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mercoledì 21 marzo 2018

Autrice di opere splendide EVI ZAMPERINI PUCCI REGINA DELL’IKEBANA



    Evi Zamperini Pucci
Nelle sue tante

realizzazioni, armonia,

eleganza, luce.
              

Fiori, foglie, ramoscelli

rinsecchiti prendevano 

dignità artistica.



Autorevoli i volumi di Evi.

 

L’ikebana si diffuse in Italia ai

primi degli anni ‘60 del‘900.





Franco Presicci


Era il 1972 quando Giuseppe Rossicone mi presentò nel suo laboratorio di via Chiossetto, a Milano, Evi Zamperini Pucci, ancora bellissima, quasi immutata dall’epoca in cui partecipava alle serate danzanti del Circolo della Stampa. Conservava anche il sorriso radioso, i modi raffinati, lo spirito brioso. Era considerata regina dell’ikebana, e questo fu il motivo per cui l’amico ceramista, sapendomi curioso e ficcanaso, volle farmela incontrare.
Il laboratorio di Rossicone
La bottega, diventata con il tempo storica per decisione del Comune, intramezzata da pareti sottili che creano corridoi e sfoghi di luce, sale e salette, era piena di opere d’arte. Evi sedeva nell’angolo in cui l’artista espone i mappamondi di Kodra decorati con suonatori di “banjo” o altri strumenti; i galli e le figure femminili di Treccani, vasi, faraglioni ispiratigli dalla sua Scanno, in Abruzzo… Appena mi vide emergere dal corridoio semibuio, Evi si alzò e mi strinse la mano. E cominciò a parlare dell’arte che praticava, dopo avermi autorizzato a darle del tu. La prese alla larga, sfiorando la storia: “L’ikebana è antichissima. Risale al VI secolo dopo Cristo. Si diffuse in Giappone, dove da offerta votiva agli dei divenne una forma d’arte”.
Scultura di Ernesto Treccani
Parlava con dolcezza e spiegava con chiarezza come le sue mani realizzavano un ikebana. “Si può realizzare con un ippeastro, pianta originaria dall’America meridionale, sempreverde: se ne conoscono un’ottantina di specie. Questi fiori dalle corolle imbutiformi e dalle foglie a nastro non hanno la finezza delle rose, ciononostante vantano un loro tipo di bellezza”. I fiori, anche nella loro combinazione, esprimono significati profondi, simbolici. Se poi a disporli è un’artista, si ottengono risultati di grazia, armonia, purezza, eleganza. Un girasole spento, il capo reclinato sul petto si rianima e tesse un discorso non solo sentimentale tra i fiocchi di due brattee vellutate. Quasi accovacciato tra piatti di Trento Longaretti, Umberto Mastroianni, Morishita Keitzo, Sandro Chia, Franz Borghese, Walter Pozzi… (osterie, arlecchini innamorati sotto la luna…), vicino a un tavolo sgangherato di età indefinibile, Peppino Rossicone, che per Evi realizzava i vasi multiformi, con il bordo basso, di cui lei aveva di volta in volta bisogno, aveva un ‘espressione contemplativa.
Saverio Terruso e Rossicone
Mentre io meditavo sui rami rinsecchiti, ossuti, con squarci, senza più la pelle, che possono assumere la dignità di una scultura. “L’ikebana – riprese Evi – è l’arte di far vivere a lungo i fiori, fiori ‘viventi’, cammino di elevazione spirituale all’insegna della filosofia Zen”, (“sii autentico verso i tuoi sentimenti, non opporti al flusso della vita, sii responsabile di te stesso e del mondo…”). Lei riusciva a dare fremiti a un frascame intrecciato, a una fronda solitaria. Le sue spirali di giunchi, le sue “stelle” rosso-cremisi tra filamenti di verde, le sue palme annodate – magari una pala di ficodindia ferita maculata di giallo – non hanno soltanto lo scopo d’imprimere splendore a un luogo della casa, ma anche quello di esaltare attraverso l’accostamento la divina euritmia della natura; con una gorgonia rosa-corallo o un arbusto scortecciato così come li trovava, manipolati, poi, dalla sua sensibilità, con quella forma slanciata, “cinetica”, come protesa verso qualcosa o qualcuno invisibile, ricavava immagini suggestive, per esempio una spinta all’abbraccio, uno slancio verso l’altro. Evi Zamperini Pucci, sorella della sindaca di Palermo di allora, il marito ammiraglio, un figlio, era dinamica, deliziosa, gentile, vezzosa come un’”euphorbia pulcherrima”; e, parlava con entusiasmo nascosto delle sue creazioni, moltiplicando la simpatia che trasmetteva. L’ikebana era il suo mondo di poesia, di palpiti, di riscatto lirico della natura che ogni giorno l’uomo offende, ferisce, avvelena, deforma.
Rossicone a una sua mostra
