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mercoledì 22 maggio 2024

Grande spettacolo, Milanesando

LA VITA E LE OPERE DI ROSA GENONI DIVA DELLA MODA E FEMMINISTA




La gondola di Umberto Pagotto
Raccontata nei dettagli nel cortile del negozio di Graziana e Paolo Martin, sul
Naviglio Grande, da Elisabetta Invernici, giornalista, e da Cristina Castigliola, attrice superlativa. Subito dopo sono saliti sul palco Gigi Pedroli, grande acquafortista e cantautore, accompagnato alla chitarra e al banjo da Fabio Lossani. Mentre nella via liquida filava la gondola di Umberto Pagotto.









FRANCO PRESICCI


Il Naviglio Grande e la moda in scena, nel cortile della “Martin-Tutto per gli operai”. Domenica 12 maggio. Prima è arrivato lui, Umberto Pagotto, con la sua gondola. L’ha ancorata proprio di fronte al grande negozio lasciandola alla curiosita' dei gitanti. Mai vista sul Ticinello una barca così bella, sottile, elegante, comoda, che da secoli solca altre acque. Il trevigiano Pagotto, gentiluomo di antico stampo, ne va orgoglioso e si compiace di vedere il suo mezzo di trasporto “marittimo” ammirato. Poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di “Milanesando”, lo spettacolo allestito in quel notissimo spazio, che a poco a poco s’infoltiva di spettarori?
Elisabetta Invernici
Dopo Pagotto ecco comparire Gigi Pedroli, il grande Gigi, e il compagno di scena Fabio Lossani, cantautore, scrittore e suonatore di chitarra e di banjo.

C’erano già la giornalista Elisabetta Invernici con il compito di di dialogare con la bravissima attrice Cristina Castigliola pronta ad entrare nel personaggio-principe del pomeriggio: Rosa Genoni. Ed eccola venire dall’alzaia, la bella Cristina, con passo svelto e attraversare il corridoio aperto tra le sedie, salire sul palco e presentarsi: “Sono Rosa Genoni, nata il 16 giugno 1867 a Tirano, figlia di Luigi Genoni e Margherita Pini di Crosio”. Il papà aveva una bottega di ciabattino, di quelli che adesso, a volerli cercare con la lanterna di Diogene, sarebbe tempo sprecato.
Rosa si racconta con la voce e i gesti di Cristina: E’ la prima di tre fratelli, ha frequentato le scuole fino alla terza elementare, la quarta e la quinta nei corsi serali, studiando intanto il francese, perché allora la moda parlava quella lingua. E lei nel settore conquisterà, piolo dopo piolo la cima della scala, tra l’altro inventando il “made in Italy”.
Elisabetta Invernici, che ha lavorato a “La Notte” con Rosa Teruzzi, giallista di successo, e con altri valenti colleghi, prende per prima la parola, soffermandosi sui diritti, quasi sempre rivendicati, e sui doveri, quasi sempre disattesi, e accennando al lavoro nel dettato costituzionale (echeggia Noberto Bobbio). Parla anche del diritto allo sport, alla cultura, alla salute, e dei doveri.
Cristina Castigliola
Quindi fa brillare la figura di Rosa Genoni, la prima stilista italiana e il microfono passa a Cristina Castigliola: “Vivo a Milano con una zia sarta, facendo la ‘piccinina’, giovane apprendista, a cui tanti pittori e scrittori dedicarono la loro ispirazione (‘Corri, corri sartinn/ ve spetta la signora….’’ (Carlo Chiesa). Compiuti i 18 anni, Rosa frequenta i circoli operai e socialisti, diventa amica di Anna Kulischoff, di Filippo Turati e altri esponenti del partito, è assidua ai congressi, ai dibattiti. Una vita esemplare, di vittorie e di conquiste.

