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mercoledì 17 ottobre 2018

Nunzio Schena, editore illuminato


Nunzio e Angela Schena
SPADOLINI SI DISSE ONORATO DI


AVERLO INCONTRATO A FASANO


Il Dalai Lama gli donò la sciarpa di
Lino;

Papa Woityla lo ricevette in
Vaticano, abbracciandolo. 
Sfornò oltre duemila volumi.

Lo scrittore Raffaele Nigro lo definì
un uomo antico. 

Nunzio era straordinario.

La sua generosità inimitabile. 

Più che al denaro guardava al prodotto.


  


Franco Presicci
Per Raffaele Nigro, giornalista Rai e autore di tanti libri (“Ombre sull’Ofanto”, “Adriatico”, “Dio Levante”…) Nunzio Schena era un uomo antico, di grande intuito. Per Angelo Di Summa “stampatore, editore, artiere, operaio, un immenso senso del lavoro”. Era anche un uomo generoso, affabile, disponibile. Nato in tipografia. Iniziò a produrre libri verso gli anni 50, quando sindaco di Milano era Virginio Ferrari; alla Scala era in cartellone il “Falstaff”; il “piccolo Teatro si ripresentò con un volto completamente nuovo; nelle sale cinematografiche si proiettava davanti a platee affollate “I vitelloni” di Federico Fellini, con Alberto Sordi, Franco Interlenghi… e e mieteva grande successo anche “Cronache di poveri amanti” di Carlo Lizzani, tratto dal romanzo di Vasco Pratolini.
Schena a sinistra con Paolo Grassi
Nelle stanze ariose della casa editrice Schena a Fasano, nei pressi della stazione ferroviaria, erano esposti oltre duemila volumi, tutti ben allineati sugli scaffali. Notai subito “Valle d’Itria, Cicerone di me stesso”, di Pietro Massimo Fumarola, prefazione di Paolo Grassi, che si diceva felice di aver letto questo testo “per quanto di tecnico ci ha detto sotto ogni punto di vista, sulla struttura e sulle ragioni dei trulli…”. Oltre che sulla storia, l’architettura, i valori “misteriosi e sacrali, l’immagine viva dei trulli nella bellissima Valle d’Itria…”. Un libro che presentammo, credo nel ’76, al Cida (Centro Informazioni d’arte), in via Brera a Milano, in una manifestazione per la Puglia, voluta ad Antonio Baroni, direttore del settimanale “Il Milanese”. L’occasione fu la comparsa sull”’Europeo” dell’inchiesta sui trulli di Salvatore Giannella. Il libro fu apprezzato da tutti, soprattutto da Domenico Porzio e da Vincenzo Buonassisi e dal famoso gallerista Guido Le Noci, presenti alla serata.
Nunzio Schena con Giovanni Spadolini
Di Nunzio Schena avevo sentito parlare con accenti entusiastici. Tutti dicevano che era una persona riservata, di notevole solerzia, capacità professionali e umanità. Il giorno del sessantesimo compleanno dell’azienda decisi di fargli visita e gli telefonai. Mi fissò un appuntamento alla Grafischena e fui come sempre puntuale. Mi trovai di fronte a un signore dai capelli bianchi e dai modi signorili. Ebbi l’impressione che non parlasse volentieri di sé; e che bisognasse insistere, ricordargli l’esigenza dei giornali di raccontare la biografia di un grande editore del Sud, un formicone di Puglia, come avrebbe detto Tommaso Fiore. Non stava molto bene, s’intuiva; e io non volevo trattenerlo a lungo. Era il 2003. Lui stava seduto alla scrivania, tenendo una penna in mano, e la figlia Angela, che oggi continua la sua opera, in piedi dietro di lui. “Sono pronto!”.
Schena con De Marsico
Ma arrivarono Vinicio Aquaro, presidente del Premio Nazionale “Valle dei Trulli”, e l’ex assessore del Comune di Milano Siro Brondoni, che con la moglie amava passare le vacanze a Ostuni. Aquaro, che conoscevo da anni, al saluto aggiunse: “Eccolo qua, il grande Nunzio”; e rivolto a me: “Lo sai che ha curato con attenzione, sensibilità e competenza ‘Lo Scudo’, il primo periodico pugliese, da lui stesso fondato?". E le opere di Alfredo De Marsico, principe del foro (odiava che nei salotti si commentassero le sue arringhe), docente universitario, ministro della Giustizia nel governo Mussolini)… Più che ai soldi, Nunzio ha sempre guardato al prodotto. Brondoni rimase in silenzio sino alla fine della conversazione, che seguì con attenzione e interesse. L’editore mi disse di darci del tu, mostrandomi simpatia, che ovviamente, era ricambiata. Era ricco di amici importanti e di estimatori: Aldo Moro, Giovanni Spadolini…
Nunzio Schena con Papa Wojtyla

