Pagine

Print Friendly and PDF

giovedì 30 novembre 2023

Un Libro fotografico di Rocca e Scibona

Copertina del libro
MILANO, IL SUO CUORE, I SUOI

PALPITI SORPRESI DA DUE OBIETTIVI

MAGICI.


Due fotografi per passione antica hanno

colto la città nei suoi vari aspetti: la moda,

lo spettacolo, lo sport, l’arte, lo svago, 

il lavoro. 

“Milano, storie minime” è proprio prezioso.


 

 

 

Franco Presicci

L'editore Giacovelli
Ci sono ”cronisti” che usano la macchina fotografica anziché la parola scritta. E l’obiettivo riprende la realtà con immediatezza. Se l’operatore è anche un artista il risultato è un capolavoro. In ”Milano, storie minime” - editore Iacovelli – libro che contiene decine di fotografie stupende, Enzo Rocca e Alberto Scibona hanno ordinato perle colte introducendosi in angoli a molti sconosciuti della metropoli lombarda. Una città è come un teatro, con i suoi fondali, le sue quinte, le sue luci, i suoi attori. E loro hanno saputo riprendere con maestria ogni aspetto della vita quotidiana che va in scena ogni giorno e ogni notte: l’uomo che legge, la signora che si aggira tra gli scaffali di una libreria, l’altra indecisa sui prodotti esposti al supermercato o in una vetrina, lo spazio Alda Merini sul Naviglio Grande, dove si apre anche il museo dedicato alla poetessa…Via per via, vicolo per vicolo, piazza per piazza, bottega per bottega, negozio per negozio… ne hanno macinato di strada i due “esploratori”. Quante scarpe hanno consumato, come ne consumò Giovannino Guareschi nei primi tempi del suo lavoro e i cronisti di una volta, la cosiddetta vecchia guardia, che cercava le notizie con il lanternino, mangiando polvere e panini. Ma per questi due maratoneti curiosi, eccellenti davvero, non deve essere stata una fatica scarpinare per immortalare ciò che d’interessante passava sotto il loro sguardo.
 
foto di Enzo Rocca

Ad ogni scatto una gioia. Via Torino, via Mecenate, via Tortona; i quartieri Greco, Bovisa, Lambrate… le stazioni ferroviarie; la Galleria Vittorio Emanuele, la Gae Aulenti, segno del progresso, la gente. Gente ovunque. Quasi non c’è pagina senza una presenza umana: al Parco Sempione; in Galleria del Corso, dove negli anni ‘60 avevano la sede la maggior parte delle case discografiche (dalle Messaggerie Musicali alla Carosello); la Biblioteca Sormani; la piazza d’armi del Castello Sforzesco; le esposizioni d’arte; gli avvenimenti, che a Milano non mancano mai; le case di ringhiera. Giornate e giornate in cerca della vita di Milano, dei suoi personaggi: gente stesa sulle sdraio su un prato tra grattacieli dalle forme ardite, i mercatini, il Castello Sforzesco: forse più le persone che i luoghi o le persone nei luoghi.

Giacovelli, Rocca, Scibona, Consonni
 

Foto di Alberto Scibona
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco dei giovani nel giardino condiviso di via Scaldasole, antica contrada di Porta Ticinese, che ricava il nome da un tempio, San Pietro in Scaldasole: da “sculdascia”, tributo spettante ai capi longobardi; il venditore ambulante di carciofi, che ricorda una pubblicità con l’attore Ernesto Calindri, simpatico gentiluomo. Bellissime foto, tutte in bianco e nero. Voli di colombi, il Centro Barrio’s alla Barona, il Conservatorio Giuseppe Verdi, la Scala, regno della lirica, il Cimitero Monumentale con le tombe dei personaggi illustri. Bravi, bravissimi, questi due maghi dello scatto, questi indagatori instancabili della città che si evolve, che non vuole essere come prima, desiderosa sempre di aggiungere o togliere tessere al proprio mosaico. Una città bella, affascinante, con piazze meravigliose, tra cui la Belgioioso, dove sbocca la via Morone, che conteneva il salotto culturale della contessa Clara Maffei; piazza Cordusio sorta come piazza degli affari; piazza Diaz, spuntata sulle ceneri del Bottonuto, quartiere malfamato in cui oggi s’innalza la Terrazza Martini e la “Fiamma” dei Carabinieri eseguita da Luciano Minguzzi; giovani che giocano a ping-pong all’aria aperta o al pallone che fa fremere gli stadi. Ho conosciuto Enzo Rocca a Martina Franca.

Dalla gloriosa Valle d’Itria mi condusse a Taranto, al Castello Aragonese affacciato sul Mar Grande e sul canale navigabile. Sempre con la macchina fotografica per celebrare il Mar Piccolo, i vicoli della città vecchia, i ponti, le pusterle... Ovunque vada, lasciata la Bimare, a Verona o altrove, fa i suoi preziosi “clic”. A Miano, potendosi muovere più liberamente grazie alla pensione (era vicedirettore di un istituto di credito), trascorre un po’ del suo tempo sulla strada o nel chiuso di una chiesa per cogliere un’altana, i giochi di una navata, un coro, un’abside, un presbiterio, un pulpito, un fonte battesimale, devoti in preghiera. 

