GRANDE DIRETTORE
DA PIANOSA
A TARANTO,
A SAN VITTORE
Racconta la sua esperienza in un bellissimo
libro, “Il Direttore”, uscito in questi giorni.
Parla del suo impegno per un carcere aperto,
umano, popolato di persone da ricostruire.
Fondatore del carcere di Bollate, ritenuto
un modello, ha lasciato impronte indelebili
Franco Presicci
Luigi Pagano |
Un libro bellissimo, istruttivo per chi usa dire “rinchiudilo e butta via la chiave”; o “Adesso hanno pure la televisione”, vedendo nel piccolo schermo un lusso, una concessione risolutiva, un privilegio. Un libro scritto con uno stile scorrevole, brillante, chiaro anche laddove l’autore s’inoltra in argomenti giuridici e nell’esame di leggi, riforme varate e rimaste sulla carta o attuate solo in parte.
Pagano ha la stoffa dello scrittore. Ed è stato un grande direttore. Lo riconoscono tutti quelli che lo hanno seguito. Parlando dei reclusi usa spesso la parola ”persone”, illuminante, se ce ne fosse bisogno, della sua concezione del carcere. Nei suoi quarant’anni di lavoro ha fatto un po’ il commesso viaggiatore.
Prima destinazione Pianosa, dove conobbe Pietro Cavallero, che con Sante Notarnicola, Adriano Rovoletto, Donato Lopez il 13 settembre del ’67 irruppe nell’agenzia numero 11 del Banco di Napoli di largo Zandonai, a Milano, e fuggendo scatenarono un mezzogiorno di fuoco tra le strade e le piazze della città, seminando vittime e terrore. A Bad’e Carros assistette al massacro di Francis Turatello, il 16 agosto del 1981. Tra gli esecutori dell’omicidio, Pasquale Barra, uno degli accusatori di Enzo Tortora, un innocente messo alla sbarra per le accuse affastellate da un manipolo di criminali.
Luigi Pagano con il Presidente Mattarella |
Dal pubblico si levò un boato di applausi. Ha pagine memorabili il lavoro svolto da Pagano nelle carceri. E non soltanto per le attività di svago.
Il poliziotto apre la cella |
A San Vittore è stato 15 anni. Un carcere edificato per 700 persone ne aveva 1200. Nel 1980, nel suo ingresso nel capoluogo lombardo, il cardinale Carlo Maria Martini chiese all’autista di deviare il percorso verso l’Arcivescovado per passare sotto le mura di San Vittore, che definiva “il cuore di Milano”. Mentre molti volevano rimuovere la struttura con il pretesto che non era in armonia con il tessuto urbano; ma in verità perché infastidiva chi non tollerava la casa circondariale quasi nel centro di Milano. Molti erano sordi al principio che la società deve stabilire un rapporto con il carcere, anche per evitare che una persona, scontata la pena, e in grado di reinserirsi, vedendosi respinta torni a delinquere.
Corridoio di San Vittore |
Gabriele Cagliari |
La sua porta era sempre aperta, istituì una sala-stampa per ricevere i giornalisti, una novità assoluta. Ha avuto giorni difficili, come il suicidio del presidente dell’Eni Gabriele Cagliari, che all’esterno fece esplodere la polemica sull’uso che si faceva della custodia cautelare. Tangentopoli incrementò l’affollamento e non si sapeva a che santo rivolgersi per far fronte all’emergenza. Qualcuno di quelli finiti nella rete del “pool” di “Mani pulite” chiedeva un lavoro sia pure gratuito, pur di non stare con le mani in mano. Intanto un altro recluso s’impiccava in cella. Situazione davvero critica.
Ma ci sono stati anche momenti sereni, come la preghiera del cardinale Martini nel cortile di San Vittore con alcuni ex appartenenti alla lotta armata, dissociati ma non collaboranti con la giustizia, e poi la consegna di quattro borse piene di armi in Arcivescovado, come simbolo di resa.
Presicci e Pagano |
Il direttore Luigi Pagano |
Pagano e la giornalista Isotta Gaeta |
LA REDAZIONE DI MINERVA NEWS AUGURA A TUTTI I LETTORI E AL CAPO
REDATTORE FRANCO PRESICCI I MIGLIORI AUGURI PER UN NUOVO ANNO
COLMO DI SALUTE, AMORE E SERENITA'. Il direttore Michele Annese
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