Per
Serveco quanto fa uno più uno. . . .
Crispiano,
11 febbraio 2016
Brillante
relazione del prof. Lenoci rivolta ad un numeroso pubblico
intervenuto nella sala consiliare del Comune di Martina Franca.
Nella
circostanza è stato presentato il libro edito da Nuove Proposte
Culturali, “Uno più uno fa tre”,
scritto dal giornalista Massimiliano Martucci.
Il volume racconta la storia dell’impresa Serveco, attraverso le
voci dei protagonisti, una storia atipica, di due imprenditori
“difettosi” (Pierino
Chirulli
e Carmelo
Marangi)
, capaci di guardare lontano e scegliere in ogni momento quale passo
giusto da compiere.
Da dx: Eva Milella, Francesco Lenoci e Franco Ancona |
Un
racconto arricchito di spunti personali, di riflessioni, di immagini
che fanno diventare la storia dell’impresa, fondata nel 1987, un
piccolo manuale per chi ha voglia di mettersi in gioco e di
intraprendere non solo un'attività di servizi ambientali, ma anche
realizzare un modello di azienda fondato sulla valorizzazione delle
persone e dell’innovazione. All’incontro,
organizzato dalla Fondazione Nuove Proposte, hanno partecipato anche
il sindaco di Martina Franca Franco Ancona, il fondatore di “Nuove
Proposte Culturali” Elio Michele Greco e la presidente di Arti
Puglia Eva Milella. Il
prof. Francesco Lenoci,
meritevole della pubblicazione della relazione che segue, è docente
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ma svolge un'
attività parallela al suo impegno universitario. Una
vera e propria missione la sua quella di portare in giro per l’Italia
il “Discorso ai giovani nel nome di don Tonino
Bello”, il compianto presule originario del
Salento fondatore di Pax Christi che forse per primo ha parlato dei
giovani come di una generazione tradita, la più colpita dalla crisi,
dalla disoccupazione, dalla recessione. “Il vero problema è la
disoccupazione giovanile”, dice Lenoci, quando parla di don Tonino
Bello. A lui il Comune di Martina Franca ha
conferito, meritatamente, l'onorificenza del Patriae
Decus.
Michele
Annese
Per
Serveco quanto fa uno più uno. . . .
(F.
Lenoci)
Cosa fa un
professore universitario? . . .Due cose: spiega oppure interroga.
Cosa
ho fatto l’ultima volta che ho parlato a Martina Franca (il 30
dicembre 2015 presso il Salotto culturale di Palazzo Recupero)?. . .
.Ho spiegato. Quindi adesso, presso la Sala Consiliare del Palazzo
Ducale, mi tocca interrogare.
Una
domanda facile, considerando che molti di voi sono miei amici su
Facebook
e, quindi, hanno visto le foto che ho postato. Dov’ero ieri sera
alle 20,00?. . . .Ero presso la sede di Serveco a Montemesola.
Una
domanda facile. Qual è l’oggetto sociale di Serveco? . . . .La
custodia del Creato.
Una
domanda difficilissima. Cosa dice l’Enciclica Laudato Si’ di Papa
Francesco con riguardo alla Custodia del Creato?
“Se
lo sguardo percorre le regioni del nostro pianeta, ci si accorge
subito che l’umanità ha deluso l’attesa divina”. (Cfr. Laudato
Si’ 61).
Dove
voglio arrivare?. . . .Voglio arrivare a dire che l’attività
svolta da Serveco è di fondamentale importanza.
Una
domanda facilissima. Quanto fa uno più uno? . . . .Fa due.
Una
domanda facile. Per Serveco quanto fa uno più uno?. . . . Fa tre
(come recita il titolo del Libro di Massimiliano Martucci edito da
Edizioni Nuove Proposte).
UNO + UNO FA TRE
Una
domanda difficile. Perché per Serveco uno più uno fa tre?
Vi
segnalo la risposta che dà Vito Manzari nella prefazione del Libro:
“Penso che il binomio tra Pierino Chirulli e Carmelo Marangi
(l’intuito, la creatività, la sfrontatezza, la voglia di
approfondire di Pierino; il metodo, la determinazione, l’approccio
ingegneristico, la testardaggine di Carmelo) hanno creato una
chimica, una magia, che hanno attratto persone oneste, che hanno
votato la loro vita a quello che facevano”. (Cfr. pag. 14).
È
una bella risposta, che merita il mio e il vostro applauso.
Complimenti
Serveco.
Una
domanda difficilissima, resa ancora più complicata dall’ultima
frase dell’ultima pagina del Libro: “Per i due ragazzi del 1960
(Pierino e Carmelo) uno più uno ha fatto, sempre, almeno tre”.
(Cfr. pag. 153).
È
la classica domanda che, in caso di risposta corretta, fa aggiungere
al trenta la lode. Quanto dovrebbe fare per Serveco uno più uno?
Chi
dice tre, chi dice almeno tre, chi dice più di tre? . . . . Votate
per alzata di mano.
Per
addivenire alla risposta corretta, devo raccontarvi una storia.
A
seguito della crisi finanziaria, economica e ambientale viviamo in
un’epoca in cui si è avverato ciò che un timido ed eccentrico
docente di matematica pura aveva previsto nel 1896, nel libro
“Attraverso lo specchio”. In precedenza aveva scritto “Alice
nel Paese delle Meraviglie”. Il suo nome è Lewis
Carroll.
