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mercoledì 1 maggio 2024

Tra i mille ricordi di Taranto

UNA VOLTA SI DICEVA AGLI AMICI “STASERA CI VEDIAMO AL ‘CIN CIN BAR’”




E’ lì che c’incontravamo il sabato sera ai tempi dell’Università. Erano gli anni 50.
Ballavamo, conversavano, scherzavamo. Qualcuno cantava al microfono. Ci venne a salutare Silvio Noto, attore, doppiatore conduttore di Radio Bari, che aveva iniziato la carriera a “Telematch” con il grande Enzo Tortora.




FRANCO PRESICCI






Se dovessi scrivere tutti i miei ricordi di Taranto, la mia amata culla, dovrei cercare una pagina di gomma. E non l’hanno ancora inventata. Tanti anni fa qualcuno in cerca di novità con l’intento di dare il meglio ai lettori, e di aumentarli, ebbe l’idea, se la memoria non ha qualche vuoto, di un periodico di plastica, ma durò poco.
Piazza Maria Immacolata
Comunque, io continuo a battere i miei tasti sul computer, finché lo spazio necessario al flusso dei miei racconti me lo concedono. Oggi, per esempio, ho voglia di rinverdire le serate al “Cin cin bar”, che stava in piazza Maria Immacolata, dove poi ha aperto la sua sede “ll Corriere del Giorno”, storico quotidiano della Bimare, di fianco ad un altro luogo storico, la Libreria Filippi, che mi forniva i libri della Bur. 
Erano i tempi dell’università e al “Cin cin bar” gli universitari si riunivano il sabato sera per ballare, conversare, bere una bibita, snocciolare, chi era disposto, storie e barzellette al microfono. Io preferivo far divertire gli amici seduti al mio stesso tavolo. E lì che convogliammo allegramente dopo aver “celebrato” il processo alla matricola in un’affollatissima piazza della Vittoria, presenti Clemente Salvaggio, Italo Capitanio, Minguccio Montrone e altri.
Silvio Noto e Presicci

Tra noi si usava dire “Ci vediamo al ‘Cin ci bar’”. Un sabato sera comparve Silvio Noto, attore, doppiatore, conduttore televisivo di successo. Aveva conseguito la laurea in Legge nel dopoguerra con Aldo Moro all’ateneo barese ed era un personaggio televisivo amato e stimato. Aveva cominciato alla Rai nel ‘56, conducendo con Enzo Tortota “Telematch”, che gli assicurò il primo grande trionfo. Mi disse che era venuto da Bari con un amico e avendo avuto il desiderio di una bibita, era entrato nel “Cin cin bar”. La musica e la goliardia lo avevano incuriosito. Il clima gli ricordò i suoi anni di studente universitario e si sentì quasi coinvolto. Era molto simpatico, spiritoso, si comportava come se fossimo amici da sempre. Chiacchierò amabilmente un bel po’; lo invitai a salire sulla pedana per presentarlo a tutti e per fargli un’intervista; ma tentennò con grande eleganza. Insistetti e disse che non voleva sottrarre il microfono ai giovani. Stette ancora un po’ con noi, poi, cominciando a farsi tardi, ci salutò, promettendo che sarebbe tornato.
Clemente a quei tempi era una firma autorevole di “Bari Sport”, che usciva nel capoluogo pugliese e io collaboravo al “Corriere del Giorno”, che vantava penne prestigiose, tra cui Piero Mandrillo, Giuseppe Barbalucca, Franco De Gennaro, Ventrella, Di Battista, Petrocelli. E anche Pasquale Scardillo, in seguito trasferitosi a Milano, dove entrò alla Rizzoli e poi, con Egidio Stagno al vertice amministrativo di via Solferino, al “Corriere della Sera, come collabaratore sportivo.
Al “Cin cin bar” veniva spesso Giuseppe Barbalucca, che per un periodo fu anche capocronista del giornale nato nel ‘47 in piazza Garibaldi, con Giovanni Acquaviva direttore. Tra i fondatori, lo stesso Acquaviva, Franco de Gennaro, Luigi Ferraiolo, Egidio Stagno.
La giuria del Festival

