’autore del testo è Paolo Nizzola, giornalista televisivo;
fotografo Giordano Minora;
grafico Filippo Bordegoni.
Vi si raccontano vari episodi vissuti e anche fatti, luoghi, personaggi di una volta e del presente, che hanno fatto la storia del paese.
Un viaggio entusiasmante.
Franco Presicci
Una volta mi piaceva andare per cascine. Per allontanarmi per qualche ora dal traffico frenetico di Milano e per conoscere nuovi luoghi, nuove atmosfere, nuove architetture, nuovi paesaggi. Spesso incontravo gente disposta a raccontare un po’ di storia della struttura, dell’attività svolta o ancora in atto, i lavoratori impiegati come il cavallante, il bozzolone, il camparo d’acqua, i cambiamenti avvenuti nel tempo e tante altre cose. In una cascina nei pressi di Segrate, il titolare mi descrisse la fatica dall’alba al tramonto e la sua capacità di novantenne ancora con la forza e la volontà di guidare il trattore.
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Coscritti del 1918 con Gino Bartali |
Lo svago era un’occasione non quotidiana: una partita a bocce dopo la cena preparata dalla moglie e una festa per celebrare l’onomastico del patrono, un matrimonio, un battesimo, con suoni e balli nel cortile, canti e bevute. La vita era grama: il freddo s’insinuava nelle ossa e bisognava vincerlo con un indumento in più. Mi affezionai cascine e soffrivo quando m’imbattevo in una piena di ferite, senza più anima o in una abbattuta dalla ruspa. La cascina mi ricordava la masseria delle mie parti, e il paese che ne contiene addirittura cento, una più bella dell’altra. Il paese è Crispiano, 13 mila abitanti, dove i tarantini andavano l’estate per godersi l’aria pulita e ristoratrice; e durante la guerra per paura delle bombe. A Crispiano c’è anche una villa che ricorda il soggiorno di Alda Merini e Michele Pierri, traumatologo e poeta.
Michele Annese, già valentissimo direttore della biblioteca (di cui ha scritto la storia in un volume prezioso), ispiratore del volume “Le cento masserie di Crispiano”, ricco di foto, schede, testimonianze, interventi autorevoli; fautore del gemellaggio del suo paese con la Grecia, m’istruì su questi sacrari della civiltà contadina, invitandomi quando ospitavano un avvenimento affollato di mestieri ormai scomparsi, con finti briganti, per ricordare quelli veri che all’epoca che fu assalivano i luoghi, li depredavano, come in Lombardia gli avventizi che conoscendo bene gli ambienti, avendovi lavorato, gonfiavano le bande criminali dedite alle scorribande.
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Pranzo sul prato |
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Paolo Nizzola |
Figuratevi la gioia quando ho saputo che il carissimo collega e amico Paolo Nizzola, caporedattore di una importante antenna televisiva, e il mago dell’obiettivo fotografico Giordano Minora, nell’osteria “4 Leoni” di Castellazzo, avevano presentato un loro libro da leggere e da vedere: “Il romanzo popolare di una comunità, Bollate”, al quale hanno partecipato con entusiasmo anche i cittadini. Il libro non ha alcuna pretesa storiografica - avverte subito Nizzola... - “vuole rappresentare una narrazione legata all’evolversi del costume e della società cittadina, trasformatasi in modo repentino da paese agricolo in città metropolitana...”. Il nome di Bollate deriverebbe da un vocabolo celtico, scelto in virtù degli alberi di betulle concentrati nella zona, che, a detta dell’autore, comprende tra l’altro la cascina del Sole, con le sue cinque corti sette-ottocentesche, di cui due restaurate dopo la prima guerra mondiale, e qualche casetta unifamiliare. In questo contesto operavano tre sarti, due per uomo e uno per donna, che stentavano ad andare avanti, perché la gente era povera e poteva farsi un vestito a Natale o a Pasqua o in altre circostanze importanti . I luoghi in cui i sarti confezionavano gli abiti più che botteghe erano salotti – informa ancora Nizzola - perché, come nei saloni dei barbieri sin dai tempi antichi i compaesani si riunivano per passare un po’ di tempo a discutere dei problemi di ogni giorno e anche per qualche pettegolezzo...
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Pranzo sotto il pergolato |
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Donne con i piatti per la tavola |
Ed ecco le donne della “Curtum di Murum” in una foto del ’57 con piatti di cibi da portare in tavola. Segue una bella sequenza da cinema muto: pranzi o cene a base di trippa e cene all’aperto o al chiuso, magari in un’osteria affollata, gente che conversa, gente che scherza, gente seduta a un tavolo con fiaschi di vino al centro, sotto un pergolato o in un’osteria, gente che brinda. Persone, sempre persone in strada, nelle corti, in campagna. Una cascina ripresa da Mauro Ghioni; la corte di Verga; una sposa a piedi dalla cascina alla chiesa; lavoranti intenti a seminare le cipolle; clienti del Circolo cooperativo Solese in via Coni Zugna, demolito negli anni 40: una tavolata in strada lunga 50 metri, una via trasformata in un grande ristorante; un pranzo sui prati di Castellazzo; contadini che a mezzogiorno mangiano i panini; un banchetto in onore di un libro sulla storia della bici, presenti Gianni Rivera, l’”abatino” per Gianni Brera, e il campione della due ruote Antonio Maspes. La gente ama stare a tavola, raccontare e raccontarsi, tra abbondanti fiaschi di nettare.
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Giordano Minora |
Quanti personaggi, in queste pagine, descritti con saggezza da Nizzola e fotografati meravigliosamente da Giordano Minora. C’è anche lui, tra le immagini d’epoca: il calzolaio al deschetto con la scarpa fra le mani: figura ormai scomparsa (tanti anni fa intervistai l’ultimo di Milano, che serviva tra gli altri Walter Molino). Il volume – con prefazione di Gabriele Moroni e grafica di Filippo Bordegoni - riporta anche una selezione delle storie pubblicate nel blog online Bollate Oggi, nato durante il periodo più devastante della pandemia e diventato un libro “a grande richiesta allo scopo di disarmare il nostro territorio e tramandare la memoria attraverso testimonianze dirette di chi ha vissuto avvenimenti o situazioni oppure ricordando eventi, luoghi e personaggi che sono entrati nella storia cittadina. Da qui Romanzo Popolare, ossia una comunità che si racconta”. Il volume dunque è stato scritto durante la clausura, su esortazione dei cittadini di Bollate. Avevano letto le storie del territorio che Nizzola e compagni andavano pubblicando e hanno espresso il desiderio che fossero raccolte, perché quelle esperienze dolorose non fossero divorate dal tempo. Ed eccoli accontentati con questo “romanzo” bello, ottima veste tipografica, da tenere bene in vista sugli scaffali, dopo averlo letto e goduto. Uno di quei libri che si scrivono con il cuore.
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Trippa e damigiana al centro |
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