Così si ritrae Piero in risposta a una polemica |
I SUOI FUMETTI SONO BELLI
E MOLTO SPESSO
GRAFFIANTI
Nelle sue opere
lancia frecciate
che vanno a segno.
I
soggetti sono uomini politici e
adoratori della ribalta come quelli che
blaterano sul piccolo schermo.
Con la sua
satira si diverte.
Franco Presicci
Gli ho chiesto una sua foto per corredare questo mio articolo e mi ha detto che non gli è mai piaciuto vedersi impaginato su un giornale. Per accontentarmi, mi ha concesso un autoritratto. Io non me ne aspettavo certo uno come quello di Gaetano Forte, per il quale posò il canonico Nicola Giordano; o di Otto Dix, ”Il venditore di fiammiferi”; o di Grosz, “Spartaco”; ma neppure un roditore con gli occhiali, i piedi come lame e la coda attorcigliata. Ho cercato una spiegazione sul motivo dell’idea: “Viene da un fumetto sulle compostiere realizzato da me e sgradito al direttore di un giornale martinese, Antonio Rubino, che mi ha definito ‘sorcio’; e lui, per tutta risposta, senza scomporsi, si è disegnato in quelle sembianze.
Lo studio di Angelini |
Sempre originale, geniale addirittura, l’artista dà l’impressione di divertirsi quando prende in mano matita e colori per sconvolgere i tratti somatici di chi gli capita a tiro, compreso se stesso, senza essere corrosivo, se non nei casi in cui il soggetto se la vada a cercare. La sua in entrambi i casi è una satira arguta. Uno dei personaggi esposto alle sue frecciate è Matteo Salvini, che cavalca il malcontento, è continuamente sul campo di battaglia, mena scudisciate in quasi tutte le direzioni, e quindi un maestro della satira va a nozze. Tocca anche al “corona virus”, che a Piero suggerisce la domanda se non attacchi anche le cellule cerebrali, considerando i tanti sciacalli in azione, che lui raffigura con la mascherina, un verme incoronato sulla testa, in mano un apparecchio disinfestante e di fianco un debordante carrello di supermercato. E la jena, con una gobba da dromedario, che nel suo sistema spazza via dalla savana le carcasse, che imputridite potrebbero attentare alla salute degli altri animali, e nella posizione eretta fa man bassa. Segue una sagoma dall’espressione diabolica in giacca e cravatta e i capelli sconvolti come paglia dal vento.
Durante un “trekking” fra gli isolotti del delta dell’Okavango,
in Botswana, “avendo dimenticato la tenda, passammo una notte
insonne su una barca che ondeggiava su un fiume tra coccodrilli e
ippopotami: esperienza fortunata, tra l’altro perché il mattino
all’alba potevamo ammirarli meglio e Piero coglierli nei loro
imprevedibili atteggiamenti”. In altri giorni il “cacciatore”
si appostava per sorprendere un leone o un rinoceronte nella luce
giusta. E’ attirato da tutto: dal deserto, dai tramonti infuocati,
dalle oasi, dagli usi e dalle abitudini dei popoli che visita. Anche
come fotografo ha qualità notevoli. In una serie di scatti illustra
il lavoro che si svolge nella masseria di fronte a casa, stagione per
stagione, e il massaro quando li mostra si emoziona.
Ha anche studiato il
corpo umano e la struttura degli animali. Giorgio mi mostra quattro
tavole firmate da Piero: coprotagonista un “capasone” (grosso
vaso in cui una volta si conservava il vino). ”Una storia vera”,
precisa. Quando Piero e i cugini Giorgio e Sergio erano piccoli, due
di loro s’infilarono nella pancia di uno di questi vasi, di origine
grottagliese (che ora si tengono come ornamento o come testimonianza
della civiltà contadina in un angolo del piazzale della casa
incappucciata o a cono di gelato, il trullo, o addirittura
all’interno); l’altro gli dette una spinta facendolo rotolare
lungo una discesa e cozzare contro un albero. Risultato: la giara
andò in frantumi ma gli occupanti rimasero fortunatamente illesi.
