Pagine

Print Friendly and PDF

mercoledì 7 settembre 2022

Il ricordo di una giornata con Gorbaciov

IL “LEADER” DEL DIALOGO E DELLA PACE

HA RAGGIUNTO LA MOGLIE RAISSA

 

Il giornalista Giovanni Morandi e Gorbaciov

 

Fu a Milano nell’89, attirando un

fiume di gente, che urlava la sua

simpatia e la sua ammirazione per

l’uomo politico che si batteva per

un mondo migliore.

Papa Karol Wojtila lo ricevette in

Vaticano, Spadolini lo nominò

bocconiano d’onore. Gorbaciov

tenne una lezione a Scienze 

Politiche e gli studenti rimasero

sbalorditi.

 

Franco Presicci

Ricordo quel pomeriggio dell’89, anche se qualche dettaglio è in fuga da tempo. Sono passati oltre trent’anni. La folla in piazza Duomo debordava nelle vie vicine, Margherita, Torino, piazza Diaz, piazza Mercanti, corso Vittorio Emanuele, via Manzoni e inneggiava a Michail Gorbaciov, uno dei “leader” più importanti del secolo scorso.

Ingresso della Galleria
Quando l’auto che lo aveva a bordo riuscì ad aprire un corridoio umano e a fermarsi proprio davanti all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele gli urli di simpatia e di ammirazione esplosero. Lui uscì dall’abitacolo, attorniato dagli uomini della sicurezza, dotati di grossi telefoni, soffocati dall’entusiasmo della gente sempre più incalzante. Improvvisamente e con gesti rapidi e sicuri, come un primate che salta da un ramo all’altro, un tale s’inerpicò sul ponteggio montato per l’esecuzione di lavori di restauro alla Galleria e cercava di far sentire la sua voce di protesta indicando i vigili urbani che gli sparavano una multa dietro l’altra per occupazione del suolo pubblico. Furono attimi di paura: poteva essere in terrorista o un folle. Ma subito venne riconosciuto: era un artista di strada, che proprio in piazza Duomo esibiva le sue doti di sputafuoco. Gorbaciov non si scompose.
 
Ottagono della Galleria
Il sindaco Paolo Pillitteri fremeva, sperando che il personaggio, soddisfatto della “performance” si decidesse ad atterrare. Era molto noto a Milano, “Sputafuoco”, per la sua attività. Divertiva gli spettatori anche per il suo linguaggio… criptico, che era poi il dialetto del suo paese che lui contaminava con espressioni infuocate. Per un momento dunque l’attenzione confluì su di lui, il cui spettacolo fuori programma venne seguito dallo stesso ospite, sorpreso come tutti. Dopo un po’ di tempo, incalzato da polizia e carabinieri e dagli stessi “ghisa”, l’uomo fece marcia indietro, continuando a protestare, perché quello, secondo lui, era il momento giusto per pubblicizzare il suo disagio. Il corteo si avviò verso Palazzo Marino, sede del Comune, attraversando lentamente la Galleria Vittorio Emanuele. Con la mano destra Gorbaciov rispondeva ai saluti, alle braccia sventolate da migliaia di persone. 
 
Biffi in Galleria
Passò davanti al Campari, al Biffi e al Savini, alla Libreria Rizzoli, alla Feltrinelli, ma non potè vedere nulla perché navigava in un fiume fluttuante di persone vocianti, con molti che sgomitavano per piazzarsi il più vicino possibile a lui, mentre gli addetti all’ordine pubblico facevano ogni sforzo per impedire ai più decisi di sfondare. Molti agenti erano venuti da altre città, e uno di loro spiazzò un giornalista spintonandolo, costringendo alcuni loro colleghi, che conoscevano bene quel cane da tartufi, a intervenire. Che giornata! Memorabile. Esaltante. In piazza della Scala le prime file del corteo palpitante alle spalle e ai lati del Presidente vennero tranciate, separate dal resto, ma quelle si ricomposero presto. Si riuscì comunque a creare un passaggio e l’illustre ospite, padre della “perestroika” (ristrutturazione) e della “glasnov” (trasparenza) potè procedere tranquillamente e scomparire oltre il grande portone del Municipio, accompagnato dal sindaco e da altre autorità.
 
Piazza della Scala
I cronisti, scalpitavano per entrare, ma erano stati “rinchiusi”, come leoni in gabbia, dentro uno sbarramento di divise e a nulla servirono i tesserini dell’Ordine per far aprire un varco. Chi cercò di sgattaiolare venne supplicato di stare a cuccia. Una giornata bellissima. Quell’enorme siepe umana non si vedeva neppure alla Stramilano dei cinquantamila (numero che si incrementava se si aggiungevano gli spettatori contenuti oltre le transenne e lungo i marciapiedi da piazza Duomo all’Arena). Passava il tempo e la calca non si sfoltiva, anzi si moltiplicava. Grappoli di persone sul monumento a Leonardo da Vinci, altri sulla piattaforma dei tram fermi. Molti scrutavano attraverso i binocoli per guardare meglio il Presidente venuto dal freddo.
 
