NELLE MASSERIE DI CRISPIANO SI RITROVANO VALORI ANTICHI.
Vito Santoro e Armando De Salis |
Vi si svolgono tante manifestazioni
interessanti, artistiche, culturali e non,
con cene, suoni e spettacoli e la
fisarmonica di un virtuoso, Vito Santoro,
impegnato nell’impresa di far rinascere
la serenata.
Franco Presicci
Antonio Palmisano,Emanuele De Vittorio,Vincenzo Angelo Arces |
Masseria Francesca |
Rivedo le masserie da me visitate: l’Amastuola; la Fanelli, che in un’immagine presenta il paiolo sul fuoco del camino; la Russoli, con la sua popolazione di asini di Martina Franca, che sin dai primi del ‘900 venivano esportati in ogni Paese, compresi gli Stati Uniti; la Pilano, del XVII secolo, con la sua grotta carsica; la Belmonte, del XIX secolo, dove nella gola del camino fu scovato il brigante “Pizzichicchio, al secolo Cosimo Mazzeo; la Francesca, data di nascita XVIII secolo, vicina a un caratteristico jazzo con segni di abitazioni di epoche remote; la Monti del Duca, del XV secolo; le Mesole, XVI-XVII secolo, cappella dedicata alla Madonna del Rosario, garitte di difesa, nell’88 sede della mostra “Le Cento Masserie di Crispiano” (l’opera appena citata), con 600 pannelli fotografici; la Cigliano, con la sua scala a gomito; le Monache; la Lupoli, del XVI secolo, con il suo museo della civiltà contadina, la sua cappella della Madonna della Liberazione e la Torre medievale; la Coppola, con i trulli e le lamie; la Calvello, con la bella palma nel cortile; la San Simone, dove l’8 maggio si celebra san Michele Arcangelo…. Devo sempre ringraziare Vito Plantone, di Noci, che iniziò la sua carriera di poliziotto a Bari, la perfezionò a Milano lavorando con personaggi del livello di Mario Nardone, un mito, detto “il Gatto”, diventando poi questore a Catanzaro, Brescia, Palermo…
Tonino Palmisano,Antonio Palmisano,Ninetta Console,Emanuele De Vittorio |
Annese,Alfredo De Lucreziis,Vito Santoro |
Si chiama Michele Annese, dirige la biblioteca locale ed è un fabbro della cultura e una figura di spicco”. Vito era di poche parole e si accendeva solo nelle feste in casa con gli amici e quando si parlava di Puglia. Fuori, soprattutto in questura, era un monumento ambulante, integerrimo e professionale, profondo conoscitore della criminalità organizzata e non. “Mi sembri Giuseppe Giacovazzo – aggiunsi – che a Filippo Alto scrisse per una cartella di litografie intitolata “Paese vivrai”: “Ti racconto – dopo quasi una vita – perché una lontana domenica ti trascinai dalla città a vedere come era fatto il mio paese. Tu ora lo dipingi. Io lo riscopro…”. Vito avrebbe onorato l’impegno, ma purtroppo si ammalò e Michele Annese lo conobbi al suo funerale, a Noci. L’invito a Crispiano me lo fece lui personalmente e mesi dopo me lo ritrovai di fronte, non al timone del suo bastimento, in corso Vittorio Emanuele, ma sul barcarizzo: sulla soglia della vecchia sede della biblioteca, in seguito trasferita in via Roma al 9, a due passi dalla chiesa della Madonna della Neve. Da una chiacchierata, breve e simpatica, capii che avevamo interessi culturali comuni e la stessa concezione della vita, da cui poteva nascere un’amicizia. Un caffè al bar vicino stimolò la promessa di rivederci. E ci rivedemmo non una, ma tante volte. E continuo a frequentarlo nelle mie rimpatriate nella solare Martina, dove mi ristoro lo spirito beandomi delle sue bellezze.