Il “Cin cin bar” trascina tanti ricordi. Per esempio, il festival di musica leggera, anni ‘50, svoltosi nella Villa Peripato, dove Clemente Salvaggio, Giuseppe Barbalucca, Gianni Rotondo, corrispondente de “La Gazzetta del Mezzogiorno” si accomodarono in prima fila, mentre il sindaco Monfredi si mostrava soddisfatto, ascoltando le voci di Miranda Martino, Paolo Bacilieri, Nuccia Bongiovanni, Anna D’Amico, Betty Curtis e di Joe Srentieri, che cantò “E’ menzanotte, anzi lo era” e faceva il famoso saltello. Una manifestazione canora molto bene organizzata, accolta favorevolmente dalla cittadinanza. Da altre città sciamarono molti appassionati di musica leggera e da Milano venne il critico di musica leggera Mario Casalbore, del “Corriere Lombardo”, giornale del pomeriggio che aveva sede a Milano in piazza Cavour. Mario lo ritrovai poi ad Ancona, dove cantava anche Orietta Berti, a Rimini Little Tony e altrove. Allora scrivevo sul quotidiano storico “L’Italia”, che aveva avuto come direttore Giuseppe Lazzati.
Salvaggio e Presicci, s'intravede a sinistra Barbalucca
Fu al “Cin cin bar” che con Minguccio Mondrone e altri vagheggiammo un teatro universitario a Taranto. L’idea ci venne dopo aver assistito alla rappresentazione di un testo di Anouilh recitato dalla filodrammatica universitaria barese al circolo sottufficiali. Cominciammo a provare, in un locale a un piano superiore della Sem, “I morti non pagano le tasse” di Nicola Manzari, autore barese trasferitosi a Roma. Ma già ai primi incontri capii che era tempo perso, perché il gruppo non aveva voglia di salire sul palcoscenico al di fuori della Festa della Matricola (avevamo già portato in scena “’U cuèrne de mari’a canzìrre” di Diego Marturano e “’A sànda mòneche di Alfredo Nunziato Maiorano. Così tramontò definitivamente il sogno di una piccola compagnia teatrale fatta di studenti, non dico al livello di quella di Falcone, che provava al circolo dell’arsenale e vantava attori di rispettabile bravura, come Giovanni Mirabile, Murianni, D’Andria, Casavola ed altri né di quella dell’Enal, che proprio allora stava provando nella sede di via Di Palma “Trenta secondi d’amore”. Restò deluso anche il poeta in vernacolo ed etnologo Maiorano, che si era detto disposto a sostenere l’iniziativa. Lo stesso Carmelo Imperio, il direttore dell’Enal, che aveva individuato una sala di via D’Aquino da usare come teatro per la sua compagnia ed eventualmente anche per gli universitari nel caso fossero stati capaci di realirizzare il progetto già avviato al Circolo dei Marinai.
Quindi al “Cin cin bar” non ci abbandonavamo soltanto ai giri di valzer, ma ascoltavamo al microfono le voci di qualche compagno di studi dall’ugola promettente, che si era già esibito alla Festa della Matricola, al Circolo dei Marinai, nello spettacolo di varietà seguito alla rappresentazione della commedia di Marturano), conduttori Clemente Salvaggio e Franco Presicci. Una nota di cronaca: calato il sipario, Marcello Ruggieri, studente di Giurisprudenza, salì sul palco regalandomi scherzosamente un cappio, gesto dal significato lampante, che Ruggieri, amico sincero, stimato anche per la sua cultura, non fece con malignità. Era uno di quelli che sfogliavano i giornali all’edicola Fucci in via D’Aquino e si preparava con determinazione per la laurea.
Ritaglio di giornale

Al “Cin cin bar” a volte incontravo amici cari, come l’avvocato Franco Smiraglia, bravissimo civilista, che aveva iniziato a frequentare le aule della Pretura difendendo persone scivolate nel codice penale, e come detto il pediatra Barbalucca, che aveva la passione per il giornalismo e scriveva poesie. Il locale era dunque la seconda casa, il rifugio, la sala ballo degli universitari tarantini. E lì che a volte nascevano le nostre idee per le feste della matricola successive, illudendoci di vincere anche le future elezioni.
Il “Cin cin bar” non l’ho mai dimenticato, come non ho mai dimenticato brave persone come Ninì Vanacore, parente di Virna Lisi, che volemmo nel “cast” della commedia di Marturano. La mamma aveva un piccolo negozio davanti al cinema dopolavoro ferroviario ed era orgogliosa di quel bravo figlio che tra l’altro calcava con sicurezza e abilità le tavole del palcoscenico. Non dimentico Minguccio Montrone, effervescente e cordiale, che riportò in scena “U cuèrne de Mari’a canzirre”, prima al Dopolavoro Ferroviario e poi all’Orfeo. Diventò direttore delle Poste, credo a Varese.
Il salone del Cin Cin Bar

Il “Cin cin bar” da tempo ha chiuso i battenti e altrettanto ha fatto la Libreria Filippi, e prima di loro la Standa, che stava di fronte. Nella via a sinistra di piazza Maria Immacolato, via Mignogna, sorse la galleria d’arte di Mario Ligonzo (passato poi dal “Corriere del Giorno” al “Corriere d’Informazione, quotidiano del pomeriggio del “Corsera”, che dopo qualche anno lo ebbe come redattore alle pagine degli Interni). Nella stessa via in seguito aprì la sede “La Voce del Popolo”, titolo di un vecchio, glorioso settimanale dei fratelli Rizzo, che si stampava in una tipografia vicina a piazza Bettolo. Direttore dell nuovo giornale era Paolo Aquaro di Martina Franca, già redattore del “Corriere del Giorno” e poi del “Quotidiano”.
Il “Cin cin bar” era un locale elegante, che ospitava anche cerimonie per compleanni e matrimoni. Vi si poteva incrociare il giocatore di calcio dalle pedate virtuose e l’avvocato di grido, il poeta e il cronista, lo scrittore, che a volte si accomodavano ai tavoli sistemati all’esterno.



Le foto del “Cin Cin Bar” sono della collezione di Antonio De Florio.

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