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mercoledì 18 gennaio 2023

Una radiografia dell’America

 

IL LIBRO DI ANTONIO DI BELLA

UN RACCONTO MINUZIOSO

Gli Stati Uniti” è stato presentato

giorni fa nella sede dell’Associazione

Marinai d’Italia in via Gorizia a un

pubblico attento e numeroso. Alcuni

sono venuti da fuori, come il titolare

del famoso ristorante “Le tre Marie”

dell’Aquila.


 

Franco Presicci

Da anni conosco Antonio Di Bella, grande e coltissimo giornalista, corrispondente della Rai da New York. Lo incontrai la prima volta nel ’76 nel ristorante “La Pora Rossa” di Chechele e Nennella, dove il sindaco Carlo Tognoli consegnò al padre Franco il Premio Milano. 

Antonio Di Bella
Pagina del libro
 
 
 
 
 
 
 
Proprio quella mattina (se non ricordo male) Antonio aveva superato brillantemente a Roma gli orali dell’esame di Stato acquisendo il titolo di professionista. Serio, concreto, alla mano, rispettoso, educato, linguaggio sciolto, senza enfasi, rende sempre piacevole la sua compagnia. Lo rividi nell’85 al Convegno mondiale sulla criminalità organizzata allestito dall’Onu dal 25 agosto al 5 settembre e lo ammirai anche per il modo con cui ogni giorno avvicinava le personalità più importanti e le intervistava. In questi giorni arriva sulla mia scrivania un suo interessantissimo libro, “Gi Stati Uniti”, ricco di immagini icastiche sula storia d’America. Un libro che cattura subito l’attenzione e non l’allenta neppure per un momento. Una sorta di viaggio evocativo in cui il lettore s’imbatte in avvenimenti che hanno impressionato il mondo e in personaggi indimenticabili come i fratelli Jhon e Robert Kennedy, entrambi assassinati in seguito ad un complotto, (il primo a Dallas il 22 novembre del ’63; il secondo nel ’68 a Los Angeles).

Una pagina del libro
L’America: “Terra delle opportunità, Paese della libertà individuali, esempio della democrazia, che oggi impone la domanda se lo sia ancora”. Antonio Di Bella ripercorre 250 anni di storia statunitense, in cui è stato e continua ad essere coltivato il cosiddetto mito americano, cautelando, gli aspetti più ombrosi. Il volume ha inizio con la rivolta delle colonie e l’indipendenza, senza tralasciare alcun particolare. A proposito della bandiera degli Stati Uniti come sventola oggi, ricorda che è tata disegnata da uno studente di 17 anni dell’Ohio, Robert G. Heft, nel ’58, quando gli Stati Uniti comprendevano solo 48 Stati, ai quali, secondo il liceale, se ne sarebbero aggiunti altri. Come spesso accade, l’Idea dell’alunno non piacque al suo professore di disegno, ma non gli fu impedita la via per Washington per la partecipazione ad un concorso, dove il presidente Eisenhower lo premiò, scegliendolo fra 1500 candidati. E va detto che da adulto l’allievo contestato dal docente imboccò la carriera politica e diventò sindaco di Napoleon, nell’Hohio, lasciando la poltrona dopo trent’anni.

Storia e curiosità, leggenda e altro, in oltre 190 pagine che non annoiano mai, anzi attraggono e affascinano, appassionano, tenendo il lettore legato alla sedia. Segue un’immagine, in cui sono ritratte quattro donne intente a cucire il vessillo americano a stelle e strisce; e ancora una scena del film sulla battaglia di Alamo, con Jhon Waine in prima fila. Poteva mancare l’impegno delle donne, che anche nelle rivoluzioni, tra cui quella francese, hanno mostrato coraggio e tenacia? Quelle americane hanno lottato per conquistare la parità, dalla first lady Abigall Adams, che implorava suo marito (il secondo presidente dell’Unione) di tener presenti le donne quando immagina un governo per le colonie americane, fino a Hillary Clinton, che è stata la prima donna americana candidata alla presidenza.

Il campo indiano dei Mikkosuke

 

E la febbre dell’oro in California, “innescata dalla scoperta di pepite nella Sacramento Walley all’inizio del 1848 ed è probabilmente uno degli elementi più significativi che hanno plasmato la storia americana durante la prima metà del XIX secolo”. Appena la notizia del ritrovamento si propagò ovunque, gli aspiranti alla ricchezza, a cavallo o con le diligenze o solcando il mare corsero verso San Francisco, mangiando polvere e affrontando pericoli, seppellendo molti uomini per strada.

