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mercoledì 7 giugno 2017

Non si può dimenticare Taranto




RICORDO DEL VOLTO PERDUTO

 

DI UNA CITTA’ MERAVIGLIOSA

 


 

Collage di Vincenzo Santoro

Gli angoli cancellati dal cemento; 

 

 

 

le persone scomparse; i giornalisti i poeti, i pittori…

 

 

 

 

 

Piero Mandrillo che a Milano intervistava Eugenio Montale e Raffaele Carrieri, nato nella Bimare;

 

 

 

 

Franco De Gennaro e Giovanni Acquaviva, direttore de “Il Corriere del Giorno”.

 





Franco Presicci

Lontani dagli occhi, lontani dal cuore. Recita così un granello di saggezza popolare. Ma non sempre risponde al vero. Ci sono amori che non finiscono mai: quando sembrano spenti riemergono, come il fuoco dalla cenere. Può dimenticate Taranto chi l’ha avuta come culla? Quando meno se l’aspetta fluiscono i ricordi, come l’acqua del Galeso. Anche se qua e là sfocate, le immagini del tempo andato a volte fanno male: accade quando chi vive ormai da un’altra parte, tornando, non trova più i luoghi dell’anima, spazzati via dalle colate di cemento.
Mar Piccolo
Scomparsi gli stabilimenti balneari, dal Santa Lucia al Nettuno; da Lido Taranto all’Elena…; tanti cinema: il Paisiello, l’Odeon, il Rex,  divorato da un incendio, il Littorio...; tante voci, quelle degli ambulanti che reclamizzavano urlando la propria merce (il venditore di “pambanédde: quagliato avvolto in un pampino) o la propria attività: il calderaio, l’arrotino, il riparatore di lumi a petrolio… La “Parigi del mondo antico” (definizione di Ettore Pais riportata da Vito Forleo) mi fu decantata anche dall’attore Ernesto Calindri nella sua abitazione di via Statuto, e una sera del ’65 nel bar Donini in piazza San Babila, alla vigilia della “prima” della commedia “Uno sporco egoista”, che lo aveva protagonista (e da Wanda Osiris nel 1988). Lo aveva talmente colpito, questa regina del mare, che quando, nel 2002, Ugo Ronfani, già vicedirettore de “Il Giorno”, uomo di profonda cultura, scrittore e critico teatrale, lo invitò per un convegno da lui organizzato nella bimare, al Jolly Hotel o al Delfino, non ricordo, nonostante i suoi 90 anni accettò; e una mattina, scendendo dalla pedana, cadde fortunatamente tra le braccia di due veloci soccorritori.
Alfredo Lucifero Petrosillo
E non c’è più la Sem, che a suo tempo nei suoi lussuosi saloni, tra specchi e cristalli, ospitò le prime serate dei Lions e dei Rotary e i balli di carnevale e altre feste, anfitrione solerte don Ciccio Messinese. Piazza Marconi c’è, ma senza più il mercato. Il monte delle vacche è finito sotto i piedi dell’ospedale. Viale Venezia ha cambiato faccia (da campagna a vialone popolatissimo)… Ma è sempre bellissima, Taranto, adorata dal poeta Orazio (“Se le inique Parche mi terranno lontano da Tivoli, me n’andrò alla corrente del fiume Galeso e verso i campi ove regnò lo spartano Falanto”). Tra i vecchi, qualcuno ha dimenticato la tipografia Leggeri, che stava in via Anfiteatro, di fronte alla piazza coperta? In quella fucina si stampava “’U panarjidde”, “quidde piccinne ca no làsse de pète a nesciùne”, fondato nel 1902 da Vincenzo e da lui diretto per molti anni.