“Nel
Regno della Regina Rossa per mantenere il proprio posto, occorreva .
. . . come adesso . . . . correre a più non posso; per andare da
qualche altra parte, occorreva . . . . come adesso . . . . correre
almeno il doppio”.
Che
cosa significa?. . . .Significa che, se Serveco vuole mantenere il
proprio posto, uno più uno deve fare tre (deve correre a più non
posso).
Significa
che, se Serveco vuole crescere, uno più uno deve fare almeno tre?
. . . .no, no . . . .no. Uno più uno deve fare almeno quattro (deve
correre almeno il doppio).
UNO + UNO DEVE FARE ALMENO
QUATTRO
Cosa
deve fare Serveco per riuscire a correre almeno il doppio? . . . .Due
mosse.
La
prima mossa è il raddoppio dei capitali. Fino a questo momento,
Serveco ne ha gestiti tre di capitali: il capitale umano, il capitale
organizzativo e il capitale relazionale.
Alla
gestione di questi tre capitali deve aggiungere quella di altri tre:
il capitale finanziario, il capitale materiale e infrastrutturale e
il capitale naturale.
La
seconda mossa per Serveco è di continuare a fare ciò che emerge da
tutte le pagine del Libro: continuare a progettare insieme,
continuare a osare insieme, continuare a sacrificarsi insieme.
Gruppo Finsea |
È
ciò che mi piace definire “la logica della staffetta”. La
staffetta è quella gara meravigliosa (sto pensando alla 4x100 metri
in atletica leggera) che consente a quattro atleti normali di battere
quattro campioni. Ci possono riuscire perché ciò che conta è far
viaggiare veloce il testimone e per farlo occorre, soprattutto,
essere affiatati nei cambi: un frazionista deve cominciare a correre
prima che arrivi l’altro e quest’ultimo deve arrivare alla giusta
distanza dal primo. Il frazionista che riceve il cambio non deve mai
girarsi a guardare il compagno che sta arrivando. Deve solo correre
allungando un braccio all’indietro.
Se
è, però, vero che quattro frazionisti affiatati possono battere
quattro campioni, è anche vero che se cade per terra il testimone .
. . .non perde il frazionista che ha commesso l’errore . . . .ma
perde l’intera squadra.
Ciò
che consente alle imprese di avere successo (oltre ai sei capitali
prima menzionati) è la staffetta, che deve avvenire: tra grandi e
ragazzi; tra uomini e donne di buona volontà.
Io
ho dedicato tanti anni della mia vita allo studio delle imprese.
So
di una sola impresa in Italia, che ha sempre chiuso i bilanci in
utile e che ha distribuito almeno un dividendo tutti gli anni.
Alla
Convention
per i 25 anni di quell’impresa, nel palazzo dello sport di Pesaro
sono stati installati a beneficio dei 10.000 presenti due maxi
schermi.
Sul
primo maxi schermo è apparsa una frase, accolta da un applauso: “Se
vuoi andare veloce, devi correre da solo”.
E
poi c’è stato un boato. Cos’era successo? Sull’altro maxi
schermo era apparsa la seguente frase: “Ma se vuoi andare ancora
più veloce e ancora più lontano, devi correre insieme agli altri”.
La
logica della staffetta non è un’utopia; la logica della staffetta
è ciò che consente alle imprese di avere un successo duraturo.
Mi
avvio alle conclusioni.
Come
ne veniamo fuori da un mondo in cui gli antichi valori sono andati
giù, in cui il mare ha inghiottito le boe, sicure e galleggianti,
cui attraccavamo le imbarcazioni in pericolo?
Secondo
don Tonino Bello non basta più enunciare la speranza: occorre
organizzarla. Sottoscrivo, sottoscrivo. . . .sottoscrivo, indicando
nei giovani capaci di dar vita ad attività imprenditoriali, come
Pierino e Carmelo, la punta più avanzata di organizzatori della
speranza.
A
Pierino e Carmelo, e a quanti proveranno a fare lo stesso percorso
imprenditoriale, oltre ai complimenti, rivolgo i pensieri di don
Tonino Bello:
“Chi
spera non fugge: cammina . . . .corre . . . .danza.
Cambia
la storia, non la subisce.
Costruisce
il futuro, non lo attende soltanto.
Ha
la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha
la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia
andare.
Ricerca
la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore
solitario”.
Concludo.
Voglio
fare un regalo a Pierino Chirulli e Carmelo Marangi. Ad una
condizione. Che mi promettano di postare questo regalo all’ingresso
della Biblioteca di Serveco. Promettete?. . . .Si. Ecco il regalo. La
più bella definizione di attività imprenditoriale. . . . di sempre.
“L’attività
imprenditoriale è una nobile vocazione orientata a produrre
ricchezza e a migliorare il mondo per tutti.
L’attività
imprenditoriale può essere un modo molto fecondo per promuovere la
regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che
la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo
servizio al bene comune”. (Cfr. Laudato si’129).
relazione chiara, puntuale, istruttiva. Il professor Francesco Lenoci ha il donmo della parola ed esprime concetti profondi con notevole semplicità. Lo si ascolta e lo si legge sempre volentieri. C'è sempre da apprendere, franco presicci
RispondiElimina