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mercoledì 3 dicembre 2025

Un nome da non dimenticare


MICHELE ANNESE UN COSTRUTTORE

 

 



Michele Annese
Un uomo poliedrico, volitivo, una fucina di idee,
sostenitore  della cultura; la biblioteca di Crispiano da lui diretta dava a chi aveva voglia di sapere tutto il nutrimento necessario.

 

 

 

 

 


 

 

 

 

FRANCO PRESICCI

 

Conosco tante masserie di Crispiano. Grazie al compianto Michele Annese, che le amava e vistava spesso. Mi coinvolse in queste passeggiate, sapendo della mia curiosità. Mi presentò ai proprietari, ai lavoratori e a quelli che per ragioni di piacere o di lavoro le frequentavano. Assistetti a feste, a manifestazioni culturali, a sPilanopettacoli teatrali, a incontri con stranieri. 
Annese e il notaio Aquaro
Alla Pilano mi trovai tra bancarelle colme di prodotti di ogni sorta e addirittura di oggetti d’arte, come quella dell’artista che faceva i Don Chisciotte con un fil di ferro. L’ambiente mi ha sempre affascinato: per la struttura architettonica, le stalle con cavalli miti e disposti alla carezza, come alla Cino del Duca, dove una sera venne presentato il libro “Puglia, il mio cuore”, di Giuseppe Giacovazzo, che tenne avvinta la gente con il racconto di tanti episodi, compreso quello di San Pio scatenato contro i fotografi invadenti. Alle Monache fui ospite di una serata che celebrava il gemellaggio con la Grecia, di cui Annese era stato il fautore. Al tavolo con me, proprio davanti all’ingresso del salone, Donato Plantone, segretario comunale della città. Vedemmo arrivare “lìmme” di ciliege-ferrovia e carne dopo un saporito piatto di orecchiette. E sentimmo i discorsi dei greci, più che soddisfatti di questa unione. Michele, quando era necessario, prendeva la parola per discorsi brevi e succosi. Poi lasciava il microfono agli altri e non interveniva più. Ricordo un’iniziativa con le donne che s’immedesimavano nei vecchi mestieri e due briganti con tanto di archibugio che fingevano di sorvegliare e invece giravano per mostrare l’abbigliamento di quelle bande che qualche secolo fa terrorizzavano anche le masserie.
Michele Annese
La prima struttura in cui entrai, sempre accompagnato da questo Cicerone colto e disponibile, fu la Lupoli della famiglia Perrone. che abitava (Luigi ci abita ancora) in via D’Aquino, a un tiro di fionda dal ponte girevole. L’ho sentito un paio di anni fa e mi ha parlato anche della sua collezione di “perdùne” in processione, in terracotta e con fattezze ben definite. Di questa masseria ho in mente il grande Crocifisso sulla sinistra dell’ingresso e la vecchietta con il bastone, che faceva fatica a rispondere alle mie domande; il museo della civiltà contadina, iniziato dal capofamiglia, autore anche di una pubblicazione in cui gli oggetti sono spiegati con chiarezza.
In un bellissimo volume, di cui Michele era entusiasta, perché frutto di una sua idea, la Lupoli, con le altre 99 masserie di Crispiano, viene presentata da una scheda informativa e da fotografie bellissime che mostrano i vari saloni, la cucina, la camera da letto, il salotto, la cappella, la torre con la campana… Costruita nel XVI secolo, è a corte chiusa, per difendersi dai malintenzionati, ed è un’azienda agricola. Le foto sono di Romano Gualdi di Caselfranco Emilia. La prima edizione è del 1988.
Quanta ricchezza mi ha dato questo volume, che pesa due chili ed ha tra gli autori Silvia Laddomada, tra l’altro direttrice dell’Università del Sapere e del Tempo libero. Tra le tante vedute, quelle di una donna che inforna il pane, il massaro con grossi baffi bianchi... Sono ancora grato a Michele per avermi aperto queste porte, facendomi prendere contatto con un mondo sconosciuto. Queste cento masserie sono dei gioielli. Sono stato a Le Mesole, alla Francesca, dove vive un cavallo che balla la pizzica… Qui tra piatti gustosi e gentilezza nel servizio c’era Vito Santoro, che si esibiva con la sua fisarmonica, spargendo allegria anche con i racconti di vita che fluivano dalla sua memoria.
Annese e Silvia al Piccolo Teatro