Per questo racconto a fumetti Angelini ha vinto diversi premi. Altri
ne ha racimolati un suo fumetto del ’94. Era giovane e già
evidente la sua indole artistica. I tre avevano ciascuno un
personaggio dei fumetti preferito: Piero, Devil; Giorgio,
l’uomo-ragno; Sergio, Thor.
Che fare, quindi? “Una raccolta di fondi per attivare il progetto ‘Nati per leggere’” nel quartiere coinvolto, al quale vorrebbero regalare una piccola biblioteca da collocare nelle sale d’aspetto dello studio pediatrico della zona”. A questo scopo verrà impiegato il ricavato di una mostra, in accordo con l’Associazione culturale pediatrica di Puglia e Basilicata. “Alcuni volontari possono leggere libri ai bimbi in attesa della visita medica”. La provenienza dei fondi? Hanno chiesto a cento fumettisti di interpretare in una tavola l’Ilvarum yaga, la “strega rossa”. Le risposte, da autori di alto livello, sono venute persino da Parigi. Le prime esposizioni hanno trovato ospitalità a Martina e a Crispiano.
Altra tavola del fumetto sul capasone |
Fumetto del capasone |
E’ anche quello il cecchino che sta mietendo vittime in ogni parte
del mondo. In questa figura Piero è mordace, sferzante, caustico,
accanito, forse anche per testimoniare la paura che ormai è a
livello planetario. Amo queste immagini di Piero Angelini, come tutte
quelle di cui la sua ironia pungente si alimenta: avvenimenti
quotidiani, adoratori della ribalta, polloni della politica di ogni
specie, tuttologi improvvisati, “habituè” della scaramuccia
televisiva…
Ho conversato la
prima volta con Piero, tanti anni fa, a Martina Franca, nella sua
casa calata in un silenzio da chiostro certosino. Tutt’attorno
verde, fiori, alberi e su un lato del cancello d’ingresso una
chiesetta, dove è ancora conservata la pisside nel tabernacolo. Ha
uno studio spazioso, confortevole, luminoso, pieno di oggetti, con
una bella scrivania e una vista per me incantevole. Era molto giovane
e non mi parlò molto del suo lavoro. Non gradisce farlo. E’
concreto, riservato, ricco di umanità. E’ un viaggiatore
appassionato e curioso, interessato ad immortalare uomini e animali,
paesaggi. Nelle vacanze in Africa – riferisce il cugino Giorgio
Giannotta, ingegnere di talento – riprendeva i bellissimi bambini,
sempre sorridenti e affettuosi con gli “stranieri”; gli adulti e
tra questi i personaggi più strani, più pittoreschi dei villaggi.
Manifesto |
Apprezza il bello
della solitudine, ma sta bene anche in compagnia. Non è un
affabulatore, ma gentile, cordiale, disponibile all’ascolto. Da
bambino osservava le persone più grandi che schizzavano panorami e
figure umane su fogli raccattati e cercava di imitarne i risultati.
Poi gli fu presentato Filippo Alto, il compianto, grande pittore
barese trasmigrato a Milano, dove espose i suoi quadri nelle gallerie
più prestigiose, a cominciare da quella di Renzo Cortina, in piazza
Cavour (il cane dipinto da Dino Buzzati dominava la vetrina). Il
cantore della Puglia osservò i lavori del giovane Piero e lo
incoraggiò a proseguire, avendo intuito le sue virtù artistiche.
Angelini era ed è
anche un divoratore di fumetti. Oggi li crea. Ammirava i supereroi
come i “Fantastici quattro”, e si dilettava a riprodurli. Poi la
mano si è evoluta, è fiorita l’ispirazione, che gli consente di
creare figure stravaganti, ma più realistiche.
