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mercoledì 11 gennaio 2017

Un’intelligenza notevole votata al male




LE SENSAZIONALI IMPRESE

DEGLI ESPERTI DEL BIDONE

 


Edmondo Capecelatro

Dalle cronache emergono imbroglioni

 

che hanno venduto piroscafi e yacht

 

all’insaputa dei legittimi proprietari.

 

A “Mi manda Lubrano”, il programma

 

di Raitrè, il vicequestore oggi in

 

pensione Edmondo Capecelatro,

 

commediografo, scrittore e attore di

 

valore, descrisse l’attività del

 

“collezionista di auto”, che per

 

ingannare i concessionari si

 

presentava come segretario particolare

 

dell’ambasciatore del Senegal.

 

La truffa con l’anello con brillante sostituito con

 

abilità da giocoliere con un altro falso ricordata da un

 

investigatore perspicace e umano: Armando Sales,

             

già ispettore della polizia di Stato.

                                        

I tanti “numeri”del campione delle truffe.





Franco Presicci


I professionisti del bidone perdono il pelo ma non il vizio. Tra l’altro, la specie è più nutrita e varia della fauna della foresta amazzonica. Spulciamo le cronache. Correva l’anno 1956 e una farlocca nobile altoitaliana s’inventò un’associazione poliomielitici con lo scopo di rastrellare denaro a proprio uso e consumo. I carabinieri la smascherarono e recuperarono il malloppo.
Il grande presentatore Febo Conti

Il presentatore Febo Conti, che in televisione vestì i panni di Ridolini, condusse “Chissà chi lo sa”, svolse un’intensa attività in teatro…mi raccontò che da giovane (è deceduto a 86 anni il 16 dicembre del 2012, quattro giorni prima della moglie, che fu una “star”) aveva fatto il poliziotto; e che in tale veste aveva raccolto la denuncia all’apparenza inverosimile di un contadino: “Ho acquistato un tram con tanto di contratto in carta bollata, che testimonia il trapasso di proprietà e quando ho ordinato al conducente di cambiare percorso mi sono sentito rispondere di andare al diavolo”. Fantasia? No, realtà. Nel film “Tototruffa 62”, il principe attore vende la fontana di Trevi a un candido italo-americano; ma al di fuori della finzione cinematografica, nel 1925, un principe della truffa aveva liquidato la Torre Eiffel. L’inventiva di questi “specialisti” non ha limiti. Il compianto Arnaldo Giuliani, indimenticabile cronista di razza de “il Corriere della Sera”, ricordava quel genio del garbuglio che, spacciandosi per colonnello dell’Aeronautica, riuscì a sbolognare per 400 milioni in contanti la corazzata Giulio Cesare ad alcuni notabili, esibendo credenziali truccate. Non da meno un suo… collega, partenopeo purosangue “un po’ guappo, un po’ poeta, un po’ guitto”, che aveva attestato il suo “pedigree” nel 1935, affibbiando ad Achille Starace uno “yacht”, che naturalmente apparteneva ad altri.

Presicci (alle spalle il Gen. Matteo Rabiti) con Arnaldo Giuliani
Durante il conflitto mondiale si finse maharajàh di Bandalajar, territorio non contemplato nelle carte geografiche dell’India, perchè inesistente, e succhiò molti soldi a una federazione provinciale del regime per una serie di conferenze sulla schiavitù di quel popolo fantasma. Smise l’abito del sovrano e assunse il ruolo di armatore, rifilando ad alcuni imprenditori elvetici, carico compreso, un piroscafo ancorato nel porto di Genova. Si dette alla bella vita in una famosa località di villeggiatura oltreconfine; tornò nel nostro Paese, “giobbò” il titolare di due Tir colmi di ceramiche, merce che rivendette ad un prezzo superiore a quello dovuto. Nonostante le sue doti di pataccaro, ebbe slanci di generosità: rinchiuso a San Vittore, raccolse fra i detenuti una somma da destinare ad una bambina gravemente ammalata, ricevendo il premio “Notte di Natale”. Si proclamò pentito e fece domanda alla trasmissione televisiva di Mike Bongiorno, “Lascia o raddoppia?”, esibendo una familiarità con il codice penale.

