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mercoledì 10 novembre 2021

LA FEBBRILE ATTIVITA' DELL' ASSOCIAZIONE

 

QUANTI PUGLIESI HANNO CONTRIBUITO

A FARE GRANDE LA CITTA’ DI MILANO


  Abbascià e Al Bano
Da piazza Duomo a via

Pietro Calvi, a via Marsala

8, dov’è oggi la sede, le

iniziative nel nome della

Puglia sono state e sono

numerose e prestigiose, a

cominciare dal Premio,

che ha messo in risalto

negli anni il valore di tanti

personaggi della nostra

regione.

 

Franco Presicci

Anni fa l’Associazione Regionale Pugliesi aveva la sede in piazza Duomo. Due saloni, il bagno un vano adibito a cucina e il bagno. Presidente era Bruno Marzo, funzionario della Regione, originario di Lecce, riservato, umano, volitivo, dinamico, disponibile. 

de Milato e Selvaggi
I soci non erano numerosi come quelli che il sodalizio, alloggiato in via Marsala 8, in una zona elegante e tranquilla, conta oggi, con il generale Camillo de Milato in plancia; e lo scrittore Pino Selvaggi, di Bisceglie - la città del compianto Dino Abbascià, che per anni fu l’anima, nella veste di presidente, dell’organismo – con incarico di comandare gli ingranaggi culturali. Selvaggi veniva anche in piazza Duomo, assieme a Bruno Marzo, ma preferiva tenersi in seconda fila, da dove seguiva quello che facevano gli altri, tra cui il grande pittore Filippo Alto, che si occupava anche delle pubbliche relazioni. E’ a lui infatti che mi rivolsi per la presentazione del libro “Belmonte” di Franco Zoppo, autore dallo stile amabile e coinvolgente, che per anni aveva insegnato latino e greco al liceo classico Archita di Taranto. Filippo accettò immediatamente, e a sedersi sulla pedana per parlare dell’opera fu Arnaldo Giuliani, giornalista eccellente de “Il Corriere della Sera”. 

A sinistra De Grada, a destra Alto
Tra il pubblico, il capo di gabinetto della questura Paolo Scarpis, oggi prefetto in pensione, e l’allora vice questore Lucio Carluccio, oltre ad altre autorità. Bruno Marzo, lo sguardo sopra gli occhiali, sembrava, come sempre, soddisfatto. Senza togliere nulla ai considerevoli meriti degli anfitrioni dell’odierna Associazione, che tra l’altro da tempo alimentano un prestigiosissimo Premio dedicato alla Puglia (hanno dato riconoscimenti anche a Renzo Arbore, che è di Foggia, Livia Pomodoro, di Molfetta, Al Bano, di Cellino San Marco), il gruppo di piazza Duomo fino a quando ha potuto ha realizzato manifestazioni rilevanti. Tra queste, la serata per i trent’anni del periodico “Il Rosone, che, nato a Milano tra gli odori della cucina di Chechele e Nennella al ristorante “La Porta Rossa”, in via Vittor Pisani, se n’era andato a Foggia, perchè il direttore, Franco Marasca, di Troia, professore di lingue straniere e conoscitore di quella russa, vi era stato trasferito; e a Foggia è cresciuto, diventando adulto.

Antonio Velluto
“Il Rosone” era stato accolto con entusiasmo e alla sua nascita celebrata, come detto, fra i tavoli luculliani del “pugliese”, come Gaetano Afeltra indicava Chechele, parteciparono moltissimi milanesi e non solo. Ricordo Antonio Velluto, giornalista e assessore comunale all’Edilizia Popolare, anch’egli di Troia, detto “il principe” per i suoi modi garbati, che ispirarono una simpaticissima battuta al collega Grassi del “Corriere”, arroccato sopra di lui: “In casa io cammino sul velluto”. 

