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mercoledì 11 novembre 2020

Indomabile il libraio di viale Tunisia

 

Nicola Partipilo
CHIUSA LA LIBRERIA NEL CENTRO DI

MILANO AIUTA I FIGLI

IN QUELLA DI VIA SODERINI

 

Amareggiati tutti i suoi clienti. Da Nicola

Partipilo sentivano aria di casa e venivano

serviti con solerzia. E potevano incontrare

scrittori, vip del giornalismo, personalità

della televisione, Se c’era da aspettare,

potevano accomodarsi su una poltrona e

bere una tazza di caffè.

 

 

Franco Presicci

Giorni addietro, mentre con amici prendevo una bibita nel bar di viale Tunisia quasi all’angolo con corso Buenos Ayres, ho lanciato uno sguardo malinconico di fronte, dove fino a qualche mese fa si apriva la libreria internazionale Partipilo, e ho osservato alcune persone che arrivavano con passo spedito e si fermavano davanti alle vetrine vuote. Le raggiunsi e chiesi loro come mai non sapessero della scomparsa di quel “tempio”, noto in tutta la Lombardia. “Non lo sapevo – la riposta di uno del gruppetto, un signore elegante, gentile, loquace, evidentemente amareggiato – Sono venuto per fare una scorta di libri, prima che il “Covid 19” provochi una nuova clausura, ‘in primis’ ‘le Confessioni di Sant’Agostino, ‘Il Rosso e il Nero” di Stendhal, la versione in prosa de l’Iliade’; ed eccomi qua, sorpreso, addolorato e deluso”.

Esterno della Libreria Partipilo

Tornai al bar dagli amici, e li trovai intenti a commentare la chiusura di tante librerie e di questa soprattutto, dalla quale si rifornivano di testi scolastici le più piccole sparse in diverse zone della città. C’era gente che ci veniva anche dall’hinterland: un avvocato, per esempio, che usava dire: “Da Nicola vengo, sì, per acquistare un libro, ma anche perché posso sedermi sulla poltroncina di vimini, sorseggiare un caffè e conversare”. E’ noto e apprezzato in tutta Milano Il nome del titolare, un barese dalle eccezionali doti umane, che aveva cominciato come fattorino in un altro negozio, che mandava i testi anche a domicilio; e a portarli era lui, in sella a una bicicletta. E tra una consegna e l’altra imparava le vie e tutto quello che contenevano. Era svelto, appassionato, curioso, premuroso, e così è rimasto con il passare degli anni. La libreria di viale Tunisia era un luogo d’incontri: amici che non si vedevano da anni; conoscenti, scrittori, tra cui Carlo Castellaneta (“autore del “Dizionario di Milano”, “Viaggio col padre”, “Tracce dell’anima”, di vari volumi con la Celip, casa editrice dello stesso Partipilo…); 

Partipilo e Enzo Biagi
Serata culturale
 

 

 

 

 

 

 

 

 

lo storico Guido Lopez (“Milano in mano”, “Navigliando”…); l’architetto Empio Malara, con anni di militanza in favore della riapertura dei navigli e scrittore; mezzibusti della televisione, tra i quali Andrea Bosco, anch’egli autore della Celip; Mario De Biasi, che con la Celip ha pubblicato volumi di immagini spettacolari, già fotografo giramondo per il settimanale “Epoca”; il veneziano Fulvio Roiter, grande artista del “clic”, che quando puntava la macchina fotografica tirava fuori l’anima del soggetto, e per coglierlo dal punto di vista voluto per il libro sui cortili fece – a detta dello stesso Nicola, che lo accompagnava - imprese rocambolesche sul Naviglio Grande. “In alcuni momenti ho temuto di vederlo cadere in acqua”. E l’ingegnere che da pellegrino amante della natura acquerellava le località di mezzo mondo e mandava i “cartoncini” a parenti e amici al posto delle cartoline. Tanti illustri personaggi frequentavano dunque questa libreria con oltre sessant’anni di vita. Una libreria storica. Come storica è la bottega di Giuseppe Rossicone, che della Partipilo parlava con rispetto ed entusiasmo. E storico il Bar Magenta, data di nascita 1907, quando a Milano circolavano centinaia, migliaia di carrozze. Storico il Cinema Centrale, stessa età del primo, sede nella bramantesca Casa de’ Grifi, sorta nel 1480. Storica la Finart, fondata il primo luglio del 1957. E storica l’Osteria del Giardinetto, di via Tortona, che emise i primi profumi nel 1949. E la Fornace Curti, che ha percorso diversi secoli prima di arrivare in via Walter Tobagi, nei pressi del Ticinello e della chiesa di Santa Rita. Milano spesso perde pezzi. Non si contano le librerie che hanno spento le luci. All’ospedale di Niguarda per esempio la Mondadori, in questi giorni sostituita da Giunti. Le librerie sono luoghi di cultura e andrebbero tutelate soprattutto dagli affitti esosi e dai colossi che fanno piazza pulita. Partipilo ce l’ha messa tutta, ma alla fine ogni sforzo, ogni sacrificio, ogni impegno è naufragato come un bastimento contro gli scogli. Ed è andato a dare una mano ai figli Andrea e Marco nell’altra sua libreria, in via Soderini, dalle parti di via Lorenteggio, anche quella molto ben frequentata. Anni fa, una signora ottantenne, bassa, carina, pelle come i petali di una rosa, occhiali spessi, tunica scura, mi raccontò che Partipilo sull’insegna aveva fatto sistemare un faro che dava luce all’isolato e i vigli urbani lo multarono perché irregolare.

