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mercoledì 22 aprile 2020

Rosario Pellitta, maratoneta di lungo corso


Rosario Pellitta


HA PARTECIPATO A TUTTE LE CORSE

UNA CON LA BENEDIZIONE DEL PAPA

 
Due volte ha preso parte alla Stramilano, la corsa d’aprile. E’ tra quelli che hanno istituito la società Ostia Antica Athletae, che a Roma organizza tante iniziative sportive: una di 10 km. “Per antiquae itinere”.                                       Il coronavirus ha bloccato ogni attività.



Franco Presicci

Una volta i poliziotti andavano a piedi. Come i cronisti. A parte, agli esordi, Giovannino Guareschi, che invece andava in bicicletta. Ed era considerato un privilegiato. Per le loro indagini, a piedi, ancora negli anni 60, andava qualche asso della questura: Mario Nardone, detto “il Gatto” per il suo fiuto, a cui la tivù ha dedicato uno sceneggiato in due puntate; i marescialli Oscuri e Giannattasio, e altri “detectives” di via Fatebenefratelli. E probabilmente ci provavano gusto.

Camminare fa bene alla salute ed è economico. Seneca, detto il retore, milionario e filosofo arruolato da Agrippina come precettore di suo figlio, si allenava ogni giorno con il suo schiavo. Socrate insegnava passeggiando.

La stramilano
La voglia di muovere i piedi è dunque antica. Oltre che una voglia è una passione, un impulso di libertà. Un anno alla Stramilano, la maratona di primavera, o d’aprile, tra i marciatori scorsi Antonio Pagnozzi, allora dirigente della Digos (diventato capo della Mobile e poi questore e poi prefetto), con il figlio a cavalcioni sulle spalle. Abbozzammo un saluto prima che fosse fagocitato dalla marea. Non erano i soli tutori dell’ordine a sfilare nel serpentone dei cinquantamila, che nei primi momenti osservavo dal palco degli organizzatori - eretto sul fianco del Duomo che dà su corso Vittorio Emanuele -, divertito dalle avanguardie, che, impazienti, rompevano gli argini senza aspettare le 9, l’ora stabilita per la partenza, fluendo verso corso Venezia. M’inebriava quella fiumana multicolore, la cui “coda” arrivava fino a piazza Cordusio e oltre, fra due fitte ali di spettatori che si spellavano le mani acclamando. Il presentatore Attilio Moretti mi passava il microfono per un commento, mentre guardavo l’uomo con la scimmia esterrefatta che gli si stringeva al colo; quello bardato come un venditore d’acqua di Marrakesh; Samuele Jannuzzi, di Molfetta, impiegato delle Poste - in via Ferrante Aporti era soprannominato “Speedy Gonzales”, per la sveltezza con cui smaltiva il suo lavoro, trattando una mole di corrispondenza almeno il doppio di quella dei suoi colleghi - che aveva partecipato a tutte le Stramilano ed era ancora in pista all’età di 96 anni.

Rosario Pellitta a sinistra

Le corse tengono in forma fino alla
scadenza degli anni che sono stati concessi. La Stramilano io la seguivo tutta, con gioia, ma nella macchina del giornale che, guidata dall’autista, ospitava anche il fotografo. Al posto di ristoro di viale Tibaldi mi fermavo per bere un succo di frutta; e da lì squadravo i podisti che passavano sparpagliati. Ricordo il novantenne friulano con il cappello di alpino sulla capoccia, che si lasciò intervistare continuando a sgambettare, procurandomi l’affanno. Era per lui una questione d’onore toccare il traguardo dell’Arena senza farsi anticipare da troppi giovanotti. Così era la maratona di Milano al tempo in cui vi prese parte, due volte, Rosario Pellitta, agente della polizia aeroportuale a Roma e maratoneta di lungo corso. L’ho ripescato dopo molti anni, dai tempi dei nostri incontri nella campagna di Martina Franca, e l’ho sottoposto a una mitragliata di domande, alle quali ha risposto velocemente. Quando Rosario, Pino in famiglia, parla delle sue sgambate si entusiasma e non si riesce a stargli dietro. E ogni tanto devo bloccarlo, per allineare le idee. Ma ascoltarlo è un piacere: coinvolge, disseppellisce tanti ricordi. I suoi e i miei. “Ho sempre fatto sport, da ragazzo: dagli undici ai ventisei anni ho giocato a pallavolo, conquistando la serie C. Poi ho preferito l’atletica e mi sono impegnato nei campionati militari in Marina a La Spezia. In seguito sono tornato sui campi di pallavolo”.

