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mercoledì 7 settembre 2016

“Sagra dù Diaulicchie ascquante” a Crispiano

 

GRAN FOLLA PER SUA MAESTA’ CHE DOMINAVA NEGLI STAND




Prof. Massimo Biagi

 

Onorato anche il pomodoro giallo-rosso che naviga verso lo "Slow-food".

 

Lo rivela Alfredo De Lucrezis presidente dell’Associazione “Amici da sempre”, organizzatrice della Sagra.












Franco Presicci

Musica e migliaia di sudditi alla Sagra di sua maestà il peperoncino a San Simone, frazione di Crispiano. Il 3 e il 4 settembre.
Spaghetti e diavulicchie
I parcheggi e le vie di accesso erano intasate già un’ora prima che venissero aperti gli stand. Alle 20 via Martellotta, quella della festa, formicolava di appassionati. Il professor Massimo Biagi, dell’Accademia italiana del peperoncino, docente all’Università di Pisa, collezionista e notissimo esperto della spezia adorata in tutto il mondo, dalla Cina all’Europa, nel suo spazio, con l’insegna “Peperoncini nel mondo”, presentava i suoi esemplari più pregiati, dalle forme, dalla piccantezza e dai colori più diversi. Tra questi, l’“Erotico”, incrocio fra due specie peruviane di sua invenzione, come l’ibrido “il Dente di coyote”. Interessantissimo l’“Habanero meravigliao”, boliviano e brasiliano. Ed ecco poi la pianta più rara al mondo: “Pimento del Sahara’”. Gliela invidiano tutti, e in tanti gliela richiedono, ma lui non la molla. Il peperoncino più piccante? “Il Carolina Reater”, 2 milioni e 200 mila nella scala “Scoville”. Non scherza neppure il “Rocoto”. Lo “Scotch Bonnet”, uno dei più noti soprattutto in Giamaica, dov’è detto “Palla di fuoco”. Sollecitato, il professore ha raccontato di Zubin Metha che, abituato ad andare ai concerti tenendo in tasca un peperoncino, la sera in cui lo aveva dimenticato tornò apposta a casa per prenderlo. E di padre Pio, che da ragazzo stette molto male, divorò tutta la peperonata preparata per i contadini dalla mamma, e guarì immediatamente. Sono un esercito gli estimatori del peperoncino. Della famiglia facevano parte anche Che Guevara; e persino Mao Tsè-tung, che lo considerava virile e rivoluzionario.
E’ cortese, pacato, il professore; la sua presenza dà più lustro alla Sagra “d’u puperùsse asquànte”, per Michele Annese, che è stato segretario generale della Comunità Montana a Gioia del Colle e a Mottola e impareggiabile direttore della biblioteca “Carlo Natale” (e fondatore dell’Università del Tempo libero e del Sapere).
Rita De Lucrezis con la figlia Claudia Carbotti
In un altro stand troneggiava Simone Rodio, grande “chef” che insegna nella locale scuola alberghiera. La gente assiepata davanti a piatti fumanti e profumati lo salutava con riverenza, e lui rispondeva con cenni del capo, preso dalla elaborazione della specialità di quest’anno: strascinate di Senatore Cappelli con pomodoro giallo-rosso di Crispiano…
Mozzarelle fatte al momento
“Io ‘u diavulìcchie ascquante’ lo venero – sussurrava un vegliardo in coda – : aiuta nelle situazioni più intime, e scusate se è poco…”. Passeggiavo con Michele, aspettando Alfredo De Lucrezis, impegnato in un colloquio con una persona importante, chi dice un politico, chi un produttore del gioiello locale: il pomodoro giallo-rosso. Annese rifaceva il suo numero, mentre io mi riposavo su un muretto, per colpa delle gambe che minacciavano di cedere. Cercavo tra la moltitudine il volto da moschettiere dell’anfitrione, ma non lo vedevo. Lo segnalavano in marcia verso di noi. Intanto esaminavo le figure che facevano la ronda nel tratto in cui eravamo appostati, ascoltavo i loro dialoghi. ”Tutte queste persone arrivano dagli altri paesi, addirittura da Monopoli e da Francavilla…io da Martina Franca: questo è un evento da non perdere: si celebra ‘u diavulìcchie’, che tra l’altro porta fortuna…”.
Presicci con il presidente Alfredo De Lucrezis
Infine il miracolo: il latitante con il fiato in gola. Si è scusato, ma aveva la nostra comprensione, e anche l’ammirazione, per il suo impegno. Si è seduto accanto a me, mentre Michele in piedi e ritto come un corazziere, coglieva ogni sua frase sul pomodoro giallo-rosso (mi sembrano i colori di una squadra di calcio). “E’ un pomodoro da serbo, che raccogliamo ad agosto e settembre e lo conserviamo fino a giugno dell’anno dopo. E’ molto saporito, molto ricco di semi, molto richiesto soprattutto dalle focaccerie. Ci stiamo dando da fare per ottenere il presidio slow-food, anche perché questo pomodoro è antichissimo e se ne tramanda il seme da padre in figlio. E’ venuto a trovarci il responsabile nazionale dei presidi, Francesco Sottile, dell’Università di Palermo, che ha voluto anche visitare le piantagioni”. “Hai assaggiato il primo piatto-principe della Sagra? L’ strasc'net crispianesi, fatte usando grano della Comunità Senatore Cappelli, che abbiamo trasformato in farina in un mulino di pietra delle nostre parti”. “Chi ha modellato l’ strasc'net?”. “Sono state fatte in un pastificio locale, cucinate e condite con pomodoro giallo-rosso e olive leccine di Crispiano, della masseria Mita”. Non le ho mangiate: c’è tempo.
