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mercoledì 10 maggio 2017

A 9 anni cominciò a imparare il mestiere



NICOLA TROCCOLI: UNA VITA

IN CABINA DI PROIEZIONE




Esercitò a Taranto, la sua città natale,

Troccoli da giovane in cabina

continuando poi a Milano.

 

 

Ricorda le scene dei film di Totò, di Ridolini, di Tom Mix;

 

gli attori che ha conosciuto durante il suo lavoro;

 

la barzelletta che raccontò al principe Antonio De Curtis,

 

il “ciao” cordiale di Anna Magnani,

 

la sua amicizia con Walter Chiari e anche i dialoghi di “Nuovo Cinema Paradiso”.









Franco Presicci


C’è chi l’ha visto due e anche tre volte, “Nuovo Cinema Paradiso”, scritto e diretto da Giuseppe Tornatore. Così bello che nel 1989 vinse il “Grand Prix Speciale” della Critica al Festival di Cannes e l’Oscar per il miglior film straniero. “Mi piacque e mi commosse”, confida Nicola Troccoli, che cominciò a bazzicare le cabine di proiezione quando aveva soltanto 9 anni. Proprio come Salvatore Di Vita, il ragazzino siciliano che si acquattava tra l’amplificatore Dolby e l’avvolgiflm e rubava il mestiere ad Alfredo, il proiezionista. Lo ricordi, Nicola? “Certo. Tagliava i contenuti (baci e abbracci) indicati dal parroco, che li riteneva sconvenienti, e li nascondeva a casa sotto il letto. Una sera Alfredo per gioco dirottò la proiezione dalla sala alla piazza; e mentre le immagini scorrevano sulle facciate degli stabili scoppiò un incendio e il cinema s’incenerì. Poi venne ricostruito. A questo pensava Salvatore al suo ritorno in paese per partecipare ai funerali di Alfredo. Erano passati 30 anni e lui viveva a Roma, dove era diventato un regista apprezzato”.

Troccoli controlla la macchina
Nicola Troccoli, cineoperatore per una vita, ha un’ottima memoria, e ripete non solo frammenti di dialoghi tra Salvatore e Alfredo, ma frasi di Clark Gable in “Via col Vento” e di Alberto Sordi in “Polvere di stelle”…; e descrive i “vip” che assistevano alle anteprime importanti. “Ho avuto anche l’occasione di conoscere attori famosi. Totò, per esempio”. Al principe de Curtis spiattellò una barzelletta e si prese una tiratina d’orecchi, perché raccontando aveva sorriso. “Il finale deve essere una sorpresa, tu lo hai anticipato. E subito dopo: “Quanto pesa un cretino?”. Non lo so”. “E allora vatti a pesare”. Troccoli ci rimase un po’ male, e Totò, mettendogli una mano sulla spalla, lo rincuorò: “Ti stimo molto. Ho voluto sono verificare l’effetto della battuta”. E ne provò subito un’altra: “Signori si nasce e io lo nacqui”, che inserì in un film come la prima.
Taranto-Lampare nel Mar Piccolo