Lenoci e Di Bella
In altre pagine, l’autore descrive efficacemente la guerra civile, schiavisti contro abolizionisti, iniziata nel 1861, “dopo decenni di tensioni fra li governo federale dell’Unione e gli Stati secessionisti del Sud sul tema dei diritti – in particolare sullo spinoso punto della schiavitù che il presidente Lincoln intendeva gradualmente abolire – e termina con la resa della Confederazione secessionista nel 1865”. In alcune piantagioni la schiavitù fu brutale, disumana: i neri venivano frustati, la famiglia si mutilava. I neri potevano essere venduti e subivano la proibizione di acculturarsi e di elevarsi. La schiavitù aveva critici e difensori. Alcuni intellettuali sostenevano che la schiavitù facesse più male che bene al Sud; altri, che la schiavitù era una vergona sia per il Sud sia per il Nord. I favorevoli dicevano che la schiavitù garantiva il lavoro, era provvidenziale per il tempo della vecchiaia. Tuttavia, venivano colpiti i neri: “il problema era la razza”.
Di Bella intervista il questore Lucchese

Gli schiavi neri – precisa l’autore - hanno svolto un ruolo importante nel gettare le basi economiche degli Stati Uniti; specialmente nel Sud. I neri hanno anche avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo della lingua, dei costumi, della musica, della danza e del cibo del Sud, fondendo i tratti culturali delle loro terre africane con quelle dei coloni arrivati dall’Europa. Durante i XVII e il XVII gli schiavi africani e afroamericani (quelli nati nel Nuovo Mondo) lavoravano principalmente nelle piantagioni di tabacco, riso e indaco della costa meridionale. Ma non è solo il Sud a sfruttarli. Anche gli uomini d’affari del Nord costruiscono grandi fortune investendo nelle piantagioni del Sud, sula pelle di persone ridotte in schiavitù”. Il testo anche qui è accompagnato da una foto di raccoglitori di arachidi in Virginia all’alba degli anni Novanta dell’800. Un capitolo è riservato al Ku Klux Klan, la “gang” sorta nell’800 spietata nel terrorizzare i neri, bastonandoli, uccidendoli, incendiando le loro case, martirizzandoli. Fu un lascito della guerra civile, “fondato da ex veterani confederati come club politico e sociale nel Tennesse.

Ammiratori la sera della presentazione del libro

Simbolo dell’accanimento e della crudeltà degli aderenti nell’usare violenza contro i neri, una croce che arde. Concluso questo capitolo, si apre quello dell’immigrazione. “Ellis Island – scrive Di Bella – è un’isola nella Upper New York Bay, dove un tempo si trovava il centro di accoglienza per l’immigrazione negli Stati Uniti. Spesso indicata come la Porta del Nuovo Mondo, l’isola prende il nome dal mercante di Manhattam, che la possedeva negli anni ’70 del Settecento. Dal 1892 al 1924 è la principale stazione d’immigrazione della Nazione. Ne sono passati di disperati da quel luogo. Si stima che dal 1860 al 1973 abbiano abbandonato l’Italia circa 24 milioni di persone, un terzo delle quali abbiano oltrepassato il confine per fermarsi in Europa o andare più lontano, in America, che era un mito e per alcuni un miraggio, Il flusso, non così massiccio, era cominciato tanto tempo prima.

Alido Venturi, titolare del ristorante Le tre Marie a L'Aquila
Questo libro di Antonio Di Bella è tutto da leggere e anche da vedere, e si legge come un lungo racconto che parla degli indiani, di Rockefeller, il primo capitalista, dell’era dell’acciaio, dell’industria automobilistica, dalla produzione all’alienazione; del proibizionismo e la criminalità organizzata (scolpita la figura di Al Capone, autore di crimini orrendi, il più famoso dei quali il massacro di San Valentino nel 1929, anno della grande depressione). Seguono altri capitoli importanti: la rinascita dell’economia americana; la Coca Cola che conquista gli americani; l’attacco di Pearl Harbor; storie di boxe e di rivalsa; il New Deal, nuovo coso, l’insieme delle riforme escogitate da Roosevelt per la ripresa economica; Elvis, il ciclone musicale; i missili sovietici installati a Cuba, a 150 chilometri dalla Florida, da Krusciov e la fermezza del presidente Jhon Kennedy… Insomma un libro che non si può lasciare sugli scaffali delle librerie. Il nome dell’aurore è una garanzia: Antonio Di Bella, che tra l’altro è stato direttore del TG3, di Rai 3 e Rai News 24, corrispondente Rai per tre volte, tra il 1990 e il 2021, l’anno in cui ha seguito personalmente l’assalto al Campidoglio da parte dei seguaci di Trump intenzionati ad annullare l’elezione di Biden. Di Bella ha scritto altri libri, tra cui “L’assedio”, “Washington”, “Cronaca del giorno che ha cambiato la storia”, “Je suis Parìs”, “Se Parigi potesse parlare”. ”il volume “Gli Stati Uniti” è stato presentato qualche settimana fa nella sede dell’Associazione Marinai d’Italia in via Gorizia, a Milano, con larga partecipazione di pubblico. Alcuni sono arrivati da fuori: Alido Venturi, titolare del ristorante “Le tre Marie”, è venuto dall’Aquila. Un libro interessantissimo, indispensabile, una sorta di radiografia dell’America.



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