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Umberto Massolo |
UNA CARRIERA BRILLANTE
FRA CRIMINALI INCALLITI
Con
i suoi uomini ha mandato
in carcere rapinatori, truffatori,
trafficanti di droga, assassini,
mafiosi, spacciatori di monete
false. Tanti anni nell’Arma vissuti
con orgoglio e fedeltà.
Franco Presicci
Quanta fatica feci per intervistare un ufficiale dei carabinieri per le mie pagine intitolate: “L’Arma racconta”. Guido Gerosa era diventato da poco capocronista quando venne alla mia scrivania per dirmi che dovevo intervistare tutti quelli che avevano investigato a Milano, lavorassero a Venezia o a Catania o a Livorno. “Prendi l’aereo e scrivimi i ‘Racconti del maresciallo’ sull’esempio di Mario Soldati. Trasecolai. ”Io sono un artigiano della penna, quello un mostro sacro”. “Dai, mettiti in contatto con la segreteria di redazione per gli aerei o i treni”.
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Plantone,Marzo,Presicci |
Cominciai telefonando a Mario Jovine, questore di Venezia, a Vito Plantone di Catanzaro, a Enzo Caracciolo, a Antonio Fariello e si dissero disponibili. Quando arrivò l’autorizzazione dal Comando generale dei carabinieri mi trovai di fronte a più di un paletto: per esempio, niente nomi né accenni che potessero far risalire alla persona. Interpellai due colonnelli e un capitano, tutti simpatici e intelligenti, oltre che “detectives” di grande spessore. Uno di loro dipingeva carabinieri a cavallo su sfondo blu e non volle neppure che facessi riferimento a questa sua egregia attività, perché avrebbe potuto portarlo allo scoperto. Contravvenendo alle norme del giornalismo e consigliatomi con Gerosa, presi penna e taccuino e cominciai dal primo, che mi trattava con i guanti bianchi, senza mai rinunciare ai suoi doveri scucendomi una notizia in esclusiva. Anche adesso sarei tentato di rivelarne il nome e il grado, ma la serietà e il rispetto m’impediscono di farlo.
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Il generale Umberto Masssolo |
Ho dovuto aspettare il giorno della pensione per ottenere un’intervista dal generale Umberto Massolo. Era il 4 dicembre del 2008, quando riuscii a smuoverlo. Lo chiamai, gli proposi di raccontarsi per un paginone che “Il Giorno” mi riservava il sabato e ci incontrammo in un bar vicino a piazza Cavour, dove il giornale aveva sede allora. Fu un piacere immenso rivedere Umberto, in borghese, i capelli quasi bianchi, elegante, sorridente, giovanile. Più che un carabiniere mi sembrava un docente universitario, o un imprenditore che passa le giornate a fare calcoli e progetti o ad imporre una linea alla sua azienda. Mi offrì un caffè e mi chiese come passassi le mie giornate, visto che quando ero in servizio trascorrevo giorni, e notti, tra il giornale, la caserma di via Moscova e via Fatebenefratelli. Le passavo, e le passo, leggendo o scrivendo le mie giornate, che mando a “Minerva news”, che mi pubblica ogni mercoledì. Sono ricordi di un vecchio cronista che non rinuncia ad incontrare persone, strappare loro brani di vita, curiosità, esperienze. Massolo, che aveva lavorato anche con il generale Alberto Dalla Chiesa, ne ha di cose da dire e non si fece pregare a snocciolarle. “Ero allievo ufficiale carrista alla Ferrari Orsi di Caserta, vinsi un concorso interno e divenni carabiniere, sottotenente di complemento. In un secondo concorso per il passaggio al servizio permanente effettivo mi classificai terzo.
Galleria Vittorio Emanuele |
Era il 1965”. Iniziò così la nostra conversazione, mentre nel locale entrava e usciva gente, ordinava, sorbiva la bevanda, pagava. Non fu dunque la passione a spingerlo verso l’Arma. In famiglia c’erano sei carabinieri con gradi diversi, da appuntato a maggiore e a furia di vedere tutte quelle divise capì che il suo futuro era nell’Arma, formata il 13 luglio !814. Quando decise aveva una lettera di assunzione inviatogli da una banca importante. “Non era la mia aspirazione lavorare dietro lo sportello di un istituto di credito, anche se tra i più prestigiosi e anche in quegli anni fare il bancario dava un certo tono. Tra l’altro avevo studiato economia all’Università di Torino con il mitico Ricossa”. Umberto Massolo era, ed è, dotato di spirito d’iniziativa, era dinamico, volenteroso e trascorrere ore e ore in un ufficio, con le condizioni che quella vita comporta lo faceva star male al solo pensiero. “E m’impegnai fino spasimo per riuscire nel mio intento di far parte dell’Arma.
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I questori Caracciolo e Plantone |
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Il questore Fariello |
Umberto Massolo come detto, era in congedo. Lo intercettai la prima volta proprio nel cortile della caserma di via Moscova, che aveva avuto tra gli alti ufficiali Dalla Chiesa e Vitali. In via Moscova, dove io e miei colleghi della concorrenza andavano ogni giorno per mietere notizie e spesso per le conferenze-stampa in cui Gebbia allora capitano, Vitaliano, colonnello, o il suo pari grado Martorana ci raccontavano le grosse operazioni portate a termine contro trafficanti di sostanze stupefacenti, rapinatori, rapitori di persone, o esperti nella falsificazioni del denaro…
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Mario Jovine |
La Galleria Vittorio Emanuele |
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