Una corsa a Roma

Nel ’90 è approdato a Fiumicino, dove ha conosciuto un ispettore che nel tempo libero correva; e lui, dovendo anche dimagrire, ha preso a trottare con lui. Nel ’94 la moglie Adriana gli ha dato una bellissima figlia, Monica, oggi laureata in economia: un traguardo luminoso per la coppia; e a Pino l’amore per la bimba ha dato più energia, incrementando la sua vocazione a… divorare la polvere. “Quando ho incontrato altri podisti insieme abbiamo istituito la società Ostia Antica Athletae, che, battezzata nel 2004, promuove iniziative sportive vaste e varie, tra le quali, a maggio, una gara podistica di 10 chilometri, “Per antiquae itinere”; e tra l’altro un campionato sociale con la presenza di atleti e famiglie in un clima di serenità e di divertimento. “Quest’anno ci ha fermati il coronavirus”, questo cecchino implacabile che sta facendo strage in tutto il mondo. Lo ascolto con attenzione e provo una grande nostalgia per la maratona milanese di primavera, che ho seguito per 17 anni da cronista, rimanendo sempre ai bordi.

Soci di Ostia Antica Athletae

E mi vengono in mente tutti quei pettorali, un anno firmati da Ottavio Missoni, che si snodano ancora oggi per le vie della città (piazza San Babila, corso Venezia, corso Buenos Ayres, la circonvallazione …) e tutti quei corridori, alcuni variamente agghindati: l’artista che dipingeva la sua tela tra una falcata e l’altra; un certo Jannone che si portava appresso il suo medagliere, mostrandolo con orgoglio; una sorta di frate cappuccino che saltellava scalzo; una coppia di fidanzati che pedalava cavalcando un tandem; un sosia di Smilzo, il personaggio di Guareschi in Peppone e don Camillo; un lord Byron che troneggiava in redingote con colletto a scialle e un cilindro in testa (abito rimediato chissà da dove) su un velocipede tipo Star, imitazione artigianale di quello prodotto da una ditta statunitense nel 1881, con ruote diseguali: quella anteriore il triplo di quella posteriore. Altra figura il settantenne con le scarpe come barche e sul capo un cappello da “clown” e il suo compaesano coetaneo che procedeva come un cavallo bolso, affiancati da uno dall’età imprecisata, con barba garibaldina e un tricolore che faticava a sventolare. Tutti sovrastati da un tizio emerso da una scatola di acciughe, che procedeva sui trampoli (quanti metri avrà fatto? Bah! All’Arena era assente”)… Una galleria di personaggi pittoreschi che avevano aspettato con ansia la Stramilano per potersi esibire.

