Pagine

Print Friendly and PDF

mercoledì 12 novembre 2025

Un incontro con un grande artista

ALFREDO MAZZOTTA DI NAO SI RACCONTA AL CRONISTA




Scultura di Mazzotta
Parla della sua adolescenza, della sua passione per il pallone, delle squadre, delle partite, dei genitori della sua vocazione per l’arte, degli amici e dei colleghi, della mostra di Nao. Un pomeriggio edificante.






 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
FRANCO PRESICCI


Con quel volto tondo e incorniciato dalla barba bianca e ben curata, il capo per metà potato, il sorriso serafico, i modi pacati, le mani appoggiate una sull’altra sul tavolo quando parla, sembra un frate francescano pronto per il suo sermone.
Mazzotta di racconta
Ma Alfredo Mazzotta, grande artista calabrese trapiantato a Milano, di sermoni non ne fa. Gli ho chiesto più volte di raccontarmi i brani salienti della sua vita e si è sempre schermito, con abilità e dolcezza. Non gli va di snocciolare episodi tanto lontani anche se li ha vivi nella memoria.
Giorni fa, quando sono andato a trovarlo con Olimpia Bucci, sua ammiratrice, mi è venuto incontro e quando ero quasi sulla porta mi ha chiesto di deviare, perché da un balcone qualcuno stava innaffiando i fiori e lasciava cadere gocce d’acqua. Poi eccomi nel suo sacrario con tanti quadri che coprono le pareti e sculture su un banco e cartelle di litografie e carte e altro. Si è seduto al solito posto, a un tavolo impreziosito da un’opera, e ha atteso qualche minuto che io cominciassi a parlare, mentre osservavo le sue “forme”: una mi sembra un cigno, un’altra una figura incurvata e assorta nella preghiera. Interpretazioni, ma quei lavori hanno fascino e provocano emozioni. Nessuna di loro lascia indifferente chi guarda. Dovunque giri gli occhi campeggiano bellezze.
Insisto: “Alfredo, ti prego, scava nel tempo e tira fuori delle storie”. Lo sai, ho difficoltà a parlare di me, non so da dove cominciare, fammi delle domande”. E lui apre pagine non ingiallite che mi spalancano un mondo che non mi è tanto estraneo, nel senso che ho vissuto momenti come i suoi. Il padre era contadino, la mamma sarta casalinga. Poi il papà lasciò la zappa e andò a fare il manovale. Lui fin da piccolo si costruiva i giochi da sé: la raganella, “i ciappoli”, sorta di bocce, fatte con frammenti di tegole da lanciare su campi improvvisati. Ma era il gioco del pallone la sua passione, da ragazzino. Con i suoi compagni formò una squadra chiamata “Diavoli rossi”, perché al mercato avevano trovato delle magliette di quel colore. E in campo erano peperoncini piccanti: bombardavano la porta e la foravano sempre.
Lo studio di Alfredo Mazzotta
Accennando a questi ricordi, si accende un pochino; sorride, chiude le mani a coppa, mentre gli occhi brillano. Che bello conversare con lui, così grande come scultore e pittore e così modesto come persona. “Facevo il chierichetto, suonavo le campane e fui chiamato a giocare nella squadra di Batia”. Organizzava eventi sportivi; componeva e disfaceva formazioni. Curava l’orto, bordandolo di fiori. Nel cortile del suo studio, dove non arrivano i rumori della strada, al centro domina un’isoletta vegetale con ortensie policrome e alberellii. Viene dalla Calabria, questa terra nota anche per il festival del peperoncino piccante che si svolge ogni anno a Diamante. Gioisce quando gli arrivano le preziosità gastronomiche da laggiù, anche perché sente il profumo del mare; e quello sì che gli fa fluire i ricordi, delle passeggiate in campagna e della raccolta dei funghi: i boleti che conosceva e quelli che conosceva chi era con lui. Ne ha, di ricordi, Alfredo. “Andai a Roma per visitare il museo delle cere, dove scattai delle foto che pubblicai su facebook. Una mia collega realizzò un fotomontaggio, sostituendo la testa di un monaco con la mia, con la didascalia “fra Alfredo da Nao”. Nao di Jonadi è il paese in cui lui è nato: sorge a circa 400 metri sul livello del mare “in posizione privilegiata fra l’Appennino calabrese e la costa degli Dei”. E’ vicino a Vibo Valentia e ha una torre risalente al XVI secolo.
Mazzota consulta il catalogo di Nao