Bruno Marzo

Per la riuscita della serata del trentesimo, Marzo, che, sempre attento a tutto, si prodigò al massimo, tanto che, mentre in auto andavamo alla Galleria “Prospettive d’Arte”, di Mimmo Dabbrescia (anhe lui di Bisceglie), in via Carlo Poma, a due passi dal Naviglio Grande, accorgendosi che non c’erano i bicchieri, si fermò alla Standa della circonvallazione per acquistarli insieme ad altre cose. Anche quella sera, tanti meneghini, le autorità comunali della Capitanata, sindaco compreso, prese la parola Velluto, con il suo solito modo di fare che faceva pensare a padre Mariano, il convincente e pacato predicatore della televisione. C’erano ovviamente anche Falina e Marida Marasca, moglie e figlia di Franco, che nel frattempo era deceduto, e Duilio Paiano, che aveva preso il timone del giornale con Falina, sempre in movimento, sempre impegnata a produrre imprese. E anche questa volta fece la sua parte Chechele Jacubino, di Apricena. E la fece ancora in una serata svoltasi nei locali dell’Associazione in piazza Duomo (in cui apparve come una meteora la giornalista Rai Rosanna Cancellieri), offrendo una “cena” con prelibatezze pugliesi e il pane confezionato da lui stesso.

1989-Vittoria Palazzo(critica d'arte),Bruno Marzo,Filippo Alto

E in quella sede si commemorò Filippo Alto, morto nel ’92, in seguito a un incidente stradale accaduto la vigilia di Natale nei pressi di Ancona, mentre con la moglie Ada e i figli Diego e Giorgio andava a Foggia per trascorrere la festa con la mamma. Nell’occasione qualcuno lesse una commovente poesia dedicata all’artista da Mario Azzella, giornalista e documentarista della Rai, amico da tanti anni di Filippo, di cui aveva seguito tutto il percorso, da molto tempo prima di via Calamatta.

Mario Azzella e Nino Palumbo

Uomo spiritoso, quella sera non seppe trattenere le lacrime. Come non ci riuscì Sebastiano Grasso, critico d’arte de “Il Corriere della Sera”, che aveva scritto tanti articoli per il pittore barese, che in una sua cartella di litografie aveva inserito parecchie poesie del censore siciliano. Filippo era apprezzato anche sul piano umano da tutti: dal commercialista Giacomo Lezoche - studio in corso Venezia 8 e amico dello scrittore tranese Nino Palumbo (“Pane verde”…) -, che in tempi lontani aveva guidato l’Associazione; dal presidente del tribunale civile di Milano Romeo Quatraro, che prese parte alla commemorazione. Bruno Marzo era affranto. Tra l’altro, con la morte di Filippo perdeva un amico e un collaboratore insostituibile. Una settimana prima di Natale volle esporre un presepio in sughero fatto da un socio. Poi a poco a poco il numero dei soci si assottigliò. Alcuni tornarono al paese d’origine; altri scomparvero, come Nedo, ingegnere solito a suonare la chitarra fra gli applausi soprattutto della moglie, una bella signora affabile che sapeva tenere su la compagnia nei momenti di svago, tra balli e chiacchierate, e spesso parlava con simpatia del generale Bramato, che aveva conosciuto il pittore Roberto Crippa, padre dello spazialismo, precipitato con un aereo privato all’aeroporto di Bresso.

Il giudice Romeo Quatraro
 

Fra le attività di Bruno Marzo, va evocata una mostra della sua raccolta di giornali leccesi del primo Novecento, che venne presentata con grande competenza da Guido Gerosa, vicedirettore del quotidiano “Il Giorno” e scrittore (indimenticabili un suo libro sulla fuga di Kappler dal Celio, un altro su Bettino Craxi, “Le piazze di Lombardia”…, le sue biografie di personaggi illustri, di cui una su Fellini… e un suo discorso storico alla Camera dei Deputati). Non andò invece in porto una esposizione di tarocchi storici dell’eminente collezionista Vito Arienti di Lissone, che aveva accettato, ma fu costretto a rinunciare per ragioni di salute. Poi Bruno, tra l’altro importante collezionista di francobolli, cominciò ad apparire stanco, svogliato. Lo notai ancora una sera a cena a casa sua, dove mi regalò una decina di grossi volumi sulla Lombardia. Gli proposi alcune idee da realizzare insieme, e lui accettò senza il solito slancio. Ci sentimmo parecchie volte al telefono, parlammo dell’Associazione, senza però fare progetti. In piazza Duomo continuavano a farsi vedere l’ingegnere Martino Colafemmine, la moglie, la pediatra Anna; Teresa Manfredda, appassionata del sodalizio; un tale, di cui non ricordo il nome, innamorato di Leopardi; e pochi altri. 

