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mercoledì 21 dicembre 2016

Nella zona dei trulli ad Alberobello




UN POPOLO DI FISCHIETTI

IN VIA MONTE PERTICA

 

 


Trionfa il gallo, antichissimo, simbolo

di fertilità e risveglio, messaggero

d’amore. Da Maria Matarrese, 9 mila

 sculture” guidate da quelle che hanno

vinto, negli anni, il Concorso nazionale

di Rutigliano, in provincia di Bari.

 

 









Franco Presicci


Ad Alberobello il popolo dei fischietti in terracotta abita nella zona dei trulli. Negli esercizi che si susseguono sulle scalinate un po’ consunte dai milioni di passi che le calpestano da anni. Quello più consistente è al civico 9 di via Monte Pertica, sulle mensole di Maria Matarrese, donna dal sorriso schietto e comunicativo, dai modi garbati, familiari.
Maria Matarrese


In certi giorni occorre quasi far la fila per ammirare i vari modelli esposti: il carabiniere con il tamburo appoggiato sulla pancia; il suo collega che con le gote rosse e gonfie soffia nella tromba; quell’altro con i pugni puntellati sui fianchi e le braccia incurvate come i manici di un “capasone” di Grottaglie... Ma anche uomini politici interpretati con sottile, garbata ironia (Berlusconi con le gambe accavallate e l’aria da sfida); attori (Vittorio De Sica colto in un dei suoi momenti brillanti in “Pane, amore e fantasia”, Roberto Benigni con espressione impertinente; Aldo Fabrizi nella sua bonomia) e presentatori (un Maurizio Costanzo sornione); il pagliaccio con i capelli scarmigliati e sgargianti abiti policromi, impegnato con un trombone più grande di lui; la donna panciuta e imbellettata, con l’ombrello che le fiorisce sulla testa…; l’operatore ecologico, il muratore, il ciabattino; e un sindaco che ostenta la fascia tricolore; un vigile urbano che brandisce la penna come una spada; un prete che confessa un penitente con il volto rattristato; l’”Ape” con una coppia nell’abitacolo; l’auto sgangherata stracarica di gitanti, e di valigie sul tetto, posta anche a mo’ d’insegna all’esterno di questa “Bottega del Fischietto” nota ormai ovunque; una prima notte di nozze deludente: lui, baffi cespugliosi, il volto amareggiato, le mani giunte; lei rapita da Morfeo. Tutt’attorno una varietà di animali: il gallo, superbo, dominatore, bello; il maialino che sembra sul punto di grugnire; la rana acquattata su una foglia; il serpente attorcigliato, il gufo, il pulcino, la tartaruga, il gatto ridotto a una nastro sinuoso…Se è libera, Maria guida il visitatore, raccontando la storia degli esemplari più raffinati e degli autori, molti dei quali veri e propri scultori e alcuni docenti nelle scuole di ceramica.

De Sica e Benigni
“Ho tutte le opere, fatte a mano, che hanno vinto il Concorso nazionale del fischietto in terracotta di Rutigliano... Ho aperto la bottega nel 1961…”. E prosegue: “Il gallo è il fischietto più antico e simboleggia la fertilità, il risveglio: il giovanotto lo regalava alla fanciulla da impalmare come messaggio d’amore in occasione della festa del patrono o il giorno in cui il fidanzamento si ufficializzava. Il pavone indica l’immortalità; il trullo, la felicità, ma ora è stato copiato dai cinesi e il significato si è vanificato... Si riteneva che alitando tre volte in un fischietto, a cui tra l’altro si attribuiva una forza apotropaica, si realizzassero i desideri”. Se non fosse assediata dai turisti, Maria dispenserebbe chissà quanti altri particolari, e curiosità.
Chiesa di S.Antonio
Il suo è proprio il regno del fischietto in terracotta. Ce ne sono 9 mila, forse anche di più. Anche un Napolitano, sì, il Presidente che ha preceduto l’attuale: seduto, con ago e filo tra le dita, intento a ricucire la bandiera, da tempo lacerata e non più in grado di unire i connazionali. Siamo ormai sparpagliati, non più “vinculi”, come diceva oltre cinquant’anni fa dal piccolo schermo Peppino De Filippo nei panni di Pappagone, macchietta che storpiava le parole, ma azzeccava, punteggiando con un “eccherecquà”. Gli appassionati non si stancano di ammirare questa moltitudine di oggetti ludici e ornamentali. Zoomorfi o antropomorfi che siano, non hanno sfumature. I loro colori sono elementari, squillanti: verdi, gialli, rossi vivaci…, ispirati dalla natura: dal papavero, dalla margherita, dall’erba, dal fico, dall’ulivo, simbolo a sua volta: di pace, di armonia, di fratellanza…I fischietti evocano il lungo rapporto dell’uomo con la terra. Impastando, accarezzando, lisciando la creta, annaffiandola, con abilità, arte, passione, inventiva, i figuli plasmano in uno stile semplice, lineare, divertente, ardito, mai trasgressivo. Il fuoco fa il resto.