Marche Polle
Tanti i poeti che scrivevano sul periodico satirico-umoristico in dialetto, che aveva uno “strillone” particolare: “Màrche Pòlle” (“U vuè ‘U panarijdde’? No? Allòr’accàttete ‘a schedìne”). Fu raccontato anche dal grande Giacinto Peluso, in uno dei suoi libri; e ispirò molti versi. I nostri poeti, di ieri e di oggi! Nerio Tebano: “Ho raccolto un po’ di sole/ lo terrò stretto tra le mani/. Dono d’amore, andrò nei vicoli/ di Taranto vecchia, schiuderò/ le mani, darò ad essi la luce/ che porto, le povere case/ la povera gente, lo so/ sorrideranno, con stanca/ tenerezza, a quel sole rubato …”. Vincenzo Fago, 1913; “Piccolo mare, talamo canoro/ di nativi tritoni e di sirene/ accorrenti alle tue sponde serene…”. Armando Perotti: “E ancor tu guidi le sonanti e fresche/ acque, per dolce clivo, alla tranquilla/ spera del mar, tra floridi giunchetti/ fiume Galeso…”. Alfredo Lucifero Petrosillo, autore anche di commedie, in lingua e in vernacolo, ci ha lasciato “Trasparenze”, “Eroi latini”, “Lo spettro del tempo andato”, “Uomini e libri”, “Visioni ebaliche”, “’U travàgghie d’u màre”…Claudio De Cuia, poeta e xilografo ampiamente citato in un convegno sul vernacolo tenuto anni fa a San Marco in Lamis. Saverio Nasole, il cui ricordo è tenuto vivo dal complesso folkloristico “Armonie dei Due Mari”. Diego Marturano, padre di testi teatrali (‘U cuèrne de Marie ‘a Canzìrre”….) e di bellissime raccolte di poesie, come “’U relogge d’a chiazze”, “Vele a’ ‘u vìende”, “Cambàne”…
Michele Pierri
Michele Pierri, medico, esaltato da Carlo Bo, Caproni, Barberi-Squarotti, Falqui, Luzi, Pasolini…. Nell’ottobre dell’84 sposò Alda Merini, che rimase a Taranto fino alla morte del poeta, avvenuta quattro anni dopo. Spesso penso al “Corriere del Giorno”, diretto da Giovanni Acquaviva, che ha avuto firme notevoli: Ventrella, Di Battista, Cavallaro, Casulli, poi passato ad altra professione; Tani Curi, trasferitosi al quotidiano dell’Eni a Milano; Livio De Luca, che, proveniente dal “Corriere Lombardo”, quotidiano milanese del pomeriggio, divideva il suo tempo tra la testata di Acquaviva (a cui si devono anche molti libri su Taranto) e il settimanale brindisino “Il Meridionale”, dell’avvocato Margherita; Mario Ligonzo, che negli anni ’60 emigrò a “Corriere della Sera”, quindi, stanco di passare le notti in bianco, al “Corriere d’Informazione”, che usciva a mezzogiorno; Vincenzo Petrocelli, che, tarantino del ’39, vent’anni dopo era già iscritto all’Ordine interregionale dei giornalisti di Bari. Al “Corriere” fece tutta la carriera, dalla cronaca a redattore capo. Franco De Gennaro, responsabile delle pagine sportive, persona integra e generosa sotto una scorza dura. Una sessantina di anni fa gruppi di sconsiderati buttarono a mare le auto dei tifosi ospiti, mentre le squadre del Taranto e del Bari duellavano sul campo; e De Gennaro titolò “Cretinismo numero 1” e “Cretinismo numero 2”.
Peluso e Mandese
Sono stati più d’uno i traslochi del giornale, diffuso anche in Basilicata: dal piano terra del Palazzo degli Uffici (dove alloggiavano il liceo classico “Archita”, il vecchio tribunale…), fronte su piazza Garibaldi, a via Mazzini; sul cinema Odeon in via Di Palma, nel tratto in cui una volta erano collocati i binari di scambio del tram che dalle dieci palazzine, a Solito, andava alla stazione ferroviaria; a via Dante nell’edificio dei Beni Stabili; a piazza Maria Immacolata, di fianco alla libreria Filippi, oggi in corso Umberto; e all’abitazione del poeta, dialettologo, commediografo, etnologo Alfredo Nunziato Majorano (“A Sanda Mòneche, “’U fìgghie d’a Madònne”…), che ebbe una nutrita corrispondenza con Gerhard Rohlfs (“Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti”). Responsabile della terza