STEFANO CAVICCHI, DI FERRARA
UN VERO CAVALLO DA CORSA
Cavicchi oggi |
Si
è anche occupato di cronaca bianca.
Ha ripreso Papa Woytila, Sandro Pertini,
Spadolini, Gorbaciov. Occupandosi di
“nera”, qualche volta è stato scambiato
per un poliziotto della Scientifica. Riprese
Giovanni Paolo II nella sua prima vacanza
in Valle d’Aosta.
Franco Presicci
Il Papa ripreso da Cavicchi |
Anche i fotografi ai miei tempi hanno consumato scarpe sulle strade di Milano e non solo, di giorno e di notte, galoppando o acquattandosi per fare lo scatto. A volte anche pericolosamente, quando, per esempio, tentavano d’immortalare un personaggio della mala recalcitrante. Anche loro avevano voglia di scoop”, e ne mettevano a segno. Posso citare bravissimi, appassionati fotocronisti. Lorenzo Pizzamiglio, che faceva parte della pattuglia del “Giorno”: con i suoi atteggiamenti da gatto sornione usciva dal giornale con l’attrezzatura nel borsone, ma la lasciava nell’auto, se era il caso di tirare fuori dalla tasca un sostituto infallibile. Un altro abile cacciatore di immagini del quotidiano dell'Eni un pomeriggio corse un brutto rischio: teneva nascosta la macchina sotto il giaccone in attesa del momento giusto per fare lo scatto; una ragazza uscita improvvisamente, si spaventò per il gonfiore dell'indumento e si mise ad urlare: "un mitra!". Per rassicurarla il professionista scoprì l'attrezzo di lavoro e nel frattempo cliccò. Non si contano i colpi realizzati da Stefano Cavicchi, “free-lance” oggi sessantacinquenne e non ancora a riposo. L’ho ripescato dopo tanti anni e ho voluto ripercorrerne la storia.
Obiettivo Sandro Pertini |
Per la verità non è stato facile, perché l’esimio professionista non ama raccontarsi. L’ho incalzato e alla fine ci sono riuscito. Ma non sapeva da dove cominciare, tanti sono gli episodi che hanno costellato la sua attività, nelle sue notti bianche trascorse in strada o in questura, anche altrove e addirittura all’estero. “Dai, parto dall’inizio”. Dalla sua Ferrara, dove lanciò il primo strillo nel ’55 in una casa confinante con quella di Giorgio Bassani, l’autore del bellissimo libro “Il Giardino dei Finzi Contini”, da cui Vittorio De Sica trasse un film con Dominique Sanda nella parte di Micol, Romolo Valli, Lino Capolicchio… “Lì c’è la famosa Palazzina Marfisa, magnifica dimora signorile che appartenne a Francesco d’Este…”. Devo dirottarlo, perché a lasciarlo dire descriverebbe mezza Ferrara. “Mio padre, Luciano, faceva il tipografo alla “Gazzetta Padana”, quotidiano della città che con poche copie arrivava fino a Bologna, regno del “Resto del Carlino’.
Cavicchi con Spadolini |
Mia madre, Osvalda, era commessa nel negozio “Giorgio calzature” nel centro storico, in via San Romano”. La passione per la fotografia di cronaca sorse quando aveva quasi 18 anni. “Una domenica mattina mi chiamò un giornalista del ‘Resto del Carlino’, edizione di Ferrara, e mi disse che la polizia aveva arrestato un dirigente sportivo e avevano bisogno di una foto. Non persi tempo. In un baleno ero in questura”. Fu questo il suo primo servizio. Carattere esuberante, volpino, ambizioso, vulcanico, allora fisicamente filiforme, un po’ timido e forse già con quella siepe di peli sotto il naso, si buttò a capofitto nel mestiere, scoprendo che non avrebbe potuto fare altro. “La nera affascina, ti prende, ti coinvolge. La nera seduce, ti entusiasma”. E’ vero. Persino il grande Dino Buzzati, giornalista, scrittore, pittore, scenografo, drammaturgo, al “Corriere della Sera” fin da quando era studente, nel ’65 trascorse notti insonni su un’auto del 777, il numero della Volante di quegli anni. “Con la cronaca, per la verità, Dino Buzzati aveva avuto rapporti fin dall’inizio del suo ‘meraviglioso mestiere, in via Solferino – ho letto in un piccolo libro con la copertina nera -.
Papa San Giovanni XXIII in vacanza |
In montagna |
Fu in questo giornale, con sede in piazza Cavour, che Cavicchi intraprese i suoi voli. Incontrò Michele Focarete, che allora era impegnato nelle cronache notturne degli eventi nei locali milanesi, e con lui fece quasi coppia fissa. Primo atto che rivelò le sue doti: un generale di Corpo d’Armata desideroso di ritrovare un giovane lustrascarpe, che tante volte gli aveva lucidato le calzature (forse era l’ultimo della categoria che lavorava nella galleria delle carrozze della stazione Centrale) e si rivolse a “La Notte”. Il capocronista dette l’incarico delle ricerche a Cavicchi e a Focarete, poi passato in via Solferino rivelando l’ottima stoffa di cui era fatto, e il sciuscià venne rintracciato ad Afragola, nell’entroterra napoletano.
Modugno, Cavicchi, Franca Gandolfi |
Cavicchi con Sua Santità |
Si è occupato anche di cronaca bianca, fotografando personaggi di primissimo piano: Papa Woytila nella sua prima vacanza nel villaggio Introd, in valle d’Aosta; Giovanni Spadolini negli studi della Rai; Sandro Pertini, il Pontefice in Vaticano; Gorbaciov nella sua visita a Milano.… Quel giorno Stefano e i fotografi di tutti i giornali scattarono foto a iosa per un avvenimento clamoroso: all’arrivo del Presidente dell’Urss propugnatore della perestrojka in piazza Duomo, tra una folla straripante e rumorosa, lo sputafuoco Mustafà s’inerpicò come una scimmia sull’impalcatura montata per il restauro della facciata della Galleria Vittorio Emanuele per protestare contro i vigili urbani che lo riempivano di multe, interrompendo i suoi numeri. Furono momenti di grande tensione, che si sciolse quando Mustafà si fece convincere a scendere.
Scatto per Gorbaciov |
Così Gorbaciov, seguito da un corteo di autorità e da una marea chilometrica e fluttuante, attraverso il salotto di Milano, fece il suo ingresso in Comune, protetto, oltre che dalla sua scorta, da centinaia di poliziotti e carabinieri, fatti venire anche da fuori. Stefano lo ricorda bene quel giorno così movimentato. E lo lascia emergere dalla memoria assieme a molti altri: l’omicidio della Settima Strada, a Segrate, dove s’intrufolò con disinvoltura nel teatro del delitto e venne preso per uno della Scientifica.
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