Per approfondire questo mondo ricco di colori, forme leggiadre, bagliori arcani si era cimentata con la difficile lingua giapponese; e per percorrere con consapevolezza culturale il “kado”, questa magnifica ”via dei fiori”, si era introdotta nella vita, nella storia, nella mentalità, nei costumi del popolo nipponico, e per agosto aveva in programma un volo verso quella che per la gente dell’Asia fu per molti secoli l’ultima Tule, la terra estrema del continente, e avrebbe visitato Kyoto, considerato il luogo di nascita della civiltà del Sol Levante, dove l’arte nel costruire i giardini si era sviluppata nel periodo Heian. Evi Zamperini Pucci: un’autorità nel campo dell’ikebana. Scrittrice prolifica, curava i suoi libri con affetto quasi materno. Oltre a “Lezioni di ikebana”, che faceva testo, “l’Alfabeto Ikebana” (entrambi editi da Gorlich) è la sua creatura più riuscita, la prediletta, anche per le foto in bianco e nero e a colori delle sue opere più suggestive. Per la De Agostini stava preparando un libro che a giudicare dalla prima impostazione era destinata a riscuotere molto interesse.
Un piatto di Rossicone
Le chiesi: Com’è nata la tua passione per l’ikebana? “Per caso. Durante una mostra in cui vidi una donna che trattava dei fiori con molta delicatezza. ‘Che bello!’, pensai. Allora io sudavo su traduzioni dall’inglese e mi annoiavo. Inconsciamente avevo forse bisogno di evadere, di volare, di fantasticare e mi rivolsi alle stelle della terra”. Hai avuto una guida, chi t’ha portata per mano, ti ha insegnato la tecnica? Intuisco che questa sia un‘arte difficile. “Sì, certo, ho avuto una maestra, che è morta. Mi è servita molto e le sono grata… Ecco, ti regalo uno dei miei volumi e ti scrivo una dedica con affetto e stima”.
Rossicone e Arnaldo Pomodoro
Ma si accorse di averlo lasciato in macchina; e chiese a Rossicone di darmi la sua copia, che era bene in vista sullo scaffale dello studiolo: una scrivania, una sedia, un divanetto e tante opere di Arnaldo Pomodoro, Remo Brindisi, Treccani, Dova, appese alla parete di legno, appoggiate su una colonnetta non a scopo decorativo e su un ripiano che nonostante il peso resisteva per miracolo. Qua e là alcune ikebane in attesa dei vasi che uscissero dal forno. Con i fiori Evi Zamperini creava atmosfere primaverili, paesaggi incantevoli, armonie cromatiche in stile libero che nell’ikebana è riservato ai maestri. Si avvicinava a una gardenia, a una fascina con evidente umiltà; e la fascina nel tocco delle sue dita prendeva l’aspetto di braccia imploranti. La regina dell’ikebana era prodiga d’informazioni non soltanto sulle origini, ma anche sui segreti di quest’arte. “Tutti i componenti, foglie, rami, fiori, devono essere disposti a triangolo, seguendo un sistema ternario. L’arbusto più lungo raffigura un elemento che tende al cielo; il più corto la terra, quello che sta in mezzo l’uomo”. E ancora:
Un ikebana
”L’ikebana cominciò a prendere piede nel nostro Paese all’alba degli anni 60 del ‘900…”. La rividi più volte, oltre che nel “labirinto” storico di Rossicone, in una serata tra amici se non ricordo male a casa o nello studio di lei in via Gonzaga, anfitrione impareggiabile il marito, che con grande cortesia esortava a intrecciare valzer e tanghi, mentre Evi offriva dolci e riempiva bicchieri. Una serata memorabile, spensierata. Questa signora ricca di fascino, artista a pieno titolo, amava far conoscere l’ikebana, descriverla in tutto il suo equilibrio. Mi condusse nel territorio degli astrusi ideogrammi come un esperto in una foresta intricata. Per me quel groviglio di aste era impenetrabile e misterioso. Lanciai uno sguardo a un ventaglio di palme su un fuoco di dalie che trionfava su una vaschetta: una delle tante poi esposte in una mostra in Brianza, che riscosse notevole successo. E lo dirottai su di lei, che appariva sempre più bella. Poi, di Evi non ho avuto più notizie. Secondo Rossicone può essersi trasferita a Pavia o nelle vicinanze, in casa del figlio. Ogni tanto sfoglio uno dei suoi libri e continuo ad essere attratto da quelle combinazioni floreali che anche dalle riproduzioni suscitano emozioni. Prima di conoscere Evi Zamperini Pucci sapevo poco o niente della “via dei fiori”. Grazie a lei e ai suoi libri me ne sono fatto un’idea. Per tantissimo tempo ho conservato un’ikebana donatami da Evi oltre 40 anni fa. Rossicone custodisce qualche esemplare dei vasi destinati a questa signora deliziosa donatrice di sogni.








1 commento:

  1. Ciao Beppe sempre stupende le tue opere!quanti ricordi nella tua ateliere, il mio baule,le tue lampade(che purtroppo mi si è rotta anni fa) a tre dischi.I tuoi meravigliosi piatti. TU qualche capello bianco in più'"sei sempre uguale. Un abbraccio forte forte Maurizia.

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