LA PROCESSIONE DI
PASQUA
I fedeli e gli appassionati la rivedranno svolgersi nella memoria.
Le strade sono
deserte dappertutto. La sera un’orchestra
tuona per non essere sopraffatta
dall’ululato delle sirene delle ambulanze. La gente
si affaccia alle finestre e applaude. Applauso
pieno di speranza.
(1)-N.d.R. : I Riti della Settimana Santa di quest'anno saranno celebrati senza la tradizionale partecipazione dei fedeli. Modalità obbligatoria visto che si devono evitare assembramenti che possano portare al diffondersi del contagio Coronavirus. Le celebrazioni riguarderanno solo sacerdoti e due operatori e verranno trasmesse in streaming sulla pagina social di Monsignor Filippo Santoro e sulle TV locali.
Non accadeva dall'ultima guerra!
IN APPENDICE:
-LE FOTO DEI RITI DI CATALDO ALBANO
-IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI
Franco Presicci
Da giorni sospiravo la Pasqua, e i miei ricordi galoppavano. In queste festività riemergono la nonna e i dolci che preparava, incaricando noi marmocchi di portarli al forno di “meste Petrìne”, che inondava di profumi le vie adiacenti. In una “tièdde” trionfavano quattro o cinque “scarcèdde” con due uova sode imprigionate in due rotolini di pasta; e in un paio di altre una quarantina di biscotti che si offrivano anche alle persone che venivano a farci visita.
L'Addolorata |
Nonno Ciccio gioiva quando la Pasqua era alle porte, perchè goloso e perché la festività solennizzava la risurrezione di Gesù. Ma la nonna, vigile e determinata, per tutelare la sua salute lo teneva lontano dalle prelibatezze, e lui approfittava di un attimo di distrazione per allungare una mano in uno spiraglio della credenza. Un giorno, curioso com’ero già da bamboccio, domandai ad un vicino che aveva studiato da dove derivasse il vocabolo “scarcèdde”: era una borsa che nel Medioevo la gente portava appesa alla cintura. La risposta non mi appagò, non conoscendo la forma della sacca a cui aveva accennato l’interlocutore. Non mi attiravano soltanto “le taràdde” e le altre delizie; ma anche la processione dei “Misteri”, che era, ed è sempre stata, spettacolare ed emozionante, sacra con implicazioni profane. Da giovane vi aveva partecipato anche mio padre, calato in un vecchio smoking che lo faceva sembrare un pinguino (secondo la testimonianza di una foto mangiucchiata dal tempo).
Confratelli a Taranto vecchia |
Ma poi aveva perso la voglia d’immergersi nella lunga coda preceduta da carabinieri in grande uniforme, vigili urbani, dignitari e confratelli tra coriferi, “pesàre”, “mazzieeri”, crociferi…; e allora mi ci accompagnava il nonno, tenendomi per mano, nel timore che la marea mi fagocitasse. Mi piaceva sentire il rumore “de le trucculesciàte” e i movimenti dell’uomo che, agitando le maniglie inchiodate sulla tavola di legno, era quasi sempre in testa al corteo. Oggi, quando mi capita di rimpatriare a Pasqua, mi piazzo un paio di ore prima dell’uscita delle statue dalla Chiesa del Carmine e tengo pronta la macchina fotografica per immortalare le sagome incappucciate, dette in dialetto “perdùne”, le “poste”, i portatori delle statue, “’u mazzière”, e tutte le altre figure che Nicola Caputo ha descritto molto bene nei suoi libri, non trascurando i dettagli, la storia degli artisti che hanno realizzato le effigie di Gesù Morto, Gesù alla Colonna, Gesù all’Orto, la Cascata, la Sindone, l’Addolorata, donata nel 1765 dalla famiglia tarantina dei Calò…. Quando in quel periodo resto a Milano, la processione me l’immagino, stando nel mio studio e la racconto a Claudia, la mia nipotina, che non si perde una parola.
Cristo verso il Calvario |
Ecco, sono le 17, è Venerdì Santo, la processione sta uscendo dal Carmine. Una folla oceanica, silenziosa e commossa (arrivata da ogni parte d’Italia e anche dall’estero) è contenuta a stento dagli addetti oltre le transenne, e assiste a questo rito, così ricco di significati. Presenti tarantini che per nulla al mondo si perderebbero questo avvenimento. Dietro la “troccola”, la prima delle tre bande musicali impegnate in toccanti marce funebri. Seguono il Gonfalone, la Croce dei Misteri (apparsa la prima volta nel 1913), portata da confratelli a volto scoperto; Gesù Morto, che ha ai lati quattro cavalieri che reggono i lacci, cordoni legati alla base del feretro. Un tempo questi personaggi erano membri della nobiltà o cittadini con meriti particolari.
