IL
“LEADER” DEL DIALOGO E DELLA PACE
HA
RAGGIUNTO LA MOGLIE RAISSA
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Il giornalista Giovanni Morandi e Gorbaciov |
Fu
a Milano nell’89, attirando un
fiume di
gente, che urlava la sua
simpatia e la sua
ammirazione per
l’uomo politico che si
batteva per
un mondo migliore.
Papa Karol
Wojtila lo ricevette in
Vaticano, Spadolini
lo nominò
bocconiano d’onore. Gorbaciov
tenne una lezione a Scienze
Politiche
e gli studenti rimasero
sbalorditi.
Franco
Presicci
Ricordo quel pomeriggio
dell’89, anche se qualche dettaglio è in fuga da tempo. Sono
passati oltre trent’anni. La folla in piazza Duomo debordava nelle
vie vicine, Margherita, Torino, piazza Diaz, piazza Mercanti, corso
Vittorio Emanuele, via Manzoni e inneggiava a Michail Gorbaciov, uno
dei “leader” più importanti del secolo scorso.
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Ingresso della Galleria |
Quando l’auto
che lo aveva a bordo riuscì ad aprire un corridoio umano e a
fermarsi proprio davanti all’ingresso della Galleria Vittorio
Emanuele gli urli di simpatia e di ammirazione esplosero. Lui uscì
dall’abitacolo, attorniato dagli uomini della sicurezza, dotati di
grossi telefoni, soffocati dall’entusiasmo della gente sempre più
incalzante. Improvvisamente e con gesti
rapidi e sicuri, come un primate che salta da un ramo all’altro, un
tale s’inerpicò sul ponteggio montato per l’esecuzione di lavori
di restauro alla Galleria e cercava di far sentire la sua voce di
protesta indicando i vigili urbani che gli sparavano una multa dietro
l’altra per occupazione del suolo pubblico. Furono attimi di paura:
poteva essere in terrorista o un folle. Ma subito venne riconosciuto:
era un artista di strada, che proprio in piazza Duomo esibiva le sue
doti di sputafuoco. Gorbaciov non si scompose.
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Ottagono della Galleria |
Il sindaco Paolo
Pillitteri fremeva, sperando che il personaggio, soddisfatto della
“performance” si decidesse ad atterrare. Era
molto noto a Milano, “Sputafuoco”, per la sua attività.
Divertiva gli spettatori anche per il suo linguaggio… criptico, che
era poi il dialetto del suo paese che lui contaminava con espressioni
infuocate. Per un momento dunque l’attenzione confluì su di lui,
il cui spettacolo fuori programma venne seguito dallo stesso ospite,
sorpreso come tutti. Dopo un po’ di tempo, incalzato da polizia e
carabinieri e dagli stessi “ghisa”, l’uomo fece marcia
indietro, continuando a protestare, perché quello, secondo lui, era
il momento giusto per pubblicizzare il suo disagio. Il corteo si
avviò verso Palazzo Marino, sede del Comune, attraversando
lentamente la Galleria Vittorio Emanuele. Con la mano destra
Gorbaciov rispondeva ai saluti, alle braccia sventolate da migliaia
di persone.
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Biffi in Galleria |
Passò davanti al Campari, al Biffi e al Savini, alla
Libreria Rizzoli, alla Feltrinelli, ma non potè vedere nulla perché
navigava in un fiume fluttuante di persone vocianti, con molti che
sgomitavano per piazzarsi il più vicino possibile a lui, mentre gli
addetti all’ordine pubblico facevano ogni sforzo per impedire ai
più decisi di sfondare. Molti agenti erano venuti da altre città, e
uno di loro spiazzò un giornalista spintonandolo, costringendo
alcuni loro colleghi, che conoscevano bene quel cane da tartufi, a
intervenire. Che
giornata! Memorabile. Esaltante. In piazza della Scala le prime file
del corteo palpitante alle spalle e ai lati del Presidente vennero
tranciate, separate dal resto, ma quelle si ricomposero presto. Si
riuscì comunque a creare un passaggio e l’illustre ospite, padre
della “perestroika” (ristrutturazione) e della “glasnov”
(trasparenza) potè procedere tranquillamente e scomparire oltre il
grande portone del Municipio, accompagnato dal sindaco e da altre
autorità.
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Piazza della Scala |
I cronisti, scalpitavano per entrare, ma erano stati
“rinchiusi”, come leoni in gabbia, dentro uno sbarramento di
divise e a nulla servirono i tesserini dell’Ordine per far aprire
un varco. Chi cercò di sgattaiolare venne supplicato di stare a
cuccia. Una
giornata bellissima. Quell’enorme siepe umana non si vedeva neppure
alla Stramilano dei cinquantamila (numero che si incrementava se si
aggiungevano gli spettatori contenuti oltre le transenne e lungo i
marciapiedi da piazza Duomo all’Arena). Passava
il tempo e la calca non si sfoltiva, anzi si moltiplicava. Grappoli
di persone sul monumento a Leonardo da Vinci, altri sulla piattaforma
dei tram fermi. Molti scrutavano attraverso i binocoli per guardare
meglio il Presidente venuto dal freddo.
