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mercoledì 24 maggio 2017

Il Festival presentato al Piccolo di Milano




LA SPLENDIDA MARTINA

 

AVVOLTA DAL BELCANTO

 


 

 

 

Escobar e Punzi

 

 

Il battesimo il 14 luglio, a Palazzo

 

 

Ducale, con l’ "Orlando Furioso",

 

 

di Antonio Vivaldi. Il I° luglio e il

 

 

4 agosto “Amore e Marte”, visioni

 

 

arte, immagini dalla Magna Grecia

 

 

al Rinascimento.













Franco Presicci



Per il settantesimo compleanno del Piccolo, fondato da Paolo Grassi, padre pugliese, e Giorgio Strehler, triestino, grande festa in via Rovello, il 14 maggio, la sera precedente la presentazione del Festival della Valle d‘Itria. 

Via Rovello
Il teatro fu inaugurato con “L’albergo dei poveri” di Massimo Gorki, regia dello stesso Strehler e attori Marcello Moretti (l’interprete di Arlecchino), Lilla Brignone, Lia Zoppelli, Gianni Santuccio, Salvo Randone, Mario Feliciani…, nel Palazzo Carmagnola, donato, alla fine del ‘400 da Ludovico il Moro alla propria amante Cecilia Gallerani. La via che vanta l’edificio, la Rovello, appunto, un passo da piazza Cordusio, e due dal Castello Sforzesco, era tranquilla, riservata; e nel tempo ha contenuto un po’ di tutto: granai, municipio (sino al 1861), dopolavoro, deposito d’armi, archivio civico, ufficio per la riscossione delle imposte, sede delle estrazioni del lotto, caserma della legione Muti … Nel 1515 divenne patrimonio della città; e dal ’47 ospita un simbolo, un capolavoro, un esempio ammirato nel mondo. Per l’intensa e importante attività scenica, sempre di altissimo livello. Echeggiavano ancora le note del genetliaco, quando il 15 ha avuto inizio la conferenza-stampa della rassegna martinese, dove il presidente Franco Punzi, che alla celebrazione aveva partecipato con i suoi collaboratori, ha detto che il “Piccolo” ha compiuto felicemente i suoi 70 anni; il Festival è arrivato ai 43, e anche in questa edizione propone un cartellone nutrito e allettante. E, consegnando a Sergio Escobar, che dirige quel tempio, una targa raffigurante l’Arco di Santo Stefano di Martina, ha aggiunto che la città dei trulli fa tra l’altro rivivere l’idea di teatro di Paolo Grassi, che fu tra l’altro sovrintendente della Scala e presidente della Rai. “Questa mattina qui c’è tutta la nostra cittadinanza attraverso lo ‘staff’ del Festival, che continua a lavorare sempre con maggiore impegno… La storia ci rende più forti, ma sentiamo la necessità di rinnovarci, e lo facciamo con un’attenzione particolare ai giovani, che domandano musica. Io sono deputato a questa responsabilità”.

Il prefetto Santioriello, Escobar, Punzi
Parlando come sempre a braccio, senza cedimenti all’enfasi e alla retorica, e con qualche battuta scherzosa, Punzi ha messo in evidenza le novità del 2017; ha accennato ai sacrifici e alle difficoltà, che tuttavia non inducono a far lievitare il costo del biglietto... “Martina ha portato il suo Festival in Europa; e il Festival ha fatto scoprire la bellezza della Valle d’Itria, i trulli, la luce e il calore della nostra città… Con la musica il Festival ha lanciato un messaggio di civiltà, di amicizia; ha rappresentato opere mai eseguite nei tempi odierni; ha lanciato talenti freschi”… Ha aggiunto che la 43.ma edizione è dedicata alla figura di Rodolfo Celletti, storico direttore artistico della rassegna, ricorrendo il centenario della sua nascita. “A lui si deve l’intuizione artistica su cui si basano ancora oggi le scelte di un Festival fedelmente impegnato in percorsi di ricerca e di approfondimento del Belcanto italiano”.

Santoriello,Patruno,Escobar,Punzi,Triola,Luisi
Gli verrà dedicato anche un convegno. Dopo un rapido intervento del prefetto Ferdinando Santoriello, commissario prefettizio di Martina, è arrivata una notizia inattesa e gioiosa. L’ha portata Aldo Patruno, direttore generale del Turismo e della Cultura della Regione Puglia: “Al ritorno da Milano Franco Punzi è atteso in Regione Puglia, a Bari, per concordare, con le altre sei fondazioni partecipate del territorio, la procedura negoziata per il programma artistico dei prossimi tre anni, con relativo finanziamento”. Sono esplosi gli applausi, accompagnati da commenti entusiastici del pubblico (critici, attori, registi, editori, melomani, giornalisti, semplici cittadini…). Poco prima Punzi aveva confidato che “sappiamo soffrire, dal punto di vista economico, ma abbiamo fiducia.