Confratello |
Ecco l’Addolorata con un corteggio “de perdune”, a piedi nudi, il cappuccio calato sul volto (solo due forellini per gli occhi);
La Croce |
e le forcelle, quattro per ogni statua (bastoni in legno terminanti in una forchetta), utilizzati per posarvi l’effigie quando i portatori, per riposarsi, lasciano per un momento le stanghe; i “mazzièri”, che dotati appunto di mazze, fanno su e giù, non per sgranchirsi le gambe, ma per controllare l’andatura e lo svolgimento del corteo, che attraversa via Di Palma, via Regina Elena…, fa una piccola sosta nella chiesa di San Francesco di Paola, dove arriva verso le 23, quindi riprende il cammino, imboccando via Anfiteatro. Verso le 7 del mattino del sabato la “troccola” raggiunge la Chiesa del Carmine, ”’nu perdòne” alza il bordone e batte tre colpi sul portale, che si spalanca accogliendo simulacri e confratelli ormai esausti. I Misteri sono preceduti da un’altra processione non meno coinvolgente, quella dell’Addolorata. Esce a mezzanotte del Giovedì Santo dalla chiesa di San Domenico (XIII secolo), esempio eccelso di arte gotico-romanica, restaurata con sapienza, e si dipana lungo le vie della città vecchia e del borgo fino alla chiesa di San Francesco, e fa ritorno verso le 15 del Venerdì. Alcune donne piangono, altre pregano, qualche papà solleva il figlio implorando la Vergine di proteggerlo.
Cristo in Croce |
Misteri in via D'Aquino |
Passano i “pesàre”, confratelli molto giovani con pietre appese al collo, in ricordo di quelle lanciate contro Gesù sulla strada verso il Calvario; i crociferi che incedono lentamente trascinando una croce; il “bastoncino”, (comparso nei verbali del 1872): uno scettro scuro con frange argentate, simbolo del comando portato dal priore della Congrega, che affiancato da altri due “perdune”, compone il “trono”. Alle spalle della Vergine, che deve essere cullata e non deve mai fermarsi per tutto il percorso, tantissimi fedeli con in mano grossi ceri. Vengono in mente le pagine di “Pater” di Cesare Giulio Viola: “Eccoli, dunque, i “perdune” nella strada: la folla, ora, anch‘essa del mattino, compie la sua visita di rito: ma non è triste, si gode la vacanza, cammina in fretta, vocìa, si accalca, ma ciò non turba il passo dei fratelli del Carmine, vanno, essi, nel mezzo della via come statue di gesso, ondanti, ritmici: pare che una catena li vincoli alle caviglie… varcavano le soglie sacre e il passo non mutava: avanzavano poggiando il bordone sul pavimento con tocchi secchi, giungevano presso la coppia che li aveva preceduti e pregavano in ginocchio…”.
Pasqua dei Soliti Ignoti |
Ah, i sepolcri con il pellegrinaggio dei “perdùne” alle varie chiese della città”: i primi tre momenti della Settimana Santa di Taranto. Claudia è attentissima, e io le parlo anche delle storielle che si raccontano su questo rito; e aggiungo anche le parole di Nicola Caputo, appassionato esperto, che ha descritto la manifestazione non soltanto nei suoi libri, ma l’ha anche commentata durante il suo svolgimento.
“Non si ha diritto – diceva - di cambiare la storia”. Storia che anch’io ho imparato da lui e le storielle da mio nonno Ciccio, che nelle serate d’inverno, seduto con noi nipoti attorno al braciere, che aveva sostituito il bacile, ci teneva tranquilli. Da Caputo appresi delle aste che si affrontavano nella chiesa di San Domenico per realizzare il sogno, coltivato ogni anno anche dai genitori, dai nonni, dai cognati, dai generi, dagli zii, di portarsi sulle spalle la Cascata o la Sacra Sindone o Ecce Homo. aste assai rumorose e combattute. Ricordo certi confratelli che quando arrivavano sotto un balcone affollato di amici o parenti sollevavano il cappuccio fingendo di asciugarsi il sudore e sbirciavano nel tentativo di farsi riconoscere.
