LA SETTIMANA SANTA NELL’ABITO DI “PERDONE”

Opera di Angelo Solito
Per anni ha indossato camice, cintura mozzetta..., per onorare una tradizione di famiglia. Oltre a costruire troccole è un uomo devoto e sempre presente alla processione dei Misteri.

FRANCO PRESICCI
Tra qualche settimana è Pasqua. Per Nicola Caputo - profondo conoscitore dei riti della Settimana Santa e non solo; autore di tanti interessanti libri sulla città di Taranto e sui suoi riti - della festa per la resurrezione di Gesù, una delle più attese e delle più importanti, si comincia a parlare subito dopo Natale.
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"Perdone" in legno duro |
In questi giorni c’è chi posta sui “social” le delizie che si mettono in tavola nella ricorrenza: l’agnello al forno, la colomba, ecc. Il compianto Claudio de Cuia, uno dei poeti più celebrati nella Bimare e altrove, nel suo “Arie de Pasche”, raccolta di poesie dialettali tarantine, ha scritto versi letti e riletti dagli appassionati del vernacolo. In una di queste: “Sollecito stamane il potentino/ s’è messo più d’impegno ad inseguire/ l’ultima nuvola: dovrà preparare/ il migliore scenario celestino / per il Giovedì Santo…”.
Le “perdune” e i “fratelle” già da tempo aspettano con ansia il momento in cui indosseranno l’abito prescritto. Lo dice Angelo Solito, della confraternita del Camine dall’età di 14 anni, e bravo scultore degli elementi che fanno parte della processione, a cominciare dalla troccola e degli stessi confratelli in legno, duro o morbido: “Camice e mozzetta li portarono il mio bisnonno, mio nonno, mio padre e oggi li portiamo io e i miei tre fratelli”. Una dinastia di “perdùne”.
Angelo, uomo buono e generoso, religioso e amante del prossimo, è felice di incolonnarsi nel corteo dei Misteri, che è esaltazione di fede e gioia popolare, sacro e profano, fascino, spettacolo, a cui i credenti e non solo non riescono a fare a meno di assistere. Migliaia e migliaia di persone, tra cui molti spatriati e stranieri, vengono a Taranto in treno, in aereo o in auto e ci verrebbero anche a piedi per vedere le statue percorrere le vie della Bimare tra dense ali di popolo. A frotte sciamano in piazza Carmine o in quel tratto di via D’Aquino che l’attraversa, per assicurarsi i primi posti. C’è chi sgomita per farsi largo e chi impiega tutta la sua forza per tagliare la massa, arrivata anche quattro o cinque ore prima. Non si vuole perdere un minuto dell’avvenimento, sin da quando la porta principale della chiesa si apre e sbuca il troccolante, che è il comandante dell’esercito.
Le “perdune” e i “fratelle” già da tempo aspettano con ansia il momento in cui indosseranno l’abito prescritto. Lo dice Angelo Solito, della confraternita del Camine dall’età di 14 anni, e bravo scultore degli elementi che fanno parte della processione, a cominciare dalla troccola e degli stessi confratelli in legno, duro o morbido: “Camice e mozzetta li portarono il mio bisnonno, mio nonno, mio padre e oggi li portiamo io e i miei tre fratelli”. Una dinastia di “perdùne”.
Angelo, uomo buono e generoso, religioso e amante del prossimo, è felice di incolonnarsi nel corteo dei Misteri, che è esaltazione di fede e gioia popolare, sacro e profano, fascino, spettacolo, a cui i credenti e non solo non riescono a fare a meno di assistere. Migliaia e migliaia di persone, tra cui molti spatriati e stranieri, vengono a Taranto in treno, in aereo o in auto e ci verrebbero anche a piedi per vedere le statue percorrere le vie della Bimare tra dense ali di popolo. A frotte sciamano in piazza Carmine o in quel tratto di via D’Aquino che l’attraversa, per assicurarsi i primi posti. C’è chi sgomita per farsi largo e chi impiega tutta la sua forza per tagliare la massa, arrivata anche quattro o cinque ore prima. Non si vuole perdere un minuto dell’avvenimento, sin da quando la porta principale della chiesa si apre e sbuca il troccolante, che è il comandante dell’esercito.
