IL RICORDO DEL GRANDE ARTISTA RIMARRA’ VIVO TRA LA GENTE

Pedroli alla Fornace Curti
Il 24 dicembre Babbo Natale arriverà sulla gondola di Umberto Pagotto all’attracco di fronte al negozio di Abbigliamento militare e jeanseria, di fianco al Centro dell’Incisione.

FRANCO PRESICCI
Le mani che fanno muovere il torchio del Centro delle Incisioni sull’Alzaia Naviglio Grande non sono più quelle del grandissimo Gigi Pedroli, prestigioso acquafortista e menestrello; ma quelle del nipote Alessandro, che ha ricevuto dal nonno in eredità la passione per l’arte.
E’ lui che oggi stampa le opere di pittori eccellenti, accoglie gli appassionati in visita e mostra loro come da una macchina esce un capolavoro. E sarà lui che prima o poi, dopo il rodaggio, si affiancherà come insegnante a Marco Cattaneo, uno dei primi allievi di Pedroli, nelle vesti di maestro.
Dopo la scomparsa di Gigi, al Centro sono sempre tante le persone che si accodano per vedere in funzione il torchio. E naturalmente si parla di Gigi, della sua bravura, della sua generosità, della sua umanità”.
L’ho incontrato, Alessandro, mentre era insieme a Graziana Martin, che ha il famoso negozio di abbigliamento militare e jeanseria proprio di fianco al Centro ed è stata amica dell’artista, per il quale, nel cortile dell’azienda, si propone di organizzare manifestazioni che tengano sempre vivo il suo ricordo e continuino la sua opera tesa ad attirare sempre più gente sul naviglio.
Parlando di Gigi si rispolverano i barconi che portarono tanta merce a Milano e il marmo di Candoglia per la Fabbrica del Duomo; il “barchett de Boffalora”; e in anni più vicini a noi il “bateau mouche”, che stava nel cuore di Guido Vergani, e la Viscontea di Empio Malara. Ma anche vicolo dei Lavandai, che il poeta Armando Brocchieri definì una chiesa di pittori; e la Ripa e i cortili spesso a zig-zag... Gigi è stato il cantore di questa vecchia, affascinante Milano. Quando non era vicino al torchio, pizzicava le corde della sua chitarra, cantando le canzoni più belle che andava componendo: “El barbun”, “Adamo”, “Storia lombarda”. “Vegia usteria”, “Viale Ortles”, famoso come dormitorio pubblico per tanti poveri, meno poveri degli altri. Gigi era instancabile nell’allargare sempre più l’elenco dei suoi brani ricchi di ironia garbata, divertente, sapida.
Graziana Martin, che è stata allieva di danza al Teatro alla Scala, ed è amica di “et
oil” come Luciana Savignano, di personalità non solo dello spettacolo ed è conosciutissima a Milano come donna di talento, gentile, schietta, dinamica, un sorriso dolce e comunicativo, si commuove nel rievocare la figura di Pedroli, “che ha dato tanto al naviglio”. La conosceva come le sue tasche, Milano, Gigi, e aveva in mente i nomi e l’attività degli artigiani e degli artisti che avevano lavorato nei cortili, da Romualdo Caldarini, che fu presidente dei Pittori di via Bagutta dopo Aldo Cortina; ad Angelo Cottino, Guido Bertuzzi, Sarik (Riccardo Saladin). Formenti… i maestri argentieri, che operavano in uno dei primi cortili del vicolo, il fabbro sull’alzaia, la signora Radice, che a suo tempo vendeva la lisciva alle lavandaie, e la vecchietta bassa, i capelli bianchi che nel ‘70 aveva ancora paura del bombe che avevano devastato molti tesori della città. ”Il rumore lo sentivamo anche da qui”.