Pellitta con un amico
Pellitta in primo piano

Pino Pellitta, persona aperta, comunicativa, simpatica, ha i suoi aneddoti da raccontare, ma preso alla sprovvista non ha potuto aprire il cassetto della memoria: “Ricordo quel giorno in cui un gruppo di automobilisti inscenarono una protesta contro i podisti, che a loro dire inceppavano la circolazione”.         Ed eruttavano bestemmie e insulti, aggiungo, perché a una di quelle scene ho assistito anch’io. Per chi vuol far caciara ogni occasione è buona. Anche Pino ha nostalgia della Stramilano: una manifestazione di sport e allegria, che cattura, rapisce; è un avvenimento che spande emozioni, un momento di fratellanza, che coinvolge il dirigente d’azienda e l’operaio che sgobba dalla mattina alla sera, lo studente, la casalinga, i ragazzi, singoli, gruppi...
Pino è d’accordo: dopo tante ore di lavoro con la divisa addosso, di giorno o di notte, riusciva a trovare la forza per allenarsi. Ha partecipato a 17 maratone, “fra cui due Stramilano”, a 15 gare di 45 chilometri di Roma, alla “Mezza” di Valencia… “Ci andammo con le famiglie e ci rimanemmo tre giorni. Con gli altri uomini mi tuffai, com’era previsto, nella corsa e fu una grande soddisfazione. Quando corri provi una sensazione bellissima, indescrivibile”. Nella corsa si ha l’impressione di dominare lo spazio, la strada è tua… il paesaggio non esiste più, vai come il vento e quando la stanchezza tenta di afflosciarti non ci pensi nemmeno a riposarti…”.

Pellitta è il secondo
Senti una voce che ti dice “Vai, vai, non è vero che sei stanco, la stanchezza è una tentazione che ti spinge a rinunciare”. E la fierezza prevale. Io sono tra gli autori di pagine di un libro sulla maratona di primavera (“Stramilano in Centostorie”). Non sono molti i giornalisti. Ma ci sono i nomi di Gelindo Bordin, Alberto Cova, Susanna Messaggio e persino di Mike Bongiorno. Oltre a rivelare il mio fervore per quella maratona, vi annovero le figure più caratteristiche che incontravo da vicino in viale Tebaldi, dove la fila si assottigliava, si diradava, il sudore colava, le gambe s’infiacchivano. Arrivavano le frecce e urlavano: “Siamo di Bologna, viva la città felsinea”, la grassa, la colta; che altro ancora? C’era chi veniva dal Sud, chi dall’estero addirittura. Con questi ricordi sollecito Pino. “Non puoi immaginare le volte che, rientrato a casa dal lavoro, uscivo per andare ad allenarmi. Quante galoppate ha fatto nel bosco di Castelfusano, per tenermi in forma.

Una corsa

Ho fatto una gara a Firenze in novembre, che partiva dallo stadio per arrivare al centro, passando per le cascine. Le strade erano sommerse dalla neve, il freddo era pungente. Eravamo nel ’98. A Milano ho realizzato il miglior tempo: 3 ore e 20 minuti. “Eccitanti le gare di Roma. Mi è rimasta in mente quella del 2000: partimmo da piazza San Pietro con la benedizione di Papa Wojtyla e toccammo il traguardo al Colosseo. La maggior parte delle mie gare sono state di 42 chilometri”. Nel suo “curriculum” ha anche quelle di 10 e anche quelle di 21. “Come vivi la clausura imposta dal covid 19?”. “Come può viverla un cavallo da corsa. Con amarezza e con dolore per le tante vittime”. Oggi Rosario Pellitta nato a Nova Siri, in Basilicata, ha compiuto 60 anni. E’ in pensione. E’ stato in polizia dal 1990. Ha vissuto giornate dure e ha trovato conforto nello sport. Rifarebbe la Stramilano e tutte altre corse che hanno riempito la sua carriera. “La Stramilano esalta chi la vive; tonifica., come del resto ogni maratona”. Chi se ne sta in poltrona a guardare la tivù si svuota. Ecco perché a Milano, alla maratona di primavera, molti concorrenti si presentavano, e forse si presentano ancora, in piazza Duomo alle 7 del mattino, due ore prima del “Via”, seguito dalla banda dei bersaglieri e dalle ovazioni di chi fremeva oltre le transenne, invogliati ad accodarsi a quelli che s’immergevano nella fiumana senza…pagare il biglietto.




1 commento:

  1. Quella nella foto non è "una corsa" qualsiasi. Quella è la CORRENDO NEI GIARDINI di Ladispoli. 43 anni di vita

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