Savini in Galleria
Via Manzoni

 

 

 

 

 

Tanti papà ingoiati dalla siepe avevano a cavalcioni i ragazzini, tutti ansiosi di cogliere quel “leader” nel momento dell’uscita dal Palazzo; i cronisti aggruppati di fianco all’edificio cercavano di catturare qualche notizia dall’amico o dal conoscente che sbucava, consigliere o assessore, vigile disponibile o chicchessia in grado di mettergli qualcosa nel paniere, pezzi di colloqui o altro: i poliziotti facevano fatiche di Ercole per mantenere inviolabili gli sbarramenti, in Galleria, nella piazza, in via Verdi, in via Manzoni. Intanto s’intrecciavano i giudizi sull’ospite, che per alcuni era un grande, per altri un uomo di Stato con la faccia e il portamento da vicino di casa, Premio Nobel per la pace. Era dicembre. Gorbaciov era accompagnato dalla moglie Raissa. Tenne una conferenza stampa insieme a Giulio Andreotti, in cui affermò che la Nato e il Patto di Varsavia dovevano diventare organismi sempre più politici e sempre meno militari. Disse anche che la primavera di Praga nel ’68 aveva delle giuste rivendicazioni di libertà. Ebbe poi una serie di incontri con eminenti rappresentanti del mondo imprenditoriale e culturale. Il primo appuntamento con Silvio Berlusconi, il quale lo invitò a colazione nella sua dimora di Arcore assieme alla moglie Raissa. Dopo, fu ricevuto nella sede della Regione Lombardia. Successivamente s’incontrò con altri personalità, fra cui Mario Monti, rettore dell’Università Bocconi; Paolo Mieli, direttore del “Corsera”… sul problema della sicurezza internazionale.

Piazza Duomo
Dal presidente Giovanni Spadolini gli venne il titolo di Bocconiano d’onore; e gli fu consegnata una scultura di Arnaldo Pomodoro. Giornata piena d’impegni: visitò il Castello Sforzesco, mentre la moglie deponeva una corona di fiori davanti alla casa di Nicola Benois, lo scenografo italo-russo che per trent’anni curò gli allestimenti alla Scala. Quindi si recò nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, nella piazza in sui si allarga corso Magenta, per visitare il “Cenacolo” e trovò il tempo per visitare qualcuno dei negozi più eleganti della città. I milanesi non hanno dimenticato quella visita del dicembre dell’89 del presidente dell’Unione Sovietica, che si batteva per la fine della guerra fredda, per la riduzione degli armamenti nucleari, per migliorare i rapporti con gli Stati Uniti e l’Europa.
 
Feltrinelli in Galleria

Un uomo molto amato nel mondo, che oggi piange la sua scomparsa, avvenuta al Central Clinical Hospital di Mosca, dove era ricoverato per una lunga malattia. Un uomo simpatico, dal sorriso dolce, dai modi gentili, coraggioso. Un uomo di pace. Grande il dolore dunque nel nostro Paese, anche di singoli cittadini e di organizzazioni espressi sui social. “Asino di Martina Franca e Cavallo delle Murge: Original Chianconian Mares, sempre attento anche agli eventi internazionali, scrive: “Molti allevatori di Martina Franca piangono la dipartita di Michail Gorbaciov, e riporta una pagina di giornale con un intervento di Angelo D’Onghia: “Nel secolo scorso il direttivo e la presidenza illuminata Anamf ne apprezzarono scelte, risoluzioni e svolte politiche…”. Un leader che ha fatto la storia, per tantissimi. Si incontrò fra l’altro con i maggiori capi di Stato, tra cui il presidente americano Reagan, e con Papa Wojtjla in Vaticano.

Piazza del Duomo
L’ex direttore del quotidiano “Il Giorno”, Giovanni Morandi, ha pubblicato su Facebook una foto scattata durante una sua intervista all’uomo politico sovietico. all’epoca in cui il giornalista era corrispondente da Mosca. Morandi fu l’unico corrispondente a trovarsi, assieme ad un collega russo, nella piazza Rossa il 25 dicembre del ’91, quando Gorbaciov si dimise trasferendo tutti i poteri a Boris Eltsin. “Vidi la bandiera venir giù sul Cremlino per essere sostituita da un’altra”, informa senza alcuna enfasi Morandi. Sono in molti a rispolverare i meriti umani e politici di Michail Gorbaciov, nato il 2 marzo nel ’31, nel villaggio di Privol’noe, territorio di Stravopol, nel Sud della Repubblica russa, da una famiglia di contadini. “Uno statista che voleva la pace nel mondo”. Un mondo oggi sconvolto, tormentato, impaurito soprattutto per il conflitto contro il popolo ucraino, che combatte per non perdere la libertà. Una guerra che rischia di diventare globale. Gorbaciov ha raggiunto la moglie Raissa, scomparsa nel’99. E verrà tumulato accanto a lei. Messaggi di cordoglio ai familiari sono arrivati da ogni parte del pianeta. Quasi tutti i “leader” lo hanno ricordato: Macron, la Merkel, la Fonderlain, il capo del Governo italiano Mario Draghi, Gentiloni, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella... Silvio Berlusconi lo ha indicato come l’uomo che ha salvato la democrazia. La Rai ha trasmesso un’intervista di Vincenzo Mollica, che tra l’altro gli chiese quale fosse la sua canzone napoletana preferita.



Nessun commento:

Posta un commento