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mercoledì 18 novembre 2020

Nelle sue recensioni era severo

EDOARDO RASPELLI, PRINCIPE

DELLA CRITICA GASTRONOMICA


 

Molto seguiti i suoi giri tra i locali,

narrati sul “ Corriere d’Informazione”,

“QN”, “L’Espresso”, e i suoi programmi

Su Rete4”, Canale5 e antenne nazionali.

Ha co-fondato l’autorevole “Guida d’Italia”

dell’”L’Espresso” e “Raspelli “Magazine”.


 

Franco Presicci

Bei tempi, quelli, si dice di solito. Ma quelli a cui mi riferisco erano tempi davvero belli. I tempi in cui ho conosciuto persone eccellenti e giornalisti brillanti, meglio dire cronisti dal fiuto volpino e veloci come corridori sulla pista del Vigorelli, tra cui Edoardo Raspelli, che lavorava nella redazione de “Il Corriere d’informazione”, giornale del pomeriggio di via Solferino, concorrente del confratello “La Notte”.

A sin, Di Bella e Cavallari
Con Edoardo ho avuto sempre un ottimo rapporto, tanto che lo invitai a far parte della giuria del Premio Milano di Giornalismo, sede nel ristorante “La Porta Rossa” di Michele Jacubino, in arte Chechele, professione originaria fornaio. Quando comunicai l’idea al “Pugliese”, come qualcuno lo definiva (era nato ad Apricena, in quel di Foggia), lo vidi allargare le braccia e guardare verso l’alto con occhi spalancati per la gioia. Anche i suoi baffetti alla David Niven ebbero un fremito quasi impercettibile. “Raspelli? Quello che non la perdona a nessuno?”. “Proprio lui”. Con quella espressione si riferiva alla severità di Raspelli nel giudicare le cucine delle diverse zone del Paese, scatenando la reazione dei titolari trafitti anche con la carta bollata. Senza che lui si scomponesse. Reagì con due righe ironiche soltanto quando uno della categoria gli mandò una corona di fiori. Il giorno in cui ancora una volta uscì indenne da un processo, ebbi l’occasione di parlarne con Luigi Veronelli, gastronomo, giornalista, scrittore, editore, filosofo, conduttore televisivo.

Edoardo Raspelli

“Raspelli? E’ di una serietà, di una onestà, di un rigore, di una competenza preziosissime. Con lui la critica gastronomica ha assunto la stessa dignità di quelle letterarie, cinematografiche, teatrali, d’arte; adesso, dunque, grazie a lui, c’è anche quella del censore del cibo, del modo di confezionarlo e di presentarlo in tavola. Nei suoi giudizi entrano anche la pulizia, il comportamento dei camerieri… “. Raspelli era ed è arbitro irreprensibile nell’”ars culinaria”, come Petronio lo era dell’eleganza. A farla breve, Raspelli era ed è nel campo un’autorità. D’accordo anche Veronelli, che quando scriveva sul quotidiano “Il Giorno “ di ricette e di vino spesso scivolava nella poesia. Era gentile, ospitale, comunicativo. Al termine della conversazione mi invitò nella sua casa a Bergamo Alta per gustare un bicchiere del suo nettare migliore, che custodiva gelosamente in cantina. Edoardo, dicevo, fin dalla prima edizione del Premio, nelle riunioni della giuria che duravano sino alle due del mattino e a volte anche oltre, con Chechele accucciato in un angolo che resisteva al sonno, si mostrò pacato, attento, misurato, a differenza di Paolo Mosca, giornalista e scrittore (“Il biondo”…), che era un lottatore accanito: puntava su un nome e lo difendeva a spada tratta. Allora Paolo dirigeva “Play Boy” e “Novella 2000”. 

La consegna del Premio a Palumbo

Quella del Premio – siamo quasi al tramonto degli anni ’70 - fu una esperienza felice, che tra l’altro portò alla “Porta Rossa” personalità notevoli, come Franco Di Bella, che dirigeva “Il Corriere della Sera”; Alberto Cavallari, corrispondente da Parigi dello stesso giornale; Gino Palumbo al vertice de “La Gazzetta dello Sport”; lo scrittore Giovanni Testori (“La Gilda del Mac Mahon”; “Il Ponte della Ghisolfa”…), che curava le pagine letterarie del “Corsera”; il critico d’Arte Raffaele De Grada, Ugo Ronfani, vicedirettore de “Il Giorno”; Vincenzo Buonassisi… Edoardo era giovane, simpatico, cordiale, schietto, bravissimo nel lavoro di cronista, e nelle sue notti insonni passate in redazione teneva l’orecchio vigile per non lasciarsi sfuggire il colpo. Allora spesso crepitavano i mitra e i cronisti stavano sempre allerta, anche se ogni due ore telefonavano al centralino di via Fatebenefratelli, dov’è acquartierata la questura. Edoardo si occupava di “nera” e la seguiva alla grande. Fu il primo, il 17 maggio del ’72, ad arrivare in via Cherubini, dove sotto casa, alle 9,15, era stato proditoriamente ucciso il commissario Luigi Calabresi. Milano era una città calda: rapimenti, rapine, omicidi… Nell’81, in via Ripamonti, il colonnello Visicchio della Guardia di Finanza acciufferà Luciano Liggio, la “primula rossa”, che si presentava come commerciante. Il 19 giugno dell’82 il corpo di Roberto Calvi viene trovato sotto il ponte dei Frati Neri di Londra. Ma non tutti gli eventi fluivano nella cronaca nera: si continuava a correre la Stramilano, esplosa nel ’72, organizzata dal gruppo alpino “Fior di Roccia”, con il patrocinio del Comune e il contributo della Banca Popolare di Milano: la maratona dei 50 mila con una insegna policroma sul petto (qualche pettorale fu in seguito disegnato da Ottavio Missoni), e quasi altrettanti schierati oltre le transenne lungo i marciapiedi.

