CHE
PILUCCAVA 2 MILIONI AL GIORNO
nel
naviglio, fu salvato da un brigadiere.
Gli
arresti degli assassini, dei boss, delle
mezze
maniche della malandra.
Il busto eseguito dal pittore Paganini è tratto dal bellissimo volume “Cartoline storiche dei carabinieri”
L’ufficiale dei carabinieri mi stava seduto di fronte, al di là della scrivania, e sulle prime mi dette l’impressione di non gradire il flusso di domande che lo aspettavano, pur essendo affabile, cortese; ma dopo le prime battute mi ricredetti. Mi chiese, sorridente: “Sai che a Santiago del Cile c’è una universita’ del borseggio?”.
Posto di blocco dei Carabinieri 30 anni fa |
Sì, ne ho parlato tempo fa in una delle puntate della trasmissione televisiva su Rai3, “Fuori Orario”, condotta da David Riondino. Ma la storia che vorrei raccontarti sicuramente non la conosci. Era l’ottobre dell’85 e, terminate le puntate della “Polizia racconta” sul ”Giorno”, il vicedirettore e capocronista, Guido Gerosa, mi suggerì di avviarne altre, raccogliendo ricordi, esperienze, considerazioni tra ufficiali e sottufficiali dell’Arma. Una mietitura sicuramente ricca e interessante. Dopo qualche giorno arrivò il “via libera”, ma a condizione che non facessi i nomi degli intervistati. Promisi, e mantengo la promessa ancora adesso. C’era un grande traffico in via Vincenzo Monti quando varcai la soglia della caserma, puntuale all’appuntamento con il comandante del nucleo radiomobile, un bell’uomo di Caserta, sposato, tre figli, colto, elegante nella sua divisa, grado di maggiore, 40 anni, da venti nell’Arma, tre a dicembre di servizio nella nostra città. Un appuntato mi annunciò, lui mi venne incontro e mi indicò una sedia. Appoggiai sulla scrivania un paio di fogli, impugnai la penna per prendere qualche appunto, e fermai lo sguardo verso un quadro raffigurante un carabiniere che estraeva un bambino dalle fiamme che azzannavano un edificio: forse una scena di Walter Molino su “La Domenica del Corriere”.
La fiamma dei Carabinieri |
Sorridendo, il maggiore mi anticipò con la domanda sulla scuola cilena, che formava i virtuosi del caschè, del gancio, dell’impettata. “Laureò anche una donna, che, arrivata poi nel nostro Paese, prese alloggio in un hotel di Genova e si mise a fare la pendolare tra la città ligure e Milano, dirottando a volte in altre località, dopo aver già operato a Udine, a Venezia, a Trieste… Era un’autentica ‘giocoliera’”. Ma siccome non tutte le ciambelle riescono col buco, accumulato un consistente malloppo, un giorno una pattuglia dei carabinieri la “bevve” e la portò nell’ufficio degli investigatori del nucleo radiomobile, ai quali snocciolò la sua storia. “A Santiago - cominciò - nei sobborghi è attiva una ‘facoltà’ del borseggio, dove il maestro impartisce meticolose lezioni teoriche prima di passare alla pratica. Da lui appresi l’arte di infilare con la massima leggerezza le mani nelle borse, stando attenta a non premere troppo sulle cerniere (“le dita devono essere ali di farfalla”); e imparai a conoscere tutti i tipi di borse, a bottoni o a serratura ad incastro”. Fu promossa e si mise a volare. “Ero in grado di intuire la sistemazione dei vani interni degli obiettivi prima di intraprendere il lavoro”.
Via Moscova |
La donna, sulla quarantina, riferì questi ed altri particolari al comandante, che si mostrava interessato. “Non creda – aggiunse – che io sia contenta di aver scelto questo mestiere, che tra l’altro mi porta così lontana dalla famiglia. Ma non potevo esercitarne un altro. Era quello dei miei genitori, che mi hanno trasmesso anche loro qualche trucco... In Cile - aggiunse – i veterani sono gelosissimi dei loro metodi e li tramandano con orgoglio soltanto ai propri figli”. I suoi bersagli esclusivi erano le donne estasiate davanti ai negozi di abbigliamento (“sui tram e sui vagoni del metrò non sono mai salita”). Erano le prede più facilmente abbordabili: “Quando si fermano davanti a una vetrina e sognano di acquistare un capo elegante con tanto di firma celebrata per ben figurare in una serata importante, si distraggono completamente, si distaccano da ciò che le circonda. E’ quello il momento adatto per colpire”. Non le andava sempre bene, naturalmente. E se l’esplorazione della borsa non l’assicurava, rinunciava al colpo senza crucciarsi. Tanto alla fine della giornata il suo milione e mezzo, e anche di più, lo rimediava comunque. “Rubare in Italia – precisò – è uno scherzo da ragazzi”. Rivelò i suoi segreti dettagliando. Disse che preferiva agire da sola, non in batteria; che era una grande ammiratrice della bravura degli slavi (che tra l’altro nei loro “staff” impiegavano anche i minorenni, perché non soggetti alla legge penale: n.d.a.); e che aveva l’abitudine di arrotolare la refurtiva legandola con un nastro.
