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mercoledì 14 dicembre 2016

Creato da don Giacomo Piazzoli



PRESTIGIOSO E FAMOSO NEL MONDO

IL MUSEO DEL PRESEPIO DI BREMBO



Custodisce e valorizza circa 1500 esemplari eseguiti con tecniche, dimensioni, materiali diversi. 

Provengono da tutto il mondo e da ogni regione del nostro Paese.

Inaugurato nel 1975, vanta un gran numero di visitatori, affascinati dalle
architetture, che vanno dal ‘700 ai giorni nostri. 

Manufatti popolari e opere di notissimi artisti come il Pigozzi, in
mostra attualmente al Pirellone, a Milano.





Franco Presicci


Un Presepe di Franco Presicci
Lo chiamavano affettuosamente “Monsignor Presepio”, per la sua passione per le rappresentazioni plastiche della Natività. Una passione così intensa, che don Giacomo Piazzoli dovette allestire un luogo in cui riunire, valorizzare e custodire tutti gli esemplari, creati da lui o da altri, che possedeva. Per realizzare il progetto, non dovette andare lontano: adeguò un locale di pertinenza della sua parrocchia, a Brembo di Dalmine, in origine adibito a stalla o fienile. L’idea baluginò nel ’70, ma i lavori ebbero impulso successivamente. E all’inaugurazione, il 28 settembre ’75, in occasione del sesto congresso presepistico Alta Italia, la folla, giunta da ogni parte, mostrò tanto entusiasmo, anche per il fatto che proprio un antico ricovero per animali accogliesse centinaia di presepi. E fu colpita dalle suggestive opere in esposizione: circa 250, fra diorami, figuranti, miniature, un grande paesaggio elettronico con grotte, mestieri, luci, fontane, pecorai, Re Magi; francobolli con temi natalizi, intervallati da vetrine didattiche con l’illustrazione delle varie tecniche costruttive e dei materiali impiegati, dal sughero al gesso, alla terracotta, alla cartapesta… Fu dunque un successo. I giornali elargirono notizie del neonato Museo del Presepio, e gli interessati cominciarono ad affluire sempre più numerosi, fino ad arrivare a 15mila nel solo 1980, cifra superata negli anni seguenti.

Con il tempo la collezione si è arricchita: nel ’79, con il grande presepio scenografico dell’artista piemontese Nino Pirlato; con il gruppo scultoreo dell’artista Giuseppe Criscione donato dal Papa Giovanni Paolo II; nell’82 con un’opera monumentale del napoletano Antonio Greco, uno dei degni “discendenti” dei virtuosi del presepio del XVIII secolo, epoca in cui persino Carlo III di Borbone e la moglie trascorrevano le ore libere, lui a confezionare e cuocere modelli (mattoncini, capanne…), e lei eleganti drappeggi. Fu il secolo d’oro del presepio napoletano. La costruzione delle architetture presepiali non era soltanto un passatempo della gente comune. Vi si impegnarono anche notevolissimi scultori, come il Sammartino (1720-1793), che non realizzava soltanto presepi pregevolissimi. Tra gli altri maestri, i fratelli Pietro e Giovanni Alemanno, probabilmente lombardi, autori nel 1478 del presepio per i frati della chiesa di San Giovanni a Carbonara; e il lombardo Pietro Belverte, che nel 1507 scolpì a Napoli statue per i monaci di San Domenico Maggiore. Il presepio partenopeo è famoso per la finezza delle figure e per la spettacolarità dei paesaggi… E’, diceva Matilde Serao, autrice fra l’altro de “Il ventre di Napoli””, la trasposizione della vita popolare quotidiana in un evento universale.


Con tutti i capolavori che via via venivano acquisiti al Museo di Brembo occorreva sempre più spazio; e vi si provvide, estendendo la superficie espositiva a 1200 metri quadrati. Aumentò anche il numero dei volontari, indispensabili per rendere la struttura sempre più efficiente e accogliente e più pronta nel rispondere alle richieste di mostre, in Italia e all’estero, in occasione del Natale, come quella del grande maestro presepista Antonio Pigozzi che lo stesso Museo ha allestito per questo Natale al Pirellone, sede della regione Lombardia.