Lo trovo scritto nel catalogo di una interessantissima mostra aperta a Jonadi, che vuol dire “Terra delle viole”, mentre Nao è luogo di preghiera (fu casale di Mileto).
Alfredo Mazzotta, mi dice ancora che tra le sue iniziative ideate laggiù, negli anni 70, organizzò la Stranao, ispirata dalla maratona dei 50mila del capoluogo lombardo, che coinvolge sempre la città. Insomma lo scultore di solito ha il passo di fra Cristoforo ma all’occorrenza assume quello del bersagliere. Venne a Milano, perché in Calabria allora non c’era l’Accademia di Belle Arti. Immagino che mai avrebbe preso il treno, voltando le spalle alla sua “culla”, se l’Accademia ci fosse stata. E’ uno con le radici solide, come quelle della quercia. Il treno già brontolava sul binario e lui lo prese senza voltarsi indietro. La nostalgia fa brutti scherzi. Ma l’arte è più forte.
Ed ecco Alfredo nella terra del Porta. Andò a lavorare in un’azienda che realizzava barometri e gli facevano fare i prototipi in legno. Di giorno studiava all’Accademia e di sera lavorava in un ristorante come barista fino a mezzanotte. La domenica andava al Castello e lo ritraeva con penne inzuppate nell’inchiostro di china. Quando era studente a Brera lavorò nello studio di Minguzzi, “tra bicchierate e cantate”.
Alfredo versa l'amaro calabro agli ospiti
Una breve interruzione. Va in cucina e torna con un “Amaro Silano” e un “Amaro del Capo”, inclina la bottiglia verso le coppe e offre agli ospiti. Per 4 anni ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera quattro anni scultura con Luciano Minguzzi e quattro pittura con Domenico Purificato. Quindi un anno di Decorazione con Luca Crippa e Giovanni Repossi e Scenografia con Tito Varisco. Con il tempo ha conosciuto quasi tutti gli artisti, maestri del pennello e dello scalpello. Di molti è diventato amico. Tanti se ne sono andati all’altro mondo, come Ibrahim Kodra, di cui Alfredo frequenta la Fondazione creata da Fatos Dashi Faslliu; Giuseppe Rossicone, bravissimo ceramista con studio in via Chiossetto; Remo Brindisi, Ernesto Treccani, Arnaldo Pomodoro, Eros Pellini, di cui fu assistente alla cattedra di scultura al Liceo Artistico di Brera e nel suo studio privato; Attilio Alfieri, con cavalletto e tavolozza in un salone di via Pantani, al piano terra, con accesso da un cortile antico e silenzioso… Fai un nome e ti sciorina la storia. Di Kodra sa tutto, da quando arrivò a Milano dall’Albania. Era stato per lungo tempo alla corte di re Zogu, dove gli avevano insegnato come si fa l’inchino. La prima volta sbagliò e la sovrana rise. Da quattro anni è nel consiglio direttivo della Società per le Belle Arti Permanente, guidata da Emanuele Fiano.
Quadreria di Mazzotta
Ora è direttore artistico della Collezione Museale di Jonadi, di Vibo Valentia, dove ritrovo Togo, noto come Enzo Migneco, pittore e incisore, “tra i maggiori artisti dell’Espressionismo mediterraneo”; e lo stesso Alfredo Mazzotta, nato nel ‘51: scultore, pittore e incisore che dopo la formazione artistica all’Istituto d’arte di Vibo Valentia si trasferì a Milano, “dove sviluppò uno stile personale che unisce equilibrio formale e ricerca materica, dando vita a opere di forte impianto plastico”. Ancora: “Mazzotta delinea il corpo umano in forme semplificate ma cariche di tensione plastica”. Figure sinuose, che attraggono, suggestionano, coinvolgono. Presenti anche Orazio Barbagallo, Michele Cannaò, Giovanni Conservo, Maria Credidio, Antonio Attinà, Andreina Galimberti, Eros Pellini, Matteo Cannata, Giovanni Blandino, Paola Grott, Giuliano Grittini, Ibrahim Kodra e Giorgio Melzi …
Nella presentazione il sindaco Fabio Signoretta ha scritto che “Jonadi accoglie con orgoglio una collezione permanente che intreccia arte, identità e appartenenza. Un risultato reso possibile dal generoso gesto di Alfredo Mazzotta, figlio di questa terra, artista di riconosciuto valore internazionale e uomo profondamente legato alle sue radici…”. A Nao e alla Calabria, che dette i natali a Corrado Alvaro, Tommaso Campanella, Leonida Repaci, Saverio Strati, Mino Reitano, Renato Dulbecco... ha dato la sua anima. “Calabria, terra di aspra e dolce bellezza, dove il sole incontra il mare senza tristezza”. La Calabria dove si ascoltano voci antiche e il profumo del mare inonda i paesi. La Calabria fatta di gente forte e volitiva, decisa, intelligente.
Sculture e quadri nello studio di Mazzotta
Alfredo sta per versarmi altro Amaro, una delizia per il palato, ma lo fermo: ho mille ragioni per non andare oltre, con mio sommo dispiacere: devo limitarmi a godere dell’odore di quel nettare.
Gli occhi di Alfredo parlano, dicono il piacere di questa compagnia, che lo ammira come uomo e come artista, apprezza anche la sua cadenza nativa nel linguaggio, la sua generosità, la sua ospitalità. Mi domando come sia fatta Nao, che vanta forse pochi sospiri, ma ha la dolcezza del paesaggio, dove c’è chi ci vorrebbe vivere, per trascorrere la vita a dimensione umana.
Sono le 5 e Alfredo mi invita ad andare a mangiare una pizza, ma non posso. A casa sono atteso. Ma il pensiero della pizza mi accompagna durante il viaggio di ritorno.

Nessun commento:

Posta un commento