 Vito Plantone e Arnaldo Giuliani
 

Lezoche sul balcone a Trani
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una mattina mi telefonò Teresa e mi riferì che l’Associazione stava per cambiare sede con la guida di personaggi nuovi: tra questi, Dino Abbascià, illuminato imprenditore ortofrutticolo, che tra l’altro sedeva in vari consigli di amministrazione ed era vice presidente di Confcommercio, stimatissimo dal presidente, il comasco Carlo Sangalli; Pino Selvaggi, funzionario di banca, che proprio in questi giorni, parlandomi di Bruno Marzo, mi ha detto che sentendosi alla fine, Bruno gli chiese dove avrebbe potuto trovare delle buone aragoste e dei tartufi. Non seppi subito della scomparsa di questo gentiluomo leccese, che amava la vita e la gente. Quando c’erano le elezioni, politiche o amministrative, invitava tutti i candidati pugliesi, nessuno escluso, perché venissero ad illustrare i loro programmi. Venivano tutti, e qualcuno è rimasto fedele all’Associazione, come Riccardo De Corato, di Andria, la città di un altro pugliese famoso: Guglielmo Miani, che a Milano ha costruito anche lui un impero, e ospitò nella sua abitazione Filippo di Edimburgo ed altre altissime personalità. Con Abbascià e poi con il generale Camillo De Milato, le iniziative si sono moltiplicate e continuano con fervore, sempre in nome della Puglia. 

Lenoci, Gualtiero Marchesi e Abbascià
Ho in mente le presentazioni di libri; le gite per conoscere paesaggi, storie, ambienti, persone; gli incontri con gli autori, le conferenze, i contatti con altri sodalizi, le feste all’Hotel Quark o in quello di via Washington, animati da Dino, sempre impegnato a valorizzare anche attraverso il Premio, uomini e imprese, come, per esempio, le donne del vino di Manduria.
Oggi con De Milato il programma si è fatto più intenso, con manifestazioni in sedi prestigiosissime, storiche, davanti a un pubblico elevato. Da parte mia, mi sono assegnato il compito di mantenere viva la memoria dei pugliesi che hanno dato un grosso contributo a Milano, distinguendosi nei giornali, nell’imprenditoria, nelle banche, nel giornalismo ... Ovunque, tenendo alto il nome della nostra regione. Sono tanti: Guido Le Noci, che nella sua Galleria di via Brera accolse i maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea; Nino Palumbo, Giacomo Lezoche; Martino Colafemmina, che morì travolto da un treno in una stazione; il giudice Romeo Quatraro; il professor Ferruccio Miraglia, tra l’altro artefice del parto indolore e innovatore dell’Ospedale per bambini Castelvetro; Guglielmo Miani, che da semplice sarto negli anni crebbe a tal punto da essere inserito nell’albo d’oro dei grandi maestri dell’ago, noto e apprezzato anche in Gran Bretagna; Peppino Strippoli, che a Milano aprì diversi ristoranti (uno: “’Ndèrre a la lànze”) e il supermercato del vino a Saronno); Vito Plantone, che fu uno dei pilastri della questura, sin dai tempi di Mario Nardone, (Vito fu poi promosso questore e resse le sedi di Catanzaro, Brescia, Palermo…, sempre inflessibile, altamente professionale); Ferdinando Oscuri, il maresciallo di ferro… A proposito, sento dire che nel capoluogo lombardo è sorto un nuovo sodalizio, “Pugliesi a Milano”. Andrò a curiosare anche lì. Non si lascia indietro nessuno.

                                                          

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