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mercoledì 1 aprile 2020

I giorni del Circolo della Stampa di Milano


Corso Venezia
FU INAUGURATO NEL 1951 DAL PRESIDENTE LUIGI EINAUDI



Nelle sue stanze più prestigiose dormirono Metternich e Vittorio Emanuele II. Vennero accolti con tutti gli onori Charles De Gaulle, Gronchi, Enrico De Nicola, Fanfani, De Sica, Sofia Loren e Carlo Ponti. Si ricordano le serate di gala, i dopo Scala, le feste per il debutto delle diciottenni in società e tanti altri avvenimenti.




Franco Presicci 

Fino a qualche anno fa in corso Venezia 16 c’era il Circolo della Stampa. Saloni raffinati, arazzi; Gaetano Afeltra, che, seduto in un grande quadro appeso a una parete, con le gambe piegate appoggiate su un tavolino, deviava lo sguardo da un giornale per sbirciare i dintorni;, il guardaroba di fronte all’entrata con addetti attillati e gentilissimi; una pedana nel salone Montanelli per le conferenze, i congressi, i dibattiti, le manifestazioni scientifiche, artistiche, letterarie, le presentazioni di libri… E le feste. Come quella che si svolse per due edizioni una trentina di anni fa una quindicina di giorni prima di Natale, per lo scambio degli auguri tra cronisti e magistrati, alti ufficiali dei carabinieri e della Guardia finanza, dirigenti di polizia, il questore... 

Gerardo Placido
A presentare le serate - organizzate da alcuni colleghi volenterosi del quotidiano di via Solferino, tra i quali Paolo Chiarelli e Sergio Stimolo, con la collaborazione di Dino Tedesco dello stesso giornale, giornalista bravissimo e colto anche nel campo dello spettacolo - era Gerardo Placido, attore teatrale e cinematografico di notevoli qualità e con un “curriculum” professionale chilometrico, del quale si ricorda tra l’altro lo sceneggiato televisivo di qualche tempo fa “L’onore e il rispetto”. Il Circolo della Stampa era un’istituzione. Esservi invitati considerato un privilegio. Rispolverando i suoi annali, emergono cerimonie, incontri eccellenti, personaggi di rilievo sulla plancia, come Ferruccio Lanfranchi, un galantuomo, che negli anni 70 fu capo cronista del “Corriere della Sera” e per anni presidente dell’Associazione lombarda Giornalisti e dell’Ordine. Il Circolo aveva pagine di storia, non solo architettonica: per dirne una, il 15 maggio del 1796 vi stabilì il proprio quartier generale Napoleone Bonaparte, dopo essere entrato a Milano e aver varcato i Bastioni con un lungo corteo applaudito da due folte ali di folla. E’ lungo l’elenco delle iniziative realizzate da chi manovrava il timone del Circolo. Balenava un’idea e ne trascinava subito un’altra. 

Guido Le Noci
Quanti ricordi! E tra un ricordo e un altro fanno capolino anche Metternich e Vittorio Emanuele II, che dormirono nelle sue stanze più prestigiose. Il Circolo era un orgoglio, un vanto, un fiore all’occhiello. In tanti si davano appuntamento in corso Venezia 16, non soltanto per un avvenimento culturale o mondano, ma anche per sedersi per un pranzo o una cena nel ristorante interno, la cui cucina era di classe. Vengono in mente il concerto di Giulietta Simionato; gli allestimenti per le esibizioni dei corpi di ballo e le orchestre per il debutto in società delle figlie diciottenni dei soci. Un luogo di cui andare fieri. Sorto nel ’49, la sua attività sociale venne battezzata nel 1951 dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi, accompagnato dalla consorte, donna Ida, dal ministro Guido Gonella, da Vittorio Emanuele Orlando… In seguito fu visitato anche da un altro Presidente, Giovanni Gronchi, che nel Salone d’Onore s’intrattenne, nel maggio 1956, con il presidente della Confederazione elvetica Markus Feldman; e da altre personalità eminenti: Charles De Gaulle, Enrico De Nicola, Antonio Segni, Alcide De Gasperi, e Amintore Fanfani in occasione dell’apertura della XXXIX Fiera Campionaria Internazionale: un elenco quasi interminabile. Nel ’59, il ministro Spataro consegnò le “Antenne d’oro” a Vittorio Gassman; nel ’61, la celebrazione del primo anniversario della morte di Orio Vergani, che nel 1929 fu tra i fondatori, con Mario Vellani Marchi, del Premio “Bagutta” (l primo in Italia); poi la cerimonia per la consegna del premio “Corriere della Sera”. Se una grande azienda doveva tenere un “meeting”, preferiva la casa dei giornalisti. Sotto la presidenza di Giuseppe Gallizzi furono ricevuti il Premio Nobel Dulbecco e l’attore Alberto Sordi. 

