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Mostra di Alto a Cisternino nel '60 |
DIPINSE LA PUGLIA CON AMORE
Viveva
a Milano e trascorreva le
vacanze a Figazzano, a un tiro di
schioppo da Cisternino, Martina
e Locorotondo. Faceva mostre in
ogni parte d’Italia e all’estero. Era
amato e stimato; piaceva ai critici
più consacrati, da De Micheli a
De Grada.
Franco Presicci
“Ti racconto - dopo quasi una vita – perché una domenica ti trascinai dalla città a vedere com’era fatto il mio paese. Tu ora lo dipingi. Iolo riscopro nella tua pittura. E mi è chiedo qual è il senso dell’immediato sortilegio, e per quali ragioni interiori alla ‘bugia’ dell’arte rinasce sempre viva l’emozione di trovare nell’aria le case pulite, le ‘commerse’ nel cielo issate, come stendardi, le strade tagliate dal vento, insomma quella forma ‘oggettiva’ che va sotto il nome di Locorotondo e che anch’io cerco di disegnare: come, con le parole”.
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Figazzano |
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Filippo Alto |
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Un'opera di Alto |
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Colucci,Caracciolo,Muscau |
Perché non istituire un Premio alla sua memoria. Lui ha creato vari Premi con te, tu ora dovresti crearne uno in suo nome”. Sono prossimo ai novanta, ma per Filippo riuscirei a tirar fuori le energie necessarie per una iniziativa del genere per una “formica di Puglia” che ha fatto conoscere a tanti i tesori della sua “culla”: la Cattedrale di Trani, i balconi spanciati di Martina, un pezzo di masseria di Noci affiancato a un campanile di Massafra, tutto “legato” da un ramo d’ulivo o da un tralcio di vite o da un frammento di strada.
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Nome sulla ringhiera |
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Enzo Caracciolo colto da Piero Lotito |
Rispose così al questore Enzo Caracciolo, che a casa mia si soffermava su un quadro di Filippo appeso nel soggiorno. Non amava quelli che si autocelebravano. Quelli con il tempo si spengono e lasciano tracce della loro pochezza. La casa delle vacanze di Filippo è a Figazzano (lui non c’è più dal ’92, ma ci vanno la moglie Ada, i figli Giorgio e Diego con le mogli e i rampolli). E Figazzano, quando c’era lui, era un pellegrinaggio di amici che arrivavano da ogni parte. Una sera v’incontrai Mario Mazzarino, già sottosegretario alle Finanze, con il quale frequentai l’oratorio del Sacro Cuore nella via parallela alla mia; un’altra sera il ministro Vernola; e poi il famoso critico d’arte Raffaele De Grada, il poeta Egidio Pane.
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Don Oronzo, il contadino narratore |
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Chechele |
E conobbi don Oronzo, un contadino di 80 anni, che gli domandava come mai tra viti, ulivi, querce, pioppi non si delineasse la figura di un uomo, magari con il cappello di paglia in testa come lui. Filippo sorrideva. E una volta, in una serata piena di gente, gli consegnò il microfono per fargli raccontare la vita della campagna. Nei panni di Silvio Noto, l’attore, presentatore, cantante barese, don Oronzo si trovò a suo agio e parlò di vendemmie, raccolte di olive, di canzoni, di dialoghi e d’innamoramenti tra le “ceppune”. Un successo, Il pubblico, applaudendo, si alzò in piedi. Per do Oronzo Filippo era “’u prufessòre”, un mito. Era simpatico, un po’ brusco, ma buono, don Oronzo. Un po’ curvo per le tante fatiche affrontate, basso, magro, occhi vispi, battagliero, ballò con Raffaele De Grada, ospite di Filippo, e poi mi condusse nel suo trullo, attaccato alla casa di Filippo, mi offrì un bicchiere di vino e una bottiglia. Gli scrissi un lungo articolo e mi disse semplicemente grazie. Filippo sapeva trattare bene le persone.
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Vito Plantone |
Aveva una lunga schiera di amici e di estimatori, a Milano (Giacomo Lezoche, Sebastiano Grasso, critico de “Il Corriere”, Vito Plantone, Costantino Muscau, invito dello stesso quotidiano di via Solferino,…) a Bari, Macerata… Leonardo Mancino, direttore didattico e scrittore, su di lui scrisse un lungo saggio, che conservo come una reliquia.
Discutevo spesso con Filippo, a casa sua, nella mia, al Circolo della Stampa, da Chechele e Nennella… “Urgono le visioni di Puglia – mi disse a un tavolo de “La Porta Rossa”, di Chechele, dove sedeva anche Mario Azzella, giornalista e documentarista della tivù, durante una delle manifestazioni che l’uomo di Apricena improvvisava - più vissute con il passare degli anni. Le radici anziché rinsecchire si ispessiscono. Non è il periodo del ritorno, ma quello della maturazione, di una maggiore consapevolezza di ciò che perduto, il desiderio di far diventare universale il paesaggio che mi porto dentro”. E seguiva con gli interni spagnoleggianti della Sicilia”. Morto Filippo, dopo diversi anni Ada gli volle allestire una mostra in una sala di Cisternino. Siccome era agosto non riusciva a trovare nessuno degli amici per la presentazione dell’artista e delle sue opere. Erano tutti in vacanza, chi emigrato al mare a Peschici; chi in montagna chi non aveva lasciato recapiti.
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Ibrahim Kodra |
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