Il Capasone |
Non ricordo più
quanti anni sono passati dal giorno in cui entrai nello studio di
Piero. Forse trenta, forse meno. Comunque fu l’occasione per godere
non solo i piatti di Lisa, la mamma, ma anche il verde ben pettinato
che adorna la villetta. I miei sguardi arrivavano fino al tratturo,
con i muri a secco qua e là antropomorfi o zoomorfi, ben tenuti e
la pavimentazione non accidentata come altre; e alle viti
inginocchiate della campagna di fronte. Improvvisamente dai rami più
alti di un leccio centenario frinì una cicala; e mi venne in mente
il poeta e critico d’arte tarantino Raffaele Carrieri, uno dei
personaggi che hanno fatto grande Milano, con casa in via Borgonuovo:
“Io che sono cicala/ Per te canto/ Per te canto/ Che stai zitta,
/Sola in ombra/ Nella casa grande”. Erano anni che non sentivo lo
stridere di una cicala.
Tavola di Fiorelli per la mostra |
Piero è anche
dinamico e pieno di idee: concepisce e mette in cantiere molte
iniziative culturali. Una in corso ha per insegna “Ilvarum Yaga”.
Lo invito a sintetizzarla, premettendo che l’inquinamento è una
piaga planetaria. “Quel nome indica una strega capace di
trasformarsi in vento e in polvere. Si insinua nelle case degli
uomini, si nasconde nei corpi dei bambini e lentamente si nutre dei
loro pensieri, dei loro sogni, del loro futuro. I bambini che vivono
e crescono nel rione Tamburi di Taranto sono esposti sin dalla loro
vita intrauterina e durante l’infanzia agli inquinanti immessi in
ambienti dalle industrie che si trovano a ridosso del quartiere, tra
cui la più grande acciaieria d’Europa, l’Ilva”. Il discorso è
interessante e lo seguo con impegno. “Tra quelle sostanze molte
sono tossiche per il sistema nervoso infantile e possono causare una
riduzione del quoziente intellettivo ed altre malattie del
neuro sviluppo (studio dell’Istituto Superiore della Sanità).
L’unica ‘cura’ per contrastare questi possibili effetti nocivi
è quella di stimolare la mente in fase di sviluppo dei bambini e
niente è più efficace della lettura ad alta voce fin dai primi mesi
di vita”.
Che fare, quindi? “Una raccolta di fondi per attivare il progetto ‘Nati per leggere’” nel quartiere coinvolto, al quale vorrebbero regalare una piccola biblioteca da collocare nelle sale d’aspetto dello studio pediatrico della zona”. A questo scopo verrà impiegato il ricavato di una mostra, in accordo con l’Associazione culturale pediatrica di Puglia e Basilicata. “Alcuni volontari possono leggere libri ai bimbi in attesa della visita medica”. La provenienza dei fondi? Hanno chiesto a cento fumettisti di interpretare in una tavola l’Ilvarum yaga, la “strega rossa”. Le risposte, da autori di alto livello, sono venute persino da Parigi. Le prime esposizioni hanno trovato ospitalità a Martina e a Crispiano.
Durante un “trekking” fra gli isolotti del delta dell’Okavango, in Botswana, “avendo dimenticato la tenda, passammo una notte insonne su una barca che ondeggiava su un fiume tra coccodrilli e ippopotami: esperienza fortunata, tra l’altro perché il mattino all’alba potevamo ammirarli meglio e Piero coglierli nei loro imprevedibili atteggiamenti”. In altri giorni il “cacciatore” si appostava per sorprendere un leone o un rinoceronte nella luce giusta. E’ attirato da tutto: dal deserto, dai tramonti infuocati, dalle oasi, dagli usi e dalle abitudini dei popoli che visita. Anche come fotografo ha qualità notevoli. In una serie di scatti illustra il lavoro che si svolge nella masseria di fronte a casa, stagione per stagione, e il massaro quando li mostra si emoziona. Apprezza il bello della solitudine, ma sta bene anche in compagnia. Non è un affabulatore, ma gentile, cordiale, disponibile all’ascolto.
Piero Angelini lavora a Martina Franca alla General Trade, una notissima azienda che tra l’altro importa giocattoli dalla Cina. Ha il compito di ridisegnare le confezioni con gusto occidentale.
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