Pagine

Print Friendly and PDF

lunedì 8 maggio 2023

Lo incontrai in casa sua con Piero Lotito

CLAUDIANO, ARTISTA DI GRANDE VALORE

E UOMO ECCEZIONALE, MOLTO GENEROSO 

Claudiano

 

Amava Milano, ma non dimenticava il suo Brasile.

Amava la natura e d’estate preferiva andare al

Parco Sempione, portandosi dietro un libro. Gli

piaceva percorrere le viette del centro storico,

dove respirava la storia e dove avevano abitato

Montale, Carrieri, Piovene e la famosa contessa

Clara Maffei.





 

Franco Presicci

“Se non hai altro da fare, vieni con me che ti faccio fare un incontro interessante”. Stavo leggendo “L’amata alla finestra” di Corrado Alvaro, ma potevo tranquillamente interrompere e proseguire la lettura il pomeriggio. “Vengo a prenderti in auto”. 

Piero Lotito

E seguii Piero Lotito: ero sicuro che non mi avrebbe fatto perdere tempo. Mentre guidava aggiunse: “Se passi un’ora con la persona che stiamo andando a trovare, dimentichi tutti i problemi, se ne hai. Anche se tu sei sempre di buonumore, spensierato, e non avresti bisogno di passare qualche tempo con questa persona”. “Insomma, stai facendo tutto tu, pane e companatico. Mi hai suscitato tanta curiosità, manco se stiamo andando da Maradona o da Cassius Clay”. “ Vedrai, è un toccasana, un personaggio straordinario, dalla vita professionale intensa, ha una marea di ricordi, che lascia scorrere senza riuscire a contenerli”. “Non vedo l’ora di conoscerlo”. Arrivammo – ricordo bene? - in via Imbonati, occupammo un bel po’ di tempo per cercare un buco per parcheggiare, entrammo in un cortile, salimmo al primo piano, bussammo a una porta, sulla quale si stagliò la figura di un uomo di colore dal sorriso dolce. Ci presentammo, si chiamava Claudiano Zani, di origine brasiliana e viveva a Milano da 50 anni.

Lo chansonnier Enrico Simonetti
Mi riempì di cortesie, mi offrì una sedia un po’ invecchiata ma comoda e subito un caffè fatto a regola d’arte e mi fece un sacco di domande. Dalla cadenza aveva capito la mia provenienza pugliese e mi chiese se avessi mai incontrato difficoltà nei rapporti con i milanesi, che a volte milanesi non sono: hanno imparato il dialetto del luogo e ne fanno uso di contrabbando. Così mi disse e aveva ragione. ‘Sti pugliesi capatosta ma con tanto di cervello e altrettanto impegno nel lavoro, avevano il vizio di fare quest’affronto al paese d’origine. Amatela, Milano, è giusto, merita; ma non c’è bisogno di dire “sciura” per signora e “lader de pan de mei, per ladro di pane di miglio. Lo avevo letto anche nel libro “Puglia, il tuo cuore” di Giuseppe Giacovazzo, che aveva trascorso diversi anni a Milano, collaborando con Paolo Grassi. Mi risultò subito simpatico, Claudiano, che cominciò a parlare svelto, snocciolando brani della sua vita. Mi affascinava, coinvolgeva e travolgeva. Si commosse, rise, tornò a commuoversi e a ridere e a sorridere, come fosse su un palcoscenico davanti a una platea gremita. Era innamorato di Milano, l’aveva scoperta e continuava a scoprirla.

Via Claudiano
Amava il centro storico, i negozi illuminati, certe vie strette come vicoli e cariche di storia. Era innamorato anche del suo Brasile. Quando si trovava sul Naviglio pensava al suo Paese e quando stava a Rio de Janeiro pensava a Milano. “Sono le mie due città del cuore, quando sono qui voglio essere lì e quando sono lì voglio essere qui”. Parlava con il cuore in mano. Era schietto. Gli chiesi quale fosse per lui la parte più bella di Milano, sorrise e commentò: “Se ami una città, non puoi dire dove sia più bella, se sulle sponde del Naviglio Grande, che è una vera meraviglia, o in via Bigli, dove visse Eugenio Montale; o in piazza Belgioioso, un gioiello, una delizia della città”. Si fermò un attimo, come un ruscello che scende mormorando da una montagna: il tono della voce si attenuò e anche il ritmo del suo discorso. “In Brasile fino agli anni ’60 c’era un razzismo subdolo: se un lavoro teatrale comprendeva un personaggio di colore, l’interprete doveva essere un bianco che si dipingeva la faccia”, “Un atteggiamento anche ridicolo, oltre che stupido”, osservai. Non rispose. Non gli piaceva sputare invettive. Tutt’al più usava l’aggettivo “ingiusto”. Era una persona delicata, Claudiano. Prese subito confidenza, ma si teneva nei limiti del rispetto, anche con chi non dava certo prove di civiltà.

Intervista di Presicci a Patrizia Caselli e a Walter Chiari

A Milano aveva conosciuto tanti artisti di grande valore e notorietà, come Wanda Osiris, la Wandissima ammirata anche da Mussolini (una volta sul lungomare di Rimini il duce passò pilotando la sua auto, la vide e la salutò a gran voce), Walter Chiari, Giulietta Masina, Enrico Simonetti, Pippo Baudo, Mia Martini, “a cui volevo bene come a una sorella”. Di molti era stato compagno di lavoro e anche amico”. “Paola Borboni?”. Con me è stata sempre cordiale. “Ora ballo, suono, canto e imito i personaggi del cinema più in voga”.