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Troccola eseguita da Solito |
Angelo Solito, nato per dare forma al legno, sia fragno pugliese o noce, ulivo o faggio... agita la troccola per sentirla gracchiare dopo l’ultimo colpo di sgorbia, tra una musica funebre e l’altra, compresa “A mia madre” di Francesco Buzzacchino, primo vagito a Taranto nell’agosto del 1875, autore di ballabili e sinfonie, oltre che direttore della famosa filarmonica “Silvestri”.
Vedere Angelo al lavoro è attraente. La sua sgorbia dà forma a un volto con movimenti ritmici, sicuri, precisi anche su quella tavola con maniglie di ferro che agitata ripetutamente dà a chi la porta il comando: un personaggio importante, dunque, che sente il peso e il prestigio del compito.
Angelo Solito, culla a Taranto vecchia, in vico Ospizio, nei pressi di San Cataldo, chiarisce che non è corretto chiamare “perdùne” tutti i confratelli: i “perdùne” sono quelli che anno parte della congrega del Carmine e vanno scalzi il Giovedì e il Venerdì Santo; “mentre gli altri sono “fratelle” e indossano le scarpe. Non si può immaginare il freddo che si sente a ‘scè’ scazàte’, soprattutto di notte. “Per tre anni ho fatto le poste, quelle che vanno davanti alle statue: un anno davanti alla Sindone, un altro anno davanti al Crocifisso, quindi davanti alla Cascata. Per due anni ho fatto la posta ai Sepolcri in tutte le chiese della città vecchia.
Vedere Angelo al lavoro è attraente. La sua sgorbia dà forma a un volto con movimenti ritmici, sicuri, precisi anche su quella tavola con maniglie di ferro che agitata ripetutamente dà a chi la porta il comando: un personaggio importante, dunque, che sente il peso e il prestigio del compito.
Angelo Solito, culla a Taranto vecchia, in vico Ospizio, nei pressi di San Cataldo, chiarisce che non è corretto chiamare “perdùne” tutti i confratelli: i “perdùne” sono quelli che anno parte della congrega del Carmine e vanno scalzi il Giovedì e il Venerdì Santo; “mentre gli altri sono “fratelle” e indossano le scarpe. Non si può immaginare il freddo che si sente a ‘scè’ scazàte’, soprattutto di notte. “Per tre anni ho fatto le poste, quelle che vanno davanti alle statue: un anno davanti alla Sindone, un altro anno davanti al Crocifisso, quindi davanti alla Cascata. Per due anni ho fatto la posta ai Sepolcri in tutte le chiese della città vecchia.
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Angelo Solito al lavoro |
Ho fatto il pellegrinaggio uscendo dal Carmine, attraversando il ponte girevole, per entrare in via Duomo, nelle chiese di san Michele, sant’Agostino, san Cataldo, Santa Caterina, san Domenico. Poi il pendio per raggiungere sant’Anna, nell’omonimo vico, via Garibaldi, vico dei Santissimi Medici per giungere alla chiesa di san Cosimo e Damiano, sempre a piedi nudi…”. E poi al tempio di San Giuseppe, da qui in via Di Mezzo, sulla scalinata per sbucare in piazza Castello, poi a San Pasquale e rientro…
Solito ama il dettaglio. E non può evitare la descrizione della “divisa”, di cui è orgoglioso: il cappuccio, il mantello o mozzetta, il camice, il rosario, lo scapolare con la scritta “Decor Carmeli”, i guanti bianchi, il cappello (il Giovedì Santo in testa, il Venerdì dietro), la mazza o bastone a significare che sono pellegrini, la cintura, simbolo della flagellazione di Gesù.
“La processione dei Misteri esce dal Carmine alle 17 del Venerdì Santo e percorre via D’Aquino, piazza Maria Immacolata, via Di Palma, e da lì in via Regina Elena, verso la chiesa di San Francesco, dove si fa un’ora di sosta e si fa tacere lo stomaco”. Solito ricorda: “Negli anni ‘70 mio padre veniva a portarmi il panino”. Gli domando; “Un confratello che cos’ha sotto il camice?”. “Emozione, tantissima emozione. Emozione indescrivibile, Soprattutto quando le bande suonano le marce funebri. L’emozione prende possesso di te il giorno delle sacre ceneri”. Continua a prendere parte alla processione? “Sempre, ma come semplice fedele, non indosso più l’abito”.