La sagra del peperoncino a San Simone |
Ogni occasione era, ed è, buona per correre a Crispiano, da solo o con mia moglie o con un seguito di amici e parenti. A far da calamita un’iniziativa in una masseria o nella via principale con tante bancarelle illuminate e negozi aperti fino a mezzanotte tra profumi di carne alla brace. Un pomeriggio andai alla Pilano, proprietaria Rita Motolese, per un evento con artisti polacchi, in onore dei quali vennero messi in fila una ventina di “capasoni” fasciati da un nastro tricolore (mi piacciono questi manufatti panciuti come donne in attesa). Tra la folla, Michele Annese, con l’aria di chi era lì per caso. Ricordo due signori, uno seduto e l’altro in piedi, piegato verso di lui, infuocati in un discorso su Ernesto Treccani, che citavano con il solo nome di battesimo come fossero critici d’arte in confidenza con il fondatore di “Corrente”.
Presicci accarezza "la ballerina" alla Francesca |
Donato Plantone |
Al termine, mentre la folla degustava fichi ed altre delizie, Donato Plantone, segretario comunale della cittadina, accarezzava un cavallo con la testa fuori del box in vena di coccole, e un pittore soffiava nell’orecchio del vicino vita e opere dell’autore di “Un popolo di formiche, del “Cafone all’inferno”… facendo sue le parole dell’oratore. Non mancavo mai alle manifestazioni di Crispiano: al presepe vivente: alla festa della Madonna della Neve; al lungo e dettagliato racconto, fatto in corso Vittorio Emanuele, davanti a una fiumana di persone, degli scavi alla Masseria l’Amastuola, pilotati da un docente della libera Università di Amsterdam. Alla Francesca, data di nascita XVIII secolo, un paio di anni fa, a una cena per l’inaugurazione dell’agriturismo della struttura, con il condimento di un sassofono e di una fisarmonica, suonati da Armando De Salis e Vito Santoro, tra l’altro impegnato nella lodevolissima impresa di ripristinare la tradizione della serenata, proprio Michele mi parlò di un quadrupede che balla la pizzica e stuzzicò la mia curiosità: andai a trovarlo nelle scuderie, lo accarezzai a lungo e lui, per lasciarmelo fare, allungò il muso oltre il recinto.
Annese con la moglie Silvia |
Fuori delle masserie, ho molto apprezzato la sagra dei funghi, promossa dal titolare del ristorante “C’era una volta” (non avevo mai visto tanti funghi, che a Cicerone ispiravano gli scongiuri). Nell’occasione mi venne in mente un testo di Enzo Tortora in cui tra l’altro il presentatore gentiluomo, coltissimo e piacevole, elencava i morti attraverso il vegetale in versione velenosa, complice nella storia di avversari spietati. Un esempio? Nerone, “che non nascondeva di dovere l’impero, più che agli Dei e alla volontà della Nazione, a un bolèto dal colore viola, un po’ sospetto”, servito da Agrippina all’imperatore Claudio… il 2 settembre del 2005, nel teatro comunale ho applaudito il concerto di Crispianapolis, un complesso che coltivava anche la musica etnica e comprende il virtuoso chitarrista Antonio Palmisano, valido operatore culturale della biblioteca. Al termine dello spettacolo, intervistai uno degli attori del seguitissimo sceneggiato televisivo “La Squadra”. Alla Sagra del peperoncino piccante (“puperùsse asquande”) ero uno dei primi ad arrivare, in compagnia di mia moglie, di Michele e della sua consorte Silvia, docente di lingua italiana e ottima collega in giornalismo (efficaci i suoi interventi nel libro sulle masserie).
La serenata con Santoro |
NOTA: SUL SITO "MINERVA CRISPIANO (BLOCK NOTES CON LA PENNA): "UN PREZIOSO VOLUME DI MICHELE ANNESE DI FRANCO PRESICCI"
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