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mercoledì 6 dicembre 2023

Natale si avvicina a grandi passi

GIA' SI COSTRUISCONO I

PRESEPI

CON I MATERIALI

PIU’ DISPARATI

 

Figura di Franco Sperti
 Presepe di Franco Sperti

 

Intanto nel borgo di Morimondo a Milano

si può visitare il Museo d’arte sacra e dei

presepi. Ottimi ceramisti espongono i loro

manufatti su facebook, molti ispirati dalle

vie, dai vicoli della loro cittadine, dei borghi.

Affollati i mercatini di Natale in ogni parte

del nostro Paese.

 

Franco Presicci 

Natale si avvicina. L’atmosfera si respira anche su Facebook, dove fra l’altro compaiono immagini di vicoli di Locorotondo con palline colorate e nastri argentati su un abete o appesi a un filo steso tra una facciata e l’altra, e luci su un balcone e sulla porta di una casa. E non solo a Locorotondo.
 
Una via di Milano

Anche nel centro storico di Martini Franca. Da tanto sono presenti i anche i mercatini nelle diverse parti del Paese, piccole e grandi, compreso Crispiano, che è sempre la prima e la più attenta ai dettagli. Molti sono affaccendati nell’allestimento del presepi, alcuni di dimensioni che occupano metà stanza, se non una intera, magari con personaggi semoventi, con acqua che gronda da una collina o scorre placida in un canale. Non c’è Natale senza presepe. Meglio se accoppiato all’albero con fiocchi d’ovatta sparsi qua e là per simulare la neve. Siamo pronti per andare a visitare pubbliche e private scenografie popolate di statuine anche piccolissime, che collocate gradualmente danno il senso della prospettiva. Chi osserva un presepe spesso si sofferma con lo sguardo sulle figure tipiche: il guardastelle, il dormiente, la lavandaia, il pizzaiolo, il pescivendolo, il fabbro, la donna che cura gli animali del cortile, le casette illuminate, il contadino che ara la terra, il vecchietto ricurvo con la lanterna. Il presepe affascina, emoziona. Il martinese Michele Sforza ha iniziato a costruirli con idee originali, in gesso, con ulivi e fichidindia, come gli viene richiesto dall’amico che glielo chiede come atto di cortesia. il presepe gli dà gioia, lo trasporta in un mondo incantato.

Presepe di Michele Sforza
Ne vedo altri con tante caverne con il selciato sparso di erba sintetica macchiata di polvere marrone e gli interstizi delle rocce con licheni ricavati dal tronco di un vecchio mandarlo della campagna della Valle d’Itria. Il risultato è accettabile. Io scruto ogni particolare, le facce dei personaggi, i loro atteggiamenti, le luci, l’architettura nel suo insieme, con gli oggetti, gli attrezzi, il ficodindia eseguito con semi di zucca e chicchi di riso. “Già alla fine di ottobre - racconta il mio amico Gigi Sabelli, quarant’anni trascorsi a fare o a visitare presepi - scatta in me l’idea di preparare il materiale necessario per mettere in piedi la struttura, a volte assistito da mia moglie e da uno dei miei figli, che ha preso da me la passione. Vedi, la fattura del presepe deve coinvolgere la famiglia. E la mia aspetta volentieri questo periodo. Anche l’altro figlio adora il presepe, ma lui ha così tanto da fare che si porta il lavoro a casa, e lo capisco se non mette le mani nell’argilla. Ma quando vede l’opera compiuta, il nostro piccolo mondo fatato, si entusiasma, e mi accorgo che è dispiaciuto per non aver collaborato”. Il presepe Gigi lo toglie il giorno dopo la Befana.
 
Figura di Franco Sperti

Quello che faceva mio padre con carta da giornali immersa in un secchio pieno di argilla sciolta in acqua, rigorosamente bisognava disfarlo l’8 gennaio, dopo l’arrivo della vecchietta, che da me non veniva e io ingenuamente la giustificavo per il fatto che non avevamo il caminetto, da cui, secondo la leggenda, scendeva. Mario S. mi dice che è così grande l’emozione che gli suscita la rappresentazione sacra che s’immagina accanto al portatore d’acqua, all’uomo che si toglie il cappello davanti alla grotta della Natività. L’ho sentito dire anche da altri, e devo dire la verità: succede anche a me.