Edoardo Raspelli

Raspelli era in via Solferino dal ’69. Non aveva ancora preso la maturità classica e già scriveva sul “Corsera”. Nel ’71 Giovanni Spadolini lo reclutò per il giornale del pomeriggio, dove il giovane cronista si distinse subito anche per la passione che nutriva per questo mestiere, che impone sgambate e sacrifici. Nel ’75, in serpa alla carrozza sedette Cesare Lanza, che era stato redattore capo del genovese “Secolo XIX” e gli assegnò una rubrica sui ristoranti. E anche in questi panni Edoardo spiccò il volo: entrava nei locali come un cliente qualunque, sceglieva il tavolo, ordinava, degustava e poi mano al portafoglio e via verso il giornale. Io lo leggevo, e ho continuato a leggerlo anche quando è arrivato in fondo alla strada. Lo vedevo su Rete4 e su Canale5, mentre passava da una cascina all’altra, da un vigneto all’altro; si muoveva tra gli ulivi, nei caseifici, nelle cantine, nei borghi, descrivendo lo svolgimento della fatica degli addetti, descriveva i formaggi, i salumi, i vini, mostrava allevamenti, interrogando i titolari, sintetizzando la storia dei luoghi e delle persone.

Da sin, Buonassini, Raspelli, Cavallari. A dx. Presicci

Trasmissioni molto interessanti, che tenevano inchiodati alla sedia gli appassionati. Di cose ne ha fatte, questa sorta di parroco di campagna, che non predica ma ascolta. Ha co-fondato, nel ‘78, la “Guida d’Italia” de “L’Espresso”; nell’86 ha cominciato a scrivere su “La Stampa” e su “QN. Ha curato la rubrica “Gambero Rosso” sul “Manifesto”, la rubrica gastronomica su “L’Espresso”. Ed è andato oltre, partecipando anche a film con Piero Chiambretti (“Ogni lasciato è perso”…), ad “Asfalto rosso” ed è stato Re Sole in un altro film, oltre che interprete nello sceneggiato “A un passo dalla Victoria”. Su Rete 4 ha fatto “Psyco” e “Attenti al lupo”. Su Raidue ha preso parte a trasmissioni con Aldo Busi e Giampiero Mughini. Di “Melaverde” su Canale5 ha accumulato 614 puntate. Ha avuto collaboratori personalità dello spettacolo e del giornalismo, tra cui Milly Carlucci, Giampiero Mughini e altri. Insomma, Edoardo Raspelli, un principe della televisione, ha informato e tra l’altro fatto sognare milioni di persone, che vorrebbero voltare le spalle alla città caotica e frustrante per trasferirsi in una casetta con attorno un pezzo di terra da coltivare. La marcia non si è conclusa: all’età di 71 ha creato “Raspelli Magazine” on line. Un uomo dalle mille idee. Infaticabile. L’ho ritrovato con immenso piacere qualche giorno fa su Facebook. Mi ha mandato un messaggio con il mio articolo su “Minerva News” riguardante Chechele, pubblicato sulla sua nuova impresa, confidando che a ripercorrere quei tempi si era commosso.

La consegna del premio:Zucconi, Chechele e Nennella
Io mi ero commosso a scrivere il pezzo, anche perché tanti amici che avevano avuto a cuore il Premio non ci sono più, a cominciare dallo stesso Chechele, uomo generoso e intelligente, diplomatico e intuitivo, che era stato ufficiosamente nominato ambasciatore della Puglia. E non ci sono più Guglielmo Zucconi, Ugo Ronfani, Vincenzo Buonassisi, Baldassarre Molossi, Ibrahim Kodra, Giuseppe Migneco, Mario Bardi, Alberico Sala, poeta e critico d’arte del “Corsera”, e Raffaele De Grada, critico d’arte e autore di una “Storia dell’arte”… Scomparsi anche alcuni premiati: Franco Di Bella, Gino Palumbo, Alberto Cavallari, Gaetano Afeltra, che fu direttore del “Corriere d’Informazione”, vice del “Corsera” e poi del “Giorno”; e Guglielmo Zucconi, che fu, anche lui, un ottimo pilota del giornale dell’Eni. I bei tempi scorrono, come le acque dei fiumi; e scorrono velocemente. La memoria li archivia e quando apre le chiuse è nostalgia. A quei tempi mi capita di pensare: le galoppate per completare il quadro di una notizia; le soste dietro una porta della squadra Mobile; la ricerca di un “trombettiere”… Una vita sempre in movimento. Una giostra.


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