L’OBIETTIVO DI CARMINE LA FRATTA CREA EMOZIONI NELLO SPETTATORE
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Uomo e ulivo |
Ha ritratto edifici pubblici
e palazzi storici, masserie,
Mar Piccolo, monumenti,
volti, chiese, archi rampanti,
trabeazioni, rosoni,
vetrofanie, sguardi, mestieri.
Franco Presicci
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Carmine La Fratta |
Condivido con Carmine La Fratta, tenace cacciatore d’immagini, poeta dell’obiettivo, la passione per gli ulivi saraceni. Che non popolano soltanto la Sicilia, la Calabra, ma sono disseminati anche in Puglia, nei dintorni di Ostuni: qualcuno, solitario, sta a Fasano, a Crispiano.
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Ulivo |
Non hanno ispirato soltanto poeti e scrittori come Buffalino, Consolo, Quasimodo, Federico Garcia Lorca, D’Annunzio, e altri. L’ulivo è stato eletto a pianta letteraria. Il poeta spagnolo ha visto camminare un solo ulivo per la pianura deserta. Chi va nella città bianca, Ostuni, ne vede tanti, di ulivi, millenari, dalle sagome più svariate, bizzarre, alcune barocche: tronchi avvitati su stessi, con volti umani o animali; ulivi in preghiera, genuflessi. In un fondo ho scoperto un ulivo con le mani tenute come quelle dei soldati sull’attenti; un altro, sventrato, appariva una caverna; un altro ancora aveva gli zoccoli da elefante e pareva in cammino. Su facebook hanno postato un esemplare a mo’ di uomo stanco, supplicante. L’ulivo è sacro; l’ulivo è testimone del tempo. Il poeta Alessandrino Callimaco, che si vantava di discendere da Batto, fondatore di Cirene, cantò l’ulivo. Atena lo regalò a Zeus. Venuto dall’Asia, è stato ed è amato da molti. Il suo tronco servì a costruire il talamo nuziale di Ulisse. L’ulivo è protagonista di mille leggende. Seduto sotto un ulivo a meditare sento quasi il suo fiato, il suo respiro e il desidero di dialogare con i suoi rami e le sue foglie. “Pure colline chiudevano d’intorno – scriveva Montale – marine e case, ulivi le vestivano”.
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L'occhio dell'ulivo |
Il mio rapporto con l’ulivo è annoso. Lo cerco dovunque possa incontrarlo: quello saraceno, che viene da lontano nel tempo e nello spazio. L’ulivo mi dà gioia, serenità. Amo il silenzio, la pace, come il fotografo Carmine La Fratta. Fu l’ulivo a portare sull’arca di Noè un rametto come segno di speranza, e di pace. E furono gli ulivi ad accogliere i respiri di Gesù prima del Calvario. Vero, Carmine? Tu fai i tuoi scatti magistrali davanti a quella pianta benedetta e la sottoponi all’ammirazione degli altri. Ricordo un ulivo, gigantesco, monumentale, che non m’impauriva mentre calavano le ombre; e un ulivo steso per terra a sonnecchiare; un altro retto da quattro blocchetti di cemento messi l’uno sull’altro.
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Bagnante e ulivo |
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Ulivo spettacolare |
Carmine è nato fotografo. Vanta un “curriculum” eccellente; eppure si definisce artigiano. Rifiuta il termine artista. Si dice pubblicamente artigiano d’immagine. E a contemplare le sue foto, sul Duomo di Milano, con i suoi merletti, le sue guglie, le statue, i contrafforti, gli archi rampanti, la stessa Madonnina cantata da Giovanni D’Anzi, la Galleria Vittorio Emanuele, Matera con i suoi Sassi, esplodi e gli rimproveri quella inutile modestia. Fa acrobazie per cogliere un dettaglio, come Fulvio Roiter nel suo libro di foto su Milano. E’ un fotografo curioso, attento, tenace, sensibile, pronto ad appostarsi per ore in attesa della luce che vuole. Si vede che il suo maestro è stato Mario De Biasi, che per il settimanale “Epoca” girò e documentò il mondo. “Da ragazzo leggevo questo giornale della Mondadori e mi soffermavo a meditare sulle foto di De Biasi. Poi volli sapere di lui e m’informai.
Io l’ho conosciuto, Mario De Biasi, che era anche un abile disegnatore. Ci incontravamo spesso nella libreria di viale Tunisia dell’editore Nicola Partipilo, del quale illustrava bellissimi libri sulla città del Porta e di Franco Loi, di Castellaneta e di Delio Tessa. Se avesse avuto per le mani alcuni scatti di Carmine La Fratta, De Biasi, che era severo nei giudizi, non disposto alla benevolenza, lo avrebbe sicuramente apprezzato. Ho indugiato anche sugli ulivi di Carmine.
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Il carrubo di Polignano |
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Venditore di cozze |
Lui li osserva, li vive, li gode. Anche lui ha un rapporto particolare con gli ulivi. Sui quali ha pubblicato video interessanti, meravigliosi. Ne ha realizzati tanti anche sulla visita di Papa Wojtyla a Taranto, seguendolo a distanza ravvicinata fino alla cattedrale di San Cataldo, tra la folla in lacrime di devozione, di gioia, riportando l’evento in un libro: “Ho fotografato un santo”. Sull’evento ha realizzato una mostra, facendo vivere agli spettatori momenti di forte emozione. Di Taranto ha fotografo ogni angolo, anche le pale eoliche che incorniciano un sasso enorme. Sarà anche un artigiano Carmine La Fratta, ma di quelli che hanno dimestichezza con l’arte. Di Carmine sono apprezzabili le sue foto di monumenti, di edifici pubblici; di chiese. Di una chiesa riprende le finestre a rosone, le trabeazioni, le navate, i capitelli, gli archi, le pale d’altare, i tabernacoli.
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Pescatore |
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Ulivo dalla sagoma di pesce |
Per esempio ha collaborato con compagnie teatrali e musicali, ha realizzato servizi fotografici per società e istituzioni, manifestazioni ed eventi pubblici: è stato fotografo di scena per i film “Scilla non deve morire” di Bruno Oliviero e “Marpiccolo”, di Alessandro di Robilant: foto che sono state scelte dalla Puglia Commission Film per la Mostra del Cinema di Venezia 2010; è fotografo nel “pool” ravvicinato della sala-stampa della Santa Sede. Pubblicati dalla Regione Puglia “Iconografia sacra a Taranto”, “Iconografia dei santi a Manduria”; per Sellitti editore “Settimana Santa a Taranto”…; nel 2016, con altri 35 fotografi italiani è stato scelto per l’ottavo Festival “Photovisa” a Krasnodar, in Russia; ha allestito mostre: le sue foto si trovano in collezioni pubbliche e private: ha vinto un Premio per le fotografie di scena del film “Il Miracolo” di Edoardo Winspeare e il concorso “Vogue sposa”…
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Bimbi nella città vecchia |
L'artista si vede quando da un'emozione, grande
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