Banda dei Carabinieri
Maria Matarrese ha portato alcuni di questi manufatti in Giappone, donandoli anche al sindaco di una città, che ha ricambiato con un kimono. Sono tanti i nipponici che vanno in pellegrinaggio ad Alberobello, in via Monte Pertica, dalla Matarrese, interessati ai suoi tessuti artisticamente ricamati. Lei non parla la loro lingua, eppure riesce a comprenderli. Conosce i loro gusti, i loro costumi, le loro preferenze. La trovano amabile, affettuosa, molto ospitale. Anche in Giappone le voci corrono; e in via Monte Pertica, quasi di fronte alla chiesa di Sant’Antonio, splendida, solenne, caratteristica, le cupole a forma di trullo, da questa signora bassina, dal viso tondo illuminato, intelligente, paziente anche recentemente sono andati giornalisti della carta stampata e della tivù dell’Impero del Sol Levante. Una “troupe” ha girato scene cinematografiche e un’altra un documentario. Maria merita il titolo di ambasciatrice.
La conobbi qualche anno fa grazie all’indimenticabile pittore Filippo Alto, che amava la Puglia e tutto ciò che la riguarda; e la dipingeva con trasporto. Aveva acquistato una banda dei carabinieri con il fischietto sul di dietro e si trovò tra le mani il doppione del suonatore di clarino. Me lo regalò con una sua litografia raffigurante il campanile della cattedrale di Trani svettante su una cascina, di quelle che una volta costellavano via Tertulliano, a Milano. Mi parlò della Matarrese, del suo esercito in terracotta; della sagra di Rutigliano, dove il giorno di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, si benedicono gli animali e una strada si riempie di bancarelle con migliaia di sagome dotate di fischietto. Ci andai una volta con Peppino Cito di Martina Franca (che “fabbricava” trulli in creta ed era in cerca d’ispirazione); e un’altra volta per un articolo da pubblicare su “Il Giorno”. Era il ’95, e contemplai il galletto del IV secolo a. Cristo.

La gita

L'attesa






M’innamorai dei fischietti e feci un salto ad Ostuni, dove in agosto, nel cortile del municipio, si allestiva una esposizione, in seguito estinta, con campioni che arrivavano anche da Bassano del Grappa e da Caltagirone. Su un banco spiccavano Nilde Jotti in divisa da carabiniere, Giovanni Spadolini, una “band” di clown in miniatura, galli con bargigli aristocratici, grilli, civette, di solito bollate come iettatrici, ingiustamente...Da Maria Matarrese mi calamitano i “caramba”, come il gergo della malavita indica i rappresentanti reali dell’Arma. Mi piacciono le facce severe dei graduati e quelle rassegnate dei sottoposti, foggiati con divertita efficacia; e mi piace questo modo di fare satira. Un visitatore affascinato da un Pulcinella effigiato in un passo di danza commentava: “E’ la testimonianza della grande bravura di chi strappa alla creta queste figure d’arte che suscitano il riso”. Mi venne in mente il fischietto di Elio Vittorini, al centro di un dialogo tra due personaggi nel suo libro “Il garofano rosso”: una Madonna a cavallo. Uno dei due osservava che non esistono Madonne in sella neppure in terracotta. Lui giurava di averla vista, quand’era bambino, sui banchi di una fiera in Sicilia. Era proprio lì; anzi, ce n’erano tante, in quella sagra, in quel “paese attraversato da un fiume di sassi”. Non ne ricordava più il nome.






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