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mercoledì 22 giugno 2016

Franco Bompieri tonsore e scrittore






Fece la barba al principe De Curtis

che recitava nelle vesti di Totò


I suoi libri pubblicati da Rizzoli, Feltrinelli,Longanesi.

             

                       

La sua "Antica Barbieria Colla” vanta fra i suoi clienti Cesare Romiti, Tronchetti Provera, Enzo Bettiza.



In passato ha preso per

i capelli anche Enrico Cuccia, Luchino Visconti,Marcello Mastroianni e Raffaele Mattioli.









Franco Presicci




Bompieri con i suoi collaboratori
Bompieri con E. Tadini
Una sera del settembre 1966 avevano già spento le luci, quando comparve il portiere del Clubino per avvertire che il giorno dopo, verso le 10.30, il principe Filippo di Edimburgo sarebbe venuto nell’Antica Barbieria Colla per farsi radere.In Italia per una battuta di caccia organizzata dal marchese Medici del Vassello nella sua riserva La Mandria in Piemonte, dopo gli spari Filippo avrebbe partecipato a una festa a palazzo Belgioioso, dove il marchese abitava, quindi avrebbe dormito nella foresteria del Clubino.Il principale e i suoi collaboratori si dettero da fare per tirare a lucido il salone, collocarono anche un bel mazzo di fiori freschi sulla cassa, ma all’ora indicata sua altezza non si fece vedere. Lasciarono passare un po’ di tempo, poi chiamarono il messaggero, il quale si scusò: proprio in quel momento gli stavano dicendo che il principe si radeva da solo.
Allora Franco Bompieri, che racconta l’episodio, e tanti altri, nel suo divertente libro “Presi per i capelli”, non era ancora il proprietario della famosa barbieria di via Morone, che non solo collega
Piero Mazzarella con F. Presicci
via Manzoni a piazza Belgioioso: è anche il tracciato sinuoso su cui sorge la dimora di “don Lisander”, come chiamano i milanesi l’autore de “I Promessi Sposi”.
Bompieri ha una memoria fertile e fluida, e dei suoi clienti, presenti e passati, tutti personaggi importanti, da Enzo Bettiza a Enrico Cuccia, ricorda pregi, difetti, abitudini, particolari succosi. La prova è in quest’opera (pubblicata da Mondadori nell’aprile del 2000), in cui si apprende che l’autore fece addirittura barba e capelli al principe De Curtis, in arte Totò. A quel tempo cominciava la sua carriera professionale nella veste di secondo taglio nella barbieria dell’Hotel Continental, in via Manzoni. E subì un certo imbarazzo quando gli fu ordinato, essendo i suoi colleghi impegnati con altre teste, di andare nella suite 416 per servire Totò, a Milano per una serie di recite al teatro Nuovo.
Il Salone di Bompieri
Bompieri imboccò le scale di servizio, bussò e si trovò di fronte a una signora elegante e gentile. “Papà, è arrivato il barbiere”. Il comico, già famoso, uscì vestito di tutto punto, si sottopose a rasoio e forbici, poi si guardò allo specchio e al giovane tonsore, di soli diciassette anni, consegnò 10mila lire. “Non ho il resto”. “Non occorre”. Il taglio costava 3 mila lire. Tra i suoi clienti Bompieri ha avuto anche Raffaele Mattioli, per lui l’ultimo banchiere rinascimentale e per “Le Monde” il più grande banchiere italiano dopo Lorenzo de’ Medici. Abitava in via Manzoni e per andare al suo ufficio, alla Commerciale, in via Case Rotte, non più di cento metri, “usava – riferisce Gaetano Afeltra nel suo libro ‘Milano amore mio’ – un’automobile di vecchio modello, credo una Balilla”. Mattioli era anche un letterato: non vedeva alcuna differenza tra una poesia e un bilancio: tutt’e due erano per lui un’opera d’arte. Un banchiere umanista.
Franco Bompieri con Gianni Brera
Franco pregò Gianni Brera di scrivere la prefazione ad “Arriva il principe”; e il grande giornalista, deponendo piano sul tavolo una bottiglia di Barbaresco, acquistata a Casalpusterlengo da Croce, gli rispose: “Ho letto il tuo libro. Non è male, anzi. Te lo presento volentieri soprattutto perché sei uno dei pochi che sa usare il dialetto senza pretendere di inventarlo e di spiegarlo e perché dai la possibilità agli italiani di comprenderlo. E non ultimo perchè tu un sei barbiere, un plebeo come me, quale mi vanto di essere”.