Gigi Pedroli era un mito, per gli abitanti del naviglio, e non solo. E chi non sa che è scomparso va ancora a cercarlo al Centro dell’Incisione anche per ammirare le sue opere. Graziana Martin - che io adoro per il suo carattere forte, per la sua bravura non soltanto nella conduzione con il fratello Paolo del negozio, ma per la concezione che ha dell’amicizia - ricorda la figura Di Gigi e il suo zelo, i suoi slanci in favore di quel luogo sacro, che è il Naviglio Grande, e prova sconforto per la scomparsa di quest’uomo straordinario, avvenuta il giorno dell’Immacolata dell’anno scorso. Perciò il 24 dicembre, grazie a lei, durante una festa per i bambini Babbo Natale arriverà in gondola, quella di Umberto Pagotto, di Vicenza, che con il suo gioiello porta la gente in gita sul canale. Si pagheranno pochi euro e quello che sarà raccolto nel salvadanaio verrà consegnato alla Fondazione De Marchi per i bambini oncologici. Santa Claus sarà un grande marinaio, accompagnato da Gregorio Mancino, artista che disegna bambini, anche sulle pareti, va negli ospedali, si veste da pagliaccio per farli ridere.
Gigi Pedroli non verrà dimenticato, dunque. E chi può farlo? Sul naviglio tutto parla di lui e tutti parlano di lui. L’alzaia dovrebbe essere intestata a lui, la leggenda del Naviglio Grande. Gigi già in vita era un simbolo. “Mi manca, mio nonno – mi confida Alessandro – Vivendo e lavorando dove si sente il suo respiro, echeggiano i suoi passi, le sue parole è come stare ancora con lui, anche grazie alla gente che entra, osserva le sue creazioni appese alle pareti e parla di lui”. Gigi è stato il maestro di vita e d’arte di Alessandro. Un esempio.
Le persone care non muoiono, si trasferiscono altrove e lasciano una parte di sé nel nostro cuore. Vero, Graziana? Conservo una foto con gli zampognari che suonano la cornamusa fuori della sala esposizioni del Centro. “Ogni anno – aggiunge Alessandro, un bel ragazzo alto, educato, discreto - venivano, entravano, soffiando sul becco della ciaramella. Portavano insomma l’aria di Natale sotto il glicine che pende rigoglioso con i suoi grappoli blu.
Il Naviglio, era tutto per Gigi, un gentiluomo di vecchio stampo. Lo si vedeva il pomeriggio passeggiare sull’alzaia, appoggiarsi alla “murela” (la spalletta) e guardare l’acqua che scorre verso la darsena, dove si congiunge con quella che va a Pavia con il nome di Naviglio Pavese. Poi rientrava e riprendeva il lavoro, affiancato da sua moglie Gabriella, che si occupa della parte organizzativa. “Ha fatto davvero tanto per il Ticinello, Gigi – ripete Graziana Martin – Fu lui a fondare l’Associazione del Naviglio Grande, che allora si chiamava Lamon (Libera associazione milanese operatori naviglio). Si riunirono una sera del 1982 in una osteria per una cena a base di pane, salame e bonarda Gigi e due antiquari, Romualdo Caldarini e Giorgio Pastore, e pensarono di fare una mostra con i banchi degli antiquari per rendere più affollati i fianchi di questa via liquida (termine dal poeta Alfonso Gatto), tutto andò bene e sorse il sodalizio, alla buona, come piaceva a Gigi, che non amava gli orpelli, la retorica, i coriandoli.
Adesso c’è attesa per la festa del 24 dicembre, quando Babbo Natale approderà con la sua folta barba e i suoi baffi bianchi e l’abito rosso. Tutto bello, iniziativa lodevolissima, ma sul palco che sarà montato nel cortile del negozio di Graziana e Paolo Martin non ci sarà più Gigi Pedroli, che c’è sempre stato fino a pochi mesi prima di morire, quando non stava già bene. Lì, da Graziana, lo vidi l’ultima volta cantare, recitare sue vecchie storie, a volte sollecitato a gran voce dal pubblico, che gli voleva bene e sapeva le sue canzoni a memoria. Lo accompagnava al banjo o alla chitarra Lossani, che fingeva di battibeccare con lui sul pezzo da eseguire, scatenando gli applausi.
Gigi era amato, a Milano e non solo. Anche se non era abituato a squadernare i nomi illustri con cui si era esibito, quelli che lo avevano accompagnato con i loro strumenti, che avevano cantato con lui anche fuori Milano, anche in serate musicali importanti.
