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giovedì 25 luglio 2024

Tra luglio e agosto vanno in scena

LE BELLE SAGRE DEL FEGATINO E DEL PEPERONCINO PICCANTE





Michele Annese
Michele Annese non potrà esserci essendo scomparso qualche mese fa. Crispiano lo
immaginerà passeggiare tra la folla, salutato dagli amici e dai conoscenti, che sono un esercito.














Franco Presicci





Questo sarà il primo anno che non vedrà Michele Annese fare la ronda lungo via Martellotta a San Simone fino alla piazza che fronteggia la chiesa di San Michele Arcangelo. Michele è mancato qualche mese fa a Crispiano, lasciando un vuoto enorme e non soltanto nell’ambito della sua famiglia. Già in questi giorni mi telefonava per dirmi di tenermi pronto, di non prendere altri appuntamenti, perchè ne avevo un paio più importanti: la Sagra del fegatino e quella “d’u diavulìcchie asquànde”. Non avevo bisogno di prendere nota e neppure d’interrogare la mia memoria: dicevo sì e basta, aspettando con ansia la sera dell’inaugurazione. “Quest’anno ci sarà anche il professor Biagi, un esperto di alto livello, con le sue specialità in polvere. Una novità assoluta, mi assicurano gli organizzatori”, primo Alfredo De Lucretiis, degli “Amici da sempre”, noto anche per i presepi con la pasta, il pane, i biscotti scaduti, allestiti con gli altri del gruppo. Michele mi richiamava il giorno prima: ”Ricordi la promessa?”.
Annese mi consegna laltro suo libro

E io correvo. Era un onore oltre che un piacere essere invitato a quegli eventi, dove incontravo persone importanti non soltanto nel settore, come il dottor D’Addario, presidente dell’Associazione dedicata a Oria “’o peperusse asquànde”, meglio all’habanero, che si coltiva nello Yucatan e allora al primo posto in quanto a “piccantezza”. Una signora superottantenne una sera durante la festa cucinò orecchiette con il sugo cosparse di peperoncino: a tavola, come su un palco, io. D’Addario, Michele, Silvia, Irene ad ascoltare come alunni al liceo lezioni dotte sulla spezie e le sue virtù. Alla fine non dico che fossimo pronti per un esame di maturità, ma ne sapevamo abbastanza. D’Addario mi invitò a Oria per approfondire il discorso e mi gratificò di una bellissima rivista in carta patinata pubblicata da qualche parte in Calabria, forse a Diamante, dove si svolge un concorso che richiama divoratori del diavolicchio da ogni parte d’Italia; e forse anche dall’estero.
Ultimo libro di Michele Annese

Il luogo in cui gustammo i piatti preparati per noi mi sembrava un luogo di appostamento adatto a sbirciare la marea, ondulante, qui frastagliata, lì compatta. Poi ci immergemmo in quel fiume, captando parole, gesti, smorfie sulle qualità dell’habanero e dei suoi fratelli, a migliaia sparsi nel mondo. Molti conferenzieri improvvisati erano anche sprovveduti. Ho ancora in mente un sosia dello Smilzo dei film di Peppone e don Camillo: “L’ho provato io, e non vi dico la potenza erogena di questo cibo. Mi ha ridato la vita, il rigore, mi ha rimascolinizzato”. La signora di fianco a lui assumeva espressioni che al marito, se le avesse notate, non sarebbero piaciute. Come se dicesse: “Bah, io non me sono accorta”. Michele e io sentivamo le sparate, un sorriso divertito e via avanti c’è posto. E più avanti passeggiava un altro mingherlino, basso e con un “papillon” da circo equestre: “Vi consiglio, non esitate, spargetelo pure sul gelato, nel caffè, nel latte, sulle friselle, sulle mozzarelle, vedrete i benefici” soprattutto nell’alcova. La moglie s’indignava per quei discorsi così espliciti sciolti in pubblico, sia pure fra amici e in un paese mille chilometri lontani dal proprio.
Ed eccoci nello stand del professor Biagi, che veniva da Pisa. “Professore, possiamo fare due chiacchiere?”. “Certo, accomodatevi”. E cominciò mostrandoci una pianta inventata e coltivata da lui. Michele ammirava le decine e decine di piatti allineati su un tavolo: una tavolozza vegetale originale, costituita da ogni tipo di peperoncino. Il professor Biagi ci illustrò quelli che poteva, perché doveva anche soddisfare la clientela, tra l’altro affascinata dall’ambiente. Eravamo fra i “Peperoncini dal mondo”.
Silvia e Michele a Martina