Nel ’90 fu accolto in Vaticano da Papa Wojtyla, che elogiandolo lo abbracciò; e aveva avuto la sciarpa di lino, segno di eterna amicizia, dal Dalai Lama, all’uscita del libro “Tibet in fiamme”, di Bruno Zaratto. “Allora, Nunzio, sfogliamo questa tua splendida biografia?”. “Cominciai con le Arti Grafiche Schena, verso gli anni 50 nella centrale via Egnazia. Nel ‘68 istituii il Premio Nazionale di narrativa ‘Valerio Gentile’” per giovani scrittori. Nel ’72 mi trasferii nella strada (oggi intestata a lui: n.d.a.), che sfocia nel piazzale della stazione”. Si fermò un attimo; riprese, accennando a una temerarietà giovanile, che, divertito, apprezzai: per andare da Fasano a Putignano per impaginare il suo giornale, “per guadagnare tempo, cavalcando una vecchia bicicletta malandata, mi tenevo aggrappato a una sporgenza della parte posteriore della corriera fino a Laureto, dove, mollando la presa, la sorpassavo, anticipandola a Locorotondo”. Qui, corridore provetto e solitario, prendeva la strada per Alberobello, la sfiorava e imboccava quella per Putignano. “Nell’83 stampai a tempo di record (25 giorni anziché un mese, termine previsto dal committente, l’università di Pavia) un volume importante...”. Non seguiva un ordine cronologico nel riferire i ricordi. Il nome della Grafischena già superava i confini della Puglia.
L'editore Schena con Spadolini
Giovanni Spadolini, docente universitario, a 30 anni direttore del “Resto del Carlino” di Bologna, quindi al volante del “Corriere della Sera”, autore di tanti libri tra cui “Il Tevere più largo”, andò a trovarlo e poi si espresse così: “Essere qui a Fasano da un editore del Mezzogiorno che ha il coraggio di alimentare la pianta della cultura al di là della convenienza economica; che è impegnato in tante imprese anche appoggiato dagli atenei della Puglia e della vicina Basilicata è per me motivo di orgoglio”. Ma Nunzio non si vantava di questo e di tanti altri giudizi esaltanti. Come non si vantava delle tante onorificenze che riceveva.
Schena con il Dalai Lama
Oltre alla sciarpa di lino del Dalai Lama, il titolo di “Chevalier dans l’ordre des artres et des lettres” conferitogli dal governo francese; e quello di Grand’Ufficiale al merito della Repubblica, nell’88, del nostro presidente della Repubblica; la laurea “ad honorem” in lettere concessagli dall’Università pavese…“Fai onore alla Puglia , e non solo, Nunzio. Hai costruito un edificio solido e prestigioso. Sei un esempio”. Non colse. “Mossi i primi passi rilegando libri, quando questa attività non era molto frequentata; e maneggiavo compositoio, vantaggio e piombo nella tipografia di Callisto De Robertis, a Putignano, dove confezionavo anche “il giornale Il Seggio”, titolo ispirato da un’antica piazza di Fasano. Nell’immediato dopoguerra frequentai a Milano la tipografia dell’Opera di don Guanella. Dovevo crescere, se volevo mettere in piedi una mia fabbrica”. Che non poteva non essere accasata a Fasano, la sua culla. “M’improvvisai anche rappresentante di cartiere per poter spiare il lavoro delle tipografie”. A poco a poco Nunzio Schena diventò grande, ottenendo la stima di tante personalità.
Premio assegnato alla Biblioteca di Crispiano
Nunzio Schena
Nell’87 la casa editrice prese parte alla “Buchmesse di Francoforte e al Salone del Libro di Torino. Suoi volumi vennero presentati alla Terrazza Martini di Milano. Fu lui a suggerire, d’accordo con Spadolini, il nome di “Ignazio Ciaia”, poeta e patriota francese, presidente della Repubblica napoletana nel 1799, morto sul patibolo, per il Premio in libri istituito dalla Fondazione Nuove Proposte, presieduto da Elio Greco, di Martina Franca. Al nome di Ciaia fu aggiunto quello di Schena dopo che il riconoscimento era stato conferito a lui, che per cementare il suo opificio lavorava in media 12 ore al giorno. Ad un certo punto, fingendo: “La mia memoria fa cilecca”, forse nell’intento di smettere di narrare la trama del suo lungo cammino. Ma nello stesso tempo non voleva dispiacerci. “Sono del ’25, ma non posso morire, perché mi hanno riferito che l’inferno ha fatto il pieno, non c’è più nemmeno un posto”. Angela, sempre in piedi dietro di lui, sorrise. “L’inferno? Tu sei destinato altrove, quando il Signore vorrà, caro Nunzio”. Un anno dopo Nunzio Schena se ne andò in punta di piedi, com’era vissuto. Michele Annese, direttore della biblioteca di Crispiano e segretario generale della Comunità montana della Murgia, mi dette la notizia commuovendosi. “E’ stato un editore illuminato, un uomo con notevoli virtù, intelligente, buono, affabile, ospitale, schivo di lodi. Ha pubblicato migliaia di testi anche scientifici curati da illustri esperti; e riviste importanti di filosofia, di letteratura... Ha dato davvero tanto alla nostra regione, e non solo”. Il Comune di Fasano lo ricordò in una cerimonia, alla quale parteciparono cattedratici, scrittori, tanti ammiratori di quest’uomo superlativo. Sono tornato, un paio di anni fa, come in pellegrinaggio, davanti alla vecchia sede della Grafischena. Pochi metri prima, sulla destra, ho notato un ulivo saraceno piegato come in preghiera; un altro sostenuto da blocchi in cemento come un vecchio da una stampella; un terzo poco più lontano da qui adagiato sull’erba, ma non per stanchezza. Gli ulivi, piante di pace (ne portava un ramo nel becco la colomba che annunciò a Noè la fine del diluvio) a volte assumono forme scultoree. Quasi monumenti.







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