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mercoledì 25 settembre 2024

Un personaggio dalle tante doti

IL CICLISTA BENVENUTO MESSIA E’ ANCHE UN FOTOGRAFO CHIC





Benvenuto Messia
Poeta, attore, simpatico, affabile, alle cilindrate preferisce la due ruote. Con quella portò la figlia all’altare il giorno del matrimonio.










FRANCO PRESICCI




Che vuoi che siano cinque chilometri su via Mottola per Benvenuto Messia, uno che è nato pedalando. Tutti lo hanno visto e ammirato in sella alla sua bici, correndo per le vie di Martina, introducendosi nei budelli del centro storico, uno scenario teatrale con primattori, comprimari, figuranti…
Lui inforca la due ruote e va anche in capo al mondo, dove lo porti la sua curiosità innata e il suo amore per il paesaggio. Francesco Lenoci a Milano lo condusse in piazza Duomo, dove stuoli di colombi volano sulle teste dei turisti, che non si irritano se ricevono da loro una… benedizione. Da quella piazza famosa in tutto il mondo il Benvenuto passò dove svetta la Terrazza Martini e signoreggia il monumento al carabiniere: piazza Diaz Accucciato in un abbraccio del docente, innamorato di Milano più di un indigeno, anche se, pur essendo un dialettologo, non sa molto dell’idioma meneghino, Benvenuto da lì cominciava a scoprire il fascino del capoluogo lombardo.
La distanza tra Milano e Martina non è quella tra Martina e Bari o Foggia, eppure sono convinto che Benvenuto Messia qualche volta sia stato tentato di affrontarla sulla bici che usò per portare la figlia all’altare il giorno delle nozze. A 92 anni Ben sarebbe capace di iniziare quell’avventura, da includere nei suoi record. Comunque domenica scorsa era partito da via Ceglie verso il mio tratturo, ma qualcosa ha interrotto il suo percorso alla zona industriale di fronte alla chiesetta dedicata alla Madonna della Stella. Promessa rimandata. Il mio tratturo, che piange per la solitudine in cui è immerso (da tanto tempo si sono spente le voci dei bimbi e quelle delle mamme e dei papà e dei nonni, aspirati da un mondo che non ammette ritorni), avverte soltanto qualche passo estraneo e rari rumori di auto dirette in cima alla salita., oltre quello d’un trattore che compare un paio di volte all’anno. Vedere arrivare un ciclista dai capelli innevati e dalla sagoma sottile, un sorriso splendente come il biancolatte dei trulli, oltre a un onore e a un piacere per me è una novità che si presenta di rado. Incontro volentieri il Messia, uomo poliedrico e ricco di risorse: poeta, attore con Banfi, Ferilli, Ranieri…, fine dicitore, che altro ancora? Se fate una ricerca scoverete altre virtù. Ah, la simpatia e quel suo modo di parlare, che è anche quello un’arte, in Ben. Lo vidi girovagare per le strade di Martina, mentre raccontava la storia e le storie della città, i palazzi patrizi, le architetture, i luoghi scomparsi, con la telecamera credo di Martina Chanel, e catturavo ogni sua parola, ogni suo gesto.
Messia e Presicci (foto di Eugenio Messia junior)
Camminava quasi dondolando, indicando il Caffè Tripoli, il ringo, la basilica, ‘u Curdòne, ‘u curdunnìdde, ‘u stradòne, i balconi panciiuti, le altane fiorite, gli archi… Senza arie professorali, perché Ben non è tipo di mettersi in cattedra.
Conservo gelosamente un calendario con significative immagini da lui scattate nel tempo. Già, perché, per chi non lo sapesse, e penso che non ci sia al mondo qualcuno che non lo sappia, Benvenuto è un fotografo di grande militanza e figlio di un fotografo, Eugenio, che fu il primo a puntare l’obiettivo sulle bellezze di questa terra benedetta, che porta il nome di Martina Franca, già decantata da Cesare Brandi, Carlo Castellaneta (la visitò tanti anni fa, durante la sua luna di miele) e da altri maestri della penna. Pittori sensibili e consacrati l’hanno dipinta con passione. Senza andare troppo lontano nel tempo, ricordo le opere di Filippo Alto, l’attore barese con casa a Milano e studio e rifugio delle vacanze a Figazzano, da dove partiva per riprendere questo paesaggio unico al mondo: Martina Franca, con la sua terra rossa, i vigneti, le case incappucciate, gli ulivi, il fico, la quercia. In “Paese vivrai” Giuseppe Giacovazzo, già direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno”, gli rivolse l’invito a visitare il proprio paese, Locorotondo: “Mentre lo riprendi io lo rivivrò sulla tua tavolozza”. Filippo non aveva bisogno di quell’invito: aveva già celebrato con il suo pennello Cisternino, Martina, lo stesso “locus rotundus”, dove gli hanno dedicato una via.
Cinzia Castellana e Benvenuto Messia