Escobar, Punzi, Triola
Siamo poveri nelle tasche, ma ricchi di spirito”. Le parole innovazione, ricerca, impegno, che al Festival hanno un valore sacro, sono tornate con Alberto Triola, che ha sottolineato come la rassegna sia fortemente identitaria, ma tesa verso il nuovo, senza dimenticare mai di dare sempre più visibilità agli artisti, che in seno al Festival vivono tra l’altro l’umanità dei rapporti. “Puntiamo dunque sui giovani. In questo cartellone ne compaiono molti: interpreti, registi... Il nostro è un teatro di grande qualità”. Il Festival - ha proseguito il direttore artistico – ha scritto pagine splendide, tra l’altro portando il suo messaggio dal Palazzo Ducale, chiuso, austero, possente, il luogo del potere, in ambienti aperti, estesi, come le masserie. Quella di quest’anno, nel momento in cui scriviamo, non è stata ancora decisa; e speriamo che si scelga la “Monti del Duca”, uno dei gioielli dell’architettura rurale crispianese, che, appartenuto ai duchi di Martina Franca Caracciolo-De Sangro, è un palcoscenico naturale (spettacolare il cortile), la cui data di nascita si colloca tra il XVI e il XVIII secolo.
Annese, Lenoci, Presicci
Breve il discorso del direttore musicale Fabio Luisi, che ha anche evocato le passeggiate giornaliere con il compianto maestro Celletti dal Park Hotel a piazza Roma. “Celletti mi ha fatto capire che cos’è un festival. Un festival è ricco d’iniziative, rende intellettualmente avidi, ci stupisce, ci sorprende, con proposte e idee sincere; mette alla prova le nuove leve; è un’occasione educativa, una sfida…”. Poi, rispondendo a una domanda di uno spettatore ha spiegato: “Per le opere inedite, che richiedono un’accurata, impegnativa, lunga ricerca anche di documenti, facciamo un lavoro di squadra certosino…“. Un lavoro apprezzato dagli intenditori, che lo seguono numerosi, provenendo da ogni parte del Paese e da diverse zone europee e persino dagli Stati Uniti e dal Giappone. Assistendo agli spettacoli del “Valle d’Itria”, nelle chiese, nei chiostri non soltanto di Martina, oltre che nel cortile dell’imponente Palazzo Ducale, eretto nella seconda metà del Seicento, si trascorrono ore esaltanti, rapiti dalla magia della musica, dall’intelligenza teatrale, dai virtuosismi degli interpreti, dalla fantasmagoria dei costumi, dalle scenografie… 

Il maestro dell'obiettivo Albano coglie le novità
Il battesimo a Palazzo Ducale il 14 luglio, con l’”Orlando Furioso”, Antonio Vivaldi, dramma in musica in tre atti, libretto di Orazio Braccioli, direttore d’orchestra Diego Fasolis, regia Fabio Ceresa (replica il 31). Si continua il 15, il 18, il 22 luglio e il 1° agosto, nel Chiostro di San Domenico, con “Altri canti d’amor”, Claudio Monteverdi; il 16, il 24, il 28 luglio “Le donne vendicate”, Nicolò Puccini, in scena in una masseria; il 19 e il 30 luglio, a Palazzo Ducale, con “Un giorno di regno”, Giuseppe Verdi, melodramma giocoso di Felice Romani; il 29 luglio, il 2 e il 4 agosto ancora a Palazzo Ducale con “Margherita d’Anjou”, Giacomo Meyerbeer, melodramma semiserio in due atti di Felice Romani; il 23, il 25 e il 27 luglio, nel Chiostro di San Domenico, “Gianni Schicchi”, Giacomo Puccini, con gli artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti; il 26 luglio il Concerto dello Spirito, nella Basilica di San Martino; il 1° agosto il concerto “I Barrocchisti”, a Palazzo Ducale; il 3, concerto sinfonico, nello stesso edificio; il 24 luglio, Festival junior con “C’era una volta Gianni Schicchi”; e poi i “Concerti del sorbetto”; “Canta la notte” e altri momenti. Il 1° luglio e il 4 agosto “Oltre il Festival, Amore e Marte”: arte, immagini, visioni dalla Magna Grecia al Rinascimento.
Alla fine della mattinata, altra musica, “griffata” da Angelo Costantini: una tavolata piena di odori, colori e sapori della nostra terra: dalle mozzarelle ai salumi, ai formaggi, a ogni altro bendidio, comprese le friselle condite con pomodoro pachino, olio e sale. Il nostro famoso nettare, elogiato anche da Mario Soldati, ha fatto la sua parte superba, tra l’altro ricordando Guido Piovene, che, facendo colazione a Martina, bevve “uno squisito vino bianco secchissimo” e contemplò “il più bel barocco pugliese”. Alcuni, già sognando le note che in estate avvolgeranno questa città dalle origini incerte, ma ridente; le vie del centro storico, “qua e là con pendenze lievi come fossero corde tirate e allentate” (Cesare Brandi), i Palazzi patrizi, le “’nchiostre”…, al “Piccolo” hanno brindato al Festival della Valle d’Itria alzando i bicchieri. Altri hanno osservato che anche in un calice di bianco o di rosso può esserci una storia. In questi c’era il sole di Martina, tra l’altro culla di tanti uomini illustri.









1 commento:

  1. Minerva News sta diventando sempre più interessante. Complimenti.

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