Elisabetta conosce molto bene il personaggio. E fa domande a Cristina, la stimola (fa parte del canovaccio). E Cristina prosegue esibendo tutta la sua arte. “Vado a Parigi, copio ed elaboro quei modelli; e inizio a pensare a una moda italiana libera dai modelli francesi”. A Parigi si trovavano tutti gli accessori, ma arrivavano dall’Italia. Rosa torna nel nostro Paese in casa Bellotti in Galleria. e veste tutte le nobildonne che frequentano la Scala. E arriva l’amore… Una vita interessante e avvincente, quella di Rosa Genoni, creatrice di moda, femminista, personalità forte, volitiva, determinata. Conosce l’avvocato Alfredo Podreider, principe del foro. Una vita fatta di impegno. In occasione del traforo del Sempione Rosa espone abiti “dettati” dalle grandi opere d’arte italiane. Nel 1915 al congresso internazionale dell’Aja, “unica rappresentante per l’Italia”. La presidente Jane Addams - m’informa Elisabetta Invernici - “la porta con sè all’incontro con il primo ministro olandese Cori-Vander e insieme vanno a Londra da Edward Gray, ministro degli esteri britannico, per perorare la causa della pace”. Nel 1918 si ammala di Spagnola (così chiamata perchè furono i giornali iberici a parlarne per primi), rischia la vita, ma si salva.
E’, questa, una sintesi della vita e dell’attività di Rosa, che tra l’altro promosse il Concorso nazionale per un abito femminile da sera”. Morì a Varese il 12 agosto del 1954: 70 anni fa. Quanto ci piacerebbe continuare ad esplorare la vita e l’attività d questa figura splendida, diva dell’eleganza e della bellezza.
Il pubblico ha seguito affascinato la recitazione di Cristina e la regìa di Elisabetta, colpito da questo racconto coinvolgente. “Eccellente, quest’attrice, dominatrice della scena, lodevolissimi i suoi toni, le sue espressioni, i suoi movimenti a volte frenetici”: i commenti alla conclusione di questa parte del pomeriggio. “Quanta energia. Andava, tornava, scendeva gli scalini del palco, attraversava il pubblico, risaliva, spostava oggetti, si fermava, fingeva di interpellare la memoria, ma in verità era padrona degli avvenimenti, delle date, delle circostanze”. Superlativa.
Il Pubblico
Sul palco è poi salita Graziana, rivolgendo un saluto agli spettatori, numerosi, attenti, soddisfati.
Gigi Pedroli
“Milanesando” continuava con due artisti di alto livello: Gigi Pedroli e Fabio Lossani, che suscitano sempre risate con dialoghi e battute, scatenano applausi, urli di osanna, soprattutto quando eseguono le canzoni di Pedroli pregne di ironia sapida, garbata, bonaria, emerse da una fantasia illimitata, libere di sognare, come ha scritto Tony Lauria. Pedroli canta il Naviglio Grande, dove da anni ha il suo Centro d’Incisione, inventa le sue bellissime acqueforti e scrive brani senza decorazioni, con spontaneità e passione, lontane da schemi preconfezionati, a volte ispirandosi a personaggi reali, caratteristici, divertendosi e divertendo. Accompagnato da Lossani, ha snocciolato uno dopo l’altro schizzi estemporanei, mentre qualcuno lo ricordava, tra un intervallo e l’altro, con la chitarra a tracolla come un menestrello sull’uscio del suo laboratorio.
Gigi dei Navigli, artista prolifico, non si è smentito neppure questa volta. Quando ha iniziato a cantare “Pinin” e poi l’“Ernesto”, che andava in bagno all’hotel Principe e Savoia”, il pubblico è esploso: “Insuperabile, continua, Gigi”; e lui cantava, sempre accompagnato da Fabio Lossani, con il quale forma un “duo” molto affiatato. Lossani provocava il pubblico con domande in milanese, faceva domande e senza aspettare risposte: “Se non lo sapete, acquistate il mio libro, che trovate all’ingresso”.
A spettacolo concluso, i due artisti si sono seduti fra un gruppetto di persone e hanno ripescato i ricordi: quelli del Derby Club, aperto da Enrico Intra in via Monterosa negli anni ‘60. Frequentato da Giorgio Gaber, Deisy Lumini, Umberto Bindi, Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Giorgio Faletti, Charles Trenet.... Una sera ad applaudire i Gufi (Nanni Svampa, Roberto Brivio, Lino Patruno, Gianni Magni) c’era anche Paolo Stoppa con Rina Morelli. Belle serate, quelle dell’”Intras derby club”. Quando lo inaugurarono c’era tutta la stampa milanese.
Da sinistra Fabio Lossani e Gigi Pedroli
Gigi e Fabio inanellavano i ricordi, mentre un gruppo di spettatori si avvicinava al tavolo del “bouffet”. Graziana con dolcezza faceva gli onori di casa.
E io tallonavo Paolo Martin, nato e cresciuto in una casa di ringhiera che respirava l’aria del Naviglio Grande. “Come si viveva in una casa di ringhiera, Paolo?“. Uno per uno e uno per tutti. C’era solidarietà, amicizia, gentilezza. “Che cosa mangi, stasera?” “Vengo da te”. Si conversava tra un un ballatoio e l’altro e così si stendeva il bucato. I ragazzini giocavano nei cortili pieni di fiori”, “Hai conosciuto il pittore Guido Bertuzzi, che dipingeva i cortili di quelle case. “L’ho conosciuto, aveva lo studio in vicolo dei Lavandai. Un’ottima persona e bravissimo artista”. Intanto molti non perdevano di vista la gondola. “Mai vista una barca veneziana in queste acque”, “E’ davvero bella”. Umberto si compiace di suscitare tanta curiosità e tanto interesse. L’alzaia e la ripa si affollano, i ristoranti hanno già preparato i tavoli. Attraverso i ponti gli affezionati del Naviglio Grande passano da una sponda all’altra e la gondola va verso la darsena.
Graziana Martin
Nel cortile dei fratelli Martin ancora un residuo di pubblico conversa. Qualcuno va al Centro Incisioni d’arte di Pedroli, per visitare la mostra in atto. Tanto verde pende dall’alto, nel cortile, creando archi vegetali. Una pianta dondola, all’esterno, quasi su un cavalletto con un quadro. Non vorrei mai mancare alle iniziative dei Martin, che hanno come teatro lo spazio più famoso di Milano.
I Martin sono lì dal ‘38. Vi sono stato anche a una festa d’anniversario, presente Luciana Sevignano, “ètoil” della Scala, amica di Graziana, che ama la danza da sempre e l’ha anche praticata. Me la immagino volteggiare come una libellula.

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