La via del Corriere |
Quando fu beccata dai carabinieri del nucleo radiomobile di rotoli ne aveva una quindicina (un milione e 900 mila lire). A notare la sua manovra non era stata la vittima ma un passante. La “fisarmonica”, come la malandra definisce il portafoglio, aveva già preso il volo e una volta svuotato era stato gettato in un cestino portarifiuti. Nella caserma di via Vincenzo Mobile, durante il colloquio con l’ufficiale, garbato, ma inflessibile anche con chi delinque, lei, che pure doveva aspettarsi di essere “bevuta” un giorno l’altro, pianse; e fra le lacrime confidò la sua aspirazione: tornare un giorno a Santiago, aprire un negozio e prendersi cura dei suoi figli, che vedeva una volta all’anno. Storia interessante, comandante. Gliene saranno capitate da poter scrivere un’antologia. Chissà, forse un giorno, mentre si gode la pensione. “Non credo. Devo precisare che non sono soltanto i sudamericani a dedicarsi al borseggio. Abbiano arrestato libanesi e tunisini, abili anche in scippi e rapine”. Qual è l’età dei borseggiatori? “Un esempio.
L'insegna del Corriere |
Di recente un uomo di 64 anni, scendendo dalla corriera in piazzale Cadorna e piegandosi su una delle sue valigie, è stato borseggiato da uno straniero di 58 anni. Un anziano signore, che aveva seguito la scena, ha gridato, il derubato ha inseguito il ladro, una pattuglia del radiomobile in perlustrazione è immediatamente intervenuta e il ‘giocoliere’ ha concluso il suo numero. Nonostante l’età, non aveva perduto la scaltrezza, la mano non si era appesantita. Naturalmente nei “carnieri” dei carabinieri non finivano (e non finiscono) soltanto lepri e uccelli di passo. Si ricordano le grandi operazioni antimafia condotte dai nuclei operativo e investigativo di via Moscova, dove ha sede la Legione (a due passi dal “Corriere” e dal ristorante Rigolo, frequentato, oltre che da rappresentanti dello spettacolo, della cultura e dell’industria, dai vip del quotidiano di via Solferino); l’arresto di pericolosi rapinatori, di fabbricanti di denaro falso, di sequestratori di persona, di assassini… Ricordo quando, nell’87, misero in trappola in un “residence” del Bresciano una specie di primula rossa, che scatenò un pomeriggio di fuoco.
Il famoso ristorante Rigolo |
“Il nostro scopo è quello di prevenire e reprimere tutti i reati. Noi del radiomobile ogni sera mettiamo uomini in osservazione nelle strade maggiormente insidiate dalla malavita e spesso facciamo buona caccia anche nel campo del commercio dell’eroina. Qui stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo: mentre prima quando portavamo in caserma giovani che spacciavano piccoli quantitativi di ‘polvere’ non c’era verso di farli parlare. Adesso invece sono sempre più numerosi coloro che spiattellano subito le generalità del fornitore. Vuole qualche cifra? In pochi mesi solo il nucleo radiomobile, per fatti di droga, ha arrestato 96 persone e sequestrato oltre 4 chili di sostanze stupefacenti. E’ il risultato di una buona organizzazione. La caserma di via Vincenzo Monti ha un organico di 400 uomini e dalle 8 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 20 facciamo uscire fino a 30 Alfette”. Il maggiore sfogliò delle carte e intanto consultava la memoria, che tra l’altro elargiva fatti e figure che con la malandra non avevano nulla a che vedere. Così emerse il brigadiere del radiomobile che una sera percorrendo l’Alzaia Naviglio Grande con l’auto di servizio sentì una voce che invocava aiuto per una persona caduta in acqua. Il sottufficiale si tuffò e salvò la vittima: un cieco che vendeva i biglietti della lotteria sotto i portici di piazza Duomo. Trascorse del tempo e un giorno il brigadiere andò a trovarlo, e dopo essersi presentato acquistò nove biglietti di “Premiatissima”; per gratitudine ne ricevette uno in regalo. E con quello vinse 5 milioni, ai quali se ne aggiunsero altri 5 con il meccanismo della telefonata, per sorteggio, a casa. Il carabiniere si ripresentò dal non vedente e gli regalò un milione. Quando l’intervista giunse alla fine, il maggiore volle accompagnarmi fino al portone aperto su via Vincenzo Monti. Attraversammo la piazza d’armi e parlando esitai, ricordando le volte in cui avevo partecipato alle manifestazioni con i carabinieri a cavallo, compreso quella del saluto al colonnello Nobili nominato generale e destinato a Napoli.
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