Alberto Scibona
Con Alberto Scibona ha fatto un ottimo lavoro, anche se ognuno ha un suo punto vista: Rocca preferisce il panorama, la scenografia, la Milano verticale, la Milano spettacolare; Alberto Scibona gli atteggiamenti delle persone, le loro espressioni, le maschere, la fatica, le abitudini, i “tic”… L’uomo affacciato alla finestra a guardare il passeggio o un accadimento; il giovane con il telefonino in mano sotto il ponte Alda Merini a Porta Ticinese, i chitarristi, la cartomante, i cantieri, un bacio fra due innamorati a Brera con una didascalia icastica, come altre: “Bacio accademico”. Si è detto che “la vita senza cantieri è come una bocciofila senza bocce”; e a Milano gli stabili incamiciati sono tanti. Ma ecco più in là tre anziani che giocano a briscola. Tutte queste immagini messe insieme fanno un quadro completo della città. Compresi i cani. Già, anche i cani sono meneghini -nota Scibona - anche se di gambe ne hanno quattro e non due. C’è anche dell’ironia a volte in queste foto. Foto da custodire nel punto più in vista della libreria. Rocca e Scibona sono testimoni del tempo. Un bel “duo” a volte divertente e sempre preso dalla una cronaca visiva o in un’opera d’arte. Chi scorre queste pagine si sente tra quelle piazze, in quelle vie, sotto quei monumenti, accanto a quell’operaio con la fiamma ossidrica o vicino a quell’omaccione grintoso con il microfono sotto il naso: il momento della protesta, dell’urlo; o alla stazione Centrale, dove, nel grande ventre, arrivava il treno della speranza, scodellando giovani spaesati che venivano dal paese tranquillo, con le case basse, le vie strette, i tetti con le tegole rosse, i vecchi seduti sugli scalini della chiesa, docenti per giovani attratti dalla loro saggezza, maturata negli anni. Quei giovani sono oggi bancari, operai specializzati, liberi professionisti, librai. Il titolare della libreria di viale Tunisia 4, Nicola Partipilo, da Bari venne con quel treno, cominciò facendo il barista, poi il commesso di libreria e, portando in bicicletta i volumi a domicilio, studiava Milano, le sue vie del centro, della periferia, decidendo infine di fare l’editore di volumi su “la gran Milan” e la Lombardia. Dopo tanti anni, quella libreria è stato costretto a chiuderla per i costi volatili e la gente quando passa ricorda che quelle vetrine erano ricche di titoli: “Le cascine di Lombardia”, “i Cortili di Miano, “Le piazze di Lombardia”, “I castelli della Lombardia”… Le edizioni Celip fanno parte della storia della città, il cui “cielo è bello quando è bello”. E a Partipilo non resta che pensare ai suoi fotografi: Mario De Biasi, Fulvio Roiter, Piero Orlandi, tutti grandi, e ai suoi autori: Gaetano Afeltra, Empio Malara, Ferruccio De Bortoli, Carlo Castellaneta, Guido Lopez, Guido

Enzo Rocca

Gerosa, Andrea Bosco… altrettanto grandi.
Rocca e Scibona, se Partipilo avesse continuato l’attività, avrebbero potuto essere tra i suoi maestri dell’obiettivo, e sarebbero nati volumi sul canto, sulla danza, sulla pittura “en plein air”, come l’annuale Bagutta, all’aperto, nell’omonima via, sui riti… Due parole merita l’editore Paolo Iacovelli. E’ di Locorotondo, un paese-bomboniera della Puglia in territorio barese; ha trent’anni e ha giù pubblicato un bel numero di titoli, uno degli ultimi: “Milano, città di passaggio o di nuove radici?”, seconda edizione, presentato poco tempo fa al Book City, nel capoluogo lombardo, e sempre nella città del Porta sono stati presentati altri libri editi da lui, uno al mercato di Porta Romana, quartiere caro a Giorgio Gaber. Ora bisogna presentare una seconda volta questo di Rocca e Scibona, un libro fotografico per i milanesi e per gli innamorati di Milano, che sono davvero tanti, nativo e non. Enzo Rocca aveva vent’anni quando ha cominciato a fare fotografie, con la voglia di scoprire nuove culture e nuove atmosfere, nuovi luoghi, nuove persone; di raccontare storie per immagini. Preferisce il ritratto, il reportage, la gente, la sua anima. Alberto Scibona è musicista e passa la sua vita fra note e “clic”. Ha scoperto la fotografia grazie al padre e al nonno. Usa la macchina per documentare la vita di ogni giorno, le passioni e i comportamenti della gente così come la sorprende nel contesto urbano. “Tutto il suo percorso fotografico è caratterizzato dalla ricerca del ‘lato teatrale’ e spesso grottesco dell’umanità”, offrendo un profilo della città a chi la conosce poco. Un libro da tenere ben custodito soprattutto, ripeto, da chi ama Milano, qui scrutata con occhio vigile e attento nelle sue arterie: lo spettacolo, giostre comprese, la moda, l’arte… E anche il gioco, lo svago, l’umorismo, le chiese, la vita conventuale. Milano, con le sue anime.












Nessun commento:

Posta un commento