Quest’anno, nonostante l’accaduto, mi aspetto la telefonata di Michele, Non la farà, non potrà farla. All’ombra dell’ulivo che accoglie le mie confidenze farò un tuffo fra i ricordi: Michele e io seduti su un muretto di via Martellotta a guardare il flusso degli appassionati, a sentire le battute di Giorgio Di Presa, laureato, negozio di erboristeria a Martina e una simpatia spontanea e immediata; la voce di un tizio che proclamava il suo amore per il peperoncino, così grande da indurmi alla prova: uno intero, e i commensali allarmati, pronti a chiamare i vigili del fuoco, per spegnere il fuoco che m’infiammava il palato. “Non ti pare di essere esagerato?”, fu il commento di uno dei centomila amici di Michele che si era aggiunto a noi. “A volte le esagerazioni rendono meglio l’idea”.
Quanta umanità sfilava a San Simone, e altrettanta sfilerà nella seconda domenica di settembre: un appuntamento che molti hanno già inciso nel proprio taccuino. Anch’io l’avevo fatto. Stando a Martina, nella campagna a cinque chilometri su via Mottola, in un balzo ero a Crispiano. Prima tappa la bella villa di Michele e Silvia. Qualche volta eravamo lì all’ora di cena in un’atmosfera di allegria. In via Lecce mi sentivo a casa. C’era allora anche la mamma di Silvia, Antonietta, di cui ricordo lo sguardo, i modi, il sorriso, i silenzi eloquenti. Ed è dal balcone di casa sua che vedevamo le luminarie, le siepi animate, il movimento; ascoltavamo i voci della Sagra del fegatino, e catturavano gli odori e anche i sapori, visto che Michele arrivava con le mani piene. Stando su quel balcone, con il mento poggiato sulle mani aggrappate alla ringhiera mi sentivo come in un palco della Scala a seguire le scene del “Rigoletto” o della “La Tosca”.
Michele Annese

Anche quella era, ed è, una festa attesa. Come lo fu la sagra delle lumache, inventata da Liuzzi, e tante altre manifestazioni, tra cui il Carnevale estivo, con tanti carri originali e tanti figuranti in costume. Io ero sotto il palco con Michele e a tratti ci salivo per poter immortalare i momenti più belli. E il presepe vivente, alloggiato nelle grotte basiliane? Ci andavo con Michele. E con Michele facevo lunghe passeggiate per le vie di Crispiano. Con un cicerone come lui, che mi illustrava i nomi delle targhe, mi parlava della biblioteca, che dirigeva con sapienza e intelligenza, galvanizzando i collaboratori, arricchendo gli scaffali, creando ambienti per lo studio e corsi di specializzazione con un ritmo frenetico, assorbivo cultura. Ricordo le iniziative che sono servite anche da esempio per altri, facendo della città una fucina di idee e di progetti, testimone l’Università del tempo libero e del sapere, dove ogni settimana Silvia tiene o fa tenere conferenze sulla letteratura, sull’arte, sui problemi che si presentano ogni giorno nel Paese.
Grazie a Michele ho conosciuto persone amabili: Vito Santoro, fisarmonicista virtuoso e conoscitore di tutte le tradizioni locali e non, il sindaco Luizzi, l’ex parroco della chiesa di San Simone, autore di libri sulla Crispiano di una volta: i giochi, le feste, le cene di Natale, i pranzi di Pasqua, le processioni della Madonna della Neve, l’albero della cuccagna...
Silvia, Santoro, Michele

Quante volte sono andato a trovarlo in biblioteca, Michele. Lo sorprendevo seduto dietro la scrivania nel suo ufficio, si alzava, mi offriva una sedia e mi parlava dei suoi programmi. Grazie a lui ho visitato tante masserie: la Monti Del Duca, la Pilano, la Belmonte. La Francesca, la Pizzica, le Monache…, in cui si allestivano spettacoli ispirati o organizzati da lui, si tenevano conferenze, presentazioni di libri: molto interessante quella per il volume di Giuseppe Giacovazzo, “Puglia, il tuo cuore”, seguita da una lunga tavolata con specialità locali. Una sera colsi le voci contrastanti sulla pittura di Ernesto Treccani fra cui un critico di Taranto e un altro a me sconosciuto. Urlavano, gesticolavano, si alzavano, si sedevano su una panca di pietra, abbassavano la voce arrendendosi: teatro.
Tutto ricordo di Crispiano: voci, persone, eventi. Fui invitato a un convegno sulle lumache in una masseria e mi furono offerte sette coppe di gasteropodi con il sugo, per cortesia dell’ex sindaco Liuzzi, simpatico, comunicativo, gentilissimo soprattutto con gli ospiti. Fui invitato, per intercessione di Michele, alla Sagra dei funghi, organizzata dal ristorante “C’era una volta”, dove feci una memorabile mangiata di boleti, mai più ripetuta nella mia vita. Il titolare, Cosimo Basile, dai modi e dalle idee squisiti, mi salutò offrendomi in regalo un “cubo” (non ricordo il nome), da cui fiorirono decine di ottimi prataioli.
Michele e Donato Basso

Michele mi ha fatto accomodare in alcuni dei migliori ristoranti della sua città, di cui era innamorato, ricevendo stima, rispetto. Era colto, acuto, generoso. Al ristorante della masseria Belmonte ci intrattenemmo sul brigante “Pizzichicchio”, ascoltando buona musica e gustando piatti confezionati con sapienza.
Gli ho voluto bene. Ogni sua iniziativa trovava pronta la mia penna. Erano iniziative sagge, nuove; la biblioteca con lui era una fucina di cultura. Quando chiuse mi venne in mente Dino Buzzati, che su “Il Corriere d’Informazione” - confratello pomeridiano del “Corriere della Sera”- quando si spensero definitivamente le luci della gloriosa Galleria “Apollineaire” di Guido Le Noci in via Brera, pubblicò un necrologio.

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