Presepe di Franco Sperti

Il presepe racchiude simboli e valori: la fontana, il laghetto, il mulino, la donna con la brocca, il pozzo sono segni d rigenerazione, di salvezza; la fiamma sotto il paiolo della polenta e quella che pulsa sotto i tre bastoncini rossi o nella lampadina che simula il fuoco: la purificazione; la cometa, il cielo stellato, la luce che splende nelle grotte e fa da guida: la fede. Passo in rassegna su Facebook le opere dei presepisti, che sono capolavori. E sempre su Facebook ho letto la notizia che a Morimondo, Milano, si è aperto il Museo d’arte sacra e dei presepi. Conto di salire in macchina e di andarci. E voglio andare nuovamente a Cantù, dove anni fa ne ho visti di meravigliosi: veri artisti, costruiscono cascine di piccolissime dimensioni con tutti gli ambienti di quelle vere (stalla, fienile, cortile, abitazione per i contadini, ringhiera con granturco, pomodori, cipolle pendenti…e nell’ovile o in un alloggio per i salariati fanno nascere il Bambino. Mi propongo di andare anche a Dalmine per contemplare ancora una volta i bellissimi presepi provenienti da ogni parte del mondo. Mi attirano quelli napoletani, esemplari preziosi, storici, stupendi, con magnifici giochi di luci e di colori e figure ispirate alla vita quotidiana della città. A Napoli gli autori, autentici artisti, facevano a gara: tutti volevano inventare il presepe più pregevole, più bello, più ricco, più toccante. Il XVIII secolo espresse esemplari eccellenti. Mi viene in mente il presepe Cuciniello del XIX secolo. La tradizione continua alla grande in via San Gregorio Armeno, visitata da migliaia di turisti. Recentemente i capolavori sono stati fotografati dal maestro dell’obiettivo Carmine La Fratta, laboratorio a Lama, appena fuori Taranto. Notevoli anche i presepi del Leccese, del Bresciano, della Bergamasca, del Mantovano, con figure plasmate con svariati materiali: dalla cartapesta alla ceramica al legno, al gesso. A Lama, Francesco Sperti, 82 anni, da una ventina d’anni fa il suo bel presepe casalingo con soddisfazione e tanta manualità: lo monta, lo disfa ogni anno, lo rimonta aggiungendo ogni volta delle novità. I personaggi indossano vestiti eleganti confezionati da lui, maestro sarto in pensione. Le facce, le mani e i piedi sono opera di un suo amico che si è messo a riposo, abbandonando l’attività. 

Particolare di Presepe
Francesco Sperti ha lavorato per quattro anni a Napoli e nelle ore libere faceva una passeggiata imboccando via San Gregorio Armeno, pieno di botteghe di figuli di chiarissima fama. Il vecchio sarto (vecchio per modo di dire) ha fantasia, amore per queste costruzioni sacre, che non sono soltanto un atto di fede. Me lo ha fatto conoscere Carmine La Fratta., che ringrazio. Anni fa con due amici, Peppino Cito e Pierino Pavone, da Martina Franca andai a Cutrofiano, vicino a Lecce, dove trionfa il Barocco, in cerca di una bottega di statuine in terracotta o in cartapesta. E ricordai che le origini del presepe in Puglia sono lontanissime. Artefice della diffusione del manufatto nella regione sarebbe stato Stefano da Putignano, autore di presepi prestigiosi in pietra locale dalla metà del Quattrocento all’inizio del Cinquecento. Gli si devono originalissimi presepi in pietra locale. A Martina Franca, i presepi che ricordo più di tutti sono quelli di Michele Sforza. In una quarantina d’anni ne ha costruiti molti. Il più grande fino a qualche anno fa in una chiesetta nel ringo, di fronte alla Basilica di San Martino: presepe che occupava metà del tempio, di fronte all’altare. Fino a un anno fa il gruppo “I Soliti Ignoti”, di cui Michele faceva parte, costruì un presepe all’aria aperta in piazza XX Settembre. La mia amica Anna Bruno, pediatra, mi ha promesso di portarmi in una località lombarda (ho dimenticato il nome), per farmi vedere un presepe lungo non so più quanti metri. Non abbiamo ancora concretizzato il proposito, perché lei sta tre mesi all’anno in una struttura in Africa a curare gratuitamente i bambini.
 
Particolare di presepe
Quando ero piccolo e c’erano ancora i nonni era quasi un obbligo costruire il presepe. L’artefice, come detto, era mio padre, che, lavorando, inzaccherava di argilla sciolta nell’acqua tutta la parete a cui l’addossava. Un amico gli procurava un ramo di pino per incorniciare il presepe e un altro il muschio vero, che andava a prendere in campagna (il verde, nel mio quartiere, a Taranto, allora cominciava subito dopo la via Giovan Giovine, un po’ dopo l’orto di mesta Ronze). Le luci erano quelle normali e le statuine le faceva mia madre. Il nonno stava a guardare, seduto attorno al braciere, raccontando a noi nipoti storie sul presepe che improvvisava, e ogni tanto s’interrompeva per dare un consiglio sulla posizione di un personaggio. Ai suoi tempi verdi il presepe ko aveva fatto lui. Allora io pensavo che un giorno il presepe l’avrei realizzato io, acquistando le figure nel negozio che stava in via Montebello e teneva presepi, “carillon” con canzoni di Natale, personaggi di due, tre, cinque, dieci, quindici centimetri e oltre schierati sulle mensole, sui tavoli, in vetrina, luci multicolori, che chiamavo piselli (adesso non se ne trovano quasi più) … Aveva anche statuine in cartapesta, provenienti dal Leccese. Insomma tutto il mondo del presepe. Il negozio era sempre affollato: segno che anche a Milano tantissimi fanno il presepe. Nel ’29 al ristorante “Santa Lucia” arrivò la pizza e nel presepe comparve il pizzaiolo.







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