ACCOGLIEVA MOLTI PUGLIESI
NEL SUO SPAZIO PROSPETTIVE
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Giuseppe Francobandiera |
presentammo da lui volumi
sui navigli, cari ad Alfonso
Gatto, a Gaetano Afeltra e a
Guido Vergani, e sulla storia
della squadra di calcio Bari.
Inoltre festeggiammo i 25
anni della rivista“Il Rosone”.
Franco Presicci
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Mimmo Dabbrescia |
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Guido Bertuzzi |
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Don Lurio |
C’era anche il ballerino newyorchese, star di “Studio Uno”, Don Lurio, che dipingeva senza farsi pubblicità, uscendo allo scoperto con l’esposizione delle sue opere proprio da Dabbrescia, l’anno in cui prese parte al Festival di Sanremo condotto da Fabio Fazio. Il coreografo ascoltò con interesse la narrazione delle vicende dei corsi d’acqua, soprattutto del Naviglio Grande, caro al poeta Alfonso Gatto, al giornalista Gaetano Afeltra, all’architetto Empio Malara e a Guido Vergani, che in un articolo sul “Corriere” aveva appena evocato il “bateau mouche”. Poi Don Lurio fece un commento pacato, rispettoso, a bassa voce: “In Italia vedo che c’è tanta polemica tra meridionali e settentrionali, da noi siamo tutti newyorchesi e basta”. Guido Lopez reagì incurante dei tentativi di spiegazioni dell’altro, ma alla fine questi gli regalò un catalogo della mostra con una bella dedica, che addusse la pacificazione. Sempre da Dabbrescia allestimmo una manifestazione per lo scrittore tarantino Giuseppe Francobandiera, che era stato direttore del centro culturale Italsider, allocato nella masseria Vaccarella della Bimare; e prese la parola Arnaldo Giuliani, già capocronista e penna elegante del “Corriere della sera”. Purtroppo Arnaldo, grande uomo e giornalista bravissimo, parlò poco perchè la moglie, Gabriella, una signora dolce e graziosa, era sul punto di spegnere i suoi sorrisi. Quando sentono odore di Puglia, i nostri conterranei non li ferma nessuno. Ancora allo Spazio Prospettive d’arte festeggiammo i trent’anni della rivista “Il Rosone”, periodico fondato e diretto da Franco Marasca, foggiano docente di Lingue e conoscitore di quella russa, e ancora una volta la sala si affollò di tarantini, brindisini, baresi. Arrivarono a sciami, facendo a gara per conquistare i primi posti. Molti anche i milanesi e i soci dell’Associazione regionale pugliesi guidati dall’indimenticabile Dino Abbascià. Arrivarono in gruppi o alla spicciolata, in auto o in tram, qualcuno in taxi. Cesare Isabelli, assiduo alla Stramilano (era andato fino a New York per accodarsi anche a quella corsa), si presentò a piedi.
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Alto Antonietta Iacubino, Nennella, Giacovazzo, Chechele Presicci |
Le foto parlano, rendono testimonianza. “Il Rosone era stato inaugurato alla “Porta Rossa” di Chechele e Nennella, in via Vittor Pisani, due passi dalla stazione Centrale. Era la sede naturale di un battesimo come quello, con un bravissimo anfitrione come il “pugliese”, come chiamava Chechele Gaetano Afeltra, che era di Amalfi. Chechele accoglieva i clienti della sua terra a braccia aperte, e così in quella festa. Seduto in disparte, non perdette una parola di Antonio Velluto, cugino e compaesano di Marasca (entrambi nati a Troia) e guardava estasiato l’oratore, che a Milano era, oltre che giornalista della Rai, assessore all’Edilizia popolare. Chechele veniva da Apricena, dove aveva una panetteria ed era una pasta d’uomo.
Se c’era da offrire un pranzo gratuitamente a un poveretto, lo invitava ad accomodarsi e lo serviva come fosse un principe. I suoi tavoli erano sempre occupati da personalità: attori, registi, funzionari della questura, direttori di giornali, cantanti… che sbirciavano dalle pareti in fotografie a colori in grandi dimensioni. Quando facevamo il Premio Milano di Giornalismo, lui si appostava in un angolo e seguiva la discussione della giuria con interesse e curiosità. E ogni tanto faceva segno al cameriere di portare una bottiglia di vino. La giuria comprendeva nomi notevoli: dai pittori Giuseppe Migneco, Ibrahim Kodra e Filippo Alto a Ugo Ronfani, vicedirettore del “Giorno” a Alberico Sala, critico d’arte del “Corrierone” a Vincenzo Buonassisi e Edoardo Raspelli, gastronomi autorevoli.
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Rossicone,Kodra, Alto |
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Parte del pubblico a una serata pugliese |
Capii la stima e l’affetto che l’uomo di teatro nutriva per il giornalista barese, tra l’altro autore di “Puglia, il tuo cuore”, che venne presentato a Crispiano alla masseria “Monti del Duca”, dove il cortile venne prese d’assalto non soltanto da crispianesi e tarantini, ma anche da persone venute da altre parti della regione. Questi pugliesi, che gente! Nel capoluogo lombardo hanno i posti migliori, e se svolgono mestieri modesti sono anche lì i più bravi. Una sola cosa non mi piace, e non piaceva neppure a Giacovazzo, che lo dice nelle sue pagine: si nascondono sotto il dialetto meneghino per spacciarsi come tali. Che bisogno c’è? I nostri dialetti hanno termini musicali, onomatopeici, gli stessi tarantini s’incantano quando ascoltano i vecchi pescatori del borgo antico. Ho in mente una foto che ritrae Alfredo Nunziato Majorano, poeta e etnologo, paitito dei due mari, mentre parla appunto con uno “de Tarde vecchie mjie” proprio per apprendere gemme di quel vernacolo. Ho conosciuto persone che godevano ad esprimersi nel proprio dialetto con gli stessi milanesi, che non lo capivano, ma se lo facevano tradurre.
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Raffaele Carrieri |
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