Alto veniva spesso a Martina, che io adesso ritrovo nelle sue opere anche di grandi dimensioni. Il Messia non può non averlo conosciuto. Filippo mi parlava di lui, come mi parlava di Nico Blasi, quando organizzammo la serata pugliese al Cida (Centro informazioni d’arte) in via Brera, di fronte alla Galleria d’arte “Apollinaire” di un martinese famoso in tutta Europa, che rispondeva al nome di Guido Le Noci, stimato da personaggi di altissimo livello. In quella serata feci leggere all’architetto d’interni Lambros Dose le pagine dello stesso Grassi scritte come presentazione nel libro dell’ingegner Massimo Fumarola, “A passeggio per la Valle d’Itria”, e il rumore degli applausi arrivò fino a via Fiori Chiari, dove aveva lo studio un altro ammiratore di Filippo, il baritono Giuseppe Zecchillo, che aveva cantato alla Scala, al Metropolita, al Goven Garden.
Ho subito un dirottamento; devo ritrovare Benvenuto Messia, anche per dire che quando ho bisogno di una foto del Chiancaro ai tempi dello zio canonico penitenziere don Martino Calianno, Ben me la manda subito. Dello zio mi dette anche una foto introvabile: lui lo aveva conosciuto molto bene. Una volta vidi su facebook in tempo reale una delle riunioni di Teresa Gentile a Palazzo Recupero. Chiamai da Milano e mi risposero Ben e Francesco Lenoci. E non si meravigliò, quando in risposta a una sua battuta gli dissi che all’età di 10 anni avevo fatto il chierichetto in una funzione serale a San Martino concelebrata dallo zio prete.
Messia e Lenoci in piazza Duomo a Milano
Ben è fenomenale. Sa tutto ciò che c’è da sapere su Martina e sulle persone importanti che la abitano o che l’hanno abitata. Ti parlerebbe per ore di un magistrato, di un medico, di un professore, di un sacerdote e anche di quel tale che conduceva quella tale masseria o di quell’altro che faceva il cacciatore o di quell’altro ancora che svolgeva il mestiere cappottaro a Cutrofiano, in provincia di Lecce o di quell’altro ancora che partecipava ai mercati in Calabria.
I martinesi sono persone laboriose, intelligenti, tenaci, che si sono fatti sempre onore ovunque abbiamo prestato la loro opera. A Milano come a Torino, a Roma, nella stessa Martina. Ho avuto parecchi amici fra loro e spesso sono andato a cercarli. A Martina andavo a cercare Benvenuto in via Ceglie. Bussavo quando vedevo la su bicicletta parcheggiata fuori. Diventammo amici e andammo anche con Francesco Lenoci e Giovanni Nardelli - un poeta che mi fa molto ridere con il suo video sul martinese a Torrecanne -,per una conferenza del docente sul pane. E non dimentico Martino Solito., studio di geometra in via Verdi e firma pregevole sotto tanti versi anche sulla storia di Martina e i costumi di una volta. Un giorno dunque aspettavo Benvenuto Messia nella mia modesta casa di campagna nel tratturo prima della vecchia strada per Noci (via Papa Domenico, in fondo alla quale c’è la chiesa della Madonna della Consolata, che si festeggia in agosto) e il desiderio si afflosciò.
Francesco Lenoci e Benvenuto Messia
Qualche volta ho incontrato alla processione anche il notaio Alfredo Aquaro, oltretutto grande uomo di fede.
Che coraggio ha Ben, a pedalare con questo caldo, senza neppure un venticello ristoratore., mi diceva un comune amico che trae sculture dai rami dell’edera e allinea sul muretto della sua campagna pietre che somigliano a volti di animali: “Guarda – gli risposi – che Benvenuto partecipò per anni alla biciclettata del plenilunio d’agosto - ideata e organizzata prprio da Aquaro (uomo generoso purtrppo scomparo), titolare di uno studio elegante ed efficiente in pieno centro a Milano, In quella corsa, partecipava in auto anche Nico Blasi, con il compito di illustrare storia e linee architettoniche delle masserie a cui era diretta. Alle cilindrate Benvenuto preferisce la sella della sua bici: simbolo di passione, sport, libertà, ebrezza della velocità.

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