Solito ama il dettaglio. E non può evitare la descrizione della “divisa”, di cui è orgoglioso: il cappuccio, il mantello o mozzetta, il camice, il rosario, lo scapolare con la scritta “Decor Carmeli”, i guanti bianchi, il cappello (il Giovedì Santo in testa, il Venerdì dietro), la mazza o bastone a significare che sono pellegrini, la cintura, simbolo della flagellazione di Gesù.
“La processione dei Misteri esce dal Carmine alle 17 del Venerdì Santo e percorre via D’Aquino, piazza Maria Immacolata, via Di Palma, e da lì in via Regina Elena, verso la chiesa di San Francesco, dove si fa un’ora di sosta e si fa tacere lo stomaco”. Solito ricorda: “Negli anni ‘70 mio padre veniva a portarmi il panino”. Gli domando; “Un confratello che cos’ha sotto il camice?”. “Emozione, tantissima emozione. Emozione indescrivibile, Soprattutto quando le bande suonano le marce funebri. L’emozione prende possesso di te il giorno delle sacre ceneri”. Continua a prendere parte alla processione? “Sempre, ma come semplice fedele, non indosso più l’abito”.
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I Misteri |
“Quanto costa oggi la posta?”. “700.000 euro. Una volta anche 50.000 lire. I miei fratelli sono tutti portatori di statue o ‘sdanghieri’, quelli di dietro sono portatori di forcelle, alte circa 170 centimetri. La Cascata e l’Addolorata del Carmine sono le più pesanti. Le hanno portate mio zio, Stefano Di Maso, e mio fratello Pietro. I mazzieri hanno l’incarico di regolare le distanze fra i simulacri”.
Insomma, è istruttivo parlare con Angelo Solito, i cui manufatti (Madonne, Croci, volti di santi, troccole) vanno in ogni parte d’Italia e oltreconfine, una è pronta a partire per Barcellona, un’altra si trova già da tempo a Vallalolid, una terza nei giorni scorsi è entrata in una chiesa di Leporano; un’altra ancora è stata donata al Carmine da Solito e Felice Buonomo, che hanno collaborato a realizzarla in sette mesi di lavoro). Angelo, hai mai partecipato all’asta o gara che dir si voglia?. “Sì. Un tempo si svolgeva nella chiesa di San Domenico, oggi nella chiesa del Carmine”.
Una visita rapida e quasi improvvisa, al suo laboratorio. Solito è piazzato dietro il suo bancone, ha in mano la sgorbia che per informarci ritira dalla sagoma della troccola che sta terminando. Ci mette l’anima, in questo suo impegno molto delicato: se sbaglia un colpo il danno può essere irreparabile.
Insomma, è istruttivo parlare con Angelo Solito, i cui manufatti (Madonne, Croci, volti di santi, troccole) vanno in ogni parte d’Italia e oltreconfine, una è pronta a partire per Barcellona, un’altra si trova già da tempo a Vallalolid, una terza nei giorni scorsi è entrata in una chiesa di Leporano; un’altra ancora è stata donata al Carmine da Solito e Felice Buonomo, che hanno collaborato a realizzarla in sette mesi di lavoro). Angelo, hai mai partecipato all’asta o gara che dir si voglia?. “Sì. Un tempo si svolgeva nella chiesa di San Domenico, oggi nella chiesa del Carmine”.
Una visita rapida e quasi improvvisa, al suo laboratorio. Solito è piazzato dietro il suo bancone, ha in mano la sgorbia che per informarci ritira dalla sagoma della troccola che sta terminando. Ci mette l’anima, in questo suo impegno molto delicato: se sbaglia un colpo il danno può essere irreparabile.
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Angelo Solito e la troccola |
Tutti conoscono Solito e le sue troccole, e lo ammirano per la passione che manifesta. Basta ascoltare Antonio De Florio e Nicola Giudetti, cantori di Taranto e delle sue tradizioni. Non mancano mai alla processione dei Misteri. De Florio ritrae con l’obiettivo fotografico i simboli, le statue, i volti della gente: chi piange, chi si rivolge all’Addolorata, chi a Gesù morto, chi si inginocchia chiedendo aiuto o semplicemente per devozione.