Quando Michele mi telefonava a Martina per invitarmi a fare due passi, sapevo che la destinazione era la Pilano o la Belmonte, dove c’era sempre qualcuno che ti parlava di Pizzichicchio. Cosimo Mazzeo, acciuffato dai soldati nella gola del camino. Era nato nel 1837 a San Marzano di San Giuseppe e aveva imperversato a Martina, Gioia del Colle, Taranto, Grottaglie. Inoltre aveva preso parte attiva all’irruzione a Cellino San Marco e in altri paesi.
Quando io ero piccolo lo sentivo nominare anche in famiglia. Franco Zoppo, docente di italiano e scrittore, tarantino doc, che abitava in via Margherita, nella Bimare, trasferendosi poi prima a Venezia, poi credo a Trieste, ha scritto un interessantissimo libro intitolato “Belmonte”, che Filippo Alto, a quel tempo responsabile delle attività culturali dell’Associazione regionale pugliesi di Milano, fece presentare da Arnaldo Giuliani, capo cronista del “Corriere della Sera”.
Annese, De Lucretiis, Santoro

Adesso Michele Annese non c’è più e abbiamo perso moltissimo. Perchè Michele era l’anima di tanti progetti e di altrettante imprese che vi si svolgevano nelle masserie e in altri luoghi. Lui era il principe della biblioteca “Carlo Natale”, il “deus machina” di ciò che accadeva a Crispiano, soprattuto nel campo culturale. Quel santuario di cultura, che era la biblioteca, ai suoi tempi e grazie a lui, fu un cantiere sempre aperto. Non soddisfaceva ogni richiesta da parte di studenti, lavoratori, anziani assetati di cultura, procurando loro i libri richiesi e quelli suggeriti , ma mandava i testi nei condomini, li esponeva nelle vetrine dei negozi, invitava gli scrittori a Crispiano per illustrare l’ultimo parto. Dette incarico ad Anna De Marco, una signora preparata, cortese e volenterosa, a curare le visite agli asini di Martina Franca, razza speciale, nella masseria Russoli.
Quanta energia impegnava per la sua città. Aveva idee, una gran voglia di metterle in atto e lo faceva senza perdere tempo. Partecipava a tutte le manifestazioni che si svolgevano anche a Martina Franca, prendeva, se richiesto, la parola, portava le sue testimonianze. L’ultima, la commemorazione di Elio Greco, fondatore di Nuove Proposte culturali. Stava già male ed era evidente.
Quando la biblioteca fu chiusa, lui creò l’Università del Tempo libero e del sapere, diretta dalla moglie Silvia Laddomada, che la tiene brillantemente in piedi con conferenze tenute oltre che da lei, anche da esperti d’arte e di altri settori. In quella sala si parla anche di tradizioni locali, di vita quotidiana e si fa anche festa in occasione di ricorrenze. Gabriele Annese, geniale consigliere comunale con delega allo sport, regge l’apparato tecnico che serve anche alla lavorazione di video. Insomma l’università è una fucina, dove fino a qualche anno fa si vedeva ai margini Michele, un santo protettore. Adesso questa figura è scomparsa, ma l’istituzione continua la sua opera sul suo esempio. A Crispiano lo ricordano, e come, Michele. Bisognerebbe creare un premio con il suo nome: un Premio per le persone che si distinguono non soltanto a Crispiano, ma anche nel circondario, anche nella regione; pensare a una targa con il suo nome, come hanno fatto per Filippo Alto a Locorotondo. “Via Michele Annese”, in centro, non in periferia. Michele merita questo ed altro. Anche le masserie dovrebbero muoversi, sollecitare. Per la giurìa potrebbero essere coinvolte personalità come Antonio Scialpi, docente e storico, e Nico Blasi, anima della preziosissima rivista “Umanesimo della Pietra”.
Ho detto troppo, non ho i titoli per aggiungere altro.
Michele Annese e Donato Basso

Mi si potrebbe dire che Michele nella sua città è stato già ricordato e in maniera straordinaria. Ma va tenuta sempre presente la sua memoria, perché ha fatto tanto per la cultura, da quando un gruppo di cittadini lo bloccò sul predellino del treno diretto al Nord, supplicandolo di non partire, perché c’era la biblioteca da costruire. Michele si convinse e scese dal convoglio, sapendo che Crispiano aveva bisogno di uno come lui: un costruttore, che non va dimenticato.
Michele è stato una figura eccezionale, ha tra l’altro inventato questo giornale, che non passa inosservato, anzi. E avrebbe fatto tante altre cose, se la malattia, non si fosse accanita inesorabilmente, portandoselo via. Michele è stato una pietra miliare, un suggeritore, una fucina di idee. Il suo nome deve essere scritto a grossi caratteri nella storia della sua città, generosa e accogliente come tutti sanno.

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