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giovedì 9 gennaio 2025

I pugliesi a Milano

MOLTI SONO IN PLANCIA E TENGONO BENE LA ROTTA


Dolmen
Accorrono ad ogni richiamo della loro terra, amano stare
insieme. A volte senti parlare in meneghino su un pullman o su un tram e poi scopri che quella voce è di matrice brindisina o leccese.









FRANCO PRESICCI



Poche volte ho visto tanti pugliesi riuniti in occasioni dedicate alla nostra terra. Tantissimi nelle feste solenni all’Hotel Quark e alla celebrazione dei 700 anni di Martina, organizzata da Francesco Lenoci, docente di materie economiche alla Cattolica di Milano, al Circolo della Stampa. Al “Quark” ammiravo fra l’altro la grande capacità dei corregionali, tarantini, martinesi, leccesi, brindisini ... d’intrecciare valzer e di avvitarsi nel tango, e l’eleganza di Dino Abbascià, allora presidente dell’Associazione regionale pugliesi, con cui intratteneva gli ospiti, chiamando poi al telefono il suo amico Al Bano, che dava gli auguri con fervore.
Trulli di Martina
Che serate! Allestite dall’Arp, che faceva e fa susseguire una manifestazione dietro l’altra, compreso il famoso Premio “Ambasciatore Terra di Puglia, la cui cerimonia di consegna si tiene in un salone della Regione Lombardia.
Memorabile anche quella messa in piedi al Circolo della Stampa di corso Venezia da Lenoci, che fece salire a Milano Franco Punzi, che ricordo con affetto, il rettore della Basilica di San Martino don Franco Semeraro e altri “itriani” (rubo il termine dal titolo del libro di Giovanni Rosario Cavallo), che non se la sentivano di mancare a una festa così importante per la loro città, e non solo. Ricordo gli invitati, numerosi, attenti, soddisfatti, entusiasti. Debordava nelle altre sale, perché la “Indro Montanelli”, pur essendo una piazza d’armi, non ce la faceva a contenerli tutti. I relatori parlarono in modo eccellente della città dei trulli e del belcanto, del sole e della campagna dalla terra rossa, esaltata da Filippo Alto nelle sue tele appassionate. Poi Lenoci dette la parola a un giornalista sedotto da Martina, che dette inizio all’intervento affermando di non credere che questo gioiello avesse raggiunto quella montagna di anni, vedendolo sempre così bello, così attraente, così splendente. E aggiunse subito che non poteva che avere quegli anni, visto che lo dicono i libri e gli studiosi. Dunque Martina era come una donna d’altri tempi, che nonostante l’avanzare dell’età, rimane intatta nel suo fulgore. Miracoli che fa soltanto il Superiore. Alle prime parole del cronista impertinente si era creata in qualcuno un po’ d’ansia, subito placata nel prosieguo del discorso. Breve, succoso, senza retorica, farcito d’amore per un luogo che ha tante preziosità da offrire.
Rivado agli anni ‘70, quando un altro richiamo attirò molti pugliesi. Grazie forse a Mario Azzella, di Trani, giornalista e documentarista, che aveva offerto il microfono della Rai in una trasmissione nazionale allo stesso cronista per fargli spiegare i motivi dell’appello. E accorsero, i pugliesi: avvocati, rappresentanti della carta stampata, galleristi, docenti… Il primo ad entrare nel salone del Cida (Centro internazionale d’ informazioni d’arte” di Gastone Nencini, proprietario anche della Galleria Boccioni, fu Guido Le Noci, che aveva il suo Centro d’arte “Apollinaire”, proprio di fronte, in via Brera , chiuso da un po’ di tempo.
L'Europeo

Le Noci, martinese nel sangue e nel cuore, fece appendere a una parete alcuni quadri di pittori d’avanguardia, che aveva ospitato nelle sue sale di respiro europeo. Fece di più, consentendo la proiezione di un filmato sulle tarantolate di Galatina dello scultore Paradiso. La serata fu aperta da Lambros Dose, direttore del Cida, con la lettura della presentazione di Paolo Grassi al libro “Passeggiando in Valle d’Itria”, di Massimo Fumarola. Seguirono interventi di Vincenzo Buonassisi, gastronomo di fama e inviato speciale de “Il Corriere della Sera”; e di Domenico Porzio, scrittore e giornalista, capo ufficio stampa della Mondadori e assistente del presidente Arnoldo. A dare l’occasione alla manifestazione era stata la pubblicazione sull’”Europeo” di un’inchiesta di Salatore Giannella su “I trulli che vanno in rovina”. Presente anche Giovanni Valentini, barese, a 29 anni direttore del famoso settimanale della Rizzoli (nelle sue pagine aveva scritto anche Oriana Fallaci). Era figlio di Oronzo, che negli anni Cinquanta, mentre nella Bimare si svolgeva il Premio Taranto e tre o quattro pittori locali - tra cui Giuseppe Pignataro, studio nell’androne di uno stabile di via Di Palma - scrivevano sui muri “Abbasso Pirandello” (il pittore; n.d.a,) e viva Raffaello”, lui rispondeva dalle colonne de “La Gazzetta del Mezzogiorno”. A Giovanni fu poi dato il Premio Milano, che si confezionava nel ristorante “La Porta Rossa” di Chechele e Nennella, in via Vittor Pisani.
Nennella, Giacovazzo, Chechele, Presicci