“Sono nato a Taranto in via Anfiteatro (da un lato potevo vedere la chiesa di San Francesco; dall’altro il Palazzo del Governo); e a Taranto cominciai l’attività, con amore. Sentimento condiviso da tanti miei parenti: fratello, cugini, zii…tutti proiezionisti. Poi mi trasferii a Milano, città che adoro. Ci arrivai nel ’58. E fui presto arruolato in un’impresa di pulizie. Successivamente all’Alemagna come autista addetto alla consegna a domicilio dei panettoni. Il mio obiettivo  però era la cabina, un luogo magico, un sogno. Lo realizzai nel ’60, entrando in piazza Prealpi al Donizetti, poi demolito per far posto a un parcheggio; e al Sempione”. Da lì alla Rai come assistente di studio, ma fu di nuovo rapito dal canto della sirena: ed eccolo in via Monte Nero, al Colosseo. Il titolare era l’ingegner Gennaro Rota, presidente degli industriali lombardi e “talent scout. Fu lui ad aprire la strada a Walter Chiari. “Dal Colosseo all’Alcione, dove fu inaugurata la seconda fase del cinerama, battezzato al Manzoni e all’Arti, quest’ultimo poi riservato ai bambini, con i cartoni animati, soprattutto quelli di Walt Disney. Sono stato anche al Durini, al Mediolanum dell’ingegner Pietro Macellari, tra l’altro autore di un libro per la nostra categoria”.
Troccoli in cabina di proiezione
Nicola Troccoli, 85 anni, ripercorre la sua carriera senza interrompersi, tenendo in mano una cartella scura gonfia di fotografie. Senza attendere la domanda cita tante scene che ha visto “dallo spioncino posto di fianco alla finestrella di proiezione. Dovevo guardarle per regolare il suono, la luminosità, l’inquadratura... Erano tanti i compiti dell’operatore: il montaggio, che doveva essere perfetto, delle pizze sulla bobina; il riavvolgimento…Oggi il mestiere è automatico, computerizzato: si regolano i vari programmi del computer per l’intero spettacolo e al resto provvede il ‘timer’”. Le prime pellicole che ha proiettato sono state quelle di Ridolini, tutte quelle di Totò, che riempivano le platee costringendo una siepe umana a rimanere in piedi; di Tom Mix, la “star” del genere western all’epoca del muto (avviò la serie nel 1909 con “The cowboy millionaire” e passò il testimone a John Wayne). “Alcuni attori, tra cui l’amico Walter Chiari, Christian De Sica con il figlio, Massimo Boldi, venivano a salutarmi; e una sera Anna Magnani, che assisteva a tutte le anteprime dei suoi films, passando davanti alla mia postazione, mi lanciò un ‘ciao’ molto cordiale”.
Troccoli in poltrona
Al cinema Manzoni chiacchierò con Aldo Fabrizi, persona affabile che io conobbi a Salice Terme nel ’65, quando gli assegnarono un premio prestigioso applaudito anche da un effervescente, simpaticissimo Enzo Jannacci. Non sono mancati, non per sua colpa, gli incidenti. “All’Alcione, con un nutrito numero di rappresentanti delle istituzioni e di nomi famosi del mondo dello spettacolo, tra i quali Corrado, stavamo proiettando ‘Gran Prix’, che durava circa tre ore, quando l’ingegnere che aveva montato la cabina del cinerama si accorse che si era giunti quasi alla fine della proiezione dopo solo due ore, e venne a darci l’ordine di bloccare tutto. Era stata saltata una pizza. Corrado spiegò l’errore al pubblico e riprendemmo daccapo, finendo a notte inoltrata”. Gli è capitato anche un incendio, come in “Nuovo Cinema Paradiso”. “Fu durante la proiezione del film ‘La famiglia Passaguai’ con Aldo Fabrizi, Ave Ninchi e Peppino De Filippo. Nonostante la paura, riuscii a spegnere il focolaio, provocato dalla celluloide”. Nicola Troccoli, comunicativo, amante del dettaglio, fonte preziosa, inesauribile di notizie e curiosità, è andato in pensione nel 2001, ma per un certo periodo ha continuato a frequentare come volontario alcune sale parrocchiali. La passione fa fatica a spegnersi. Non conosce età.
Troccoli si riposa
In Nicola la si coglie appena introduce il discorso; e nei giudizi che dà anche dell’opera di Tornatore, degli interpreti, da Plilippe Noiret a Leo Gullotta, a Enzo Cannavale…Il film, cinque premi della British Accademy, “rende molto bene l’idea dell’impegno in cabina di proiezione”. Aggiunge che per gli anziani di oggi le storie di Tom Mix sono indimenticabili; e che molti giovani rivedono volentieri ”Totò cerca casa”, “Totò a colori”, “Totò, Peppino e i fuorilegge”, “Totò, Peppino e…la malafemmina”, “Totò story”, “Totò, Peppino e …la dolce vita”… Il nostro incontro sta per concludersi e Troccoli parla di Milano, “dove una volta c’era più ordine, più discrezione, più educazione, più rispetto. Senza togliere nulla alla bellezza della città. Non sono d’accordo con chi la nega, probabilmente perché non la conosce o la conosce poco: non ha mai visitato i cortili, i giardini pensili, il Liberty di certi palazzi come quelli di corso Venezia, certe vie, come la Bigli, la Montenapoleone, la Morone; certe piazze, come la Belgioioso…Un mio desiderio?”.
Taranto Mar Piccolo
Un viaggio non alle Maldive o a Santo Domingo; ma sul Naviglio Grande, le cui acque fluiscono tra cascine, castelli, chiese, ville, grandi spazi verdi, piste ciclabili. Delizioso, questo canale, che succhia dal grande fiume azzurro: il Ticino. Nicola non dimentica Taranto, recentemente decantata su Rai Uno da Roberto Gervaso, scrittore e giornalista (ha tra l’altro scritto alcuni volumi della “Storia d’Italia” con Montanelli), affascinato dai suoi tramonti, “che sono i più belli del mondo”. Nicola si emoziona al pensiero dei due mari, del Castello, del ponte girevole, delle lampàre che si cullano a poca distanza dalla dogana; dell’allevamento delle cozze e anche dei vecchi cinema: quelli ormai chiusi (il “Rex”, l’”Odeon”, il “Paisiello”…), e quelli ancora attivi, come l’”Orfeo”, che risuona delle voci di Wanda Osiris, Eduardo, Emma Gramatica, Elsa Merlini, Paolo Carlini, Ernesto Calindri, Alighiero Noschese... Ha nostalgia della Sem, di via D’aquino, del lungomare, della Rotonda, della fontana di piazza Ebalia, della Villa Peripato. E onora il proprio dialetto. Un tarantino doc che non rinnega le proprie origini, come a Milano fanno tanti pugliesi, che imparano a dire “ghe pensi mi” per camuffarsi.









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