La processione dei Misteri, ripeto, è celebrazione di fede, spettacolo, fascino, rievocazione del sacrificio di Gesù per salvare l’umanità, che oggi va verso la follia. Un signore anziano alto, ben vestito, “papillon”, fazzoletto bianco nel taschino della giacca, sicuramente straniero, probabilmente inglese, perfetta somiglianza con Luciano De Crescenzo, l’ingegnere filosofo e scrittore napoletano, chiese al vicino se sapesse quando e come fossero nati i Misteri. La persona interpellata, un vecchietto barbuto e infreddolito, un po’ ricurvo e con una tosse rabbiosa, .on seppe dare la risposta, Ma un altro intervenne con sicurezza, affermando che le origini si possono far risalire al XVI secolo, “all’epoca della presenza spagnola a Taranto.
La processione dei Misteri, ripeto, è celebrazione di fede, spettacolo, fascino, rievocazione del sacrificio di Gesù per salvare l’umanità, che oggi va verso la follia. Un signore anziano alto, ben vestito, “papillon”, fazzoletto bianco nel taschino della giacca, sicuramente straniero, probabilmente inglese, perfetta somiglianza con Luciano De Crescenzo, l’ingegnere filosofo e scrittore napoletano, chiese al vicino se sapesse quando e come fossero nati i Misteri. La persona interpellata, un vecchietto barbuto e infreddolito, un po’ ricurvo e con una tosse rabbiosa, .on seppe dare la risposta, Ma un altro intervenne con sicurezza, affermando che le origini si possono far risalire al XVI secolo, “all’epoca della presenza spagnola a Taranto.
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Solito e il suo maestro Mauro Pieroni |
Fu allora che nacquero le prime confraternite, ispirandosi a quelle di Siviglia, Barcellona…”. Aggiunse altri particolari, mentre un bimbo in braccio al papà indicava Cristo nell’Orto, Cristo alla Colonna, la Caduta, le “perdùne” che li accompagnavano “nazzeccanne” e un po’ piegati. Poi chiocciava la troccola, che è il primo elemento messo in gara e dà a chi la conquista l’onore di imporre il ritmo alla processione. Il troccolante ordina le soste e le riprese del pellegrinaggio per le vie della città. Alle sue spalle, il Gonfalone (della congrega della chiesa del Carmine), la Croce dei Misteri… E’ toccante ogni simulacro, ogni passo dei confratelli. Angelo Solito si commuove, rivedendosi nei panni di chi rappresenta il perdono: questo vuol dire “perdòne”. Una marcia funebre di Domenico Bastia accompagna il termine del rito.
Sono stati in molti a scrivere della Settimana Santa tarantina, tra cui un’autrice inglese che venne a visitare il nostro Paese e si trovò a Taranto proprio mentre si snodava la processione, che l’affascinò; Cesare Giulio Viola nel suo libro “Pater, il romanzo del lume a petrolio”, del ‘22:
Sono stati in molti a scrivere della Settimana Santa tarantina, tra cui un’autrice inglese che venne a visitare il nostro Paese e si trovò a Taranto proprio mentre si snodava la processione, che l’affascinò; Cesare Giulio Viola nel suo libro “Pater, il romanzo del lume a petrolio”, del ‘22:
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Angelo Solito e Felice Buonomo |
“Al Venerdì Santo a Taranto non piove. Chè al tramonto uscirà dalla Chiesa del Carmine la processione dei Misteri e il popolo l’attende; e il celo rispetta il Cristo e la fede del popolo. Le finestre sono tutte pavesate; ai balconi stanno le lampade a petrolio che s’accenderanno a notte nelle loro campane di vetro smerigliato. Per le strade la folla s’assiepa in silenzio...
Finita la grande manifestazione, si corre a casa, dove sono pronti anche i taralli, le “scarcèdde”, termine, secondo gli esperti, derivante dallo spagnolo “escarcela”. Sul pendio di San Domenico la notte di Giovedì Santo si vive il momento più commovente della processione dell’Addolorata.
Finita la grande manifestazione, si corre a casa, dove sono pronti anche i taralli, le “scarcèdde”, termine, secondo gli esperti, derivante dallo spagnolo “escarcela”. Sul pendio di San Domenico la notte di Giovedì Santo si vive il momento più commovente della processione dell’Addolorata.
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