I pugliesi accettano sempre gli inviti, quando alla ribalta si esibisce sua eccellenza Puglia, che ha dato a Milano persone geniali, come appunto Guido Le Noci, amico a Martina di Elio Greco e a Milano di Raffaele Carrieri, Dino Buzzati, Pierre Restany… Guido era anche molto vicino a Paolo Grassi, re dello spettacolo. Grazie a lui conobbi Buzzati, un signore, un gentiluomo, che mi dette addirittura il numero di telefono di casa.
Tra i pugliesi che si distinguevano a Milano c’era anche Peppino Strippoli, che aprì parecchi ristoranti. Tra questi, “Ndèrre a la lanze”, a due passi dall’Università Statale e dalla Libreria Universitaria di Aldo Cortina, bellunese cresciuto come pittore nello studio di De Pisis. Strippoli era di Cerignola, ma tutti lo ritenevano barese. Era ospitale, accoglieva nei suoi locali gli amici più rappresentativi, compresi Gillo Pontecorvo e il pittore Filippo Alto, che aveva la casa e lo studio delle vacanze a Figazzano, Sisto, un tiro di fionda da Martina Franca. Anche lì Filippo realizzava serate affollate di personalità: il ministro ai Beni Culturali Vernola; il direttore della “Gazzetta” Giacovazzo (bello il suo libro “Puglia il suo cuore”), presentato a suo tempo nel teatro dell’Angelicum a Milano, con Al Bano che tuonò facendo fremere i muri); il direttore del Circolo Italsider della Bimare, alloggiato nella masseria Vaccarella, Giuseppe Francobandiera, scrittore e grande anfitrione (chiamò per tenere conferenze Gianni Brera, Morando Morandini e altri e inanellava idee continuamente, come il teatro sull’erba e le gare dei concerti (assistetti a una commedia con Luca De Filippo).
Bisceglie porto turistico

Da Alto ascoltai una brillante esibizione di un vecchio contadino, don Oronzo, come lo chiamavano noi, che raccontò brani della sua vita d’imperatore delle vigne, spargendo risate e mietendo applausi. Per ringraziarmi di un’intervista fattagli seduti su una “chianca” di trullo, all’aria aperta, un sera in cui in cielo palpitavano le stelle, mi regalò un fiasco di vino, dopo un ballo con il critico e storico dell’arte Raffaele De Grada, ospite dell’artista. Don Oronzo era un personaggio estroverso, Mi raccontò che in occasione della festa della Madonna doveva arrivare padre Cionfoli, ma il cantante ebbe un imprevisto e per la domenica non era disponibile: si poteva rimandare al lunedì. Sacrilegio! La Madonna non poteva aspettare i comodi di un’ugola sia pure famosa. “Io ho le chiavi della chiesa, la chiudo e vi attaccate al tram!”. Detto e fatto.
Sono, questi, ricordi di un pugliese a Milano fra pugliesi, che tornano sempre al nido e nelle lontananze lo sognano. Uno che resta legato alla sua Bisceglie, pur viaggiando da un capo all’altro dello Stivale, è Pino Selvaggi (Ambrogino d’oro e cavaliere al merito della Repubblica), già bancario, scrittore, poeta e anima dell’Associazione regionale pugliesi.
Mercato del martedì a Noci

A lui si deve il Premio “Ambasciatori Terre di Puglia” che riempie il luogo in cui la cerimonia di consegna si svolge. Quando dettero il riconoscimento a Renzo Arbore, che è foggiano, tutti i posti del Teatro Urban erano occupati e molti stavano in piedi. Sul palco Nicla Pastore di Studio Cento di Taranto e il compianto Dino Abbascià, in abito scuro, quasi appoggiato a una delle quinte per non togliere la scena alla giornalista della Bimare, signorile, spigliata, bella.
Questi pugliesi! Sono encomiabili per il loro attaccamento al paese d’origine, pur amando Milano, la gente, “dotati di cortesia e di grande ospitalità”, mi disse il coreografo e ballerino Don Lurio, che era di New York, quando a “Prospettive d’arte” del barlettano Mimmo Dabbrescia, tenne una mostra dei suoi quadri. Dopo essere stato valente fotografo al “Corriere della Sera”, Mimmo aveva aperto il suo spazio in via Carlo Poma, presso il Naviglio Grande ospitando artisti di altissimo livello, da Treccani a Dova, a Kodra.
Questi pugliesi! Li trovavo dappertutto. Non è da meravigliarsi se viaggiando su un tram o su un pullman avverti un’aria di casa. O incontri qualcuno che usa il dialetto che per te non ha misteri. Molti di quelli che parlano un meneghino corretto sono pugliesi mascherati, come riferiva anche Giuseppe Giacovazzo nel suo libro.
Taranto
Un pomeriggio a un fotografo del mio giornale che credevo milanese di nascita scappò un vocabolo in dialetto forestiero, che m’impietrì; se ne accorse e confessò di essere di Cerignola. “Mi hai stupito. Tradisci le tue origini con tanta disinvoltura, la tua gente, che non si vergogna di dire ‘ciucce’ invece di asino; ‘pateme’ invece di mio padre. I pugliesi che conosco io vanno a testa alta, affermano con orgoglio di appartenere alla terra, di essere del tacco. Io amo “Mare Picce” e “Tarde vecchie”; l’aria e l’odore di Martina, il verde e le forme della sua campagna, il fico e l’ulivo, la quercia, le case a cappuccio, il borgo antico con le sue quinte e i suoi fondali da teatro, le sue “’nghiostre” , le sue “vedovelle”, da cui sgorga acqua fresca e pura, i suoi tratturi, le sue porte con il chiavistello, le sue altane, da cui pendono fiori di vario colore… Lo griderei da un balcone. La Puglia è la mamma, la grazia, la bellezza, il sole… Un incanto

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