Alfredo si è volatilizzato; e noi abbiamo ripreso la passeggiata, sfiorando lo stand delle “Fecazzèdde”; quello in cui si preparavano all’istante le mozzarelle con una spolveratina “de diavulìcchie ascquante”, altrimenti detto “condimento del diavolo”; quello della trippa al peperoncino, della pasta con fagioli con il peperoncino, del gulash, delle polpette con peperoncino e dei dolci…Lunga vita al peperoncino.
Caleandro-Santoro- Presicci
Dopo una foto al campanile della chiesa dell’Arcangelo Michele, macchia di luce nel cielo buio, ci siamo imbattuti nei volti di Totò ispirati dai film dell’indimenticabile attore, eseguiti da un figulo di Grottaglie, che affermava orgogliosamente di essere amico della famiglia De Curtis. “Sai chi è Liliana?”. “Chi, la figlia. O la moglie? Non lo ricordo”.
Subito dopo dalla calca spunta il virtuoso fisarmonicista Vito Santoro, con il suo amico che vive a Milano Pino Caleandro, animatore di tante serate, uomo dalle battute fulminanti, anch’esse al peperoncino. Un abbraccio sincero fra le lodi a Michele Annese e alla sua bravura dimostrata come pilota della biblioteca della città delle cento masserie. Lungo il viale che collega la chiesa a piazza Martellota, abbiamo incontrato, davanti al suo chiosco, un simpatico personaggio, pronto ad illustrarci “Claudiotto”, (battezzato al momento), il cornetto a lievitazione naturale, farcito con marmellata al peperoncino abbinata con pistacchio, ideato da Claudio Conserva dell’”Ideal Bar”, pasticceria nata nel 1947 ad opera del papà Vincenzo.
Sara Greco
Chef  Rodio  Simeone
“Torniamo alla postazione di Simone Rodio”. Ho accettato l’invito di Michele per una brevissima conversazione con il re dei fornelli, tutta sulle strascinate di Senatore Cappelli “con pomodoro giallo-rosso, olive inchiostre e frizzoli di maiale amalgamate con extravergine e peperoncino. Ricetta a chilometro zero, cioè fatta con prodotto del territorio crispianese”. Gli avventori aggruppati ordinavano e Simone fremeva. Lo abbiamo liberato, lasciandoci fagocitare dal fiume di visitatori che scorreva calmo, qua e là costretto a deviare da quelli che sostavano per chiacchierare, magari sulle qualità anche terapeutiche, vere o presunte, del peperoncino. “Fa bene allo stomaco, al fegato, è un toccasana per l’artrite”. E’ l’apoteosi d’”u diavulìcchie ascquante”. Un tale bassino, tracagnotto, il capo argentato, tono da intenditore teneva una lezione su l’”Habanero” che per qualche anno, dal 1999 al 2006, ha avuto l’onore del Guiness dei primati per la sua piccantezza. E’ stato spodestato da altre varietà, ma continua a difendersi bene. Nella categoria i campioni hanno tutti vita breve: non riescono a detenere il titolo per molto tempo. “Vero, professor Biagi?”. Anche il professore è accerchiato e la risposta è rimasta inevasa. Comunque, competizione a parte, il peperoncino è diffuso dappertutto, in India, come in Africa. Da noi, a Diamante, in Calabria, si svolge un concorso nazionale, dove non so se il tale che tempo fa vinse per averne mandato giù un chilo sia stato superato. Una fotocopia di Walter Chiari si meraviglia: “Un chilo?”. “A Oria il vincitore ne aveva assunto 700 grammi”.
Gran folla agli stand
Gruppo folk balla "La Pizzica"
Ai meno allenati, sentenzia chi sa, potrebbe far male anche una quantità molto più limitata. E’ sempre questione di misura. “In medio stat virtus” (ricordate Orazio?). Mi veniva in mente l’amica lucana che a pranzo mi mise sotto il naso una montagna di spaghetti con tanto di quel peperoncino da infiammarmi la gola. Invocai il santo di cui porto il nome, e feci un enorme sforzo per non chiamare i pompieri. Effetto della capsaicina: a cui è legato il sapore aggressivo del peperoncino, che era il condimento dei poveri, impossibilitati ad usare il pepe di Samarcanda o di Giava, costosissimo e quindi destinato alle mense dei benestanti e dei sovrani. E’ folta la storia di questa spezie. A Crispiano non tutti sembravano interessati, mentre mangiavano chi la zuppa di fagioli, chi le pennette, chi la trippa, tutti infuocati, compreso il panino. La sera dopo, ancora tanta gente, che ha privilegiato, come primo piatto, una bella Amatriciana per contribuire alla raccolta di denaro in favore dei terremotati.

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