“Quando c’era lui, il naviglio era diverso, c’era più milanesità”, commenta Graziana. E io sono convinto che nei pomeriggi dei Martin Gigi non sarà presente materialmente, ma aleggerà dietro le quinte. Anche nella festa in suo onore a dicembre, che si svolgerà con la collaborazione dell’Associazione Marinai d’Italia. Ci sarà anche una mostra delle opere di Gigi, artista dalla fantasia inesauribile, da favola, amico come Giulio Confalonieri (notissimo e autorevole critico e storico della musica) dei “clochard”, che a Milano sono tanti.
“Senza dirmelo mi ha preparato al dopo”, dice Alessandro con l’espressione di chi soffre per aver perduto un pilastro.
“Accolgo il pubblico che viene al Centro a vedere funzionare il torchio e i tanti artisti che se ne servono con la sua stessa cortesia”. Era generoso, disponibile. Tra poco uscirà un libro che celebrerà i 50 anni del Centro dell’Incisione, fondato da Gigi Pedroli un “puer aeternus”, come ha scritto un critico. Un uomo che amava la vita e il suo naviglio, la bonarda e i dolci, ma anche la cucina. Per i suoi ospiti preparava personalmente il risotto alla milanese cucinato nel camino e la polenta, tutto seguito dal suono della chitarra - interviene ancora Alessandro, parlando sottovoce - Gigi faceva parte di quella schiera di uomini che lasciano tracce che non si possono cancellare. Speriamo di vedere un giorno scritto sulla targa stradale non più alzaia naviglio grande, ma alzaia Gigi Pedroli, acquafortista eccezionale, delizioso cantastorie in dialetto meneghino, che aveva molto rispetto per gli altri e adorava il Naviglio Grande.
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Alessandro Pedroli |
Dopo la scomparsa di Gigi, al Centro sono sempre tante le persone che si accodano per vedere in funzione il torchio. E naturalmente si parla di Gigi, della sua bravura, della sua generosità, della sua umanità”.
L’ho incontrato, Alessandro, mentre era insieme a Graziana Martin, che ha il famoso negozio di abbigliamento militare e jeanseria proprio di fianco al Centro ed è stata amica dell’artista, per il quale, nel cortile dell’azienda, si propone di organizzare manifestazioni che tengano sempre vivo il suo ricordo e continuino la sua opera tesa ad attirare sempre più gente sul naviglio.
Parlando di Gigi si rispolverano i barconi che portarono tanta merce a Milano e il marmo di Candoglia per la Fabbrica del Duomo; il “barchett de Boffalora”; e in anni più vicini a noi il “bateau mouche”, che stava nel cuore di Guido Vergani, e la Viscontea di Empio Malara. Ma anche vicolo dei Lavandai, che il poeta Armando Brocchieri definì una chiesa di pittori; e la Ripa e i cortili spesso a zig-zag... Gigi è stato il cantore di questa vecchia, affascinante Milano. Quando non era vicino al torchio, pizzicava le corde della sua chitarra, cantando le canzoni più belle che andava componendo: “El barbun”, “Adamo”, “Storia lombarda”. “Vegia usteria”, “Viale Ortles”, famoso come dormitorio pubblico per tanti poveri, meno poveri degli altri. Gigi era instancabile nell’allargare sempre più l’elenco dei suoi brani ricchi di ironia garbata, divertente, sapida.
Graziana Martin, che è stata allieva di danza al Teatro alla Scala, ed è amica di “et
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Alessandro Pedroli e Graziana Martin |
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in fondo, il Centro Incisioni |
Gigi Pedroli era un mito, per gli abitanti del naviglio, e non solo. E chi non sa che è scomparso va ancora a cercarlo al Centro dell’Incisione anche per ammirare le sue opere. Graziana Martin - che io adoro per il suo carattere forte, per la sua bravura non soltanto nella conduzione con il fratello Paolo del negozio, ma per la concezione che ha dell’amicizia - ricorda la figura Di Gigi e il suo zelo, i suoi slanci in favore di quel luogo sacro, che è il Naviglio Grande, e prova sconforto per la scomparsa di quest’uomo straordinario, avvenuta il giorno dell’Immacolata dell’anno scorso. Perciò il 24 dicembre, grazie a lei, durante una festa per i bambini Babbo Natale arriverà in gondola, quella di Umberto Pagotto, di Vicenza, che con il suo gioiello porta la gente in gita sul canale. Si pagheranno pochi euro e quello che sarà raccolto nel salvadanaio verrà consegnato alla Fondazione De Marchi per i bambini oncologici. Santa Claus sarà un grande marinaio, accompagnato da Gregorio Mancino, artista che disegna bambini, anche sulle pareti, va negli ospedali, si veste da pagliaccio per farli ridere.