Francesco Lenoci
Dieci anni fa, su impulso del professor Francesco Lenoci, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, in corso Venezia furono festeggiati i 700 anni di Martina Franca, con il pubblico che straripava nelle sale adiacenti. E che dire dell’entrata nel Circolo della Stampa di un elefante in carne ed ossa, nel ‘59? Qualche anno fa fu solennemente ricordata la figura di un grande gallerista, noto a livello europeo: Guido Le Noci, che nella sua “Apollinaire”, in via Brera, espose tutti i nomi più rilevanti dell’arte d’avanguardia e fu amico di Dino Buzzati e Pierre Restany, padre dell’iperrealismo, e di altri nomi del giornalismo e della critica d’arte, come Raffaele Carrieri, che era di Taranto. Nel 2010 il Circolo della Stampa, per problemi economici, dovette trasferirsi nel Palazzo Bocconi - sempre in corso Venezia, al 48 - fatto costruire dall’omonima famiglia nel 1908 dall’architetto Antonio Citterio. Anche i Bocconi hanno una storia. Una storia esemplare somigliante a quella di Angelo Rizzoli, il piccolo “martinitt” – come lo definisce Carlo Castellaneta, cantore della nostra città e dei suoi personaggi, nel suo “Dizionario di Milano” – che sin da bambino imparò il mestiere del tipografo, quindi avviò l’attività all’età di vent’anni, dapprima in uno stabile di piazza Carlo Erba. 

Paolo Chiarelli
Ferdinando Bocconi, che nel 1902 aveva creato l’università di via Sarfatti, intestandola al figlio deceduto, e il fratello Luigi, avevano cominciato a lavorare nel commercio ambulante di stoffe in piazza Sant’Ambrogio; poi, conquistati ricchezza e notorietà, aprirono nel 1865 una bottega di sartoria in via Santa Redegonda e nel 1899 uno spazio in piazza Duomo, che per suggerimento di Gabriele d’Annuncio chiamarono “La Rinascente”. La sede di corso Venezia 16 è indimenticabile. Un collega nostalgico mi confidava che, sfiorando un giorno quell’indirizzo, disse al figlio che l’accompagnava: “Ecco, vedi, questo palazzo per me è sacro: qui una volta c’era il Circolo della Stampa”. E siccome il ragazzo volle saperne di più, gli somministrò un bel po’ di notizie. Nel gennaio del 1958 il barone Moens de Ferning vi tenne una conferenza sul programma dell’esposizione mondiale di Bruxelles, e l’anno successivo il professor Antonio Valletta sul Mec. Nello stesso anno l’editore Vallecchi presentò l’Opera Omnia di Ardengo Soffici, scrittore e pittore tra i padri della “Voce” e autore di poesie futuriste. E poi pranzi sociali, i dopo Scala, i balli in costume. Al Circolo comparvero Maria Callas, Sofia Loren e Carlo Ponti e Vittorio De Sica, in occasione dell’anteprima del film, nel ’61, “La Ciociara”, che procurò all’attrice l’”Oscar” e il “Narciso d’Argento”; e William Holden, Antonio Ghiringhelli, sovrintendente alla Scala, consoli, ambasciatori…, E vi si svolsero, serate di gala, esibizioni di corpi di ballo. Molto di più ci sarebbe da dire sul Circolo della Stampa del numero 16, che ebbe come primo presidente Renato Simoni, critico teatrale, commediografo (già da giovane – riferiscono Emilio Pozzi e Domenico Manzella nei loro due volumi “Teatri di Milano – sostenne con parodie dannunziane la rivista satirico-politica messa in scena nel 1908 da un gruppo di studenti, che ebbero un successo strepitoso al Teatro Dal Verme). Fu Lanfranchi a volerlo a quel posto. 

Gerardo Placido
E Simoni condivise tutti progetti, calamitando personaggi eminenti del giornalismo, primo fra tutti Orio Vergani e altre autorevoli firme anche dell’arte e del palcoscenico, tra cui Carlo Carrà, Aldo Carpi, Emma Gramatica… Vennero allestite mostre come “La tavolozza d’oro”, seguite dalle opere di Vincenzo Gemito, scultore verista napoletano morto nel 1929 (la sua opera “Il pescatore”, in bronzo, fu molto apprezzata al Salone di Parigi). Negli ultimi giorni di palazzo Serbelloni, presidente Giuseppe Gallizzi, che approdato alla sua Calabria a Milano una cinquantina di anni fa, passo dopo passo, era salito al rango di vicedirettore del “Corsera”, su un grande telone apparve nonno Libero, l’attore pugliese di Andria Lino Banfi, che dalla Spagna mandava ai suoi “fans” un messaggio di pace e solidarietà nella sua veste di ambasciatore non ricordo più di quale organismo internazionale. Una fucina di idee e di iniziative che tenevano vivo il nome e il prestigio del Circolo della Stampa, in quel corso Venezia già Borgo di Porta Orientale; nel Palazzo Serbelloni, intitolato al magistrato milanese delle strade, che nel 1650 vi fece collocare una colonna sulla quale campeggiava un leone. Adesso rimangono i ricordi. Quelli di un luogo lussuoso e attivo, amato dai giornalisti lombardi. Che vi s’incontravano anche per prendere un caffè o una bibita al bar dello stesso sodalizio, o per discutere di progetti. Anni fa nello studio del ceramista Giuseppe Rossicone incontrai Evy Zamperini Pucci, che mi mostrò un suo libro sull’Ikebana, materia di cui era un’esperta. Moglie di un ammiraglio, bella, seducente, raffinata, mi parlò con rimpianto dei balli in costume e non negli anni ’70 al Circolo della Stampa, dove - mi dicono – lei era la più affascinante e la più spiritosa.
















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