Confratello batte al portale della chiesa del Carmine |
Tornando alla storia, Caputo riferisce che nell’87 la giornalista inglese Janet Ross, trovandosi a Taranto, assistette alla precessione dei Misteri, riempì di notizie e impressioni il suo taccuino, fece domande qua e là, a uomini e donne estasiati, a giovani esploratori di Baden Powell, e alla fine impresse in un libro tutto quello che aveva visto e saputo. Nel 1967 - leggo nel dizionario della parlata tarantina”, di Nicola Gigante – qualcuno decise di escludere “Tàrde vècchie” dall’itinerario della processione dei Mistèri”,e naturalmente il fatto suscitò interrogativi e risentimenti. Mario Galeone così scrisse a Cosimo Acquaviva: “… Mi sono domandato: con ciò tale processione sarà ancora quella di prima? E il maestoso, sacro spettacolo dello snodarsi della processione al Pendìo San Domenico e dello stendersi di essa alla Marina non si ripeterà mai più?”. Comunque questa processione è famosa in tutto il mondo, se le persone vengono da lontano per vedere il suo passaggio. Passo ore, con qualche intervallo, con gli occhi chiusi, con l’aiuto della memoria, che non mi abbandona, per vedere “sfilare” i Misteri dal mio studio. Ma con i provvedimenti varati dal Governo, compreso quello di stare tutti a casa, per combattere quel franco tiratore deciso ad assottigliare la popolazione mondiale, è ormai sicuro che quest’anno le statue non usciranno dalle chiese del Carmine e di San Domenico.
Cataldo Albano ama immergersi nel suo archivio e ripercorrere i
sentieri già praticati: in occasione del periodo pasquale, avrebbe
seguito con la macchina fotografica a tracolla le processioni
tradizionali dell’Addolorata e dei Misteri, che richiamano
appassionati da mezzo mondo; ma purtroppo quest’anno quelle
manifestazioni di fede sono impedite da un franco tiratore, che sta
mietendo vittime ovunque. E lui rispolvera i contenitori della
memoria e sceglie le immagini più significative prodotte dieci anni
fa, ora raccolte in un video dedicato al padre. Eccone alcune(F.P.):
Calendario delle Celebrazioni Liturgiche
della Settimana Santa 2020
Nota del portavoce dell'Arcidiocesi di Taranto
In seguito alla straordinaria situazione che si è venuta a
determinare, a causa della diffusione della pandemia da COVID-19, e
tenendo conto delle disposizioni fornite dalla Congregazione del Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti, alla luce di tutte le misure
restrittive in atto, si rende noto il calendario delle celebrazioni
liturgiche presiedute dall’Arcivescovo Mons. Santoro a Taranto.
Tutte le celebrazioni non prevedono assolutamente il concorso di fedeli ma solo la partecipazione di alcuni sacerdoti collaboratori e di soli due operatori per la trasmissione audio e video di ogni liturgia e preghiera per garantire la vicinanza e la massima comunione spirituale con il Popolo di Dio.
Giovedì Santo 09 aprile 2020
Pasqua di Risurrezione del Signore
Tutte le celebrazioni non prevedono assolutamente il concorso di fedeli ma solo la partecipazione di alcuni sacerdoti collaboratori e di soli due operatori per la trasmissione audio e video di ogni liturgia e preghiera per garantire la vicinanza e la massima comunione spirituale con il Popolo di Dio.
Giovedì Santo 09 aprile 2020
- 09.30 Cattedrale San Cataldo
Preghiera dell’Ora media e meditazione di Mons Arcivescovo per tutti i sacerdoti (collegati via web) - 17.30 Cattedrale San Cataldo
Santa Messa nella Cena del Signore - 23.45 Chiesa San Domenico Maggiore
Preghiera dinanzi all’effige della Vergine Addolorata
- 15.00 Santuario Santissimo Crocifisso
Azione liturgica della Passione del Signore - 19.30 Parrocchia Maria SS.ma del Monte Carmelo
Preghiera dinanzi all’effige di Gesù Morto
- 10.00 Cimitero San Brunone
Preghiera per tutti i defunti - 21.30 Cattedrale San Cataldo
Veglia Pasquale nella Notte santa
Pasqua di Risurrezione del Signore
- 09.00 Dall’esterno della Casa circondariale di Taranto
Benedizione Apostolica - 09.45 Dall’esterno dell’Ospedale Santissima Annunziata
Benedizione Apostolica - 10.30 Dall’esterno Ospedale San Giuseppe Moscati
Benedizione Apostolica - 18.00 Cattedrale San Cataldo
Santa Messa