Pippo Baudo

Subito dopo ancora un attimo di meditazione, poi riprese: “Negli anni 60 Milano era più tranquilla, più sicura. Non per colpa dei milanesi, ma dell’immigrazione massiccia. Io sono stato rapinato più volte”. Poi tornò indietro: “A Milano ho allacciato tantissime amicizie: con Giovanni D’Anzi (che bella quella sua canzone ‘Oh mia bela Madunina’, La cantano anche in Puglia e nella Capitale. L’arte di D’Anzi per me è universale. Avrei potuto fare carriera a Roma, ma mi invaghii di Milano“, questa città meravigliosa, pudica, ricca di cultura, di attrazioni d’arte”. “Lei può essere contento del suo ’curriculum’, Claudiano. “Si sono contento, appagato, quanto tu non pensi”. Passò al tu e io lo incoraggiai: di solito quando si intervista un artista è quello il pronome che si usa. “Hai voglia di parlare dei tuoi primi passi nell’agone dello spettacolo?”. “Certo, mi aspettavo la domanda. La mia famiglia era povera, ma quella in cui sono cresciuto era abbiente. E mi portava spesso al cinema. Avevo 4 anni quando ci andai la prima volta. Vidi film con Greta Garbo, Betty Davis, che mi piacevano moltissimo. Passarono gli anni e mi ritrovai fanatico del cinema. A casa imitavo gli interpreti che mi colpivano di più, come Robert Taylor, e chi mi stava intorno si divertiva, ma mai avrebbe pensato che un giorno avrei calcato le tavole del palcoscenico. Il mio pezzo forte era Paul Muni, il protagonista di Scarface. Quel film te lo potrei raccontare a memoria. Ce l’ho tutto qui” e puntò l’indice sulla fronte Quando assistetti alla proiezione di un film di Fred Astaire mi innamorai della danza e lui divenne il mio idolo. Intanto la mia voce cresceva, e a 9 anni andava meglio.

Claudiano

Mi esibivo nelle ore del dilettante, alla radio. A 19 anni la mia prima esibizione in palcoscenico”. “Studiavi molto?”. “Comperavo libri usati”. L’amore?”: “A 21 anni conobbi in Italia una pittrice belga. Era ebrea e durante la guerra si era rifugiata in Brasile. Per sfuggire ai tedeschi si era lanciata da una finestra dall’altezza di due metri. La incontrai in un bar frequentato anche da Vinicio de Moraes. Fu uno amore spirituale più che carnale. Poi andai a Parigi, dove lei veniva a trovarmi. Non ho più amato. Lei mi è rimasta nel cuore”. Gli occhi di Claudiano si arrossarono, brillando. Un attimo di silenzio. Guardò Piero Lotito, che seguiva con attenzione il discorso senza mai intervenire. Proseguì senza più interrompersi. Aveva tante cose da dire e voleva dirle tutte, o quasi. A Parigi si fece molti amici: Aznavour, Simon Signoret, Yves Montand… Li incontrava al Caffè Flore. Simon con lui era molto gentile, aveva un carattere aperto. Lavorò con Josephine Baker, poi dopo sei anni si trasferì.

Memo Remigi in una serata
Fece due serate a Saint Vincent con il balletto “La Brasiliana” e venne a Milano ospite del Carcano. Era il 1958, e faceva lo showman come Sammy Davis junior. E’ uno di quelli che hanno portato la musica brasiliana in questa adorabile città, dove era arrivato “per allargare il repertorio”. E fu colto da un colpo di fulmine: “Passeggiavo In Galleria Vittorio Emanuele, uscii in piazza Duomo e mi trovai di fronte a queto monumento stupendo, che è la Cattedrale. Lo ammirai estasiato. Mi sentii che come se il sole entrasse dentro di me. Non c’è un luogo, a Milano, che ricordi la mia terra. Milano è personale come personale è Rio de Janeiro. Hanno entrambi la propria personalità”. C’è comunque un luogo preferito d’estate per le sue passeggiate, ed è il Parco Sempione. Ci andava portandosi un libro da leggere. Ci andava anche perché lo infastidiva la folla. “In giro, soprattutto il sabato, ce n’è davvero troppa”. Tornò agli artisti che aveva conosciuto. Giovanni D’Anzi lo aveva incontrato in Galleria del Corso, dove avevano la sede molte case discografie, tra le quali le Messaggerie Musicali, la Carosello. In quegli gli anni ame capitava d’incontrarvi Domenico Modugno, Tony Renis. Johnny Dorelli, Caterina Caselli, Orietta Betti, Memo Remigi, il maestro Vittorio Mascheroni. La conversazione con Claudiano durò cica due ore. Prima di lasciarmi andare volle offrirmi un altro caffè. Lo ricordo spesso, con stima. Un uomo che sapeva rispettare gli alti, un artista eccellente. Claudiano è volato oltre le nuvole, quando era ospite di Casa Verdi, qualche tempo fa. La notizia me l’ha data Piero Lotito, del quale sta per uscire da Mondadori un altro libro, che aspetto di leggere come gli altri.

















Nessun commento:

Posta un commento