Reparto sconti
Lui è fatto così: la sua libreria deve splendere, deve piacere a chi entra. I locali di viale Tunisia erano stati rimessi a nuovo, con belle idee architettoniche. Il suo ufficio era su una specie di plancia, con passaggi lungo la parte superiore degli scaffali. Un posto di prestigio era riservato ai libri su Milano e la Lombardia pubblicati dalla sua casa editrice (le Cascine, i Cortili, le voci oggi scomparse, dal caldarrostaio al venditore di rane, i Navigli, le vecchie stradine, come la Bigli, in cui abitò Eugenio Montale e tenne il suo salotto la contessa Clara Maffei, famosissima nel Risorgimento; via Morone, che sbocca in quella bellissima piazza Belgioioso, che su un lato confina con il palazzo di “don Lisander”, autore de “I Promessi Sposi”, in cui si conserva intatta la camera da letto…).

Interno libreria Partipilo

La libreria Partipilo era la mia meta preferita. Se dovevo andare a fare quattro passi in Galleria, passavo da Nicola, che m’invitava a bere un bitter al bar di fronte; e così se avevo un appuntamento con Francesco Lenoci nel suo studio alla Terrazza Martina, le cui finestre danno su piazza Duomo. Ci andavo quando un mese prima di Natale usciva uno di quei libri della Celip che attraverso i testi, autorevoli, e le foto, meravigliose, invogliavano il lettore ad un viaggio verso le bellezze della Lombardia. E ogni volta incontravo un personaggio. In questo tempio conobbi Annibale del Mare, il giornalista che nel ’43 pubblicò un articolo su “La Gazzetta del Mezzogiorno”, in cui annunciava il ritorno della libertà di stampa. 

Piero Colaprico

 

Don Lurio
V’incontrai più volte lo storico Guido Lopez, che ha raccontato Milano in pagine numerose e intense, ed è intervenuto in tutte le presentazioni dei volumi della Celip: nella Basilica di Sant’Ambrogio, alla Società del Giardino, nella Galleria “Prospettive d’arte” di Mimmo Dabbrescia (moderatore Piero Colaprico di “Repubblica” e tra i relatori Don Lurio, che proprio in quei giorni aveva lì una sua mostra di quadri) in via Carlo Torre; a Mantova, vicino a Palazzo Tè; nella biblioteca di Cernusco sul Naviglio; nella stessa libreria di viale Tunisia, dove le televisioni lombarde intervistavano gli autori delle perle della Celip. Mario De Biasi era di casa. Un giorno, per ringraziarmi di una recensione, improvvisò un disegno che raffigurava il sole e me lo regalò con tanto di dedica. Era anche un ottimo disegnatore. Da Partipilo, soltanto Nicola per gli amici, si trovavano tra l’altro cortesia, disponibilità, sagacia. Se un cliente cercava un libro che non c’era e non c’era neanche un’edizione diversa lo si procurava in un giorno o due. Ogni tanto allietava l’ambiente il suono di uno dei “carillon” sistemati su una pila di libri o su uno scaffale. A Natale non mancava un presepe originale, artistico, di cui non si riusciva a capire la provenienza, e più di un Babbo Natale semovente, di diverse dimensioni. Nicola confidava che nel suo negozio l’avventore doveva sentire aria di casa. La libreria era la sua passione, la sua gioia, la sua speranza che continuasse con i suoi ragazzi. Credo che abbia pianto quando è stato costretto a dare l’ultima mandata alla porta. Allora ha perduto il suo mondo, che aveva creato con entusiasmo tanti anni fa. Già allora covava l’idea di mettere su, oltre alla libreria, la casa editrice, la Celip, che avrebbe offerto ai milanesi volumi eleganti e preziosi anche per l’autorevolezza dei contenuti. Cominciò con “Milano Venticinque secoli di storia attraverso i suoi personaggi“, Illustrato a “Prospettive d’arte” da nomi famosi, tra cui Don Lurio (ballerino, coreografo, cantante, presentatore, “star” di Raiuno con “Giardino d’inverno” con le Kessler, “Studio Uno…), al secolo Donald Benjamin Lurio, di New York, che per la prima volta si esibiva come pittore, Lopez, Colaprico, il campione di calcio Giovanni Lodetti… Presente, fra tanti altri, Annibale del Mare, che, nato a Savona, visse tanti anni nel capoluogo pugliese, per poi trasferirsi a Milano, città che gli piaceva molto. “E’ una città bella, discreta – dice Nicola - Ricordo Guido Piovene: ‘Chi la percorre con amore, vede come persistono nonostante le offese i suoi motivi antichi’. Quando ero incaricato della consegna a domicilio dei libri, pedalando in corso Venezia, rimanevo affascinato dai suoi palazzi. Così in via Borgonuovo, dove abitava il poeta Raffele Carrieri, tuo compaesano; e in via Durini, dove morì Umberto Giordano. Questa Milano ho voluto ‘raccogliere’ nei libri editi da me”. Adesso Nicola Partipilo, uomo indomabile, dalle mille iniziative, aiuta i figli nell’altra libreria, in via Soderini – via dedicata allo statista fiorentino, accanito difensore della sua città – nota anche questa ai meneghini. Ma il ricordo di viale Tunisia è per lui angoscioso.

                                                 
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