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Savini in Galleria |
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Via Manzoni |
Tanti papà ingoiati dalla
siepe avevano a cavalcioni i ragazzini, tutti ansiosi di cogliere
quel “leader” nel momento dell’uscita dal Palazzo; i cronisti
aggruppati di fianco all’edificio cercavano di catturare qualche
notizia dall’amico o dal conoscente che sbucava, consigliere o
assessore, vigile disponibile o chicchessia in grado di mettergli
qualcosa nel paniere, pezzi di colloqui o altro: i poliziotti
facevano fatiche di Ercole per mantenere inviolabili gli sbarramenti,
in Galleria, nella piazza, in via Verdi, in via Manzoni. Intanto
s’intrecciavano i giudizi sull’ospite, che per alcuni era un
grande, per altri un uomo di Stato con la faccia e il portamento da
vicino di casa, Premio Nobel per la pace. Era
dicembre. Gorbaciov era accompagnato dalla moglie Raissa. Tenne una
conferenza stampa insieme a Giulio Andreotti, in cui affermò che la
Nato e il Patto di Varsavia dovevano diventare organismi sempre più
politici e sempre meno militari. Disse anche che la primavera di
Praga nel ’68 aveva delle giuste rivendicazioni di libertà. Ebbe
poi una serie di incontri con eminenti rappresentanti del mondo
imprenditoriale e culturale. Il primo appuntamento con Silvio
Berlusconi, il quale lo invitò a colazione nella sua dimora di
Arcore assieme alla moglie Raissa. Dopo, fu ricevuto nella sede della
Regione Lombardia. Successivamente s’incontrò con altri
personalità, fra cui Mario Monti, rettore dell’Università
Bocconi; Paolo Mieli, direttore del “Corsera”… sul problema
della sicurezza internazionale.
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Piazza Duomo |
Dal presidente Giovanni Spadolini gli
venne il titolo di Bocconiano d’onore; e gli fu consegnata una
scultura di Arnaldo Pomodoro. Giornata
piena d’impegni: visitò il Castello Sforzesco, mentre la moglie
deponeva una corona di fiori davanti alla casa di Nicola Benois, lo
scenografo italo-russo che per trent’anni curò gli allestimenti
alla Scala. Quindi si recò nella chiesa di Santa Maria delle Grazie,
nella piazza in sui si allarga corso Magenta, per visitare il
“Cenacolo” e trovò il tempo per visitare qualcuno dei negozi più
eleganti della città. I
milanesi non hanno dimenticato quella visita del dicembre dell’89
del presidente dell’Unione Sovietica, che si batteva per la fine
della guerra fredda, per la riduzione degli armamenti nucleari, per
migliorare i rapporti con gli Stati Uniti e l’Europa.
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Feltrinelli in Galleria |
Un uomo molto
amato nel mondo, che oggi piange la sua scomparsa, avvenuta al
Central Clinical Hospital di Mosca, dove era ricoverato per una lunga
malattia. Un uomo simpatico, dal sorriso dolce, dai modi gentili,
coraggioso. Un uomo di pace. Grande il dolore dunque nel nostro
Paese, anche di singoli cittadini e di organizzazioni espressi sui
social. “Asino di Martina Franca e Cavallo delle Murge: Original
Chianconian Mares, sempre attento anche agli eventi internazionali,
scrive: “Molti allevatori di Martina Franca piangono la dipartita
di Michail Gorbaciov, e riporta una pagina di giornale con un
intervento di Angelo D’Onghia: “Nel secolo scorso il direttivo e
la presidenza illuminata Anamf ne apprezzarono scelte, risoluzioni e
svolte politiche…”. Un
leader che ha fatto la storia, per tantissimi. Si incontrò fra
l’altro con i maggiori capi di Stato, tra cui il presidente
americano Reagan, e con Papa Wojtjla in Vaticano.
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Piazza del Duomo |
L’ex direttore
del quotidiano “Il Giorno”, Giovanni Morandi, ha pubblicato su
Facebook una foto scattata durante una sua intervista all’uomo
politico sovietico. all’epoca in cui il giornalista era
corrispondente da Mosca. Morandi fu l’unico corrispondente a
trovarsi, assieme ad un collega russo, nella piazza Rossa il 25
dicembre del ’91, quando Gorbaciov si dimise trasferendo tutti i
poteri a Boris Eltsin. “Vidi la bandiera venir giù sul Cremlino
per essere sostituita da un’altra”, informa senza alcuna enfasi
Morandi. Sono
in molti a rispolverare i meriti umani e politici di Michail
Gorbaciov, nato il 2 marzo nel ’31, nel villaggio di Privol’noe,
territorio di Stravopol, nel Sud della Repubblica russa, da una
famiglia di contadini. “Uno statista che voleva la pace nel mondo”.
Un mondo oggi sconvolto, tormentato, impaurito soprattutto per il
conflitto contro il popolo ucraino, che combatte per non perdere la
libertà. Una guerra che rischia di diventare globale. Gorbaciov
ha raggiunto la moglie Raissa, scomparsa nel’99. E verrà tumulato
accanto a lei. Messaggi di cordoglio ai familiari sono arrivati da
ogni parte del pianeta. Quasi tutti i “leader” lo hanno
ricordato: Macron, la Merkel, la Fonderlain, il capo del Governo
italiano Mario Draghi, Gentiloni, il presidente della Repubblica
Sergio Mattarella... Silvio Berlusconi lo ha indicato come l’uomo
che ha salvato la democrazia. La Rai ha trasmesso un’intervista di
Vincenzo Mollica, che tra l’altro gli chiese quale fosse la sua
canzone napoletana preferita.
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