Don Giacomo Piazzoli, persona dinamica e instancabile, dialogava con le istituzioni pubbliche e private, organizzava conferenze, convegni, esposizioni temporanee in Italia e oltreconfine per far conoscere il Museo, che oggi contiene circa 1.500 presepi, di ogni dimensione, di vari materiali ed epoche, dal secolo XVII ai giorni nostri. Più 15mila pezzi, fra reperti archeologici originari della Terra Santa, stampe antiche, presepi in carta, immagini fotografiche, spartiti musicali, audiovisivi e altro, e una biblioteca specializzata e un archivio storico. Tutto a disposizione di chiunque abbia voglia di approfondire la cultura del presepio. Ci sono voluti anni per reperire e ordinare, con amore e pazienza, competenza e impegno, questo patrimonio. Ed è giusto che gli appassionati ne usufruiscano. Il Museo è aperto tutto l’anno, soprattutto da novembre a gennaio.
Il presepio è fascino, magia, spettacolo, arte, poesia, calore. Il presepio è ricco di simboli: il pozzo, il mulino, il ruscello, la donna con la brocca, la fonte, il laghetto evocano l’acqua, segno di rigenerazione, resurrezione; il pane: Gesù; la ruota del mulino: il tempo che scorre; la fiamma sotto il paiolo della polenta e la lampadina rossa che palpita sotto tre bastoncini in legno: il fuoco purificatore; la cometa: la luce che squarcia le tenebre, indica la strada che porta alla salvezza; l’osteria, il luogo in cui la gente si riunisce e si ristora ricorda il faticoso cammino della sacra famiglia alla ricerca di un alloggio.
Chi entra nel Museo di Brembo resta stupefatto per la bellezza dei presepi, popolati da “personaggi” che qua e là riflettono gli usi, i costumi, i tempi. Danno gioia, per esempio, il presepio trentino in legno, del XIX secolo, di rilevante valore, scoperto in una soffitta e restaurato da don Giacomo; e la forza espressiva dei figuranti, scolpiti da artisti autentici, celebrati. Nelle vetrine sono allineati presepi provenienti da ogni parti del mondo, oltre che dalle diverse regioni italiane, dall’Alto Adige alla Puglia, dove il presepio ebbe il massimo splendore nel Rinascimento, alla Sicilia, alla Calabria, alla Basilicata.


La zona del Bergamasco, come altre in Lombardia, fin dal ‘700 era famosa anche per le statuette del presepio, di ogni grandezza, che vi si sagomavano. Nel corso dell’800 la produzione ebbe una tale diffusione, da far moltiplicare i laboratori e i lavoranti, che per quelle figure si ispiravano agli atteggiamenti che la gente comune assumeva in famiglia e sul lavoro, facendo così di pastori, contadini, dormiglioni, guardastelle… testimonianze di vita sociale.
Ogni regione vanta i suoi tipi di presepio, realizzati utilizzando ciascuna il materiale che preferisce o ha a disposizione: l’avorio, il corallo, la madreperla, il sughero, i sassi, le conchiglie, il gesso, il legno (cimolo in Val Gardena)… La terracotta nel Mezzogiorno, in Romagna, in Emilia (memorabili le opere in creta di Leonardo Bozzetti a Bologna). A Lecce continua la tradizione della cartapesta, adoperata da Giuseppe De Tommasi per fabbricare il presepe esposto nel Natale del 1987 nella sede dell’Ambasciata d’Italia a Washington. Di cartapesta, ma con testa, gambe e braccia in terracotta, i manufatti di Antonio Mazzeo; e interamente di argilla quelli di Marco Serafino a Ruffano; e di Domenico Petraroli a Grottaglie, in provincia di Taranto…


Quanta storia nel presepio. Il presepe, che è anche sogno, attrae, emoziona, coinvolge. Chi lo costruisce s’immerge nella sua atmosfera incantata. Dal Museo di Brembo si esce in uno stato di serenità, di pace, di speranza. Ringraziando don Giacomo, nato da una famiglia umile il 20 gennaio 1920; ordinato sacerdote nel ’47, mandato dal vescovo. monsignor Bernareggi, a Brembo, quartiere creato nel ’46 dalla Dalmine nei pressi dell’agglomerato industriale. Ben presto don Piazzoli manifestò il suo amore per il presepio, trasmettendolo ai parrocchiani, che volentieri lo aiutavano nelle sue elaborazioni, per le quali il sacerdote si serviva anche dell’intaglio e dell’intarsio, imparati da giovane. Nel ’65 si iscrisse all’Associazione italiana amici del presepio e fondò la sezione di Brembo. Studiò la storia del presepe, soprattutto di quello bergamasco; approfondì la conoscenza della Terra Santa,.. Nel ’76 il “parroco del presepio” al Congresso internazionale UnFoPrae di San Sebastian (Spagna) ricevette la massima onorificenza in campo presepistico a livello mondiale. Intervistato da quotidiani, riviste, rai, tivù, partecipò a Portobello, la trasmissione di Enzo Tortora. Morì l’1 giugno 1988, lasciando al mondo un’istituzione di enorme prestigio, un capolavoro: il Museo del Presepio di Brembo, che continua la sua opera.


















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