pagina per anni è stato Giuseppe Barbalucca, pediatra con la passione per la carta stampata. Tra i collaboratori Paolo De Stefano, che insegnava latino e greco all’’”Archita” prima di diventare preside al “Quinto Ennio”; e Piero Mandrillo, critico, saggista, pubblicista, professore di lettere, cultura immensa, tra l’altro autore di volumi importanti (“Carducci”, “Uomo nell’ombra”, “An english journalist in Italy”, “Motivi italiani nella poesia di Shelley”…); spesso pellegrino a Monza per far visita alla figlia Maria Teresa, anche lei in cattedra, e a Milano per interviste al poeta e critico d’arte tarantino 
Raffaele Carrieri ritratto da M. Dabbrescia
Raffaele Carrieri (“Epoca”, “Corriere della Sera”), che abitava in via Borgonuovo e aveva una bellissima casa ricca di quadri e sculture vicino a Lucca; al critico letterario Giuliano Gramigna, nella redazione del “Giorno”; a Eugenio Montale nel suo domicilio di via Bigli. Piero insegnò letteratura italiana all’Università di Wellington; e descriveva la cultura della città con incontri anche su Tv Taranto. Sul “Corriere” pubblicavano a volte anche Luigi Flauret, autore di un saggio introvabile: “Paesaggio pugliese di Raffaele Spizzico”, uscito nel 1964; e Franco Sossi, critico d’arte molto stimato da Palma Bucarelli, direttrice della Galleria d’arte moderna di Roma, e direttore di un periodico, “Il Rostro”, confezionato nella sua abitazione di piazza Bettolo. Altre figure della Taranto di allora? Togo Lassandro Pepe, docente di chimica bromatologica all’ateneo di Bari; e i pittori che nel ’50 si rivoltarono contro il Premio Taranto, eccellente iniziativa che attirò nei locali dell’Istituto talassografico i nomi più rappresentativi dell’arte contemporanea e critici autorevoli come Marco Valsecchi. I contestatori imbrattavano i muri con scritte “Viva Giotto e abbasso Meloni”, alle quali rispondeva Oronzo Valentini su “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Nel ’51, uno dei più accaniti, Giuseppe Pignataro, che aveva lo studio nell’androne di un palazzo di via Di Palma, di fronte al negozio di scarpe di Protopapa (il titolare realizzava quadri con scampoli di pelli) mandò una sua tavolozza rinsecchita al “Premio Rinascita”, per smascherare le nuove correnti, se fosse stata accettata. Lo confessò poco prima di trasferirsi a Milano, in via Cagliero. Nicola Carrino, oggi ottantaquattrenne, prestigioso scultore consacrato alla Quadriennale di Venezia e in altre esposizioni importanti anche all’estero, docente in accademie e licei, progettista della nuova Fontana dell’omonima piazza nella città vecchia, a quel tempo era poco più che un ragazzo, serio, taciturno, riservato. No, non si può dimenticare Taranto nè la sua storia, i suoi personaggi, il suo volto perduto, le sue vicende trascorse.













4 commenti:

  1. condivido tutto. La bellezza di Taranto è antica

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  2. no, no'nge s'a po' scurdà' Tàrde, no'nge s'a po' scurdà' nesciùne, Ci s'a scòrde no'nge jè tarandine, Tàrde jè 'nu besciù

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  3. ringrazio i due lettori. Mi hanno dato un gran piacere, francopresicci

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  4. La ringrazio per le emozioni che mi ha regalato con le sue parole. Mi chiamo Rosamaria Fino , nipote di Luigi Flauret, critico d'arte e giornalista da lei menzionato. Nei miei ricordi d'infanzia ci sono gli incontri con Rino Di Costa, Carrino, de Giorgio ed altri, un bel gruppo di amici ,artisti che si volevano bene e amavano la nostra Taranto. Il libro di mio zio è forse tra quelli che ho a Taranto. Le farò sapere.
    rosamaria.fino@alice.it

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