Armando Sales

Edmondo Capecelatro, che si è dimesso dalla polizia con il grado di vicequestore per dedicarsi all’attività di avvocato e di scrittore (è autore di libri di notevole livello: “La storia di una città attraverso la storia della sua cucina”; “Le Ragioni di Lucia”…e di testi teatrali che ha rappresentato al San Babila, anche nei panni di interprete), rispolverò la figura di un “collezionista di auto di lusso” che in anni più recenti “soffiava” direttamente presso le concessionarie, perché le voleva vergini. Si diceva segretario particolare dell’ambasciatore di uno Stato africano, sceglieva la vettura, chiedeva di fare un giro di prova, la riconsegnava dopo aver sottratto una delle chiavi, invitando il venditore a portare il gioiello nel luogo in cui il diplomatico stava svolgendo i suoi compiti. All’appuntamento arrivava puntuale, accompagnava il commerciante fino all’ascensore, gli indicava il piano da raggiungere per incontrare l’acquirente e si assentava con la scusa di dover recuperare delle carte dimenticate nell’abitacolo dell’ammiraglia, e scompariva con l’oggetto del desiderio, che parcheggiava in una zona della città. Per non sciuparlo, non lo usava mai, ma ogni tanto se lo godeva stando seduto al voltante o passandovi la notte. In commissariato gli furono trovate una decina di chiavi, corrispondenti ad altrettanti raggiri. Non abbandonò mai, durante gli interrogatori, i suoi modi eleganti e un’aria divertita. Gli agenti del 1° distretto lo avevano individuato partendo da una vettura in sosta in Foro Bonaparte.

Il capo della Mobile Micalizio, Antonio Lubrano e Franco Presicci
Capecelatro raccontò gli “scartiloffi” di questo personaggio (che non avrebbe certo suscitato, nemmeno per passatempo, l’interesse di Massimo Alberini, esperto di collezionismo trasparente, e del mondo circense) in una puntata del programma televisivo condotto da Antonio Lubrano, al quale io stesso collaboravo. Una trasmissione seguitissima che dopo un paio d’anni cambiò titolo in “Mi manda Raitrè”, guidata prima da Piero Marrazzo e poi da Andrea Vianello.
In una puntata di “Fuori orario”, sempre sulla terza rete, autori Ghezzi e Sanguinetti, presentatore Davide Riondino, illustrai la cosiddetta truffa all’americana, che anche a Milano ha fatto decine e decine di vittime. Un individuo fermava una donna anziana per strada e le sollecitava notizie di un medico che avendo salvato durante la guerra la vita al proprio padre, voleva donargli 50 milioni, contenuti a suo dire in una valigia che portava con sè. “Dovrebbe abitare da queste parti”. Interveniva un complice, che giurava di conoscerlo. “Ha lo studio proprio a due isolati da qui”. Si dirigevano all’indirizzo indicato, il complice entrava e dopo pochi minuti usciva riferendo che il medico si era trasferito; il possessore dell’ingombro, fingendo di avere fretta di ripartire, pregava la donna di prendersi l’incarico della consegna, dando però in cambio, a mo’ di garanzia, il denaro o i gioielli che possedeva.
Il Maresciallo Ferdinando Oscuri a destra
E apriva la valigia per far vedere che il tesoro c’era davvero. Se il “dannato” (la vittima) accettava, scattava la seconda fase: “Andiamo a casa sua con la Mercedes, preleviamo, quindi passiamo dal tabaccaio ad acquistare la carta da bollo per consacrare il patto”. Quindi incaricavano la stessa malcapitata (o uomo che fosse) di andare nell’esercizio. All’uscita, la delusione: il duetto si era volatilizzato. Non solo “Fuori orario”, ma anche i quotidiani davano puntualmente risalto alla “truffa all’americana” per esortare i vecchietti a stare all’erta e a non farsi infinocchiare. Ma i birilli continuavano a cadere. E i commissariati, la questura, le caserme dei carabinieri raccoglievano rabbia e pianto. E qualche volta il manipolatore rimaneva imbrigliato nella trappola, quella tesa dagli investigatori.

Il Questore Vito Plantone


L’ispettore di polizia, oggi in pensione, Armando Sales, evoca la truffa con l’anello d’oro con brillante che come in un gioco di prestigio al momento opportuno veniva sostituito con uno falso. Il bidonista, rivolgendosi a un passante: “Signore, le è caduto questo anello”. “Non è mio”. “Allora è il nostro, visto che non c’è il proprietario ed è ‘res nullius’. E’ bello, guardi, è d’oro con brillante. Facciamolo valutare e dividiamo a metà”. Un orefice dava il responso: valore 5 milioni” (era il tempo delle lire: n.d.a.). La volpe consegnava la copia artefatta del cerchietto prezioso e si eclissava. Razza di furfanti. Hanno audacia, sfrontatezza, intelligenza elevata votata al male, notevole capacità di persuasione, sangue freddo, intuizioni geniali, una buona conoscenza dell’animo umano, e come complice l’ingenuità, la disperazione, la fragilità del destinatario, la sua attenzione bassa. Le loro imprese (“vaporeto”, “forciolina”, “sola”, “bicchio”… nel gergo della mala) non si contano: sono in agguato in ogni settore. Ogni periodo storico ha avuto i suoi “architetti” dell’inganno, ispiratori anche del cinema e della letteratura. Ne pescarono anche il questore Vito Plantone, soprattutto da giovane commissario, e il maresciallo Ferdinando Oscuri. Oltre a Capecelatro e a Sales.





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