Barbiere e scrittore. I suoi libri sono stati pubblicati da Feltrinelli, Rizzoli, Longanesi; e il suo salone è frequentato da Cesare Romiti,
Cesare Romiti con Franco Bompieri
Carlo De Benedetti; Tronchetti Provera, Gad Lerner; e in passato accolse il conte Carlo Faina, Ernesto Calindri, Enzo Jannacci, Indro Montanelli, Mario Soldati, Giuliano Gramigna; oltre a Marcello Mastroianni, Luchino Visconti, Vittorio Gassman… quando venivano a Milano. Un pomeriggio da Bompieri ho incontrato Enzo Bettiza, penna d’oro del “Corriere” ai tempi di Montanelli. Si sedette sulla poltrona girevole dopo aver appoggiato su una sedia una camicia e una cravatta sulle quali si rovesciò il caffè affidato da Bonpieri all’orlo del lavandino. Bettiza non si scompose e rincuorò il tonsore: “Nessun problema, dovevo comunque tornare a casa”. E prima di uscire lo abbracciò, come aveva fatto entrando.
Conobbi Franco Bompieri nel ’75, quando Longanesi sfornò “Il freddo nelle ossa” (nel 1994 riproposto da Feltrinelli). Mi ricevette con una cordialità da vecchio amico e si sottopose alle domande mentre sforbiciava a memoria una chioma illustre.
G. Gaber con Bompiani
E mi parlò del primo titolare del salone, Colla, un vero maestro che aveva rasato anche Pirandello e D’Annunzio. Mi disse che la barbieria fu aperta nel 1904 in via Manzoni 17, quando non si era ancora spento il ricordo del tuono del cannone imposto da Bava Beccaris nel 1898 per reprimere i moti milanesi. Quando Colla scomparve, gli successe Guido Mantovani, che un po’ maniaco di ogni cosa al suo posto esigeva che pettini e spazzole fossero sempre bene allineate sulle mensole di lavoro. E dopo Mantovani, il timone passò a Franco. Che lavorava di giorno e scriveva di notte. E continua a farlo, a Milano e a Tellaro, dove ha la casa delle vacanze. E’ nato nel ’34 a Volta Mantovana. Non gli interessava diventare qualcuno. Lo è diventato senza volerlo. E’ un uomo semplice, bonario, simpatico, pieno di curiosità. Anni fa volò a Londra per conoscere Trumpet, il maestro che cura i capelli del marito della regina.
Enzo Jannacci con F. Bompiani  
Parlarono di Milano, di quella sparita dalla memoria dei più; dell’Antica barbieria Colla, che si trova a due passi dalla Scala e da Palazzo Marino, in una via corta e breve che sbuca in una piazza storica, la Belgioioso, che ascoltò i sospiri di Stendhal per la baronessa Matilde Viscontini (dall’illustre spasimante francese definita “bella e altera come l’Erodiade leonardesca, anima angelica nascosta in un corpo meraviglioso”).
Di Milano, dove arrivò all’età di 14 anni, Franco Bompieri conosce ogni angolo. Di notte percepisce il suo silenzio mentre riempie le sue pagine.
E negli intervalli gli capita di pensare a Enzo Jannacci,a Giorgio Gaber, suoi amici per tanti anni; “a una Milano che negli anni Sessanta tutti ci invidiavano: gli anni di Dario Fo, di Bruno Simonetta, Giorgio Strehler, Paolo Grassi…e di Jannacci, …”dagli occhi incantati, dalla timidezza esasperata, che sfogava la sua malinconia nelle sue prime canzoni…”: “La luna l’è una lampadina”, “Il palo dell’Ortica”. Lo rivedeva un tantino impalato all’indietro “sul microscopico palcoscenico del Gerolamo”. Lo stesso in cui io ammirai Milly, cantante e attrice, che nel ’56 ricoprì il ruolo di Jenny ne “L’opera da tre soldi” di Brecht al “Piccolo Teatro”; e Piero Mazzarella, grande attore milanese che tra le sue interpretazioni più memorabili vantava quella di Peppon: il brumista che elimina l’amante della figlia, nel “Nost Milan” di Bertolazzi.
Quando parlo di Franco Bompieri, un amico che stimo moltissimo, mi ritrovo immerso in una folla di ricordi. E corro il rischio di perdere gli argini.

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