Gigi Pedroli non verrà dimenticato, dunque. E chi può farlo? Sul naviglio tutto parla di lui e tutti parlano di lui. L’alzaia dovrebbe essere intestata a lui, la leggenda del Naviglio Grande. Gigi già in vita era un simbolo. “Mi manca, mio nonno – mi confida Alessandro – Vivendo e lavorando dove si sente il suo respiro, echeggiano i suoi passi, le sue parole è come stare ancora con lui, anche grazie alla gente che entra, osserva le sue creazioni appese alle pareti e parla di lui”. Gigi è stato il maestro di vita e d’arte di Alessandro. Un esempio.
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La Savignano e Graziana |
Le persone care non muoiono, si trasferiscono altrove e lasciano una parte di sé nel nostro cuore. Vero, Graziana? Conservo una foto con gli zampognari che suonano la cornamusa fuori della sala esposizioni del Centro. “Ogni anno – aggiunge Alessandro, un bel ragazzo alto, educato, discreto - venivano, entravano, soffiando sul becco della ciaramella. Portavano insomma l’aria di Natale sotto il glicine che pende rigoglioso con i suoi grappoli blu.
Il Naviglio, era tutto per Gigi, un gentiluomo di vecchio stampo. Lo si vedeva il pomeriggio passeggiare sull’alzaia, appoggiarsi alla “murela” (la spalletta) e guardare l’acqua che scorre verso la darsena, dove si congiunge con quella che va a Pavia con il nome di Naviglio Pavese. Poi rientrava e riprendeva il lavoro, affiancato da sua moglie Gabriella, che si occupa della parte organizzativa. “Ha fatto davvero tanto per il Ticinello, Gigi – ripete Graziana Martin – Fu lui a fondare l’Associazione del Naviglio Grande, che allora si chiamava Lamon (Libera associazione milanese operatori naviglio). Si riunirono una sera del 1982 in una osteria per una cena a base di pane, salame e bonarda Gigi e due antiquari, Romualdo Caldarini e Giorgio Pastore, e pensarono di fare una mostra con i banchi degli antiquari per rendere più affollati i fianchi di questa via liquida (termine dal poeta Alfonso Gatto), tutto andò bene e sorse il sodalizio, alla buona, come piaceva a Gigi, che non amava gli orpelli, la retorica, i coriandoli.
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Lossani e Pedroli |
Adesso c’è attesa per la festa del 24 dicembre, quando Babbo Natale approderà con la sua folta barba e i suoi baffi bianchi e l’abito rosso. Tutto bello, iniziativa lodevolissima, ma sul palco che sarà montato nel cortile del negozio di Graziana e Paolo Martin non ci sarà più Gigi Pedroli, che c’è sempre stato fino a pochi mesi prima di morire, quando non stava già bene. Lì, da Graziana, lo vidi l’ultima volta cantare, recitare sue vecchie storie, a volte sollecitato a gran voce dal pubblico, che gli voleva bene e sapeva le sue canzoni a memoria. Lo accompagnava al banjo o alla chitarra Lossani, che fingeva di battibeccare con lui sul pezzo da eseguire, scatenando gli applausi.
Gigi era amato, a Milano e non solo. Anche se non era abituato a squadernare i nomi illustri con cui si era esibito, quelli che lo avevano accompagnato con i loro strumenti, che avevano cantato con lui anche fuori Milano, anche in serate musicali importanti.
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Paolo Martin e Lossani, Graziana e Pedroli |
“Senza dirmelo mi ha preparato al dopo”, dice Alessandro con l’espressione di chi soffre per aver perduto un pilastro.
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Il Naviglio Grande |
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